Sabato 21 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa alcol e guida del 20 novembre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


VIRGILIO.IT
CALCIO/ INGHILTERRA:
FOTO-MESSAGGIO DI BEST: NON MORITE COME ME
L’ex stella si fa immortalare sul letto d’ospedale.
  

Roma, 20 nov. (Apcom) - "Non morite come me". Con questo messaggio George Best ha voluto che venisse pubblicata sul tabloid domenicale News of the World una sua foto sul letto dell’ospedale in cui è ricoverato da quasi due mesi per una serie di emorragie dovute all’abuso di alcool. Il messaggio dell’ex stella del Manchester United, le cui condizioni restano gravissime, è stato affidato all’ex compagno di squadra Phil Hughes. "Spero che la mia condizione serva ad avvertire gli altri", ha detto Best al suo amico.
Dolorante, pallido e con gli occhi scavati e lucidi: Best vuole questa foto e non una dei suoi tanti trionfi per lanciare un messaggio forte sui danni provocati dall’alcolismo. "Non è mai riuscito a sconfiggere l’alcool - ha detto Hughes - ma mi ha lasciato questo messaggio. Fare quella foto è stata la cosa più straziante della mia vita. Voleva che la gente lo vedesse e capisse i danni che può provocare l’alcolismo, e la sua famiglia ha acconsentito la foto venisse pubblicata". (*)
 
(*) Nota: in Italia vino, birra e altri alcolici portano alla tomba una persona ogni tredici minuti, in un contesto culturale di continua promozione al bere e di oscuramento e mistificazione dell’informazione scientifica ai cittadini sui rischi alcolcorrelati.
La costanza con cui portiamo avanti ogni giorno questa rassegna stampa ha le radici anche nei troppi funerali cui abbiamo presenziato, nelle immagini, impresse nel nostro cuore, degli occhi bagnati di lacrime dei familiari....

CORRIERE ADRIATICO
In aumento i reati, controlli rafforzati nel weekend
Abuso di alcol, è allarme .

FABRIANO - Prosegue l’attività delle forze dell’ordine finalizzata alla prevenzione di fenomeni negativi, spesso legati all’alcolismo o, quanto meno, a quella che è ormai diventata un’abitudine per molti giovani che, soprattutto nei fine settimana, abusano di birra, liquori e quant’altro, diventando poi anche aggressivi, fino a provocare episodi spiacevoli. E controlli a tappeto sono stai portati avanti pure in questi giorni, in modo particolare nel centro storico e nelle vicinanze di bar o esercizi pubblici simili. Carabinieri e polizia non abbassano la guardia di fronte a un fenomeno che in città e nelle realtà limitrofe si sta espandendo sempre di più. Le forze dell’ordine, per altro anche di recente, sono dovute intervenire spesso per sedare risse causate proprio dall’abuso di sostanze alcoliche.

IL MESSAGGERO
Il calo di consumi allarma i produttori d’Oltralpe: provano così a “riciclare” una parte della produzione
L’auto? Va forte col pieno di Bordeaux
Nei laboratori francesi si studia un eco-carburante a base di vino
di FRANCESCA PIERANTOZZI.

PARIGI - Un pieno di Bordeaux o di Saint Emilion doc: la sosta dal benzinaio potrebbe diventare presto un affare da sommelier. Depressi dal costante calo di consumo di vino a tavola, afflitti da un surplus di produzione che ormai intasa le cantine, i francesi stanno seriamente pensando di trasformare i loro migliori rossi e bianchi in volgare ma redditizia benzina. «E’ la prova della verità - ha detto qualche tempo fa Xavier Carreau, presidente della Federazione dei grandi vini di Bordeaux - Siamo pronti a portare i nostri stock alla distillazione per tentare di far risalire i prezzi». Nei laboratori, i ricercatori assecondano. «Abbiamo cominciato a studiare la fattibilità di un eco-carburante composto da alcol di vino» conferma Eric Bontemps, direttore di ricerca al prestigioso ICV, l’Istituto cooperativo del Vino. Non si è tirato indietro il senatore socialista Roland Courteau, potente difensore dell’industria del vino, che ha di recente convinto il ministro dell’agricoltura francese Dominique Busserau a creare una «commissione di studio» sulla «diversificazione dell’industria del vino». «Usare il surplus di vino come biocarburante mi sembra un’ottima idea» ha dichiarato Courteau, precisando che svariati paesi vicini e concorrenti stanno già portando avanti ricerche in questa direzione.
La distillazione del vino consente, in effetti, di estrarre etanolo che, addizionato alla benzina, può essere utilizzato come carburante. Per i veicoli normalmente in circolazione dagli anni Settanta la percentuale di etanolo non può superare il 10 per cento, ma per i nuovi veicoli policarburanti, la parte di etanolo potrebbe raggiungere anche l’85 per cento. In un futuro non molto lontano, una qualsiasi utilitaria potrebbe dunque «andare a Bordeaux» o «carburare a champagne».
La notizia non fa certo sorridere i patriottici intenditori francesi, che già gridano allo scandalo: versare un rosso doc in un serbatoio invece di mescerlo in un calice di cristallo, mai il vino francese era caduto così in basso. I numeri della crisi d’altra parte lasciano poco spazio all’orgoglio ferito: due milioni e mezzo di ettolitri di vino francese - quasi sempre doc - sono rimasti invenduti quest’anno. Soltanto nella zona più prestigiosa, quella delle vigne di Bordeaux, se non si procedesse con la distruzione ci sarebbero un milione di ettolitri di vino di gran qualità da vendere sottoprezzo: una catastrofe per l’economia e per l’immagine. «Con questo surplus potremmo essere in grado di produrre 40 milioni di litri di alcol potenzialmente utilizzabile in biocarburanti» ha dichiarato Eric Bontemps, aggiungendo che « perfezionando le tecniche di distillazione si potrebbe arrivare anche a quantità molto più importanti di alcol, procurando ai produttori di vino una nuova fonte di guadagno».

 
L’ADIGE
Cignini (Centro di Algologia) auspica interventi decisi dei sindaci per contrastare l’uso di vino e birra tra i giovani
Nel Perginese l’alcol “miete” molte patenti
Di ALBERTO PICCIONI.

PERGINE – L´Alta Valsugana è seconda solo al distretto di Fiemme e Fassa per numero di patenti ritirate in percentuale sul totale della popolazione: 2,65% su 48342 residenti nel 2004 (Fiemme e Fassa sono al 4,35% su 28266 abitanti). La media provinciale è del 2,13%. I dati sono stati forniti al convegno organizzato dai vari coordinamenti “Alcol e guida” promossi dall´Azienda Sanitaria venerdì pomeriggio a Riva del Garda. A Pergine Innocenzo Cignini è responsabile del centro di alcologia del distretto sanitario. Gli abbiamo domandato di spiegarci questo dato. «La percentuale si riferisce alle prime visite al centro di alcologia a persone cui è stata ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza: in totale sono state 128 le prime visite e 132 i controlli successivi. Noi scriviamo una relazione che deve essere valutata dalla commissione patenti che deve decidere se restituire il documento di guida». Servono queste visite per indurre le persone ad un cambiamento? «Nella maggioranza dei casi sì, anche se accade di rivedere persone trovate positive all´alcol test dalle forze dell´ordine per la seconda volta . In questo caso di solito proponiamo un percorso presso uno dei gruppi di auto mutuo aiuto dell´ACAT (*)». Il centro poi svolge tre incontri formativi all´anno sul problema alcol indirizzati a persone a cui è stata ritirata la patente. Il 23% del persone invitate si presenta agli incontri.
Durante il convegno di Riva è stato ribadito che i sindaci sono le prime autorità sanitarie di una zona. A Pergine c´è sensibilità su questo tema? «Sicuramente le amministrazioni, Pergine e Levico in particolare, ci stanno fornendo supporto anche materiale per le iniziative. Nel coordinamento “Alcol e guida” ci sono i due assessori competenti oltre alla presenza della polizia intercomunale. Ma la sensibilità di oggi si scontra con una situazione che andava affrontata prima. La prevenzione in tema di salute dovrebbe diventare una regola per tutte le amministrazioni comunali».
Come vedrebbe un intervento duro del sindaco, come una ordinanza che vieti un certo tipo di feste (happy hour, dove si paga una quota fissa e si beve finché si vuole – feste della birra) o un maggiore controllo sulla somministrazione di alcolici ai minori di 16 anni? «Ci dobbiamo arrivare se vogliamo seriamente arginare il fenomeno dell´uso di alcol tra i giovani. La proibizione e il rispetto della legge devono andare di pari passo con una maggiore sensibilizzazione con l´aiuto degli stessi giovani, come stiamo facendo nel coordinamento. Si dovrebbe arrivare a maggiori controlli soprattutto nei supermercati dove i ragazzi possono tranquillamente comprare bottiglioni di vino o superalcolici (**)».
Di simile avviso è l´assessore perginese alle politiche sociali e sanità Mara Carli «far rispettare le leggi già esistenti è doveroso, non credo però che un decreto del sindaco di divieto di un certo tipo di feste sia utile. Potrebbe produrre l´effetto contrario aggiungendo un senso di trasgressione ulteriore all´uso di alcolici. Il problema è di comunicazione: ci scontriamo con un mondo di adulti che propone “il bere sano” come modello. Ma è una contraddizione in termini: non esite un consumo di alcolici sano. L´alcol fa sempre male, soprattutto per i giovani. Questo messaggio deve arrivare chiaramente ai nostri ragazzi. Stiamo lavorando su più fronti e nei patti di zona proporremo dei gruppi di lavoro specifici su questo tema con la presenza dei diretti interessati: i giovani. Purtroppo in passato a Pergine si è fatto poco su questo versante e ora ne paghiamo le conseguenze.
 
(*) Nota: il Club degli Alcolisti in trattamento non si riconosce come “gruppo di auto mutuo aiuto”.
(**) Nota: la legge lo consente. In questo caso non è una questione di controlli, ma di una normativa assurda.

L’ADIGE
Picchia la convivente, arrestato .

Lui, Hyka Perparim, trent´anni anni cittadino albanese, residente in città in vicolo Tintori, è finito in manette ed è stato rinchiuso nella casa circondariale cittadina, a disposizione del magistrato, con l´accusa di lesioni gravi.
Lei, la sua giovane convivente, dopo essere stata ricoverata in ospedale e sottoposta ad accertamenti, ancora venerdì sera è stata portata in sala operatoria ed ha subito un delicato intervento chirurgico ad un occhio. La donna non versa in gravi condizioni, ma quello che più preoccupa è la prognosi, per ora riservata, relativa al pieno recupero della vista.
Si è concluso così, in maniera movimentata e drammatica, l´ennesimo episodio di ordinaria violenza dell´albanese nei confronti della sua compagna, che ha alle spalle un divorzio. Un pestaggio bestiale avvenuto in pieno centro città, nella frequentata piazza Nazario Sauro, venerdì sera poco dopo l´imbrunire.
Alcuni passanti hanno notato un uomo picchiare con una furia inaudita una donna, colpendola selvaggiamente con ripetuti pugni e schiaffi in pieno viso. Subito hanno segnalato telefonicamente l´episodio al centralino del commissariato cittadino.
Sul posto sono arrivate in pochi attimi due pantere della Volante della polizia di stato. Mentre veniva richiesto l´intervento di una autoambulanza di Trentino Emergenza, gli agenti faticavano non poco ad avere ragione dell´energumeno, reso ancora più irascibile e violento dagli effetti dell´alcol.
Gli uomini del 118 hanno soccorso la donna, che aveva il volto sanguinante e tumefatto, e l´hanno accompagnata al pronto soccorso per le prime cure. Qui i sanitari si sono subito resi conto della gravità delle ferite riportate ad un occhio ed hanno chiesto la consulenza specialistica di un oculista che ha ritenuto indifferibile un intervento chirurgico nel tentativo di salvare l´occhio colpito con violenza dai colpi sferrati dal convivente.
Nel frattempo Hyka Perparim veniva trasferito al commissariato di pubblica sicurezza e poco dopo entrava in carcere con una grave accusa sulle spalle. Gli agenti, che hanno sentito anche l´ex marito della donna, residente in Vallarsa, nel corso di successive indagini hanno accertato che non è la prima volta che l´albanese, specie quando è in preda ai fumi dell´alcol, picchia e maltratta la convivente che, fino all´episodio dell´altra sera, ha sempre subito le violenze dentro casa senza ribellarsi e denunciare l´uomo.
Fino al pestaggio pubblico dell´altra sera.

L’ARENA di Verona
ALLARME ALCOL
Dipendenti dalla birra.

Cocaina, ecstasy e anfetamine; ma anche eroina e cannabinoidi: Raffaele Ceravolo, direttore del dipartimento delle dipendenze dell’Ulss 22, conferma la situazione critica della zona del Garda, in particolare di Peschiera e basso lago, in termini di uso di sostanze stupefacenti e in un’età sempre più bassa.
«Nel triennio 1996-1998 dalla Prefettura ci sono stati segnalati 546 casi, di cui 260 solo dal lago; una tendenza che continua a trovare conferma», dice Ceravolo. «L’uso della cocaina si sta diffondendo a macchia d’olio: costa poco e non dà dipendenza fisica, come invece l’eroina, per cui non si pensa ai danni che fa. L’eroina resta come piattaforma, ma prima o poi tornerà ad essere usata per sedare gli effetti eccitanti di cocaina, ecstasy e anfetamine assunti per il desiderio di adeguarsi ai ritmi della vita o alle regole di appartenenza al gruppo».
L’età media in cui si inizia far uso di droghe è oggi quella della scuola media inferiore. «Il vero nucleo di passaggio resta, però, quello tra medie e superiori. Si inizia per mancanza di autostima e di modelli di riferimento alternativi: in fin dei conti i genitori spesso prendono pillole per superare il dolore o altri stati debilitanti. E in generale manca la conoscenza tra genitori e figli».
Alle droghe si associa spesso l’alcool e anche in questo caso la giovane età dei consumatori potrebbe influire sul dato regionale: da un punto di vista complessivo, il Veneto presenta un incremento, rispetto alla media nazionale, di persone assistite per alcooldipendenza; in questo contesto, proprio l’Ulss di Bussolengo si colloca al secondo posto, dopo Treviso, per l’assistenza a persone che abusano di birra.
«La commistione di stupefacenti e alcol richiede una risposta articolata; cerchiamo di fornirla attraverso il dipartimento e i suoi servizi: dalla rete alcologica alla consulenza ai genitori che chiedono consiglio e, ovviamente, con la presa in carico dei tossicodipendenti». E sul fronte dell’informazione l’Ulss 22 ha scelto di giocare la carta del sorriso. «Nelle scuole e nelle aziende che hanno aderito, abbiamo messo manifesti che veicolano il messaggio attraverso situazioni e slogan comici; abbiamo distribuito anche tremila schede per conoscere reazioni e commenti di chi li legge; l’obiettivo è riuscire ad essere sempre più efficaci nella sensibilizzazione a questo problema». (g.b.).

L’ARENA di Verona
Il comandante Giocondi crede nella prevenzione e ha disposto una serie di controlli durante i fine settimana per educare gli automobilisti
Alcol, la Stradale ritira 15 patenti
I provvedimenti sono scattati lungo la strada regionale tra Bussolengo e Peschiera
Di Alessandra Vaccari.

Al volante alticci. Il venerdì sera è quello che prelude al weekend, per chi il sabato e la domenica è libero. E spesso l’idea di non andare a lavorare il giorno dopo fa rompere le regole anche a chi solitamente le ha. Ecco perché la polizia stradale di Verona l’altra notte ha organizzato una serie di controlli: per evitare che gente ubriaca si mettesse poi al volante, mettendo in pericolo la propria vita, ma anche quella degli altri con comportamenti poco corretti.
Il servizio, cui ha partecipato anche comandante Daniele Giocondi, si è svolto lungo l’asse «caldo» della strada regionale 11, tra i comuni di Bussolengo e Peschiera.
La polstrada di Verona Sud è stata invece impegnata nei pressi del casello autostradale di Desenzano, che resta una delle cittadine del lago più gettonate nei fine settimana.
La polizia stradale è stata affiancata da un’ambulanza della Croce Rossa che ha fornito un valido supporto per l’accertamento della guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti.
Sono stati impegnate sette pattuglie dotate di ufficio mobile, telelaser, etilometro e pronto intervento per gli incidenti stradali.
Sono stati controllati con etilometro 40 conducenti e sono state ritirate 15 patenti per guida in stato d’ebbrezza alcolica. Gli agenti hanno inoltre contestato violazioni legate all’eccesso di velocità e al mancato uso delle cinture di sicurezza.
Il tasso etilico di chi era al volante è andato da un minimo di 0.57 di alcol nel sangue a un massimo di 1.85. Eppure da sempre la polizia stradale raccomanda di non mettersi al volante se si è bevuto. Gli stessi gestori di discoteche avevano aderito l’iniziativa di offrire l’ingresso a chi nel gruppo avrebbe evitato di bere la sera per poi guidare l’auto verso il rientro. Consigli che spesso vengono disattesi, non rendendosi conto che alle volte anche se si ha l’impressione di essere sobri si hanno i riflessi rallentati, le reazioni non pronte, così come la non consapevolezza del pericolo.
Il comandante Giocondi, alla polstrada veronese da alcuni mesi, punta molto sui risultati ottenuti con questo genere di controlli e infatti nel corso dell’intera nottata non si è registrato alcun incidente lungo l’intera arteria sottoposta a vigilanza per cui i servizi verranno messi in atto regolarmente, ma non a scadenza fissa proprio per evitare che possano essere elusi nelle varie arterie che attraversano la nostra provincia.

IL MESSAGGERO
ABBANDONATA DAL MARITO CHE HA SALVATO DALL’ALCOL
di MAURIZIO COSTANZO .

QUESTA di oggi è la storia di un sacrificio, di un sacrificio lungo, silenzioso e, come spesso accade, non riconosciuto. A scrivermi è Ilda, oggi 45enne, residente in una città del centro Italia, sposata ormai da quasi 25 anni con Roberto, oggi 53enne, rappresentante di commercio. Ho detto una storia di sacrificio e ho usato una parola fra le meno frequenti nel linguaggio di oggi. Eppure Ilda, quando scelse di essere accanto a Roberto, non intuiva davvero che si sarebbe avviata lungo una strada di sacrificio e di sofferenza. Mi è arrivata questa e-mail: «Lei, Signor Costanzo, da qualche anno la domenica mattina su “Il Messaggero” (è il mio giornale, sono romana anche se vivo in un’altra regione) racconta storie che parlano d’amore, dell’amore classico, di quello che viene riconosciuto come Amore. In realtà esistono altri amori, anche quelli che non comportano carezze, affettuosità, baci, abbracci e sesso ma lacrime, sacrificio e dedizione. Dopo pochi anni che eravamo sposati Roberto ed io, mi accorsi che mio marito aveva una inclinazione al bere. Provai a domandarmi quale fosse il motivo che lo aveva lentamente spinto verso l’alcol ma onestamente non ne trovai. Il lavoro andava bene, i nostri rapporti pure e il figlio di 4 anni ci dava soddisfazioni e divertimento. Ne parlai con Roberto, lui minimizzò ed io pensai di non essere ossessiva ma di stare con gli occhi aperti. Purtroppo è sempre così: chi beve, come chi coltiva altre trasgressioni, è portato a negare, a nascondersi e, via via che prova un senso di vergogna per quello che sta facendo e che in realtà non dovrebbe fare, si sottrae agli amici e alla famiglia sempre più frequentemente. Si nasconde, insomma, come faceva Roberto. Signor Costanzo, mi creda: sono trascorsi otto anni e di questi gli ultimi tre sono stati terribili. Non esito a dire che ho vissuto ininterrottamente umiliazioni, mortificazioni, migliaia di bugie. Per non dire del lavoro continuamente perso in quanto via via le ditte, per le quali Roberto era rappresentante di commercio, disdicevano i contratti per la sua inaffidabilità. Non ci volle tempo perché si ritrovasse senza lavoro. Di nostro figlio prese ad occuparsi sua madre ed io con qualche difficoltà trovai un lavoretto come commessa in un grande magazzino. Non rappresentava il massimo dei miei desideri, non pensavo di fare quel lavoro ma lo ritenni una grazia perché ci consentiva di vivere. Mi hanno raccontato che gli alcolisti hanno una crisi più forte delle altre ed infatti Roberto andò in coma diabetico, venne trasportato, ormai a rischio di vita, in ospedale e si salvò per l’intuizione e la tempestività dei medici del Pronto Soccorso. Quando si riprese, mio marito fece l’ennesimo giuramento che tutto sarebbe tornato come prima e lui non avrebbe più bevuto ma questa volta, incredibile, era vero. Infatti prese a frequentare una associazione di Alcolisti Anonimi in città. Non finirò mai di ringraziare i componenti del gruppo per come hanno dimostrato di aiutare realmente Roberto».
Vi avevo detto: una storia di dolore, come tante, come sempre quando è l’alcol a fare da padrone. Ha ragione Ilda a lodare gli Alcolisti Anonimi. Ho avuto occasione di conoscere più persone salvate dall’alcol grazie a questa terapia di gruppo.
Torniamo al racconto di Ilda. «Mese dopo mese Roberto riacquistò lucidità, la piena consapevolezza di quanto era accaduto e lo vidi tornare ad esercitare la volontà così a lungo latitante. Grazie al suo nuovo stato psicofisico Roberto cominciò a progettare. Parlava di un nuovo lavoro, parlava di un viaggio che voleva regalarmi come ringraziamento per la pazienza di questi anni. E’ vero: se avessi avuto un altro atteggiamento, probabilmente non avrei evitato il peggio, non avrei accompagnato Roberto, mano nella mano, dagli Alcolisti Anonimi. Però, via via che lo sentivo parlare e progettare, capivo che le sue parole ottimistiche e il futuro che andava disegnando non mi appartenevano. Avvertivo in me freddezza, lontananza, distacco. Non ci volle molto a capire che, forse per le troppe mortificazioni e umiliazioni subite, malgrado avessi collaborato a salvarlo, io Roberto non lo amavo più. Ho riflettuto a lungo se dirglielo o non dirglielo. Ho pensato ad un certo momento che se avessi fatto le valigie e lo avessi lasciato per lui sarebbe stato un colpo terribile, significava ributtarlo nell’alcolismo più disperato. Ancora una volta ho fatto un sacrificio, ho persino finto, con qualche sorriso, che mi interessavano quei viaggi e quei progetti. Mese dopo mese, Roberto è stato sempre meglio, ha ripreso il suo lavoro di rappresentante di commercio, riconquistando in poche settimane i clienti che a lungo aveva trascurato. Un Roberto allegro, rinato, che si comprò a rate anche una macchina nuova per dare definitivamente il senso della pagina voltata. Poi un giorno la pagina la voltò in maniera definitiva e mi disse, senza star lì a pensarci su, che voleva ricominciare a vivere del tutto. Che gli dispiaceva molto per me e per nostro figlio, ma aveva incontrato una donna affascinante con la quale pensava di vivere il “Roberto due”. Aggiunse anche che il volto della sconosciuta gli dava allegria e che i miei occhi gli ricordavano il dolore di anni lunghissimi e sofferti. Crocerossina fino in fondo, stupida fino in fondo...».
Cara Ilda, è straordinario il modo asciutto con il quale mi ha raccontato la sua storia drammatica a tutti gli effetti. Mi complimento con lei e le faccio molti auguri nella consapevolezza che non le sarà agevole concedersi ad un nuovo sentimento.

CORRIERE ADRIATICO
Giovane aggredisce due poliziotti
Finisce in manette per la festa rumorosa.

FANO - Una festa un po’ troppo chiassosa che si è risolta con l’arresto per il padrone di casa. E’ quello che è avvenuto nella notte tra venerdì e sabato, in una via traversa tra Corso Matteotti e Piazza Amiani, in pieno centro storico.
Un giovane inglese di 21 anni che vive e lavora a Fano aveva deciso di animare la serata del venerdì invitando alcuni amici nella propria casa, per una festa all’insegna di birra e musica. Peccato che i festeggiamenti si siano protratti fino a tarda notte svegliando tutto il vicinato.
Intorno alle 3 di notte i residenti, stanchi della musica troppo alta, hanno deciso di chiedere l’intervento della polizia. Intanto uno di loro, un fanese di 30 anni, è sceso in strada per protestare direttamente con il padrone di casa. Il ragazzo si è presentato un po’ “alticcio” e fuori di sé aggredendo il malcapitato: ne è venuta fuori una colluttazione. E i due agenti della volante accorsi hanno fatto appena in tempo ad arrivare per evitare che la lite degenerasse in una vera e propria rissa.
Infatti, il ventunenne inglese, in preda ai fumi dell’alcol, stava fronteggiando il ragazzo fanese, la cui sola colpa era stata quella di protestare per il troppo rumore. Gli agenti del commissariato di Fano hanno tentato di calmare il giovane, che al contrario ha dato in escandescenza inveendo contro gli uomini della polizia e aggredendoli fisicamente.
Il ventunenne è stato così arrestato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale. I poveri agenti, nello scontro, hanno riportato diverse escoriazioni che si sono fatti medicare al pronto soccorso del Santa Croce. Per loro una prognosi di alcuni giorni.
L’accaduto solleva ancora una volta il problema delle notti inquiete a Fano, caratterizzate da schiamazzi, episodi di teppismo e di microcriminalità, che sembrano aver subito un’impennata negli ultimi tempi. Per garantire la sicurezza notturna le forze dell’ordine sono chiamate a controlli più capillari sul territorio, specialmente nelle zone considerate più a rischio, nel tentativo di prevenire e reprimere eventuali reati. Proprio qualche notte fa gli uomini del commissariato di polizia avevano perlustrando di notte i quartieri di Sant’Orso, Vallato e San Lazzaro arrestando un clandestino sospettato di voler mettere a segno furti.

IL MATTINO (Benevento)
PAROLISE. UNA STORIA DI ABUSI E PERCOSSE
Lega la moglie al termosifone, denunciato per violenza
GIAN PIETRO FIORE.

Per mesi ha violentato la moglie, legandola con una corda al termosifone di casa e picchiandola brutalmente sotto gli occhi dei due figli minorenni. Sulla vicenda la procura della repubblica di Avellino ha avviato un’inchiesta che ha portato alla luce una storia drammatica, verificatosi a Parolise. L’uomo, F. I., operaio di 52 anni, è stato denunciato per violenza carnale, maltrattamenti in famiglia, percosse, lesioni e sequestro di persona. Testimoni dell’agghiacciante storia i due figli minorenni della coppia, di 16 e 17 anni, che hanno raccontato agli inquirenti ogni particolare. Una vicenda torbida che è durata diversi mesi, e che ha visto la donna al centro di morbose e violente attenzioni da parte del marito. La signora veniva spesso e volentieri legata al collo con una corda e lasciata per ore per terra accanto al termosifone. Con frequenza l’uomo, in preda a veri e propri raptus, la malmenava fino a rendere neccessarie le cure dei sanitari del pronto soccorso Moscati di Avellino. I medici del nosocomio avellinese le hanno riscontrato lesioni e contusioni in varie parti del corpo. L’hanno dimessa sempre con prognosi di almeno venti giorni. Nella dettagliata denuncia si fa riferimento anche a diverse occasioni in cui il marito, pur sapendo che la donna era astemia, la costringeva ad ingerire grandi quantità di alcool e farmaci, per violentarla. Una storia drammatica che, attraverso le meticolose indagini dell’ispettore Claudio Nazzaro, ora può dirsi conclusa. La donna ed i figli, dopo diversi tentativi, sono riusciti a scappare dalla casa di campagna di Parolise e si sono rifuggiati in una località segreta, ponendo fine all’incubo. La drammatica storia ore è al vaglio della magistratura, che nelle prossime settimane potrebbe adottare dei provvedimenti giudiziari nei confronti di F.I...



Lunedì, 21 Novembre 2005
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK