RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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IL
GAZZETTINO (Treviso) |
A rovinare
un po’ l’atmosfera di una giornata di goliardia, assai più
che di vandalismi com’era accaduto alcune edizioni fa, ci sono stati
solo una decina di malori per eccesso d’alcol. Ma nessun vetro infranto,
a parte alcuni casi di ’incontinenza’ che la polizia municipale e
la protezione civile hanno provveduto a "contenere" immediatamente.
Tra gli interventi effettuati dai bravissimi volontari della Croce
Rossa, un solo trasporto ospedaliero, per un ragazzo colpito da una
gomitata (rottura del setto nasale). Per il resto, una distorsione
alla caviglia per un trevigiano scivolato da un gradino a causa di
una chiazza di vino. Ma anche per lui non c’è stata necessità
di alcun ricovero, come per i dieci casi di malore per ubriachezza
di cui si diceva. Sporgerà invece denuncia all’autorità
del proprio comune di provenienza il giovane di Thiene che ieri, attorno
alle 17.30, è rimasto ferito alla testa per un pugno infertogli
da uno sconosciuto evidentemente alterato da qualche bicchiere di
troppo. |
IL
GAZZETTINO (Treviso) |
E
Gentilini ha ricevuto la maglietta dei "Luamari". Tantissimi
gruppi di ragazzi hanno inondato ieri pomeriggio Treviso, con indosso
la "maglia da battaglia", progettata appositamente per l’Ombralonga.
I padovani "Luamari" hanno fatto di più: hanno atteso
il prosindaco in piazza dei Signori e, verso le dieci della mattina, gli
hanno consegnato la loro divisa - una t-shirt nera con disegnato il muso
di un maiale sulla parte dietro - con tanto di scritta personalizzata
a caratteri rossi "lo sceriffo".
I Luamari - un gruppo composto da una trentina di persone - nascono peraltro otto anni fa, proprio in occasione dell’Ombralonga e già l’anno scorso avevano promesso a Gentilini la loro maglietta. Hanno tentato di contattarlo al telefono per fargli avere la t-shirt ed infine ieri mattina sono finalmente riusciti a donargli la loro divisa. E l’Ombralonga è stata la festa dei gruppi, molti riconoscibili per uguali magliette, cappellini, bandane e quant’altro. "Co ’l vin xe bon tuti core", recita la scritta su una t-shirt di una ventina di amici da Godega Sant’Urbano. O ancora "Club dea ombra" è il nome di una nutrita compagnia da Abano Terme, presente ieri con uno stendardo autografato da Gentilini ancora l’anno scorso. "Na ombra, do ombre, tre ombreimbriago" campeggiava invece sulla maglietta di un altro gruppo dalla provincia di Treviso. Alla maratona del vino insomma nessuno va da solo e la fantasia dei partecipanti si scatena. "Fai girare l’economia: offrimi un’ombra" è un ulteriore esempio di scritta su maglietta prodotta dalle menti dei bevitori dell’Ombralonga. O ancora, con riferimento al mondo della moda, un ragazzo ieri indossava orgogliosamente una maglia con scritto "Versace un altro litro". Qualcun altro ha preferito portare con sé bandane e parrucche, altri ancora fasce e travestimenti vari. E ieri pomeriggio c’è perfino chi ha visto un improbabile frate con bicchiere che si aggirava tra gli stand. |
IL
GAZZETTINO (Rovigo) |
È
in gravi condizioni Pier Antonio Gatti, presidente di una società
sportiva ferrarese, che si è schiantato a Ficarolo dopo aver
preso male una curva. L’incidente è avvenuto alle 2 del mattino
di ieri sulla Provinciale 86, poco prima del ponte per Bondeno (Ferrara),
dove risiede la vittima. L’uomo, 36 anni, stava tornando a casa sulla
sua Daewoo Matiz dopo un sabato sera in compagnia, quando complice l’ora
tarda è sbandato e finito fuori strada. Sul posto sono intervenuti
il nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Castelmassa e il
118, che lo ha portato d’urgenza all’ospedale di Rovigo. |
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...
intenta a preparare la cena ma, senza un motivo particolare, inizia
a lanciarle invettive di ogni tipo. La donna, amareggiata e preoccupata
per la brutta «piega» della serata, ha risposto a tono al
marito il quale ha afferrato all’improvviso alcuni utensili scagliandoli
contro la sfortunata. Non ancora soddisfatto è passato dal lancio
di oggetti a vie di fatto. Il termolese «brillo», di 50
anni, ha colpito più volte la moglie al viso ed in altre parti
del corpo. Le urla della consorte sono state sentite dai vicini che
hanno fatto giungere sul posto la squadra volante del Commissariato.
Gli agenti hanno raggiunto l’abitazione in pochi minuti e fermato l’infuriato
cinquantenne prima che accadesse l’irreparabile nell’appartamento. Nel
frattempo è arrivata anche l’ambulanza del 118 che ha trasportato
in ospedale la donna con il volto sanguinante. La Polizia di Stato ha
bloccato il marito violento e lo ha accompagnato negli uffici del Commissariato
per gli accertamenti di rito. A.S. |
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Schio.
Dalle lamiere dell’auto in cui sono morti Fabio Dalla Vecchia e Sandro
Liussi spuntavano tre numeri.
La targa e il “205” della Peugeot sulla parte posteriore, e il “102” sulle fiancate, come se il bolide giallo e azzurro stesse davvero partecipando ad una corsa e non compiendo giri di prova lungo una strada pubblica. Tre numeri, ma mancava il quarto e più importante. Quello dell’assicurazione. Come non bastasse la morte di due amici, la cui passione per la velocità li ha condotti verso una fine che ha la consistenza di un muro di cemento, alla tragedia avvenuta sabato sera in zona industriale si aggiunge un ulteriore dettaglio: la mancanza di assicurazione appunto, laddove la normativa prevede che una macchina ne possieda una anche solo per restare parcheggiata in luogo pubblico. Ma l’auto avrebbe dovuto partecipare alle gare su tracciati autorizzati e non certo sfrecciare tra le aziende deserte del sabato pomeriggio; lo sapevano bene le due vittime e lo sapevano pure gli amici, che da passeggeri prima e da osservatori poi contavano però sulla buona sorte. A quanto sembra, infatti, non è stata questa la prima volta che i patiti di motori trasformano le strade interne della zona industriale in circuito abusivo. Bravate del fine settimana, quando non c’è in giro nessuno, e anche il rischio di incrociare le forze dell’ordine è considerato poco più di una remota possibilità. Ma se per disgrazia ancora peggiore in via Lago Maggiore fosse rimasto coinvolto qualcun altro? Oltre al vuoto immenso lasciato in famiglia, Dalla Vecchia avrebbe abbandonato i suoi cari in un mare di guai finanziari. Gli stessi, forse, con cui nella peggiore delle ipotesi potrebbero trovarsi comunque a fare i conti in base alla reazione dei familiari di Liussi. «È già abbastanza quel che è accaduto - assicurano invece i compagni che hanno assistito all’incidente e per primi hanno tentato di salvarli -. Fabio e Sandro erano amici, sapevano entrambi di rischiare qualcosa: sono morti entrambi e a questo punto crediamo conti poco chi fosse al volante, forse non per la legge ma per chi li conosceva bene ci auguriamo sia così». Il giorno dopo la disgrazia i parenti delle vittime sono irreperibili. In contrada Marzarotti, dove Dalla Vecchia abitava con la madre, tutto tace; e così in via Baronio dove i vicini dicono di non conoscere Liussi. Quest’ultimo, che aveva una figlia, era infatti originario del Friuli dove risiede ancora buona parte della sua famiglia che a poche ore dalla disgrazia non era ancora arrivata a Schio. Oltre agli amici, a seguire il cinquantunenne fino alla cella mortuaria dell’ospedale di Schio è stato solo il cognato, l’unico che avuto il permesso di entrare insieme alla sorella di Fabio Dalla Vecchia. Tutti gli altri dovranno aspettare per rendere l’estremo saluto alle vittime, le cui salme si trovano sotto sequestro per ordine del magistrato, così come l’auto della morte trasformatasi in bara. E al vaglio della polizia locale del Consorzio Altovicentino è la dinamica dello spaventoso incidente, anche se oramai restano pochi dubbi; dopo aver accelerato sul rettilineo, Dalla Vecchia ha tentato un testa coda servendosi del freno a mano e commettendo un errore fatale: l’auto ha compiuto solo un quarto di giro prima di finire contro la recinzione in cemento di un’azienda e trasformarsi in una trappola mortale per i due uomini. Di quella barriera in apparenza indistruttibile ora restano un incredibile squarcio e qualche blocco rimasto sull’asfalto tra cui fanno capolino i mazzi di fiori portati dagli amici delle vittime. La domenica mattina non c’è praticamente anima viva in via lago Maggiore, ma in compenso si parla dell’incidente in piazza, dove gli scledensi si sono ritrovati in migliaia per festeggiare “La montagna in città”. E i commenti sono tutti uguali: «Abbiamo sentito dire che non indossavano casco né cinture. Una tragedia per le famiglie ma anche una follia che forse si poteva evitare». Chi conosce bene le auto da corsa sostiene infatti che avrebbero avuto buone possibilità di salvarsi con le cinture, ma senza quest’accortezza il rollbar che dovrebbe proteggere il pilota diviene in realtà un nemico pericolosissimo. Peggio ancora nel caso della Peugeot di Dalla Vecchia che aveva un sedile solo, costringendo il passeggero ad accomodarsi alla meno peggio. Considerazioni più o meno corrette che a questo punto non possono però cambiare quanto successo. E intanto si attendono i risultati dell’analisi alcolimetrica effettuata sul pilota. Dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che la tragedia sia stata preceduta da una sorta di festeggiamento al quale avrebbero partecipato sia il pilota che gli spettatori. In questo contesto, forse favorita dall’ebbrezza, sarebbe scaturita la sfida alla velocità senza tener conto dei minimi e più elementari comportamenti di prudenza. |
IL
GAZZETTINO (Padova) |
(V.M.)
Un romeno trentatreenne morto, due cittadini della repubblica Ceca ricoverati
in prognosi riservata, altri cinque feriti in maniera lieve. È
questo il bilancio dell’incidente stradale accaduto verso le 4 di domenica
mattina sulla statale del Santo poco dopo l’incrocio con via Ippolito
Nievo.
Vasile Ionita, residente a Trenzano, in provincia di Brescia, stava tornando assieme alla moglie, G.I. 25 anni, e alla figlia di sei anni, da una cena da un suo conoscente e si stava recando a trascorrere la notte a casa di un fratello in un centro dell’Alta Padovana. Ma è passato sulla statale del Santo nel momento sbagliato. Verso quell’ora infatti, una pattuglia dei carabinieri di Camposampiero, in perlustrazione nella zona artigianale del paese vicino a un pub, è stata avvicinata da un residente, che ha segnalato che da qualche minuto una Bmw con targa straniera stava procedendo a zig-zag per la strada: il guidatore era probabilmente ubriaco. Immediatamente la pattuglia ha iniziato a perlustrare la zona e ha intercettato la macchina mentre questa dall’incrocio con via Nievo stava girando verso il centro del paese, lungo la statale del Santo. I carabinieri però non hanno avuto il tempo di bloccarla: appena vista la macchina dell’Arma, la Bmw ha sgommato fuggendo a forte velocità. Poche centinania di metri più avanti il guidatore ha però perso il controllo della vettura andando a sbattere contro un platano alla sua destra. Il rimbalzo ha proiettato la grossa vettura dalla parte opposta della strada proprio nell’istante in cui stava arrivando la famiglia Ionita. L’impatto è stato devastante, tanto che nell’incidente è rimasta coinvolta anche una Ford Fiesta, guidata da M.S., 23 anni di Campodarsego, che trasportava la venticinquenne M.B di Cadoneghe, che però se la sono cavata con qualche escoriazione e dei danni alla vettura. Le due macchine incidentate in un attimo sono diventate un unico groviglio di lamiere. Immediatamente la pattuglia dei carabinieri che inseguiva la Bmw ha avvisato il 118 e i pompieri di Cittadella. Non era infatti possibile estrarre tutti i corpi degli occupanti dagli abitacoli della macchine. Solo più tardi, dopo l’arrivo dei medici e dei vigili del fuoco, è stato possibile fare un bilancio dell’accaduto. Vasile Ionita è morto sul colpo, mentre la moglie se l’è cavata con qualche escoriazione e diversi traumi al corpo che però non destano preoccupazioni. Anche la figlia, ricoverata in Pediatria a Camposampiero, non ha riportato grossi danni. Gli occupanti della Bmw, tutti cittadini della repubblica Ceca, sono invece stati portati a Padova e Camposampiero. Il conducente P.D. 31 anni residente a S. Giustina in Colle è in neurologia, ma non corre pericolo di vita. Più grave le conduzioni di U.M., 25 anni, di S. Giorgio delle Pertiche in Rianimazione a Camposampiero per i traumi riportati, mentre S. J., 31 anni, è stato dirottato a Padova anche lui in rianimazione. Sul posto per i rilievi è intervenuta la Polstrada di Piove di Sacco. |
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«Se
vedete un alcolizzato, amatelo. L´unica cosa di cui abbia bisogno
non sono nè i rimproveri, né la pietà, ma l´amore».
Il presidente provinciale uscente dei gruppi Acat del trentino, Guido
Dellagiacoma, ha salutato così gli iscritti che ha guidato per
4 anni. Gli subentrerà Remo Mengon, 53 anni.
Sono 172 le realtà operanti nel territorio provinciale (34 quelle della Vallagarina) vale a dire un migliaio di utenti se si considera che la metodologia dei gruppi di alcolisti in trattamento coinvolge sempre la famiglia dell´etilista. Il XXIII interclub provinciale svoltosi ieri a Rovereto ha stipato tutti i posti disponibili all´auditorium Melotti (in prima fila c´era anche il presidente nazionale Ennio Palmesino, alla guida dei 2500 club italiani). Molti non sono riusciti ad entrare per i soliti problemi legati alla sicurezza. A rimanere fuori sono stati anche gli alcolisti che a fine giornata avrebbero dovuto ritirare il diploma e la rosa, il rituale omaggio che celebra gli anni di sobrietà. Quest´anno erano in 110 a riceverla, chi celebrava l´anno e chi il decennio. Tra loro anche una veterana della sobrietà: 20 anni di astinenza e di ritrovata felicità. Per parlare dei drammi vissuti e delle fatiche di ogni giorno, sono arrivati con le famiglie al seguito (a fare da baby sitter erano gli scout di Mori) e non hanno avuto timore di tirare fuori la loro storia. A cominciare dallo stesso presidente uscente. «Stavo male, non ero più me stesso, avevo crisi di astinenza notturne, giuravo di smettere e i miei giuramenti smettevano il mattino seguente quando il bar alzava le serrande» ha raccontato. «A salvarmi è stato l´amore di mia moglie» ha aggiunto, alzando un commovente tributo al coraggio di tante donne che per non smembrare la famiglia e per amore del loro uomo non smettono di lottare. Il "Coraggio di Cambiare" era tra l´altro il tema dell´interclub 2005 nel quale non sono mancati i vibranti appelli a considerare il bere sempre come uno stile di vita sbagliato. «Oggi ci si preoccupa del virus dei polli e le vendite di carne sono già crollate, ma si dimentica che in Italia ogni 13 minuti una persona muore per l´alcol o cause legate all´etilismo. Eppure il consumo e la vendita non crolla. Tantomeno la pubblicità» ha detto ancora Dellagiacoma che si riferiva ai pericolosissimi succhi di frutta alcolici molto in voga tra i giovanissimi. Guarda caso la statistica dice che l´età di ingresso nell´alcol si è ancor di più abbassata: si beve già ad 11 anni e mezzo. Molte le toccanti testimonianze sospese tra il buio del dramma e la luce del benessere ritrovato, tra la vergogna dei primi approcci al club e l´orgoglio di poter dire ce l´ho fatta. Da tutti un corale invito a mettersi in gioco, a cambiare. Ma serve anche più informazione sui danni etilici a livello fisico, sociale, psichico. L´alcol - è stato detto - costruisce muri di sofferenza e incapacità di dialogare, depressione, voglia di farla finita. «Quando mi guardo allo specchio non vedo più le occhiaie scure appesantite da sonni agitati e incubi. Se ne sono andate 6 anni fa insieme all´alcol. Ora sono un uomo felice» dice Renzo Stedile che ricorda di essere entrato nel problema piano piano, senza nemmeno accorgersene. Capita purtroppo spesso. La cultura del bere ne è una delle cause prime Silenzi All´affollato meeting degli alcolisti ha partecipato anche l´assessore ai servizi sociali Giovanni Spagnolli. Il suo intervento era forse il più atteso dal momento che da oltre un anno il club Acat di Rovereto si dibatte nel problema della mancanza di una sede. La stessa organizzazione dell´interclub ne ha pesantemente risentito, basti considerare che l´Acat della Vallagarina è costretta a tenere la documentazione in casa dei soci. Ma non un cenno dell´intervento di Spagnolli è andato alla questione. L´assessore ha dato prova di comprendere bene i problemi alcorrelati, sottolineando come la dipendenza derivi anche da una cultura del bere, stili di vita e abitudini che debbono essere corretti. Ben venga la solidarietà, ma all´Acat servono i fatti considerato il servizio reso alla comunità.C.P. |
CORRIERE
ROMAGNA (Imola) |
IMOLA
- Ancora una nottata di lavoro, quella fra sabato notte e ieri, per i
carabinieri della Compagnia di Imola.A chiamare il 112 per segnalare un
brutto incidente sulla via Pasquala, che per fortuna non ha però
avuto gravi conseguenze, è stato un automobilista che ha chiamato
poco dopo l’una del mattino. Lungo la via Pasquala, nella zona artigianale,
era circa l’una e mezza di ieri quando, a bordo della sua Panda un
38enne di Imola ha perso il controllo ed è finito nel profondo
fossato alla propria destra. Deve essere rimasto così per qualche
istante, fino a che non è sopraggiunta una seconda vettura che
ha notato, grazie alla luce dei fari accesi, quell’auto in difficoltà
e ha chiamato i carabinieri. Una volta giunti sul posto, i militari hanno
trovato il conducente ancora all’interno della vettura. Non era gravemente
ferito, per fortuna, al test alcolemico però è risultato
positivo e per questo è stato denunciato e gli è stata ritirata
la patente. Nel pomeriggio di sabato, invece, i carabinieri erano stati
chiamati in un supermercato imolese per l’ennesimo tentativo di furto.
Al loro arrivo, i carabinieri hanno trovato una nomade di 32 anni che
era già stata fermata dalla sicurezza. Aveva infatti cercato di
varcare la cassa con nascosta sotto al giacca una certa quantità
di biancheria intima. Slip, magliette, calze e quant’altro per un
valore complessivo di oltre 1 euro. Per la donna è scattata una
denuncia per tentato furto. La merce questa volta è stata rimessa
al proprio posto. |
LA
REPUBBLICA del 16 ottobre 2005 |
Sono
i giorni delle uve nere, che chiudono la stagione della raccolta: i raggi
del sole devono portare a maturazione e asciugare l´umidità
agli acini più refrattari, compensando le forti piogge delle ultime
settimane. Così anche quest´anno potranno arrivare bottiglie
pregiate della bevanda che più di ogni altra giova alla salute
del cuore e delle arterie ... Chi beve vino rosso campa cent´anni.
La massima non va presa alla lettera. Intanto, perché senza la
specifica della quantità si tende a esagerare un po´, con
effetti controproducenti sull´allungamento della vita. E poi perché
se si sopravvive a cancro e infarto il traguardo del secolo d´età
ormai sembra perfino riduttivo ... Comunque, siamo certi - confortati
da medici e ricercatori - che assunto alle famose dosi modiche (due o
tre bicchieri al giorno), l´alcol incrementa la quota di Hdl, il
colesterolo buono del sangue, assommando proprietà antisclerotiche
e anti-Alzheimer. Il tutto, senza dimenticare il mitico resveratrolo,
principe dei polifenoli, e i suoi fratelli flavonoidi, antociani, eccetera.
Dicono gli scienziati che alle dosi consigliate, insieme al vino rosso ingeriamo ben 120 milligrammi di questi micropassaporti per l´immortalità (contro gli 8 forniti dai bianchi). Per questo, siamo così attenti all´andamento della seconda fase della vendemmia, quella che, praticamente chiusa la raccolta delle uve bianche, interessa le uve nere. Certo, da una parte all´altra d´Italia, i tempi della raccolta cambiano in funzione di clima e tipologia d´uva. Volendo fare un primo screening serio sul vino che verrà, bisogna tener conto che i produttori di Pinot Nero, Dolcetto e Merlot hanno già gran parte dell´uva (definita precoce) in cantina, seguiti a ruota da chi coltiva Cabernet e Barbera. Gli altri, i vignaioli che hanno scelto di cimentarsi con Nebbiolo, Aglianico, Montepulciano d´Abruzzo, uve cosiddette tardive, passano queste giornate tra i filari, decidendo dove e come raccogliere in base alla maturazione raggiunta e ai capricci di Giove Pluvio. Ognuno a suo modo: perché le variabili enologiche sono troppe per poterle misurare addosso a un terreno che superi la grandezza di un fazzoletto (o quasi). Per esempio, il tipo di terra in cui le viti affondano le radici, la sua pendenza, l´altitudine, l´esposizione solare, la ventilazione, la presenza di trattamenti fitosanitari. Le mani di chi coltiva sono decisive. Mai sentito parlare di diradamenti? Si prendono le forbici e si taglia. Quando i grappoli sono appena formati, e di nuovo dopo, quando sono a un passo dalla maturazione. Si dimezza il raccolto, a volte lo si riduce a un terzo: tre quattro grappoli per pianta, a loro volta "modellati" in modo da lasciare attaccata al graspo una manciata di acini pronti ad assorbire il meglio di sole, aria, acqua, e di farsi scivolare sopra gli eccessi di pioggia e (in parte) la grandine. Tanto impegno feroce, però, non annulla gli effetti di un andamento stagionale a dir poco bizzarro, che ha risparmiato pochissimi fortunati, disseminati a macchia di leopardo, tra qualche collina piemontese e le assolate, benedette vallate siciliane. Quasi ovunque ha piovuto tanto, troppo. Il sole degli ultimi giorni scalda gli acini più refrattari, asciuga l´umidità, sottrae un poco d´ansia ai responsabili della vendemmia. Potrebbe non bastare, se è vero che un super vino come l´Amarone è ad alto rischio di cancellazione, esattamente come successe due anni fa, quando alcuni "barolisti" si rifiutarono di tramutare l´uva in vino. A goderne, sarà il Valpolicella, che si arricchirà per l´occasione di uve abitualmente impiegate nella fattura del Primo Vino. Bottiglie da comprare e bere in allegria, consci che mentre ci deliziamo il palato, diamo una botta di giovinezza a cuore e arterie. Difficile trovare una medicina più goduriosa (*). (*) Nota: se il vino fosse una medicina, ci vorrebbe un grande “bugiardino” per scrivere tutte le controindicazioni, considerato che il vino e le bevande alcoliche sono fattori di rischio in più di sessanta diverse patologie. Anche a piccole dosi. I medici e i ricercatori sul vino hanno detto tutto e il contrario di tutto. La posizione ufficiale del più autorevole organismo scientifico internazionale (OMS) si può riassumere in alcuni punti fondamentali: · meno si beve e meglio è per la salute · non esiste una “soglia di sicurezza”, una quantità di alcol esente da rischi · chi promuove il concetto del bere moderato per motivi di salute non lo fa in seguito a rigorose ricerche scientifiche, ma per motivi commerciali. |
IL
GAZZETTINO (Rovigo) |
Ha
gettato scompiglio in un bar del quartiere Commenda e, portato in Questura,
ha cercato di picchiare un agente. Marius Brinzan, così ha detto
di chiamarsi il romeno di 25 anni trovato ubriaco e senza documenti, era
entrato in un locale per ordinare da bere verso le 17 di sabato. All’ennesimo
bicchierino però ha iniziato a molestare gli altri clienti, spaventandoli
e inducendoli a chiamare la polizia. All’arrivo degli agenti, in un primo
momento Brinzan si è mostrato accondiscendente e ha accettato di
essere portato nei loro uffici, rispondendo alle domande che gli erano fatte.
Ma è bastato che un poliziotto tirasse fuori una macchina fotografica
per il flash segnaletico, perché il romeno desse in escandescenze,
iniziando a gridare, a minacciarlo e cercando di prenderlo a schiaffi. Bloccato
dagli altri agenti, l’immigrato irregolare è stato arrestato con
l’accusa di violenza, resistenza e minacce a pubblico ufficiale. Per tali
reati dovrà comparire in giudizio, mentre per quanto riguarda l’accusa
di ubriachezza molesta gli è stata fatta una multa da 102 euro, che
non si sa se riuscirà a pagare, in quanto l’uomo sembrerebbe nullatenente.
La polizia è entrata in azione anche nella notte tra sabato e ieri verso l’1, in via Vittorio Veneto nel quartiere Tassina. Un’Audi 80 è stata fermata perché a prima vista sembrava guidata da una persona in stato di ebbrezza. L’uomo alla guida, C.E., rodigino di 38 anni, si è rifiutato di fare il test del palloncino, ma gli è stata ugualmente ritirata la patente. |
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