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Editoriali 16/04/2012

Incidenti ai motociclisti
La pista rimane tutto sommato un posto sicuro, la scomparsa di Marco Simoncelli  non tragga in inganno.
Il vero pericolo per le moto è sulle strade dove sono morti in 10 anni 14.293 motociclisti e 860.530 sono rimasti feriti

Sono 1.146 le vittime nel 2010 e 398  i mortali nei soli week end del 2011

Foto Blaco - archivio Asaps

L’arrivo della primavera ripropone le cifre drammatiche dell’ncidentalità fra i dueruotisti, quelli motorizzati in particolare.
Tanto per far comprendere la portata del problema ricordiamo che nel solo ultimo week end di marzo sono morti 11 motociclisti  in incidenti stradali in Italia secondo i rilievi della sola Polizia Stradale e dei Carabinieri ai quali si dovranno poi aggiungere i dati delle Polizie Locali e sicuramente supereremo quota 15 vittime.
E’ questo il periodo che si tornano a cavalcare moto che esprimono potenze e velocità paragonabili a quelle della pista.
Ecco  a proposito di pista l’improvvisa scomparsa  nell’ottobre scorso di Marco Simoncelli, campione del mondo di simpatia fra i campioni di motociclismo, non deve trarre in inganno.


La pista rimane comunque il posto più sicuro del mondo per un motociclista. I motivi sono intuibili: pur con velocità medie di quasi 200 km/h e punte da 300 km/h, ci corrono i migliori piloti, bardati con le migliori protezioni, le vie di fuga non hanno piante e manufatti, ma sono fatte di decine di metri di sabbia. I soccorsi arrivano in 20 secondi e non in 20 -30 minuti. Ma soprattutto in pista c’è un fattore di valore assoluto per la sicurezza: le regole.
In pista chi brucia il rosso alla partenza è fuori, chi entra ai box superando il limite previsto trova gli autovelox dei giudici di gara, non quelli della polizia, e sono almeno 10 secondi di stop. Quando il commissario di gara  sventola la bandiera gialla non si può sorpassare, quando sventola quella blu ci si deve far sorpassare e non ci sono storie, né ricorsi ai Giudici di Pace.
Sulla strada il discorso complessivo per i motociclisti è completamente diverso. Intanto a differenza della pista può capitare che ti venga incontro qualcuno anche dalla parte opposta. Le strade sono spesso trappole piene di buche e con micidiali guard rail per i motociclisti che causano anche record di amputazioni, le regole sono poco frequentate (non solo dai motociclisti), la distrazione è la consuetudine, la potenza e la velocità delle moto è più proporzionata ai portafogli che alle reali capacità dei conducenti e risultati sono sotto gli occhi di tutti.


In 10 anni dal 1998 al 2008 sono morti sulle strade 14.293 motociclisti e  860.520  sono rimasti feriti. Più dei dati di alcune recenti guerre.
Anche nel 2010 (ultimi dati Istat disponibili) hanno perso la vita sull’asfalto 1.146 dueruotisti motorizzati: 202 ciclomotoristi e 943 motociclisti.
Nel 2011 abbiamo come riferimento i soli dati degli incidenti del fine settimana rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri (mancano quelli rilevati dalle Polizie Locali), secondo l’Osservatorio il Centauro-Asaps, si sono  contati 398 incidenti mortali con un incremento dell’1% rispetto al 2010, mentre il totale complessivo delle vittime dei fine settimana è invece in positivo calo del 12%. In alcuni week end estivi sono morti nel nostro Paese anche una ventina  di bikers,  con una drammatica punta di 25 morti  nel secondo fine settimana di luglio.
Nel 2012 a fine marzo i motociclisti che hanno perso la vita nei soli fine settimana sono 48, di cui 11 nel solo week end assolato di fine marzo.
Le strade rimangono sempre le stesse, anzi peggiorano. Buche, avvallamenti, guard rail micidiali come affettatrici, vie di fuga occupate da cartelli stradali. Insomma un costante contributo a farsi molto male. E i motociclisti sono le prime vittime designate in queste condizioni.
E i controlli? Ancora insufficienti. Spesso vanificati da targhe troppo inclinate, da atteggiamenti comprensivi di qualche Giudice di pace.


Alla fine rimangono troppi lenzuoli bianchi stesi sulle strade. Molti insistono sul fatto che spesso la colpa è degli automobilisti. Vero. E allora? Questo è consolante? Non ci intriga più di tanto sapere di chi è la colpa. Spesso per la verità ci sono poi dei concorsi di colpa. La macchina taglia la strada per svoltare, ma la moto arriva a velocità esagerate. I conducenti delle auto spesso sono anziani (un aspetto destinato a incidere nel futuro), poco reattivi, un motivo in più per essere prudenti.
Il nuovo codice porterà risultati decisivi? Risposta: è difficile se non ci saranno seri e più frequenti controlli su strada e una politica di informazione sui veri rischi delle due ruote. La strada non è una pista (il posto più sicuro al mondo per correre).
Qui dobbiamo tutti farci un lavaggio delle coscienze, ognuno assumendosi le proprie responsabilità. Siamo il paese d’Europa col maggior numero in assoluto di vittime fra i motociclisti. Ci sarà un motivo.
Non possiamo cavarcela con un applauso e con un coro di moto accelerate che salutano il feretro di un amico davanti a una chiesa durante il suo funerale. No non basta. E’ ora di fare sul serio.



Giordano Biserni
Presidente ASAPS

 


 

Lunedì, 16 Aprile 2012
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