Bocciato l'Abs sulle moto
i costruttori non lo vogliono
Colpo di scena: il tanto decantato ABS per le due ruote è stato appena bocciato dall'ACEM, l'associazione dei costruttori europei di motocicli che riunisce i principali marchi delle due ruote presenti nel Vecchio continente. Motivo? "Costerebbe troppo". Questo il dato più clamoroso di una specie di braccio di ferro tra l'industria motociclistica e l'Unione Europea
Negli scorsi giorni infatti la Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO) del Parlamento europeo ha respinto le conclusioni dell'analisi d'impatto realizzata dalla società di consulenza London Economics sugli emendamenti relativi alla proposta di "Regolamento dei veicoli della categoria L". Una decisione che è stata accolta con favore dall'ACEM.
In pratica, il documento elaborato dalla società di consulting doveva valutare l'efficacia delle nuove misure da introdurre sul mercato dei veicoli a due, tre ruote e quadricicli, proponendo una serie di emendamenti di compromesso tra le misure proposte dalla Commissione europea e le esigenze dell'industria motociclistica.
Lo studio realizzato da London Economics ha preso in esame tre aspetti. Il primo, e più importante, riguarda l'introduzione obbligatoria del sistema antibloccaggio dei freni (meglio conosciuto come ABS) sui motocicli di nuova produzione a partire dal 2016 e su quelli già circolanti a partire dal 2017, con la discrezionalità lasciata alle case produttrici di introdurre o meno il sistema di frenata combinata o CBS in aggiunta
all'ABS. Il secondo punto ha valutato l'introduzione dei sistemi diagnostici di bordo (OBD) su tutti i veicoli a due, tre e quattro ruote a partire dal 2017, mentre il terzo ha avuto come oggetto lo studio delle misure relative alle emissioni dei veicoli della categoria L. Se l'analisi d'impatto redatta da London Economics fosse stata approvata, la Commissione Europea avrebbe avuto un documento di indirizzo per introdurre in tempi rapidi un regolamento complessivo per i mezzi a due, tre e quattro ruote. Si tratta di una serie di norme che vanno certamente in direzione di una maggiore sicurezza dei motociclisti, ma che per altri versi rappresenterebbero in questa fase un duro colpo per l'industria motociclistica già provata dalla crisi. Una crisi che ha fatto registrare un -9 % di vendite solo nell'ultimo anno e un drammatico -37 % negli ultimi cinque.
L'ACEM sottolinea che l'introduzione dei dispositivi presi in esame ha costi difficilmente sostenibili per un'industria che non possiede le economie di scala del mercato automobilistico. Ad esempio, i costi per un sistema ABS partono da 200 euro solo per i singoli componenti (pompa, ruota fonica, CPU, sensori delle ruote, tubi addizionali, cavi elettrici), a cui vanno aggiunti circa 30 euro per il montaggio. Sistemi più complessi possono arrivare a costare anche 500 euro, mentre per quanto riguarda i ciclomotori più piccoli, equipaggiati di norma con freni a tamburo, l'introduzione dell'ABS implicherebbe anche il cambio delle ruote con un'ulteriore spesa aggiuntiva.
Per l'associazione dei costruttori il costo medio per l'introduzione dell'ABS di serie parte quindi da 230 euro a veicolo, il che significherebbe un aumento di circa 500 euro sul prezzo finale.
Il segretario generale dell'ACEM Jacques Compagne ha dichiarato: "A causa dell'impatto delle misure previste, in particolare per i veicoli più piccoli, in un mercato che già soffre di una crisi senza precedenti, è della massima importanza che la qualità dello studio di analisi d'impatto fornisca la base per una decisione informata in seno al Parlamento europeo".
In altre parole l'associazione dei costruttori chiede ai parlamentari europei che si rifaccia uno studio soddisfacente prima di procedere alla votazione finale delle norme che regolamenteranno il settore delle due ruote nei prossimi anni.
di Roberto Calabrò
da repubblica.it/motori
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