RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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VITA
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Salsomaggiore
Terme ospita il 14° Congresso Nazionale dei Club degli Alcolisti
in Trattamento |
ASAPS |
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40% i controlli + 21% i positivi. Nei fine settimana quasi una macchina
su 5 che incontriamo è condotta da un conducente in stato di ebbrezza.
Circa il 30% degli incidenti gravi sono alcolcorrelati.
Anche nel 2004 l’impegno delle forze di Polizia per contrastare il fenomeno della guida in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di stupefacenti, non è mancato, + 40% i controlli e + 21% i positivi individuati. Il fenomeno nel suo complesso rappresenta però un’emergenza i cui esatti contorni non sono ancora ben definiti. Secondo stime dell’Istituto Superiore di Sanità, almeno il 30% degli incidenti gravi è alcolcorrelato. Come dice al Centuaro il dr.Franco Taggi dell’ISSS: "oltre al milione di alcolisti e ai tre milioni di bevitori eccessivi (stimati dalla SIA, Società Italiana di Alcologia), nel nostro paese, come in altri, l’uso di sostanze stupefacenti ha preso una brutta piega. In particolare, la cocaina sembra dilagare tra giovani e giovanissimi. A peggiorare le cose, poi, c’è il fatto che queste sostanze vengono assunte in genere insieme ad alcol: e questo rende il tutto più pericoloso, sia per la salute (la cocaina, ad esempio, è micidiale per il sistema cardiocircolatorio, specie se associata all’alcol) che per la guida. Alcol e droghe sono i fattori più negativi per la sicurezza stradale: volendo azzardare una stima (visto che dati di valenza nazionale non ce ne sono), non si esagera dicendo che un incidente grave o mortale su tre è determinato dalla guida sotto l’influenza di queste sostanze. Il loro effetto, sommato a quello dell’alcol, rende ancora più fosco il quadro." Forte il contributo della riforma della legge 214/2003, anche per la possibilità di sottoporre ad accertamenti a campione tutti i conducenti, che ha determinato un significativo aumento dei controlli realizzati nel 2003 e nel 2004. E’ infatti emerso che la percentuale di persone che guidano in stato di ebbrezza è più elevata di quella che si riteneva in passato. Nel 2005, la sola Polizia Stradale ha accertato che circa il 10% dei conducenti controllati guidava in stato di ebbrezza ed il dato, pur allarmante, si riferisce alla sola viabilità extraurbana. Nelle notti del fine settimane le positività ai controlli sono circa il 18%, con punte del 25%, nelle fasce d’età degli ultra trentenni nell’orario che va dalle 02 alle 06. Rimane comunque soprattutto tra i giovani, il forte aumento della propensione al consumo di alcol, (pericolosissimo per i ragazzi anche in quantità modeste) e di sostanze stupefacenti. Tutto questo rappresenta, perciò, una situazione molto grave che richiede interventi incisivi e mirati. A fronte di tale situazione, le sanzioni penali attualmente previste dagli artt.186 e 187 CDS per chi si pone alla guida di un veicolo in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’effetto di stupefacenti, non risultano adeguate alla reale gravità del fenomeno e, perciò, non svolgono più un’efficace azione deterrente. Per comprendere tale effettiva inadeguatezza, basti pensare che tali comportamenti, che compromettono in modo molto grave la sicurezza stradale sono oggi puniti assai meno pesantemente di chi abbandona un animale, anche se questo non è pericoloso. Per garantire una maggiore efficacia alle disposizioni degli art 186 e 187 del Codice della Strada, è stata approvata dal Senato una modifica che interviene su quelle norme in modo significativo soprattutto per quanto riguarda i seguenti aspetti: a) aumento delle sanzioni penali per guida in stato di ebbrezza alcolica ovvero sotto l’effetto di stupefacenti. b) La pena è ulteriormente aggravata quando tale condotta illecita abbia provocato un incidente stradale. Nei casi in cui dalla guida in stato di ebbrezza alcolica sia derivato un incidente stradale è stata prevista una diversa qualificazione del reato ed una differente graduazione delle sanzioni penali in funzione dell’entità dei danni prodotti. Infatti: - viene conservata la natura di reato contravvenzionale, con la pena dell’arresto congiunta ad una pena pecuniaria, nei casi in cui dalla condotta illecita non derivi un incidente senza conseguenze alle persone; - viene invece attribuita la natura di delitto (concorrente con quelli di lesioni colpose ovvero omicidio colposo) con la sanzione della reclusione fino ad un anno, quando dal comportamento del conducente deriva un incidente stradale. Per tutte queste ipotesi criminose, alla sanzione accessoria della sospensione della patente – adeguatamente potenziata nella durata – si è aggiunta anche la misura di sicurezza patrimoniale della confisca del veicolo che, in funzione della reale gravità degli illeciti di cui trattasi e della necessità che i responsabili degli illeciti stessi siano privati, in concreto, della possibilità di continuare a commetterli, contribuisce a meglio tutelare gli interessi protetti. La sanzione della confisca, che segue le norme del codice penale, rappresenta, peraltro, una specificazione del più generale principio, sancito dall’art 240 cp, secondo cui il giudice può sempre disporre la misura per le cose che servirono o furono destinate a commettere un reato. Per consentire una migliore valutazione delle condotte criminali in questione, la competenza a giudicare dei reati di cui trattasi è stata attribuita al Tribunale, come, del resto, era già stato previsto dalla L 214/2003. Per offrire una migliore deterrenza alle sanzioni previste dalle norme, si è previsto che, in caso di sentenza di condanna a pena su richiesta delle parti, siano esclusi alcuni degli effetti che caratterizzano tale istituto previsto dagli articoli 444 e seguenti del codice di procedura penale. In particolare è stato escluso che la sentenza pronunciata con questo rito escluda l’applicazione delle pene accessorie e delle misure di sicurezza. c) equiparazione delle sanzioni e delle misure cautelari per il rifiuto di sottoporsi ad accertamento a quelle previste per l’accertamento della condotta illecita. Come era già stato fatto dalla L 214/2003, in caso di rifiuto di sottoporsi ad accertamenti finalizzati alla verifica del tasso alcolemico nel sangue, è stata previsto che siano applicate le stesse sanzioni e misure cautelari previste per chi è stato sorpreso a guidare in stato di ebbrezza. In particolare, con la modifica prevista al comma 7, si è previsto che il conducente che rifiuta di sottoporsi ad un controllo con l’etilometro possa essere sottoposto alla visita medica di revisione di cui al comma 8. L’Asaps auspica che la Camera dei Deputati confermi le modifiche approvate dal Senato, per consentire una spinta decisiva al contrasto dell’alcol alla guida che ci allinei, finalmente, agli altri Paesi europei. Giordano Biserni Presidente Asaps. |
ASAPS |
Si
è svolta martedì 25 ottobre alle ore 11 nella sala delle
conferenze del CIDE - via 4 novembre nr.149 a Roma, la presentazione
ufficiale dell’iniziativa: |
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RIVOLTA
D’ADDA— Promozione con il massimo dei voti per il teatro sociale
dell’Associazione L’Approdo e del gruppo Provvisoriamente
Maggengo di Rivolta d’Adda. Il progetto, condotto dai responsabili
Giorgio Cerizza e Fausto Lazzari, lavora alla cura del disagio e delle
dipendenze da alcol attraverso l’arte e l’espressività
teatrale, in collaborazione con i reparti di alcologia degli ospedali
di Rivolta e di Crema. Ed evidentemente lo fa davvero bene, tanto da
meritarsi un’approfondita citazione nel libro Il teatro sociale,
scritto da Claudio Bernardi per la Carocci Editore. Un paragrafo intero,
in cui l’attività del gruppo di Rivolta è assunta
a modello per chi volesse intraprendere simili esperimenti. E’
la nuova frontiera del teatro: superare i propri disagi salendo su un
palco, parlandone e recitando. ‘Il caso di Rivolta d’Adda
— si legge in apertura del paragrafo — si presenta come ottimo
esempio di teatro sociale, sia per il modello di paternariato fra operatori
teatrali, associazioni di volontariato, istituzioni, sia per il programma
d’intervento che comprende le tre grandi aree di drammaturgia sociale
raccomandate, vale a dire il laboratorio, lo spettacolo, il rituale’.(s.g.). |
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IVREA
- "Volevo solo spaventarli; mi stavano disturbando". Ripete
la stessa frase da ieri sera Benito Dabellani, 70 anni, il pensionato
che ha sparato quattro colpi di fucile contro un gruppetto di ragazzi
che avevano suonato alla sua porta la notte di Halloween. "Dolcetto
o scherzetto?", gli avevano chiesto e lui ha imbracciato il fucile
e ha fatto fuoco. Ha colpito Matteo e Marco, entrambi di 14 anni: ha bucato
loro i polmoni e, uno, forse, perderà la vista da un’occhio.
In paese, a Chiaverano, 2.300 anime in provincia di Torino, dicono che quel vecchio è un tipo solitario, rancoroso e anche un ubriacone, ma chi lo conosce sa bene che quei modi così scontrosi hanno messo radici nel suo cuore dopo la morte della figlia, dieci anni fa. Mariangela aveva 28 anni; era una tossicodipendente: un barista la uccise a Vercelli perchè non aveva pagato il conto. (*) "Da allora - racconta una vicina di casa - quell’uomo non è stato più lui. Si è chiuso nella sua casa e ha tagliato con i compaesani. Raccontava che la gente lo prendeva in giro; diceva che un ragazzino gli buttava i sassi nel giardino. Era esasperato: ieri sera gli sono saltati i nervi e ha sparato". Quattro colpi di fucile caricato a pallini, esplosi sui ragazzini, senza mirare, accecato dalla rabbia, "solo per spaventarli". "Purtroppo - ha spiegato stamani Giuseppe Gulino, assistente della direzione sanitaria dell’ospedale di Ivrea dove Marco e Matteo sono ricoverati - hanno danni ai polmoni. Matteo è stato colpito solo di striscio, Marco invece ha un polmone bucato. Ma non è questa la maggiore preoccupazione: sono gli occhi e il numero elevato di pallini che hanno colpito i due ragazzi dalla testa fino al torace il problema principale. Matteo - ha proseguito il medico - ha il globo oculare compromesso e rischia di perdere la vista". Il procuratore ha deciso di inquisire il pensionato per tentato omicidio; è stato sequestrato il fucile usato per sparare sui ragazzini e un’altra carabina ad aria compressa detenuta in casa: "Non capisco perché siano venuti a rovistarmi tra i cassetti. Ho il porto d’armi, me l’hanno rinnovato proprio l’anno scorso. Sono entrati in casa mia, hanno gettato dei petardi nel giardino e io gli ho sparato contro, ma non volevo far male a nessuno". Ezio, il padre di uno dei ragazzini feriti, non vuole vendetta. Ammette che il figlio e i suoi amici hanno usato dei petardi nel giardino di casa del pensionato, "ma era solo un gioco". Parla con calma ma la voce tradisce la preoccupazione: "Marco è un ragazzo serio, non va in giro a dar fastidio e non ha mai disturbato prima quel pensionato. Spero solo che venga fuori bene da questa vicenda. Gli ho parlato: ha ammesso di aver tirato qualche petardo contro quel pensionato, ma era un gioco da ragazzi. Nulla di più". (*) Nota: non è forse possibile stabilire un preciso rapporto di causa (alcol) ed effetto (violenza) in vicende come queste. Ma possiamo immaginare come forse sarebbe stata diversa la vita di queste persone senza la presenza dell’alcol. |
IL
MESSAGGERO |
Notte
di Halloween o notte delle streghe, comunque notte "sinistra".
Non le fattucchiere, né i maghi, tantomeno le gli spiriti delle
tenebre, i protagonisti della lugubre notte perugina, ma le bande "border
line" e gli incidenti stradali. Dai bar ai pub, dalle discoteche
ai ristoranti, dai night alle vie del centro storico schiere di gente
in festa, musiche, banchetti e pattuglie delle forze dell’ordine
che hanno vigilato sulla kermesse. E’ la festa di Ognissanti che nella
tradizione anglosassone diventa un’occasione spiritesca e goliardica alla
maniera dei celtici.
La notte misteriosa e tetra sembra poter contenere l’insolito via vai di giovani e curiosi "fantasmi truccati" ma, quando le tenebre fanno spazio alle prime luci del giorno, si tirano le somme della lunga festa ormai risucchiata dal buio. Non tutto è andato liscio. Per esempio un’auto è finita contro i pali della segnaletica lungo via XX Settembre, una macchina uscita fuori strada e schiantata contro un muro in via Orazio Antinori, un altro incidente a Pretola. Non è tutto: gruppi di giovani un po’ alticci a bordo di auto troppo veloci lungo le carreggiate buie. Ancora: liti e confronti un po’ pesanti tra gruppi di ragazzi che hanno deciso di festeggiare la notte delle streghe sfoggiando il meglio della loro ira e il peggio della loro idea di divertimento. Qualcuno - stando ai racconti di chi a diverso titolo è stato protagonista della notte della zucca vuota - avrebbe persino brandito il coltello all’uscita della discoteca, anche se gli attenti controlli dei carabinieri hanno dato esito negativo. Insomma c’è chi si prepara per questa ricorrenza fin dalle prime ore del pomeriggio rovistando negli armadi alla ricerca di trucchi, costumi, maschere, e a caccia dell’oggetto più terrificante o del decoro più orrido da sfoggiare, miscelando il tutto con una dose di buon umore per affrontare la notte dei misteri, e chi invece ne approfitta della mischia tenebrosa per avviare a lugubri danze intrise di sfrenatezza e desiderio di strafare. Così succede che il divertimento superi i limiti. Come il caso che si è verificato lungo la E45, la strada del ritorno verso casa, il simbolo dell’happy end, è un crocevia di giovani che giocano a fare gli smargiassi. Spesso, non volendo, sulla via di casa si incontrano gruppi di ragazzi provenienti da Roma, da Napoli e da altre città, in preda all’effetto di qualche sostanza e di alcool pronti a fare razzie di quanto incontrano sulla loro rotta. Mentre il "dolcetto scherzetto" aspetta fino alle sette del mattino: «Il venerdì e il sabato sera - racconta Rosanna Stefanelli, dipendente del ristorante-bar Le Querce, sulla E45, più volte preso d’assedio dai gruppi della notte - dobbiamo assumere dei buttafuori per difenderci dall’assalto di comitive fuori di testa. Nel passato più volte sono riusciti ad entrare e a consumare senza pagare ma, l’altra mattina non ce l’hanno fatta. Siamo riusciti a trattenerli fuori, dicendo che il bar era chiuso, come tra l’altro facciamo spesso, scontando però il rischio di vedersi presi a calci e a pugni le vetrine e le porte di ingresso. Abbiamo chiamato le forze dell’ordine per dissuaderli e mandarli via e così è stato». Controlli serrati dei carabinieri davanti alle discoteche della zona. I controlli hanno dati esito negativo. Con la maggioranza dei tifosi do Halloween che si sono divertiti rimanendo dentro alle regole. |
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Mantova.
Nella notte di Halloween, quella tra il 31 ottobre e il 1 novembre, una
dozzina di ragazzi sono stati soccorsi al pronto soccorso dell’ospedale
Carlo Poma per aver alzato il gomito esagerando con l’alcool. Il
caso più grave è quello di una giovane minorenne di 16 anni,
ricoverata per un grave stato di ubriachezza nel reparto di pediatria.
Un altro ragazzo, 25enne, è stato ricoverato in coma etilico in
Medicina d’urgenza.
Una notte dunque alquanto movimentata al pronto soccorso dell’ospedale di Mantova che, a detta del personale sanitario, ha rilevato un numero di presenze in sala d’attesa maggiore rispetto a quello della notte dell’ultimo dell’anno. |
IL
MESSAGGERO |
Un
dovere dettato dal codice e dai regolamenti ma anche un enorme business
per il comune, questo sia ben chiaro. Avventurarsi in automobile nei dintorni
di Campo de’ Fiori equivale a precipitarsi volontariamente in un girone
dantesco. Per trovare un parcheggio al riparo da multe spesso si impiegano
due ore. Ma chi me lo fa fare, di ritornarci ogni sera da quindici anni?
E chi glielo fa fare, alle altre centinaia di ragazzi che ogni sera vengono
qui? |
IL
GAZZETTINO (Padova) |
E
che all’ultimo anno delle scuole medie superiori l’11% degli studenti
ha provato la polvere bianca, Padova si colloca ai primi posti.
Se poi si pensa che nel circuito tra il bronx della Stanga e il resto della città, il centro storico è animato da quell’altro fenomeno del "popolo degli spritz", con centinaia di giovani che ingurgitano quantità industriali di alcolici e superalcolici ("bombe" pericolose già di per sé, ma ancora più nocive se si mescolano in un supercocktail con le droghe di cui sopra) il quadro è completo. Anche perché di fronte a tutto ciò la risposta è desolante, gli interventi delle autorità sono a un livello di poco superiore allo zero, tranne qualche sporadica iniziativa che non incide minimamente per cambiare in meglio la situazione, ma che serve come specchietto per le allodole per illudere l’opinione pubblica. Negli ultimi vent’anni a Padova ci sono stati infiniti comitati di studio, protocolli d’intesa, tavoli di concertazione e quant’altro, in cui sono defluiti oceani di parole, di promesse, di solenni dichiarazioni, che si sono puntualmente dispersi nel vento come le sentenze della mitica Sibilla. Il tutto nell’ambito dell’ipocrisia più assoluta, di indecisioni, di distinguo degni del miglior Azzeccagarbugli, con una serie di connivenze tra autorità senza coraggio (per non scontentare nessuno muovendo qualche pedina), opinione pubblica e famiglie, pronte a negare l’evidenza per paura di scoprire che i loro amati usano e abusano di tutto e di più, come del resto ormai fanno allegramente anche gli adulti. Prendere provvedimenti che abbiano il sentore di mettere ordine? Non se ne parla nemmeno, in nome di una stupida e criminale miopia, di un permissivismo totale e di un ipergarantismo criminale che difende a spada tratta la "libertà". Al massimo si cerca di non far vedere all’ospite e al turista un quadro negativo, ed ecco la proposta di spostare il "popolo degli spritz" in altre zone della città meno appariscenti o di distribuire nei vari quartieri quelli che eufemisticamente si chiamano "punti e momenti di aggregazione e di socializzazione", naturalmente con la distribuzione degli spritz, che sembrano essere diventati il pane quotidiano, visto che a Padova nascono sempre nuovi locali di questo tipo e molti bar tradizionali cambiano parzialmente i loro connotati con le proposte "dell’ora degli spritz", che dura praticamente tutto il giorno. Parlare di prevenzione per cambiare gli atteggiamenti? Oppure più semplicemente di "educazione civica di base", per far capire che è per lo meno da incivili "lordare" (come si diceva una volta) ciò che è pubblico? Non se ne parla nemmeno, soprattutto perché vorrebbe dire coinvolgerci tutti in presa diretta e costringerci a interrogarci a fondo e senza ipocrisie su quelli che sono i nostri veri valori di vita, con la paura di dover ammettere che sono proprio questi la causa primaria del male di vivere contemporaneo. Giuseppe Iori. |
IL
GAZZETTINO (Treviso) |
Un
altro intervento delle Volanti della Questura, altri sei identificati
e denunciati, un’altra rissa tra extracomunitari. O meglio, l’ennesima
della serie tra extracomunitari, anche se nell’ultima settimana se ne
sono registrate due anche tra studenti italiani e cinesi e appartenenti
a Forza Nuova e stranieri.
Questa volta l’intervento è stato eseguito alle 14 di lunedì in via Roma, tra un gruppo di albanesi e uno di africani che dopo una lite non si sa in che lingua - si sono picchiati di santa ragione finchè la gente che assisteva ha chiesto l’intervento della Questura. Sei i ragazzi che sono stati portati in ufficio dalle Volanti, riconosciuti e denunciati. I tre africani sono cittadini del Burkina Faso e della Costa d’Avorio. Il timore è che gli scontri - di cui spesso è impossibile comprendere i motivi scatenanti - possano dare adito a faide che si trascinano e che magari potrebbero degenerare in futuro; la preoccupazione è rivolta anche ai locali notturni in cui - causa l’alcool - è anche più facile che gli animi si riscaldino. In piazza Pola, tre giorni fa, era stata una questione un po’ più grave (anche se poi non si è proceduto per questioni a sfondo razziale): gli italiani non volevano che degli stranieri si aggirassero poco rispettosamente di fronte alla fontana che ricorda le vittime delle foibe. Botte da orbi per motivi futili come il troppo vino e le ragazze , anche alle fiere di San Luca, nello scorso week end quando due gruppetti di visitatori delle Fiere se le sono date di santa ragione per i consueti apprezzamenti indesiderati: questa volta però i protagoinisti erano trevigiani contro un marito sudafricano. Un’altra maxi rissa si era verificata a Maser nella notte tra domenica e lunedì scorso davanti al locale "El Caribe" gestito da una domenicana e situato nello stesso stabile occupato dal ristorante - trattoria "All’Ostricaro". Quella sera sono stati protagonisti sette albanesi contro un numero imprecisato di sud americani. A riportare la peggio sono stati i primi, sei dei quali sono stati costretti a ricorrere alle cure del pronto soccorso dell’ospedale di Montebelluna per profonde ferite da taglio riportate all’addome, alla schiena ed in varie parti del corpo. I sette albanesi sono stati arrestati per rissa aggravata: la direttissima sarà oggi in Tribunale. |
IL
GAZZETTINO (Vicenza) |
(m.a.)
Vecchi rancori che il tempo non ha saputo cancellare e che ha trasformato
in una vendetta preannunciata giorno dopo giorno, consumata in pochi attimi
fra calci, pugni, spintoni, insulti: fino a sfiorare la tragedia in punta
di coltello. Una ripicca per uno sgarbo subito un anno fa. Sarebbe questo il futile motivo alla base della maxirissa multietnica scoppiata alla vigilia di Ognissanti, poco dopo le 22, in pieno centro ad Arzignano, complice anche l’abuso di bevande alcoliche. Da quanto si è potuto ricostruire, protagonisti della furibonda lite due fazioni di extracomunitari: da una parte gli aggressori indiani, dall’altra gli aggrediti albanesi.Uno scontro violento che poteva avere conseguenze drammatiche quando in mano a qualcuno degli assalitori è spuntata un pugnale che ha colpito due volte: i feriti sono entrambi originari del paese delle Aquile, ricoverati in ospedale al Cacciavillan, uno guarirà in 30 giorni, l’altro minorenne in 15. A riportare la calma fra le bancarelle allestite in piazza Marconi, in occasione della festa per i defunti, sono stati i carabinieri chiamati sul posto da alcuni testimoni spaventati a morte dalla piega che stava prendendo quella che in premessa sembrava un litigio come tanti fra stranieri. Nessun arresto e nemmeno nessun fermo. Almeno per ora. Identificati però quattro indiani che sono ricercati. I militari della Compagnia di Valdagno, agli ordini del capitano Andrea Massari, nella notte hanno una decina di persone e in settimana ne convocheranno una ventina, anche italiani che si sono resi disponibili a portare la loro testimonianza. A far scatenare il putiferio sarebbero stati in cinque, gai identificati: resta da capire chi fra loro ha impugnato la lama. Nella valle del Chiampo, la comunità indiana è fra le più numerose in una realtà in cui la presenza di extracomunitari è fra le più alte di tutta la provincia per le opportunità lavorative offerte dal tessuto produttivo legato a doppio filo al settore della concia. Un dato su tutti: il 70\% degli alunni della scuola elementare di San Pietro Mussolino è composto da figli di immigrati. |
IL
GIORNALE DI VICENZA |
Il
camionista Vito Simini aveva superato lo stop convinto che dall’altra
parte non giungesse alcun veicolo. Invece, all’improvviso, arrivò
zigzagando una Volkawagen Polo che si schiantò contro il mezzo
pesante. La padovana Barbara Mazzuccato, di 32 anni, morì sul colpo.
Il gup Eloisa Pesenti assolvendo Simini, 33 anni, di Thiene, difeso dall’avv. Anna Zanini, ha scritto nelle motivazioni che «l’evento funesto non si sarebbe verificato se non vi fosse stata, da parte dell’altro veicolo, una condotta di guida sommamente imprudente e scriteriata, che deve ritenersi causa sufficiente a cagionare l’evento perché qualsiasi altro guidatore non avrebbe colliso con l’autocarro». La disgrazia avvenne a Thiene il 16 dicembre 2003 e l’automobilista morì la vigilia di Natale. Simini alla guida di un Iveco Magirus alle 19.05 dall’intersezione dello svincolo della A/31 voleva immettersi in via dell’Autostrada quando la Polo della vittima si schiantò. Simini dichiarò spontaneamente che dopo essersi fermato allo stop (circostanza confermata dall’automobilista Maurizio Stupiggia) iniziò la manovra quando vide provenire da destra la vettura. Il testimone Ronnie Bassa, scrive il gup, dichiarò di avere visto davanti a sè la Polo guidata da una ragazza che zigzagava vistosamente intorno ad alcuni birilli di segnalazione della rotatoria appena costituita, quindi proseguiva per via dell’Autostrada. Dal referto del pronto soccorso emerse che la guidatrice era positiva all’alcol e alle benzodiazepine. Non solo, pochi minuti prima del mortale scontro, la Mazzuccato «aveva provocato un altro incidente, invadendo la corsia di marcia opposta alla propria e provocando ferite lievi alla guidatrice Ornella Visentin». La procura aveva chiesto il rinvio a giudizio di Simini per omicidio colposo. L’avv. Anna Zanini aveva chiesto il giudizio “con il rito abbreviato”, svolgendo indagini difensive per dimostrare l’ineluttabilità dell’evento e l’assoluta mancanza di colpa del proprio assistito. «La condotta di guida della vittima - osserva il giudicante - ha costituito causa sopravvenuta sufficiente a determinare l’evento, interrompendo il rapporto di causalità tra l’evento mortale e la condotta dell’imputato Simini, che dev’essere assolto per insussistenza del fatto». |
IL
GIORNALE DI VICENZA |
Avrebbe
convinto un conoscente a farsi consegnare 750 euro per aggiustare le cose
al comando di polizia municipale di Vicenza per la riconsegna di una patente
ritirata per guida in stato d’ebbrezza. Come se, ovviamente in tesi
d’accusa, fosse possibile una cosa del genere. Il diretto interessato nega la promessa illecita, intanto ha dovuto cercarsi un avvocato perchè dovrà presentarsi all’udienza preliminare per rispondere di millantato credito. Si chiama Alberto Rossetti, ha 66 anni ed è residente a Vicenza in via Leopardi 9. È difeso dall’avvocato Luisa Fiorentino e si protesta innocente. Tuttavia, al termine delle indagini preliminari la procura ha chiesto il suo processo. Ritiene di avere raccolto le prove in base alle quali sostenere la sua colpevolezza davanti al giudice. L’udienza preliminare davanti al gip Agatella Giuffrida è stata fissata la prossima primavera. I fatti, invece, sarebbero avvenuti nel luglio 2003 in città. All’epoca Gio Batta Zanella, anch’egli residente nel capoluogo in via Marco Polo 27, era stato bloccato da una pattuglia dei vigili urbani. Dagli esiti dei controlli emerse che guidava in stato d’ebbrezza alcolica e pertanto gli era stata ritirata la patente. Di questa circostanza Zanella aveva parlato con Rossetti, il quale si sarebbe offerto di intervenire al comando di contrà Soccorso Soccorsetto perchè conosceva l’amico giusto. Almeno questo è quello che sarebbe scaturito dalle indagini ed è quello che contesta nel capo d’imputazione il pm Alessandro Severi. Di fronte a questa presunta millanteria, Zanella avrebbe aperto il portafoglio e dice di avere consegnato 750 euro a Rossetti, il quale avrebbe avuto il compito di svolgere la mediazione per far riavere la patente al conoscente in tempi celeri. Le cose, però, sono andate in maniera molto diversa. La patente ritornò in possesso di Zanella secondo i tempi stabiliti dalla prefettura, egli si lamentò con qualcuno e il caso emerse pubblicamente. La storia venne messa nero su bianco e Alberto Rossetti, che nei giorni scorsi non ha potuto partecipare all’udienza e per questo motivo è stata rinviata, si ritrovò sul registro degli indagati per rispondere di millantato credito. Il suo difensore al termine dell’indagini aveva chiesto la sua archiviazione sostenendo che la vicenda si era svolta in un’ambito diversa da quella prospettata dall’accusa. Al contrario, il pm ritiene che Rossetti avrebbe fatto il furbo per convincere Zanella a sborsare 750 euro. |
JOINTOGETHER.ORG |
A
survey of U.S. trauma surgeons found that 24 percent had experienced cases
in the previous six months where health insurers denied coverage for claims
because accident victims had used alcohol or illicit drugs, MyDNA reported
Oct. 27. Alcohol is the leading cause of trauma injuries, but 35 states and the District of Columbia have so-called UPPL laws on the books that allow insurers to deny claims for alcohol-related injuries. Addiction-treatment advocates say the laws present a barrier to screening patients for alcohol use in emergency rooms, which research shows could lead to reductions in trauma and emergency-room costs. "This survey shows that the Uniform Accident and Sickness Policy Provision (UPPL) law is widely used to deny coverage across the nation," said study author Larry M. Gentilello, M.D., from the University of Texas Southwestern Medical School. "Although this law is terribly out of date, it continues to discourage surgeons from doing what they believe is best for their patients. Eight states have recently repealed their UPPL laws at the urging of ER doctors and addiction recovery advocates. Of the 98 trauma surgeons surveyed, only 13 percent said they practiced in a UPPL state, but 70 percent actually did. Eighty-two percent of doctors said they would establish alcohol-screening programs if no insurance barriers existed. An accompanying survey of state legislators found that 89 percent believed that alcoholism is treatable, and 80 percent said offering counseling in trauma centers was a good idea. Opposition to denying insurance coverage to patients injured while under the influence of alcohol or other drugs ran at about 2-1 among lawmakers. "Excessive alcohol use is the leading cause of injury that we see in trauma centers and ERs across the nation, and there is broad support among both physicians and legislators for eliminating a significant barrier to diagnosis and treatment," said Gentilello. The study was published in the September 2005 issue of the Journal of Trauma. |
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