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Rassegna stampa alcol e guida del 5 dicembre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


LA PROVINCIA DI SONDRIO
Lettera degli studenti: «Ecco perché si prendono le droghe e gli alcolici».
  

Un gruppo di quindicenni ha deciso di dire la sua. Pubblichiamo la lettera aperta degli studenti della 1 A dell’istituto alberghiero Zappa di Bormio sul tema dell’abuso di alcol e droghe tra i giovani. Un intervento forte, diretto e coraggioso, destinato senz’altro a far discutere sia per quanto riguarda la diagnosi del fenomeno sia per le accuse rivolte al mondo degli adulti. Ovviamente il giornale è a disposizione per eventuali commenti e repliche.
Egregio direttore della "Provincia" di Sondrio, siamo dei ragazzi di quindici anni e abitiamo nell’alta Valtellina; le scriviamo questa lettera per comunicarle la nostra esperienza e dare il nostro parere riguardo all’alcool, la droga e il divertimento. È noto che la Valtellina è il luogo in Italia con il tasso più alto di droga e alcool; questo perché? Perché i ragazzi non sanno cosa fare durante le giornate, si annoiano e allora, per divertirsi, cercano di fare qualcosa di nuovo, come provare ad allagare scuole, dare fuoco ai boschi, sporcare i muri dei sottopassaggi con "graffiti" fatti solo di parolacce e insulti verso le persone normali. I posti più frequentati dai ragazzi sono i pub! Lì i ragazzi si ubriacano e fumano sostanze di ogni genere. Questo accade per distaccarsi dalla realtà e non pensare alla tristezza di questi paesi. Un’altra causa può essere il fatto che "si dice" che la droga e il fumo vadano di moda, perciò per essere più trendy, i ragazzi si fanno trasportare dalla situazione e compiono gesti dannosi per l’organismo. Anche nelle feste ormai non trovano divertimento se non ci sono alcolici o droghe. Non è corretto distruggere il proprio organismo, perché quella polverina bianca ha già danneggiato e continuerà a danneggiare moltissimi adolescenti. Ragazzi, possiamo capire che in questi orribili paesini di montagna non c’è nulla per divertirsi, ma non sprecate la vostra vita! Si dice che si vive una volta sola godendo al massimo la vita… ma non rovinatela con le vostre mani! Vorremmo aggiungere un’ultima cosa: è vero che i ragazzi sbagliano, ma alcune responsabilità, anche gravi, sono a carico degli adulti ad esempio il barista, che smercia ai minorenni birre e alcolici vari. Infatti questi episodi accadono in un luogo, come la Valtellina, in cui le strutture per i giovani sono scarse: sia quelle per lo sport sia, soprattutto, quelle per la musica, la cultura, il teatro, il cinema. Gli adulti devono capire che abbiamo bisogno degli spazi per crescere in modo completo e aperto; perché non dimentichiamoci che il futuro del mondo siamo noi! Cordiali saluti La classe 1 A Istituto Alberghiero "D. Zappa" di Bormio.

L’ADIGE
Lo studio di Mara Breda sul consumo di birra e vino. In aumento le donne bevitrici: politiche di prevenzione
Più alcol per tutti: nuove tendenze in Italia
Di ELIANA A.MARCHESE.

Siamo sempre più mitteleuropei, anche nell´approccio agli alcolici: in Trentino, anche fra i giovanissimi, il consumo di birra è più alto che nel resto d´Italia. Un atteggiamento che molto ha a che fare con l´aspetto culturale: se nell´area mediterranea è più diffuso il vino, bevuto in genere in quantità moderate per accompagnare i pasti, nel Nord Europa e nell´area anglosassone risulta più gradita la birra. Assunta in quantità elevate, spesso per «sballare». In regione (fonte Istat, dati del 2002) il 59,4% delle persone con età superiore a 14 anni consuma vino, contro una media nazionale del 57,4%. Bassa, però, la frequenza con cui il nettare di Bacco viene bevuto: solo 3,5 persone su cento (contro le 5,3 del resto d´Italia) consumano oltre mezzo litro di vino al giorno. Il 28,5%, invece, dichiara di bere vino più raramente; in Italia la percentuale scende al 22,5%. Il discorso cambia per la birra: in regione il 50,3% delle persone ne consuma regolarmente, contro una media nazionale del 46,3%. Il 6,9% consuma birra tutti i giorni: in Italia si scende al 5,3%. Sono alcuni risultati raccolti nella tesi di Mara Breda, che ha scelto di analizzare il consumo di alcolici e la prevenzione della dipendenza da alcol.
Nel primo capitolo sono presi in esame gli aspetti storici, culturali e sociale dell´assunzione di alcol; uno dei paragrafi è dedicato alle patologie alcolcorrelate. Nel secondo capitolo si passa alle definizione del rapporto del vino e della birra con i giovani: «I giovani - scrive nell´introduzione l´autrice della tesi - sono considerati un gruppo particolarmente a rischio per gli effetti acuti che possono sperimentare e per l´acquisizione di abitudini che possono avere un forte impatto sulla loro maturazione psicofisica».
Prima di soffermarsi sulla situazione di una particolare area italiana, quella del veneto, la ricerca si occupa del diverso rapporto che si instaura con l´alcol in zone distanti, e come vari modi di intendere il bere (con particolare riferimento all´aspetto «culturale») possano influenzare le politiche per la prevenzione della dipendenza, eventualmente compromettendone la reale efficacia. «L´analisi che ho condotto ha dimostrato - si legge ancora nella tesi - come l´uso di bevande alcoliche in Italia stia seguendo sempre più le tracce del modello nordico, nel senso che i consumi prevalenti nei giovani italiani riguardano i superalcolici e la birra (il cui consumo è in aumento) mentre il vino risulta sempre meno fruito».
Il primo approccio con il vino, la birra o altre bevande avviene generalmente in famiglia, durante la prima adolescenza, intorno agli 11 o 12 anni. Poi l´assunzione diventa occasionale, concentrata nei fine settimana, nelle serate trascorse in compagnia degli amici: «Il fenomeno più preoccupante -. Denuncia ancora l´autrice della tesi - recentemente è quello del binge-drinking, che prevede l´assunzione progressiva di enormi quantità di alcol in una serata, per raggiungere lo "sballo"». La ricerca conferma anche una crescita ell´assunzione di sostanze alcoliche da parte delle donne, e la progressiva diminuzione, con l´aumentare dell´età, del numero di persone astemie.

MANTOVA.COM
Osservatorio sulle dipendenze: primi risultati.

Primi risultati dall’Osservatorio epidemiologico sulle Dipendenze in provincia di Mantova. La ricerca, che ha avuto una durata complessiva di circa due anni, ed è stata gestita dal Ser.T. di Mantova e la collaborazione dell’Associazione "Arca" ha fotografato la realtà del mondo degli stupefacenti nella nostra provincia cercando
* di delineare i principali fattori di un eventuale cambiamento di richiesta e di consumo nel mondo della droga
* di cogliere le motivazioni alla base dell’approccio con le sostanze stupefacenti
* di evidenziare e identificare il compito educativo e di prevenzione al fenomeno.
Il consumo di sostanze stupefacenti risulta essere nettamente superiore da parte degli uomini piuttosto che da parte delle donne. Nel gruppo utenti Ser.T. e Comunità infatti, il campione intervistato è composto dall’88% di uomini e da solo il 12% di donne, mentre nel gruppo degli adolescenti/giovani la divisione è data dal 63,4% di maschi e dal 36,6% di femmine.
Di questo ultimo gruppo, ancor più rilevante, risulta essere l’età dei soggetti intervistati poiché ben il 76,7% dichiara di avere un’età inferiore ai diciotto anni.
I dati riportati sono e devono essere motivo di grande riflessione e preoccupazione, vista la giovane età degli intervistati e la vasta e dettagliata conoscenza delle sostanze stupefacenti e la loro reperibilità sul mercato.
Altro dato emerso dalle interviste al gruppo degli adolescenti è il notevole consumo di alcool (si tratta in prevalenza di superalcolici e di birra, quest’ultima ampiamente consumata soprattutto dai maschi) e il suo riconoscimento come sostanza stupefacente. Il rischio più grave, come riportato dalle testimonianze dirette, si verifica nel momento in cui l’assunzione di sostanze, principalmente identificate in cocaina e droghe sintetiche, con particolare riferimento all’ecstasy, viene unita all’assunzione di alcool. Si è pertanto di fronte alle poliassunzioni, imprevedibili nel loro devastante effetto sull’organismo con effetti di tipo variabile da soggetto a soggetto sia per le caratteristiche fisiche della persona sia per il grado di improvvisazione dei vari miscugli con sostanze spesso ignote nella loro composizione e concentrazione.
Dall’analisi e dal confronto dei dati emersi dalle risposte date dal gruppo degli adolescenti e dal gruppo degli utenti Ser.T. e delle Comunità terapeutiche, si evince un radicale cambiamento del mercato delle droghe e, inevitabilmente, della richiesta delle sostanze stupefacenti. Il testimone è passato dall’eroina, sostanza maggiormente richiesta negli anni 80-90, alla cocaina, nonostante l’elevato costo di quest’ultima che si aggira intorno agli 80-100 Euro per grammo. Avviene così il passaggio alle così dette droghe pulite, le droghe che non si iniettano in vena, quindi non comportano rischio di contagio di gravi malattie come il virus dell’HIV, le droghe che creano l’illusione della non dipendenza.
Sono le "nuove droghe", le "droghe del sabato sera", quelle che si "calano" per restare svegli e soprattutto per non perdere il ritmo. Quel ritmo che sembra essere sempre più frenetico. Secondo la maggioranza degli intervistati, il vasto consumo di cocaina è da attribuire proprio al cambiamento degli stili e dei ritmi di vita, verso cui la società contemporanea si sta dirigendo. La polvere bianca, la cocaina, la "droga dei ricchi", viene assunta come sostanza capace di eccitare e di rendere chi ne fa uso sempre "su di giri", al passo o meglio al ritmo imposto da questa collettività. Da non sottovalutare il consumo di marijuana.

LA PROVINCIA DI CREMONA
Alcol e minorenni. Un 13enne beve fino ad andare in coma etilico. Indagini della procura, il commento degli esercenti
I baristi: «Solo un caso isolato»
«I ragazzi ci provano, noi però non siamo la Gestapo»
di Sebastiano Giordani.

«Noi proviamo a smascherare i minori di sedici anni per non servir loro alcolici, loro provano ad ingannarci escogitando ogni trucco per farseli servire». A parlare sono i baristi di Crema, che intervengono sul caso del tredicenne finito al pronto soccorso in coma etilico per via di un’abbondante bevuta con la complicità, pare di un barista, reo di aver servito illegalmente alcolici al ragazzino. Emerge un quadro complicato: da una parte i controlli e la buona volontà dei barman, dall’altra gli escamotage dei giovanissimi, disposti a tutto per ottenere un bicchiere ad alta gradazione.
Prendono le distanze dal comportamento di quel barista, i barman interpellati, ancora stupìti da quella sorta di sfida alcolica lanciata, e purtroppo costata cara, al ragazzino. Ma, a loro dire, non servire alcolici ai minori di sedici anni è più difficile di quel che si pensa: «Quando al bancone si presentano gruppi di ragazzi — spiega Lidia Pagliari del Caffè Gallery di via Mazzini — chiediamo sempre l’età per accertarci che abbiano almeno sedici anni. Ma spesso è complicato: molti ragazzini provano ad ingannarci dichiarando un’età maggiore o, ancora peggio, facendo ordinare gli alcolici a qualche amico più grande per poi farseli passare al tavolo. In quei casi, se ci accorgiamo dell’inganno, chiediamo a chi fa l’ordinazione di bere al bancone, davanti ai nostri occhi». L’impegno sembra non mancare, dunque: «Facciamo il possibile — continua Pagliari — certo è che non possiamo trasformarci nella ‘Gestapo’ chiedendo la carta d’identità ad ogni giovane che entra.(*) E senza documento, sfido chiunque ad indovinare l’età: ci sono ragazzini e soprattutto ragazzine di tredici anni che ne dimostrano diciotto». Servire un alcolico si trasforma così in una ‘battaglia’ psicologica tra baristi e giovani clienti: «Spesso si capisce da come chiedono l’ordinazione se non hanno l’età sufficiente — dice Giulio Coti Zelati, titolare del caffè Marini in piazza Duomo — e se gli si chiede l’età, si vergognano e vanno via». L’impressione è comunque che non si tratti di un problema diffuso, in città: «Succede di rado — conferma Mauro Geroldi del bar Cavour — che ragazzi così giovani chiedano alcolici».
 
(*) nota: è assolutamente lecito chiedere un documento per accertarsi dell’età dei clienti. Evidentemente per alcuni baristi la salute degli adolescenti non vale questo impegno, oppure vale meno del prezzo degli alcolici serviti.

BRESCIA  OGGI
I giovani automobilisti sono stati sorpresi dalla polizia stradale alla guida dell’auto in stato di ebbrezza
Tredici patenti ritirate nella Bassa
A Rovato quattro ragazzi feriti - uno è grave - in uno scontro frontale.

Tredici patenti sono «saltate» nella notte tra sabato e domenica, durante i controlli della polizia stradale che hanno interessato la Bassa bresciana, nell’ambito dei servizi «antistragi» predisposti per ridurre gli incidenti.
Impegnate quattro pattuglie: Montichiari - che ha coordinato le operazioni -, Salò, Desenzano e Brescia. Dalla mezzanotte sino alle sei di ieri mattina le quattro auto della Stradale hanno effettuato controlli in vari punti della Bassa, scegliendo le vie che portano a discoteche o locali notturni frequentati principalmente da giovani. Pattuglie ferme in località «Ponterosso» di Ghedi e sulla statale «668» a Manerbio.
Positivi alla prova dell’alcol-test - con tasso superiore allo 0,50 per cento, che è il limite fissato dalla legge - tredici automobilisti, tutti giovani e maschi. Per loro patente sospesa e denuncia penale, oltre alla decurtazione di dieci punti.
Nello scorso week-end erano stati sette, su settanta fermati, i giovani risultati positivi ai controlli, effettuati dalla polizia nel basso Garda. In questo fine settimana, durante il servizio «antistragi», gli agenti hanno ritirato tre carte di circolazione per mancata revisione e elevato tre contravvenzioni particolarmente «salate» per guida pericolosa. (…).

IL MESSAGGERO
Il barbone deceduto a Ostia: un indagato
L’uomo era rimasto 17 ore su una barella. La sua agonia filmata da una telecamera.

«Ho fiducia nella magistratura: la nostra commissione d’indagine interna ha raccolto tutti gli elementi sull’accaduto ed ha consegnato il materiale ai carabinieri. Prenderemo tutti i provvedimenti di nostra competenza anche se abbiamo già avviata una riorganizzazione dell’ospedale». Giusy Gabriele, general manager della Asl Roma D, attende che la giustizia faccia il suo corso. Oltre un mese fa, il 27 ottobre, un barbone polacco di 40 anni è morto al pronto soccorso del ”Grassi” dimenticato dal personale dopo diciassette ore d’attesa per una visita. E ora, dopo l’inchiesta interna e quella conseguente dei carabinieri del Nas, sono in arrivo i primi avvisi di garanzia. Nel registro degli indagati sarebbe già stato iscritto il nome di un dipendente dell’ospedale.
Il caso ruota intorno a una morte assurda, quella di Dmail Bogadl di 40 anni. Lo straniero, un senza fissa dimora già noto al pronto soccorso del ”Grassi”, venne trasportato al nosocomio lidense da un’ambulanza che l’aveva raccolto sulla strada in preda a malori riconducibili alla sua condizione di alcolista cronico. Il suo stato di salute non aveva preoccupato più di tanto il personale dell’accettazione che l’aveva classificato come un codice bianco, ovvero al più basso livello di allarme.
Era il primo pomeriggio di giovedì 27 e quell’uomo, parcheggiato su una barella nel corridoio del pronto soccorso, fu visitato solo diciassette ore dopo, nella mattinata di venerdì. Era troppo tardi: Bogadl morì subito dopo.
Su quella morte i carabinieri inizialmente vennero coinvolti solo per accertarne l’identità. Il polacco, infatti, era privo di documenti. Solo attraverso le impronte digitali e per via di piccoli precedenti penali, si riuscì a risalire alle sue generalità. Nel frattempo, però, la Asl aveva già avviato la sua inchiesta interna. Forte anche del nastro registrato dal sistema di videosorveglianza nel quale è stato possibile documentare le ultime, drammatiche, inaccettabili sofferenze della vittima.
«Siamo sinceramente e profondamente colpiti dalla tragicità del fatto conclude Giusy Gabriele ma troviamo inaccettabile morire così all’interno di una struttura pubblica. Attendiamo fiduciosi i risultati della indagine ufficiale che accerterà la verità sui fatti, per prendere poi, come prevede la normativa, tutti i provvedimenti di nostra competenza». Intanto, però, il ”riordino” degli incarichi all’ospedale ”Grassi” di Ostia è già partito.
G. Man.
(*) nota: per invogliare la gente a bere vengono sempre usati una grande sollecitudine ed un grande riguardo. Chi si impegna molto nel bere va poi però incontro all’indifferenza. Nel caso specifico con l’aggravante che è stata esternata da operatori sanitari.

CORRIERE ADRIATICO
Ubriaco, preso sulla variante
Camionista semina il panico.

ANCONA - Ha creato terrore e panico un autocarro che ieri è stato notato mentre zigzagava vistosamente in superstrada, diretto ad Ancona, invadendo pericolosamente la corsia di marcia anche quando qualche auto sopraggiungeva per effettuare il sorpasso. Ancor più paura quando poi il pesante mezzo ha superato la Caffetteria dirigendosi a Barcaglione. Incidenti evitati solo per un puro caso. Il camionista alla guida, un cittadino straniero, era completamente ubriaco. L’uomo aveva percorso diversi chilometri prima che venisse poi fermato definitivamente dai carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile. Le prime segnalazioni circa il camionista e quell’autocarro impazzito erano giunte, intorno alle 15, alla centrale operativa della polizia Stradale di Fabriano. Il mezzo era infatti stato inizialmente notato a Monsano.
Tutto è finito, per fortuna, un’ora dopo, quando un agente fuori servizio della Polstrada, notando l’autocarro impazzito venire dalla corsia opposta, proprio all’altezza della galleria del Barcaglione, ha messo le quattro frecce iniziando a rallentare e facendo così frenare anche gli automobilisti che lo seguivano. In quel momento arrivavano anche le gazzelle dei carabinieri. I militari dell’Arma sono così riusciti a fermare il camionista e a farlo scendere quindi dal mezzo. L’uomo era completamente sotto l’effetto dell’alcol.
Una strage sfiorata se si pensa che quel camion avrebbe potuto schiantarsi contro qualche auto che procedeva nella corsia di marcia opposta o, peggio ancora, investire e uccidere qualche motociclista o scooterista. Probabilmente, inoltre, l’autocarro si sarebbe poi diretto verso la via Flaminia. Qui allora, se non fosse accaduto qualcosa prima, sarebbe potuto accadere davvero il peggio.
Fortunatamente, da Monsano fino ad Ancona, sembra che l’autocarro non abbia urtato nessuno né, dunque, che abbia provocato incidenti. Di certo, rimane però l’incoscienza dell’uomo e la paura degli automobilisti.

LE SCIENZE
Alcool e obesità
Pochi bicchieri alla settimana riducono il rischio di obesità.

Le persone che bevono regolarmente piccole quantità di alcool hanno meno probabilità di essere obese rispetto a coloro che non ne bevono affatto. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista "BMC Public Health", secondo il quale il consumo di pochi bicchieri alla settimana riduce il rischio di obesità. Bere quattro bicchieri o più al giorno, invece, aumenta questo rischio del 46 per cento.
Ahmed Arif del Texas Tech University Health Sciences Center di Lubbock e James Roher della Mayo Clinic di Rochester, negli USA, hanno analizzato i risultati del National Health and Nutrition Examination Survey III in un gruppo di 8236 soggetti non fumatori. I partecipanti avevano risposto a un questionario sulle proprie abitudini, e il loro indice di massa corporea (BMI) era stato misurato.
I risultati dell’analisi mostrano che coloro che bevono in media uno o due bicchieri di alcolici alla settimana hanno il 27 per cento di probabilità in meno di essere obesi rispetto ai non bevitori. Per i bevitori accaniti, invece, il discorso si capovolge.
I meccanismi dell’effetto protettivo dell’alcol sull’obesità non sono ancora del tutto chiari, e gli autori sottolineano che "i dati non consentono di suggerire ai non bevitori di cominciare a bere per ridurre il proprio peso corporeo". Tuttavia, i risultati sembrerebbero contrari alla strategia di una totale astensione dall’alcol, almeno da parte di coloro che già ne consumano regolarmente.

CLARENCE
SALUTE: TE’ E CAFFE’ ALLEATI DEL FEGATO PER CHI ESAGERA CON ALCOL O E’ SOVRAPPESO.

Roma, 5 dic. (Adnkronos Salute) - Té e caffé ’toccasana’ per il fegato di chi esagera con l’alcol o è alle prese con i chili di troppo. Non solo. Le due bevande sembrano essere alleate preziose di chi lamenta eccessi di ferro nel sangue. A rivelare proprietà benefiche di té e caffé per fegati potenzialmente a rischio è uno studio condotto su circa 10 mila persone dal National Institute of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases and Social Scientific System, pubblicato sulla rivista Gastroenterology. Monitorando lo stato di salute dei pazienti e le loro abitudini al consumo delle due bevande, i ricercatori hanno rilevato che coloro che bevevano più di due tazze di caffé o té al giorno si ammalavano meno di malattia epatica cronica, circa la metà rispetto a quanti ne consumavano una tazza o anche meno al dì. ’’E’ ancora presto per incoraggiare le persone a rischio a consumare queste bevande - puntualizza Constance Ruhl, tra i ricercatori che hanno condotto lo studio - ma i risultati del nostro studio offrono nuovi spunti su cui indagare per comprendere i meccanismi alla base della malattia epatica’’.

ENOPRESS.IT
’TRUFFA AL VINO’ SU NEWS SETTIMANALE .

La copertina del n.29 del 7 dicembre grida: INCHIESTA SHOCK, News vi racconta come alcuni produttori di Chianti imbrogliano i consumatori usando uve prodotte altrove e inventandosi persino vigneti inesistenti. L’immagine di un calice di vino rosso infranto con il titolo TRUFFA AL VINO completa l’allarmante scoop. All’interno, nelle pagine 8,9,10 e 11 l’ Esclusivo servizio di Marco Gregoretti dedicato a l’indagine shock sul nostro prodotto più celebrato e cioè La truffa del Chianti fantasma.
Un Dossier vino che propone una cronaca di ’tonnellate di uva e mosto prodotte in zone estranee al marchio. Un vorticose giro di fatture false. Milioni di bottiglie sequestrate. Tanti, troppi furbi e persino una famosa azienda nel mirino di carabinieri e guardia di finanza. News vi rivela tutti i dettagli di un’indagine che cambierà il mercato del vino in Italia’.
’Cercavano vino toscano - scrive Marco Gregoretti - e hanno trovato botti e bottiglie piene di vino pugliese, siciliano, abruzzese e marchigiano imbottigliato come Chianti Classico Docg Gallo Nero. Risultato: due imprenditori arrestati, Piero Conticelli deus ex machina della colossale truffa, e Franco Tanzini, suo collaboratore; 14 persone indagate tra cui, per frode in commercio, Marco, Luigi e Adolfo Folonari la famiglia bresciana che produce il Chianti Classico Ruffino. Nele loro cantine di Pontassieve, in provincia di Firenze, sono stati sequestrati 60 mila ettolitri di vino, sei milioni di litri, che si aggiungono ai 10 mila sequestrati a Conticelli’.
’I provvedimenti, convalidati dal Gip di Siena Francesco Bagnai lo scorso 29 settembre hanno messo sottosopra il mondo dei produttori del vino rosso italiano più famoso nel mondo. Perchè il vino rosso sequestrato, pregiato, garantito e timbrato, in realtà è un’altra cosa: non fa male ma dovrebbe costare molto meno. E infatti potrà essere rimesso sul mercato solo dopo essere stato declassato. Un imbroglio sulla testa dei consumatori’.



Martedì, 06 Dicembre 2005
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