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Rassegna stampa alcol e guida del 23 novembre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


GRAN BRETAGNA
Da domani 50 mila locali potranno vendere alcolici anche dopo le 23, l’orario in cui scattava il divieto
Via libera ai pub sempre aperti
Ma medici e forze dell’ordine polemizzano: in questo modo si incentivano gli abusi.
  

Londra
Via libera a baldorie, risse ed aggressioni fino a tarda notte o un giro di boa che farà dei britannici dei bevitori più responsabili? L’estensione dell’orario di apertura di pub e bar che entrerà in vigore in Gran Bretagna questo giovedì, suscita timori per quanto riguarda l’ordine pubblico e fa discutere sulla cultura delle "maratone alcoliche", principale occupazione del sabato sera di molti cittadini del Regno. A partire da giovedì saranno 50 mila i pub, ristoranti, nightclub e negozi che potranno continuare a vendere alcolici anche dopo le 23, l’orario in cui finora scattava il coprifuoco. Il governo Blair ha sempre sostenuto che la riforma della normativa sulle licenze servirà a trasformare il modo di bere dei britannici rendendolo più simile a quello dei vicini europei: non più bere ad oltranza fino all’orario consentito, ma sorseggiare con calma in caffé e vinerie fino a tarda notte.
Da quando la riforma è stata approvata tuttavia, una bufera di polemiche è stata sollevata da parte della comunità medica, delle forze dell’ordine e di una buona porzione dell’opinione pubblica, convinta che gli orari di apertura più lunghi altro non faranno che inasprire i problemi di salute e criminalità connessi al consumo eccessivo di alcol. A confermare questa tesi è un rapporto della banca d’investimento Goldman Sachs, secondo il quale anziché calare, le vendite di alcolici subiranno un vistoso aumento proprio in seguito all’entrata in vigore della nuova normativa. La vendita di birra potrebbe, secondo le stime di Goldman Sachs, registrare un aumento per un valore di 750 milioni di euro nei prossimi 12 mesi, il 10% in più rispetto a ora.
«Nonostante quanto sostiene il governo, queste nuove leggi serviranno a vendere più alcolici e a far guadagnare di più alle aziende che li producono. Il risultato sarà un aumento dei problemi legati all’alcol», ha affermato Andrew McNeil dell’istituto nazionale per gli studi sulle bevande alcoliche. Anche secondo Dick Hobbs, professore di sociologia presso la London School of Economics, estendere gli orari di apertura dei locali che vendono alcol non servirà a cambiare il modo in cui i britannici lo consumano. Secondo Hobbs infatti, la cultura del «bere per ubriacarsi» non affonda le sue radici negli orari dei locali, bensì in una serie di fattori culturali e sociali.
«Non inizieremo di colpo a comportarci come gli abitanti delle cittadine toscane che escono alle 11 di sera per bere un paio di bicchieri e basta», (*) ha affermato. Ma quali sono i fattori che rendono i bevitori britannici diversi dagli altri europei? «Il pub è la seconda casa dei britannici. È un luogo che gioca quotidianamente un ruolo centrale nella vita e nella cultura del paese. Non si tratta di un clichè», afferma Kate Fox, direttrice del centro per la ricerca sugli affari sociali dell’università di Oxford.
 
(*) Nota: per chi come Blair pensa di risolvere il terrorismo con le bombe può anche sembrare logico cercare di risolvere i problemi causati dall’alcol ampliando l’orario di apertura dei pub.
È curioso il riferimento all’Italia come modello più sano di bere. Molte volte in comitati di prevenzione ho sentito affermare testualmente: “bisognerebbe fare come in Inghilterra. Alle 23 suonano la campanella a niente più alcol”.

LA PROVINCIA DI LECCO
 
la statistica Il 30% degli incidenti gravi causato da alcol e droghe.

ROMA - Secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità (Isss), almeno il 30% degli incidenti gravi è legato all’abuso di sostanze alcoliche e droghe. Spiega il dottor Franco Taggi dell’Isss: «Oltre al milione di alcolisti e ai tre milioni di bevitori eccessivi (stimati dalla SIA, Società Italiana di Alcologia), nel nostro paese, come in altri, l’uso di sostanze stupefacenti ha preso una brutta piega. In particolare, la cocaina sembra dilagare tra giovani e giovanissimi. A peggiorare le cose, poi, c’è il fatto che queste sostanze vengono assunte in genere insieme ad alcol: e questo rende il tutto più pericoloso, sia per la salute che per la guida». «Alcol e droghe sono i fattori più negativi per la sicurezza stradale - aggiunge il dottor Taggi -: volendo azzardare una stima, non si esagera dicendo che un incidente grave o mortale su tre è determinato dalla guida sotto l’influenza di queste sostanze. Il loro effetto, sommato a quello dell’alcol, rende ancora più fosco il quadro». Secondo dati resi noti dall’Associazione amici della Polizia stradale, nel 2005 i soli agenti hanno accertato che circa il 10% dei conducenti controllati guidava in stato di ebbrezza ed il dato, pur allarmante, si riferisce alla sola viabilità extraurbana. Nelle notti del fine settimane le positività ai controlli sono circa il 18%, con punte del 25%, nelle fasce d’età degli ultra trentenni nell’orario che va dalle 2 alle 6.

L’ARENA
 
Alcol & infortuni. Quanto bevono i lavoratori a pranzo? Indagine dell’Ulss fra Bussolengo, Sona, Affi, Sommacampagna e Mozzecane
Troppi al volante con l’amaro in bocca.

Il grappino fa la differenza, lo dice l’etilometro: superano i limiti tre autisti su quattro
Bussolengo. Troppi autisti si mettono alla guida dopo aver bevuto, senza rendersi conto, più del consentito. Lo dicono di dati raccolti sul campo dall’Ulss e illustrati nel corso del convegno sulle nuove strategie per la prevenzione alcologica negli ambienti di lavoro dal titolo «La salute non è una questione di stile», organizzato dallo Spisal e da Sert dell’Ulss 22. (*)
Le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità sul fenomeno infortunistico legato al consumo di alcol attribuiscono una correlazione tra il 10 e il 30% degli infortuni all’abuso di bevande alcoliche. Ogni anno nel mondo sono attribuiti direttamente o indirettamente al consumo di alcol il 10% di tutte le malattie, il 10% di tutti i tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% di tutti gli incidenti e il 9% delle invalidità e delle malattie croniche.
In tutta Europa l’alcol rappresenta la prima causa di morte tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni. L’Oms ha stimato che i costi annuali sanitari e sociali sostenuti a causa dei problemi alcolcorrelati siano pari al 2,5% del prodotto interno lordo.
Nel convegno, che si è svolto nel centro congressi dell’hotel Montresor, è stato presentato lo studio pilota «Il consumo di bevande alcoliche tra i lavoratori che pranzano in trattoria nel territorio dell’Ulss 22», illustrato da Emilio Cipriani dello Spisal dell’Ulss 22, Marco Albertini e Romana Campara, collaboratori del progetto «Prevenzione delle dipendenze negli ambienti di lavoro» dell’Ulss 22.
E’ stato ribadita la gravità delle conseguenze che l’assunzione di alcol determina oltre ad avere effetti devastanti sulla salute, e non solo in relazione agli incidenti stradali, ma anche rispetto ai problemi che si vengono a creare negli ambienti di lavoro in termini di rischio.
L’indagine è stata condotta, da gennaio a luglio di quest’anno, sui clienti di ristoranti, trattorie e pizzerie che si trovano nei comuni di Bussolengo, Sona, Affi, Sommacampagna e Mozzecane, durante la pausa pranzo. Oltre al questionario è stato usato l’etilometro. Agli intervistati è stato chiesto se durante il pasto appena consumato avessero bevute bevande alcoliche. E’ risultato che il 63% del campione in esame (148 soggetti) ha dichiarato di aver bevuto almeno un alcolico durante il pranzo. «Un dato che evidenzia abbastanza chiaramente il largo utilizzo di bevande alcoliche durante la giornata lavorativa», sottolineano i ricercatori. La maggior parte di coloro che assumono bevande alcoliche beve solo vino, tuttavia un numero significativo (il 21,6%) ha dichiarato di aver assunto più di un tipo di alcolico, per lo più superalcolici (anche come correzione del caffè) in abbinamento al vino; il 41,2% assume alcolici ma nessun superalcolico o caffè corretto e il 37,2% nessuna bevanda alcolica.
Il protocollo di intervista proponeva la misurazione dell’alcolemia con l’etilometro a tutti gli intervistati, indipendentemente dall’aver dichiarato o meno di aver assunto bevande alcoliche. Si sono sottoposti alla misurazione il 77% degli intervistati mentre il 14% ha rifiutato la prova, per il 9% non è stato possibile effettuare il test.
Tra coloro che hanno effettuato il test, uno su quattro superava il limite di 0,5 grammi per litro stabilito per la guida. In particolare, le misure raccolte danno un dato medio per chi ha assunto una bevanda alcolica di 0,62 g/l
Va però detto che il 18% di chi ha dichiarato di non aver bevuto nessuna bevanda alcolica ha rifiutato di sottoporsi alla prova dell’etilometro.
I valori di alcolemia rilevati sono superiori tra quelli che assumono almeno un superalcolico; tra questi, i non idonei alla guida raggiungono il 72%. Supera la soglia dello 0,5 g/l uno su cinque di coloro che hanno dichiarato di bere solo birra o vino.
Da rilevare la distribuzione occupazionale degli intervistati: il 28,4% autisti-autotrasportatori, il 14,9% artigiani o simili, il 17,6% operai in genere, il 22,3% impiegati, l’8,1% operai edili, l’1,4% agenti di commercio, 0,7% agricoltori, 6,8% non lavoratori (studenti, pensionati).
Tra tutti gli intervistati all’uscita del ristorante, il 59,5% si è messo alla guida di un furgone o un’auto, il 28,4 % di un camion o altro mezzo pesante, il 9,5% ha raggiunto il posto di lavoro a piedi e il resto in moto, motorino o bicicletta.
Tenendo conto dei valori rilevati dall’etilometro, risulta che chi beve quantità di alcol più elevate sono gli autisti, seguiti dagli artigiani. Inoltre sia il valore medio dell’alcolemia, sia la percentuale di coloro che sono oltre il limite dello 0,5 g/l. risulta essere più elevata tra i guidatori rispetto ai non guidatori.
«Gli infortuni sul lavoro correlati all’alcol variano tra il 10 e il 30%. Se analizzassimo il costo evitabile di questa quota di infortuni si giustificherebbe ampiamente un programma di intervento aziendale di prevenzione alcologica», sottolineano i ricercatori.
«Il primo passo è l’inserimento del "rischio alcologico" tra quelli lavorativi che il datore di lavoro deve valutare. La prevenzione alcologica nei luoghi di lavoro ha maggior impatto se inserita nell’ambito della promozione della salute. C’è da considerare anche che la legge n. 125 del 30 marzo 2001 vieta l’assunzione di bevande alcoliche per diverse categorie di lavoratori a rischio d’infortunio. L’assunzione di bevande alcoliche durante il pranzo di lavoro è un’abitudine diffusa, solo il 37% degli intervistati non ha consumato alcol».
La cultura del bere nel territorio dell’Ulss 22 non tiene conto pertanto né del rischio per la guida né del rischio lavorativo conseguente. Chi si occupa di prevenzione alcologica nei luoghi di lavoro deve impegnarsi per cambiare le abitudini dei lavoratori riguardo al consumo di alcol nelle mense aziendali, nelle trattorie o a casa durante le pause di lavoro. E’ un impegno che è a carico dei datori di lavoro per gli aspetti organizzativi, dei medici del lavoro per l’educazione sanitaria, degli Spisal per la progettazione degli interventi di promozione della salute, delle associazioni imprenditoriali e sindacali per una cultura che promuova stili di vita corretti.
Luca Belligoli
 
(*) Nota: il titolo esatto del convegno è: “La salute è una questione di stile”.

 
EMILIANET
 
Consumo di alcolici, pericoli in strada
Il Comando di Polizia Municipale di Scandiano ha messo in campo un’iniziativa di prevenzione e sensibilizzazione di comportamenti a rischio.

SCANDIANO (RE, 22 nov. 2005) - Come preannunciato, durante i servizi serali e notturni della settimana appena trascorsa il Comando di Polizia Municipale scandianese ha svolto una campagna di informazione, sensibilizzazione e prevenzione in merito al problema della guida in stato di ebbrezza.
L’iniziativa si è svolta posizionandosi nelle vicinanze di pubblici esercizi e discoteche di maggiore attrazione giovanile, invitando i giovani a eseguire un test veloce che permette di misurare la concentrazione di alcool. Non il vero e proprio etilometro, ma un semplice pre-test che quindi ha solo un valore indicativo.
L’iniziativa ha permesso di sensibilizzare tanti giovani, che hanno manifestato interesse verso l’argomento ed ha permesso di portare alla luce un problema piuttosto diffuso per ciò che riguarda il mondo giovanile, il consumo eccessivo di bevande alcoliche.
Con lo scopo di diffondere una cultura del benessere e della sicurezza i vigili scandianesi hanno cercato di affrontare l’argomento, spiegando che comportamenti come questi hanno pesanti ricadute sulla salute personale oltre che sulla sicurezza di tutti i coloro che percorrono abitualmente le nostre strade.
"L’incontro ha dato i sui frutti e i giovani frequentatori di pub e discoteche si sono manifestati interessati all’argomento – ha dichiarato il vice comandante della Polizia Municipale scandianese Braghiroli – non mancano però delle note preoccupanti, soprattutto per il fatto che questi ragazzi, alcuni anche minorenni, consumano con eccessiva leggerezza alcolici e superalcolici, forse alla ricerca di false ’emozioni forti’.
E’ evidente che occorre sensibilizzare i giovani, fin da prima della maggiore età, con una adeguata informazione ed educazione, in merito a questo problema di cui troppo poco si parla, ma che può assumere anche connotati gravi pari a quelli delle ben più temute droghe".
L’iniziativa proseguirà anche durante i servizi serali della settimana in corso.

QUOTIDIANO.IT
 
Alcol e incidenti, un problema serio.
SAN BENEDETTO DEL TRONTO - La Cna/Fita organizza un seminario per esaminare tutti gli aspetti legati alla guida in stato di ebbrezza.
di Roberto Valeri .

La correlazione tra alcol e incidenti è sempre significativa, anche se l’assunzione di alcol non è stata eccessiva: infatti, una quantità modica può incidere comunque sul comportamento, cioè sulla riduzione della capacità di giudizio e critica con conseguente allentamento della percezione del rischio.
E’ bene ricordare, inoltre, che la rapidità di riflessi viene compromessa a causa dell’allungamento del tempo di reazione del 38% per i segnali sonori, del 30% per quelli luminosi e del 50% per la visione periferica.
Guidare in stato di ebbrezza, inoltre, costituisce anche una palese violazione della legge.L’articolo 186 del codice della strada dispone infatti che “è vietato guidare in stato di ebbrezza in conseguenza dell’uso di bevande alcoliche”. In particolare, la legge prevede che quando risulti un valore corrispondente ad un tasso alcolemico superiore a 0,5 grammi per litro di sangue, l’interessato è considerato in stato di ebbrezza.
Di tutto questo intende parlare la Cna/Fita che, d’intesa con l’Asur, Azienda Sanitaria Unica Regionale e con la Regione Marche, ha attivato un seminario sulle problematiche relative alla guida in stato di ebbrezza.
Il corso è gratuito e si svolgerà giovedì 24 e venerdì 25 novembre al secondo piano dello stabile Eusebi, in via Pasubio a Porto d’Ascoli, a partire dalle ore 21: alla fine, tutti i partecipanti riceveranno un attestato di frequenza e un etilometro per la misurazione del tasso alcolico.
Per partecipare, telefonare allo 073642176.

CORRIERE ADRIATICO
 
Progetto della Provincia
L’etilismo e i giovani Allarme.

TAVULLIA - Conoscere per non lasciarsi tentare. Toccare con mano l’alienazione della dipendenza, le conseguenze negative sulla salute, i disagi sociali di una vita schiava del bicchiere. Sapere tutto questo per dire basta, oppure per evitare l’ingresso nel tunnel. Perché L’alcol è l’amico che ti frega!. È questo lo slogan del secondo progetto pilota Alcoladolescenza della Provincia di Pesaro e Urbino che prosegue il suo viaggio nel territorio per lanciare messaggi che mirano alla prevenzione e alla sensibilizzazione di ragazzi, insegnanti, genitori e in genere di tutta la cittadinanza.
Una sorta di tour contro il male del bere, l’etilismo, una dipendenza che si sta diffondendo in maniera allarmante soprattutto tra i giovani.
La prossima tappa di Alcoladolescenza è in programma a Tavullia domani sera novembre alle 21 dove si svolgerà un incontro pubblico, rivolto in modo particolare a genitori e insegnanti, nella scuola media Pian del Bruscolo (in via Pian Mauro 33).
Sono previsti gli interventi del presidente della Provincia Palmiro Ucchielli, dell’assessore alle politiche sociali e tutela della salute Graziano Ilari e degli operatori esperti nel settore dell’alcolismo sia dell’associazione Algor di Fano, che si occupa del progetto, sia della Provincia.

CORRIERE ADRIATICO
 
Allarme dei medici
Alcol e fumo Cresce l’uso tra i bambini.

ROMA - Aumenta, tra gli adolescenti, l’uso di bevande alcoliche: Il 46% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni dichiara infatti di bere vino, il 48% di consumare birra e il 23,5% liquori. Il dato emerge dalla Indagine 2005 sulle abitudini e i comportamenti degli adolescenti, realizzata dalla Società italiana di pediatria (Sip) su un campione di 1260 ragazzi delle scuole medie. In netto aumento, rispetto al 2004, il “consumo abituale” di queste sostanze: vino + 28%; birra + 38%; liquori + 44%. Il 35% dei “giovani bevitori” si avvicina all’alcol durante cene, feste e occasioni particolari; il 21% a pranzo o cena alla presenza dei genitori; il 9,4% (11,4% dei maschi) insieme agli amici e il 2% da solo. E aumenta anche la contiguità tra alcol e fumo: oltre il 25% degli intervistati dichiara che “la maggior parte degli amici fuma”; al 46% è capitato di vedere un amico ubriaco (nel 2004 era il 35,8%) e oltre il 40% (nel 2004 era il 39%) ha affermato di conoscere persone che “fumano canne”. Per invertire questa “pericolosa tendenza”, sottolinea il presidente Sip Giuseppe Saggese, “vanno intensificate le campagne di comunicazione e informazione sui danni derivanti da alcol e fumo”.

CORRIERE ADRIATICO
 
A rischio le abitudini alimentari (si consumano più alcol e snack) e quelli sociali (minore fiducia negli adulti) I pediatri: “Peggiora i comportamenti”
L’influenza negativa della tv sui giovani.

ROMA - La Tv ’cattiva maestra’ per eccellenza. Passare tante ore davanti alla televisione condiziona infatti in peggio tutti i comportamenti degli adolescenti: da quelli alimentari (i giovani tv-dipendenti consumano più alcol, snack e fuoripasto) a quelli sociali (hanno minore fiducia negli adulti e considerano fondamentali status-symbol come gli abiti alla moda). E’ l’identikit tracciato dall’Indagine 2005 sulle abitudini e i comportamenti degli adolescenti, realizzata dalla Società Italiana di Pediatria (Sip) su un campione nazionale di 1260 studenti delle scuole medie inferiori di età compresa tra gli 11 e i 14 anni. Il primo dato riguarda proprio il consumo televisivo: Continua ad aumentare, con un trend che sembra inarrestabile.
A guardare la Tv più di tre ore al giorno è infatti il 31% dei ragazzi (il 15% nel 2000 e il 26,8% nel 2004), mentre diminuisce il numero di chi la guarda meno di un ora: 12,9% (dato analogo al 2004, mentre nel 2000 era il 25%). E aumentano anche le cattive abitudini: Ad avere la TV nella propria camera è il 67%, a guardarla durante i pasti è il 75,3% (nel 1997 era il 68,7%) e a letto prima di addormentarsi il 51,5% (nel 1997 il 45,1%). Inoltre, a guardarla la sera dopo cena è l 84,3%, più di quanti la guardino nel pomeriggio (70%) durante i programmi di fascia protetta.
Il dato certamente più inquietante, ha commentato il presidente Sip Giuseppe Saggese, “è che il condizionamento negativo della televisione cresce con l aumentare delle ore di visione al giorno e va oltre gli ambiti che ci si sarebbe potuti aspettare: Alcune conseguenze del maggior consumo televisivo - ha spiegato - erano facilmente prevedibili, quali, ad esempio, imitare i comportamenti degli ’eroi’ televisivi (lo fa il 64% dei ragazzi che guardano più di 3 ore al giorno di Tv , rispetto al 40% di coloro che la guardano meno di un’ora al giorno); Oppure desiderare di partecipare ad un reality-show (60,5% degli ’over 3’ contro il 41,8% degli ’under 1’), o desiderare spesso le cose viste nella pubblicità televisiva (il 30,2% contro il 12%)”. Inaspettata e preoccupante invece, ha sottolineato Saggese, “la correlazione così evidente tra maggior consumo televisivo e assunzione di comportamenti negativi sia dal punto di vista alimentare che sociale”.
Un esempio? I ragazzi che guardano più televisione hanno abitudini alimentari peggiori dei loro coetanei meno esposti al video e, in particolare, consumano molte più sostanze alcoliche, fumano di più e mangiano quotidianamente molti più snack e fuoripasto, che sono, insieme alla sedentarietà, tra le cause principali di sovrappeso e obesità infantile.

CORRIERE ADRIATICO
 
Un successo l’iniziativa dell’associazione Arcobaleno
Incontri sulle dipendenze.

SANT’ELPIDIO A MARE - Ultimo appuntamento lunedì sera con l’associazione Arcobaleno e gli incontri sulle dipendenze. Alla sede dell’associazione Angeli Custodi hanno partecipato il dottor Gianni Ciuti, responsabile della Comunità La speranza, ed Alessandro Ranieri, dell’Ambito sociale 20. Particolarmente attento e coinvolto il pubblico presente, che ha sollecitato gli ospiti con continue domande e curiosità, protraendo l’incontro fino a dopo la mezzanotte. Con ogni probabilità, in primavera saranno proposti nuovi appuntamenti, anche in considerazione dei dati preoccupanti emersi nel corso dell’ultima serata: S.Elpidio a Mare figurerebbe infatti tra i comuni del circondario con una netta crescita di dipendenze da droghe e alcool, e con un incremento di patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di stupefacenti.

LA PROVINCIA DI CREMONA
 
Il caso. L’accusa: ‘Si è rifiutato’, in aula parlano i medici e tutto si ribalta
Ha l’asma, niente alcol test Assolto: il fatto non sussiste.

di Giacomo Guglielmone L’accusa: aver guidato in stato di ebbrezza ed essersi rifiutato di sottoporsi al test con l’etilometro, ricorrendo ad artifici e raggiri. Cercando di fare il furbo, insomma. La richiesta del pubblico ministero: condanna a una pena pecuniaria (1.300 euro). Il giudice è stato di altro avviso: lo ha assolto; il fatto non sussiste perché lui, l’imputato, è affetto da una malattia cronica, una forma di asma, seria e comprovata, che davvero non gli permette di soffiare a sufficienza dentro l’etilometro. Si è chiuso così, ieri mattina in Tribunale, davanti al giudice Massimo Vacchiano, il procedimento intentato nei confronti di un 23enne che risiede nel Cremasco, Mario G., difeso dagli avvocati Simona Bracchi ed Erminio Mola. Il giovane è finito nei guai a seguito di quanto accaduto la notte dell’8 agosto 2004 nel corso di un controllo, sulla Paullese, della Polizia stradale. Sono le tre passate. Sull’auto condotta dal 23enne ci sono altri tre ragazzi, tutti reduci da una serata in discoteca e per locali. Hanno convenuto — così è emerso dalle testimonianze — che i trasportati possono alzare il gomito, chi guida no. Una volta fermata la vettura, gli agenti decidono di compiere il test su tutti gli occupanti. Quando tocca al 23enne lui spiega che ha difficoltà, ma gli agenti lo invitano ugualmente a soffiare. Quando tenta, il risultato è del tutto insufficiente. Il 23enne fatica, non riesce. Gli agenti non ci stanno e verbalizzano tutto (scatterà la decurtazione di 20 punti patente, dunque il ritiro). Da lì parte anche l’iter che condurrà al processo. Nel corso dell’udienza di ieri, i tre amici del 23enne hanno parlato di quest’ultimo come di una persona per nulla alterata al momento del controllo e riferito che la macchina, quella notte, funzionava a ‘singhiozzo’. Decisiva la testimonianza di due medici. Quello di base, che ha in cura il 23enne da tempo, ha parlato della sua patologia di vecchia data. Il medico legale ha riferito, a seguito dei test effettuati (spirometrìa), come la patologia cronica della quale è affetto il giovane determini un deficit resporatorio pari al 30 per cento. La pubblica accusa, a quanto è parso di capire, è decisamente orientata a ricorrere in Appello.



Giovedì, 24 Novembre 2005
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