RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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LA
PROVINCIA DI SONDRIO |
Un gruppo
di quindicenni ha deciso di dire la sua. Pubblichiamo la lettera aperta
degli studenti della 1 A dell’istituto alberghiero Zappa di Bormio
sul tema dell’abuso di alcol e droghe tra i giovani. Un intervento
forte, diretto e coraggioso, destinato senz’altro a far discutere
sia per quanto riguarda la diagnosi del fenomeno sia per le accuse
rivolte al mondo degli adulti. Ovviamente il giornale è a disposizione
per eventuali commenti e repliche. |
L’ADIGE |
Siamo
sempre più mitteleuropei, anche nell´approccio agli alcolici:
in Trentino, anche fra i giovanissimi, il consumo di birra è più
alto che nel resto d´Italia. Un atteggiamento che molto ha a che
fare con l´aspetto culturale: se nell´area mediterranea è
più diffuso il vino, bevuto in genere in quantità moderate
per accompagnare i pasti, nel Nord Europa e nell´area anglosassone
risulta più gradita la birra. Assunta in quantità elevate,
spesso per «sballare». In regione (fonte Istat, dati del 2002)
il 59,4% delle persone con età superiore a 14 anni consuma vino,
contro una media nazionale del 57,4%. Bassa, però, la frequenza
con cui il nettare di Bacco viene bevuto: solo 3,5 persone su cento (contro
le 5,3 del resto d´Italia) consumano oltre mezzo litro di vino al
giorno. Il 28,5%, invece, dichiara di bere vino più raramente;
in Italia la percentuale scende al 22,5%. Il discorso cambia per la birra:
in regione il 50,3% delle persone ne consuma regolarmente, contro una
media nazionale del 46,3%. Il 6,9% consuma birra tutti i giorni: in Italia
si scende al 5,3%. Sono alcuni risultati raccolti nella tesi di Mara Breda,
che ha scelto di analizzare il consumo di alcolici e la prevenzione della
dipendenza da alcol.
Nel primo capitolo sono presi in esame gli aspetti storici, culturali e sociale dell´assunzione di alcol; uno dei paragrafi è dedicato alle patologie alcolcorrelate. Nel secondo capitolo si passa alle definizione del rapporto del vino e della birra con i giovani: «I giovani - scrive nell´introduzione l´autrice della tesi - sono considerati un gruppo particolarmente a rischio per gli effetti acuti che possono sperimentare e per l´acquisizione di abitudini che possono avere un forte impatto sulla loro maturazione psicofisica». Prima di soffermarsi sulla situazione di una particolare area italiana, quella del veneto, la ricerca si occupa del diverso rapporto che si instaura con l´alcol in zone distanti, e come vari modi di intendere il bere (con particolare riferimento all´aspetto «culturale») possano influenzare le politiche per la prevenzione della dipendenza, eventualmente compromettendone la reale efficacia. «L´analisi che ho condotto ha dimostrato - si legge ancora nella tesi - come l´uso di bevande alcoliche in Italia stia seguendo sempre più le tracce del modello nordico, nel senso che i consumi prevalenti nei giovani italiani riguardano i superalcolici e la birra (il cui consumo è in aumento) mentre il vino risulta sempre meno fruito». Il primo approccio con il vino, la birra o altre bevande avviene generalmente in famiglia, durante la prima adolescenza, intorno agli 11 o 12 anni. Poi l´assunzione diventa occasionale, concentrata nei fine settimana, nelle serate trascorse in compagnia degli amici: «Il fenomeno più preoccupante -. Denuncia ancora l´autrice della tesi - recentemente è quello del binge-drinking, che prevede l´assunzione progressiva di enormi quantità di alcol in una serata, per raggiungere lo "sballo"». La ricerca conferma anche una crescita ell´assunzione di sostanze alcoliche da parte delle donne, e la progressiva diminuzione, con l´aumentare dell´età, del numero di persone astemie. |
MANTOVA.COM |
Primi
risultati dall’Osservatorio epidemiologico sulle Dipendenze in provincia
di Mantova. La ricerca, che ha avuto una durata complessiva di circa
due anni, ed è stata gestita dal Ser.T. di Mantova e la collaborazione
dell’Associazione "Arca" ha fotografato la realtà del
mondo degli stupefacenti nella nostra provincia cercando |
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«Noi
proviamo a smascherare i minori di sedici anni per non servir loro alcolici,
loro provano ad ingannarci escogitando ogni trucco per farseli servire».
A parlare sono i baristi di Crema, che intervengono sul caso del tredicenne
finito al pronto soccorso in coma etilico per via di un’abbondante
bevuta con la complicità, pare di un barista, reo di aver servito
illegalmente alcolici al ragazzino. Emerge un quadro complicato: da
una parte i controlli e la buona volontà dei barman, dall’altra
gli escamotage dei giovanissimi, disposti a tutto per ottenere un bicchiere
ad alta gradazione. |
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Tredici
patenti sono «saltate» nella notte tra sabato e domenica,
durante i controlli della polizia stradale che hanno interessato la Bassa
bresciana, nell’ambito dei servizi «antistragi» predisposti
per ridurre gli incidenti.
Impegnate quattro pattuglie: Montichiari - che ha coordinato le operazioni -, Salò, Desenzano e Brescia. Dalla mezzanotte sino alle sei di ieri mattina le quattro auto della Stradale hanno effettuato controlli in vari punti della Bassa, scegliendo le vie che portano a discoteche o locali notturni frequentati principalmente da giovani. Pattuglie ferme in località «Ponterosso» di Ghedi e sulla statale «668» a Manerbio. Positivi alla prova dell’alcol-test - con tasso superiore allo 0,50 per cento, che è il limite fissato dalla legge - tredici automobilisti, tutti giovani e maschi. Per loro patente sospesa e denuncia penale, oltre alla decurtazione di dieci punti. Nello scorso week-end erano stati sette, su settanta fermati, i giovani risultati positivi ai controlli, effettuati dalla polizia nel basso Garda. In questo fine settimana, durante il servizio «antistragi», gli agenti hanno ritirato tre carte di circolazione per mancata revisione e elevato tre contravvenzioni particolarmente «salate» per guida pericolosa. (…). |
IL
MESSAGGERO |
«Ho
fiducia nella magistratura: la nostra commissione d’indagine interna
ha raccolto tutti gli elementi sull’accaduto ed ha consegnato il
materiale ai carabinieri. Prenderemo tutti i provvedimenti di nostra competenza
anche se abbiamo già avviata una riorganizzazione dell’ospedale».
Giusy Gabriele, general manager della Asl Roma D, attende che la giustizia
faccia il suo corso. Oltre un mese fa, il 27 ottobre, un barbone polacco
di 40 anni è morto al pronto soccorso del ”Grassi” dimenticato
dal personale dopo diciassette ore d’attesa per una visita. E ora,
dopo l’inchiesta interna e quella conseguente dei carabinieri del
Nas, sono in arrivo i primi avvisi di garanzia. Nel registro degli indagati
sarebbe già stato iscritto il nome di un dipendente dell’ospedale.
Il caso ruota intorno a una morte assurda, quella di Dmail Bogadl di 40 anni. Lo straniero, un senza fissa dimora già noto al pronto soccorso del ”Grassi”, venne trasportato al nosocomio lidense da un’ambulanza che l’aveva raccolto sulla strada in preda a malori riconducibili alla sua condizione di alcolista cronico. Il suo stato di salute non aveva preoccupato più di tanto il personale dell’accettazione che l’aveva classificato come un codice bianco, ovvero al più basso livello di allarme. Era il primo pomeriggio di giovedì 27 e quell’uomo, parcheggiato su una barella nel corridoio del pronto soccorso, fu visitato solo diciassette ore dopo, nella mattinata di venerdì. Era troppo tardi: Bogadl morì subito dopo. Su quella morte i carabinieri inizialmente vennero coinvolti solo per accertarne l’identità. Il polacco, infatti, era privo di documenti. Solo attraverso le impronte digitali e per via di piccoli precedenti penali, si riuscì a risalire alle sue generalità. Nel frattempo, però, la Asl aveva già avviato la sua inchiesta interna. Forte anche del nastro registrato dal sistema di videosorveglianza nel quale è stato possibile documentare le ultime, drammatiche, inaccettabili sofferenze della vittima. «Siamo sinceramente e profondamente colpiti dalla tragicità del fatto conclude Giusy Gabriele ma troviamo inaccettabile morire così all’interno di una struttura pubblica. Attendiamo fiduciosi i risultati della indagine ufficiale che accerterà la verità sui fatti, per prendere poi, come prevede la normativa, tutti i provvedimenti di nostra competenza». Intanto, però, il ”riordino” degli incarichi all’ospedale ”Grassi” di Ostia è già partito. G. Man. (*) nota: per invogliare la gente a bere vengono sempre usati una grande sollecitudine ed un grande riguardo. Chi si impegna molto nel bere va poi però incontro all’indifferenza. Nel caso specifico con l’aggravante che è stata esternata da operatori sanitari. |
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ANCONA
- Ha creato terrore e panico un autocarro che ieri è stato notato
mentre zigzagava vistosamente in superstrada, diretto ad Ancona, invadendo
pericolosamente la corsia di marcia anche quando qualche auto sopraggiungeva
per effettuare il sorpasso. Ancor più paura quando poi il pesante
mezzo ha superato la Caffetteria dirigendosi a Barcaglione. Incidenti
evitati solo per un puro caso. Il camionista alla guida, un cittadino
straniero, era completamente ubriaco. L’uomo aveva percorso diversi
chilometri prima che venisse poi fermato definitivamente dai carabinieri
del Nucleo operativo Radiomobile. Le prime segnalazioni circa il camionista
e quell’autocarro impazzito erano giunte, intorno alle 15, alla centrale
operativa della polizia Stradale di Fabriano. Il mezzo era infatti stato
inizialmente notato a Monsano.
Tutto è finito, per fortuna, un’ora dopo, quando un agente fuori servizio della Polstrada, notando l’autocarro impazzito venire dalla corsia opposta, proprio all’altezza della galleria del Barcaglione, ha messo le quattro frecce iniziando a rallentare e facendo così frenare anche gli automobilisti che lo seguivano. In quel momento arrivavano anche le gazzelle dei carabinieri. I militari dell’Arma sono così riusciti a fermare il camionista e a farlo scendere quindi dal mezzo. L’uomo era completamente sotto l’effetto dell’alcol. Una strage sfiorata se si pensa che quel camion avrebbe potuto schiantarsi contro qualche auto che procedeva nella corsia di marcia opposta o, peggio ancora, investire e uccidere qualche motociclista o scooterista. Probabilmente, inoltre, l’autocarro si sarebbe poi diretto verso la via Flaminia. Qui allora, se non fosse accaduto qualcosa prima, sarebbe potuto accadere davvero il peggio. Fortunatamente, da Monsano fino ad Ancona, sembra che l’autocarro non abbia urtato nessuno né, dunque, che abbia provocato incidenti. Di certo, rimane però l’incoscienza dell’uomo e la paura degli automobilisti. |
LE
SCIENZE |
Le
persone che bevono regolarmente piccole quantità di alcool hanno
meno probabilità di essere obese rispetto a coloro che non ne bevono
affatto. Lo sostiene uno studio pubblicato sulla rivista "BMC Public
Health", secondo il quale il consumo di pochi bicchieri alla settimana
riduce il rischio di obesità. Bere quattro bicchieri o più
al giorno, invece, aumenta questo rischio del 46 per cento. |
CLARENCE |
Roma,
5 dic. (Adnkronos Salute) - Té e caffé ’toccasana’ per il
fegato di chi esagera con l’alcol o è alle prese con i chili di
troppo. Non solo. Le due bevande sembrano essere alleate preziose di chi
lamenta eccessi di ferro nel sangue. A rivelare proprietà benefiche
di té e caffé per fegati potenzialmente a rischio è
uno studio condotto su circa 10 mila persone dal National Institute of
Diabetes and Digestive and Kidney Diseases and Social Scientific System,
pubblicato sulla rivista Gastroenterology. Monitorando lo stato di salute
dei pazienti e le loro abitudini al consumo delle due bevande, i ricercatori
hanno rilevato che coloro che bevevano più di due tazze di caffé
o té al giorno si ammalavano meno di malattia epatica cronica,
circa la metà rispetto a quanti ne consumavano una tazza o anche
meno al dì. ’’E’ ancora presto per incoraggiare le persone a rischio
a consumare queste bevande - puntualizza Constance Ruhl, tra i ricercatori
che hanno condotto lo studio - ma i risultati del nostro studio offrono
nuovi spunti su cui indagare per comprendere i meccanismi alla base della
malattia epatica’’.
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ENOPRESS.IT
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La
copertina del n.29 del 7 dicembre grida: INCHIESTA SHOCK, News vi racconta
come alcuni produttori di Chianti imbrogliano i consumatori usando uve
prodotte altrove e inventandosi persino vigneti inesistenti. L’immagine
di un calice di vino rosso infranto con il titolo TRUFFA AL VINO completa
l’allarmante scoop. All’interno, nelle pagine 8,9,10 e 11 l’ Esclusivo
servizio di Marco Gregoretti dedicato a l’indagine shock sul nostro prodotto
più celebrato e cioè La truffa del Chianti fantasma.
Un Dossier vino che propone una cronaca di ’tonnellate di uva e mosto prodotte in zone estranee al marchio. Un vorticose giro di fatture false. Milioni di bottiglie sequestrate. Tanti, troppi furbi e persino una famosa azienda nel mirino di carabinieri e guardia di finanza. News vi rivela tutti i dettagli di un’indagine che cambierà il mercato del vino in Italia’. ’Cercavano vino toscano - scrive Marco Gregoretti - e hanno trovato botti e bottiglie piene di vino pugliese, siciliano, abruzzese e marchigiano imbottigliato come Chianti Classico Docg Gallo Nero. Risultato: due imprenditori arrestati, Piero Conticelli deus ex machina della colossale truffa, e Franco Tanzini, suo collaboratore; 14 persone indagate tra cui, per frode in commercio, Marco, Luigi e Adolfo Folonari la famiglia bresciana che produce il Chianti Classico Ruffino. Nele loro cantine di Pontassieve, in provincia di Firenze, sono stati sequestrati 60 mila ettolitri di vino, sei milioni di litri, che si aggiungono ai 10 mila sequestrati a Conticelli’. ’I provvedimenti, convalidati dal Gip di Siena Francesco Bagnai lo scorso 29 settembre hanno messo sottosopra il mondo dei produttori del vino rosso italiano più famoso nel mondo. Perchè il vino rosso sequestrato, pregiato, garantito e timbrato, in realtà è un’altra cosa: non fa male ma dovrebbe costare molto meno. E infatti potrà essere rimesso sul mercato solo dopo essere stato declassato. Un imbroglio sulla testa dei consumatori’. |
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