RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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LA
PROVINCIA DI SONDRIO |
Le incredibili
testimonianze dei forzati del divertimento: «Certo, forse se
fossi innamorato o se avessi un figlio sarebbe diverso» |
il
bilancio della serata |
(r.c.)
Il bilancio della serata di controlli parla di 47 veicoli controllati,
89 persone identificate e 4 patenti ritirate. «Sono cifre in linea
con quelle di quasi tutte le serate nelle quali escono le pattuglie»,
fanno sapere dalla questura. Soltanto lo scorso sabato sera, le patenti
ritirate erano state 15. D’altra parte il movimento di venerdì
era decisamente inferiore a quello di sei giorni prima. Risultare positivi
al controllo dell’alcoltest non è molto difficile. Se i due bicchieri
di vino a pasto o un paio di birrette non creano problemi (*), andare
oltre significa molto probabilmente superare la soglia dello 0.50 di alcol
nel sangue che fa scattare la sanzione. Ed è bene non fidarsi troppo
delle proprie sensazioni. «Sono state fatte delle prove - racconta
un agente -. Capita che l’astemio, dopo un bicchiere, si senta girare
la testa mentre la persona abituata a bere non accusi nessun sintomo anche
dopo aver bevuto di più. Eppure il primo risulta a posto e il secondo
fuori da parametri ammessi dalla legge». «Ma con i controlli
possiamo arrivare soltanto fino a un certo punto, non risolvere del tutto
il problema - dice uno dei poliziotti impegnati nelle pattuglie -. Sabato
scorso ho visto dei ragazzi, tutti dai 15 ai 18 anni, vomitare nel piazzale
di una discoteca. Erano le quattro passate. Mi chiedo come sia possibile
che i loro genitori permettano una cosa del genere».
(*) Nota: quello che certamente non crea problemi, prima di guidare, è bere esclusivamente bevande analcoliche. |
IL
GIORNALE DI VICENZA |
(d.
n.) Un incidente su cinque è provocato dall’alcol. È
quanto emerge da uno studio compiuto dalla polizia stradale di Vicenza,
che ha analizzato i dati raccolti dalle proprie pattuglie nel corso
del 2004. E il fenomeno della guida in stato di ebbrezza ancora una
volta risulta in aumento. |
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Chi
ne ha approfittato (fino a sera una quarantina di persone, delle quali
cinque erano donne) adesso sa quali sono le conseguenze dell’alcol
sulle sue prestazioni di conducente se si mette alla guida subito dopo
essersi alzato da tavola o dopo che è passato per il bar. In
Campo Marzo infatti l’Aci ieri ha celebrato la sua giornata dedicata
annualmente alla sicurezza stradale con test specifici e scientifici
(gli stessi usati dai costruttori di auto di Formula 1 per ottimizzare
la guida dei loro piloti) i quali stabiliscono come si abbassa il livello
di attenzione e crollano i riflessi quando ci si mette al volante con
qualche goccio di più in corpo. |
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SCAURI
— Finisce con l’auto contro l’ufficio della Soes (vale a dire la
società che gestisce i parcheggi nel Comune di Minturno), che poi
devasta, portandosi via una sedia ed i blocchetti per i verbali. Protagonista
della movimentata notte scaurese è stato Antonio Silverio Di Vito.
Si tratta di un pregiudicato di 34 anni di Scauri, arrestato dai carabinieri
del Nucleo Operativo Radiomobile di Formia per furto, danni ad edifici
pubblici, resistenza e minacce a P.U.. Ingenti i danni procurati, che,
ad una prima stima, ammonterebbero a circa diecimila euro. L’uomo, sottoposto
alla sorveglianza speciale, non avrebbe potuto uscire di casa prima delle
sei di ieri mattina. Ed invece, secondo quanto accertato dai carabinieri,
l’uomo dopo aver scorazzato a bordo della sua auto, si è schiantato
contro l’ufficio della Soes, ubicato a Scauri, nel piazzale della stazione
ferroviaria. Non contento, l’uomo è entrato all’interno dei locali
(di proprietà del Comune) infrangendo vetri, rovesciando mobili
e distruggendo il bagno, con frammenti di sanitari gettati anche fuori
dal locale. Un vero e proprio raid vandalico, che si è concluso
dopo qualche minuto. Poi l’uomo si è allontanato, ma è stato
subito rintracciato dai carabinieri guidati dal tenente Giuseppe Melis,
che notavano anche lo stato di ebbrezza in cui si trovava il Di Vito.
Lo hanno portato in ospedale ed anche qui ha minacciato e creato "problemi"
sia ai carabinieri che ad un infermiere. I militari dell’Arma, coordinati
dal capitano Roberto Cardinali, quindi, dopo gli accertamenti del caso,
lo hanno tratto in arresto. Un’operazione che si è conclusa subito,
grazie al pronto intervento dei carabinieri, che hanno rintracciato immediatamente
l’autore dei danneggiamenti, che creeranno disagi alla Soes (che ha un
altro ufficio a Minturno centro) e ai cittadini.
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IL
GAZZETTINO (Venezia) |
Incredibile
fuga di un extracomunitario ieri pomeriggio sulle strade del Veneto Orientale.
Protagonista un uomo che a bordo di un’Opel Kadett ha provocato due incidenti
e dandosi subito alla fuga. Alle 17 la Kadett stava transitando sulla
strada che collega Torre di Fine a Brian di Eraclea. Nel tragitto l’auto
ha tamponato una Opel Corsa condotta da un uomo di Caorle che ha rischiato
di finire nel canale Brian. Dopo essere riuscito a mantenere l’auto in
carreggiata, l’automobilista si è messo all’inseguimento dell’investitore
ma La Kadett ha accelerato verso il mare, facendo perdere le proprie tracce.
Nel frattempo la vittima aveva segnalato il fatto alla Polizia locale
del proprio comune, comunicando la targa dell’auto fuggitiva. Gli agenti
alle 17.30 hanno ricevuto una seconda chiamata. Ancora un incidente provocato
da una Opel Kadett che si è data alla fuga. Questa volta è
successo in piazza Sant’Antonio a Caorle. L’Opel non aveva rispettato
la precedenza finendo la propria corsa violentemente contro una Wolksvagen
Golf di un uomo di Caorle. L’extracomunitario si era messo alla fuga con
l’auto semidistrutta, mentre tutti i comandi delle forze di Polizia del
Veneto Orientale avevano ricevuto la segnalazione di ricerca. La centrale
operativa dei Carabinieri di Portogruaro aveva provveduto a segnalare
l’auto anche ai colleghi di San Donà. Per più di un’ora
e mezza non si hanno avuto più notizie dell’auto. Alle 19 a Cortellazzo
di Jesolo si stava tenendo una esercitazione della Protezione civile del
Basso Piave. Gli operatori stavano lavorando nel centro della località
quando improvvisamente è sbucata una Opel Kadett che a folle velocità
cercava di farsi strada. Immediatamente la Polizia locale di Jesolo, presente
sul posto, ha bloccato l’extracomunitario. L’uomo di nazionalità
marocchina è stato sottoposto alla prova dell’alcol test, che è
risultato positivo. È stato denunciato dagli agenti di Jesolo,
in attesa delle verifiche dei colleghi, per guida in stato di ebrezza.
La patente gli è stata ritirata. I due automobilisti hanno fatto
sapere che si sarebbero recati al Pronto soccorso per accertare le proprie
condizioni. M.Cor.
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E’
ormai documentato ampiamente: un’alimentazione sana quanto meno ricca
di grassi e di alcolici riduce notevolmente il rischio di un cancro del
colon retto. Altre precauzioni un’adeguata attività fisica, l’abolizione
del fumo e soprattutto l’attenzione massima verso taluni sintomi che possono
destare il sospetto della presenza di una tale neoplasia: con attuazione
di tutti i controlli clinici e strumentali del caso (tra cui essenziale
la rettocolonscopia (meglio attuarla in ogni caso dopo i 45 anni ogni
anno) con l’aggiunta della ricerca di eventuale sangue occulto nelle feci.
A avallare la validità della dieta è un dato incontrovertibile:
da noi, in Sicilia, l’avanzata epidemiologica di tale carcinoma fa registrare
un certo freno e ciò per via – com’è lecito arguire
- della dieta mediterranea che è più diffusa. La chirurgia
da parte sua ha compiuto e continua a compiere notevoli progressi in questo
campo: accanto alla metodica di resezione a cielo aperto che rappresenta
lo standard nel settore c’è la laparoscopia che offre anch’essa
notevoli vantaggi mentre taluni accorgimenti di chirurgia mininvasiva
consentono in molti casi la conservazione dell’ano e dello sfintere evitando
la fastidiosa stomia che comporta l’impiego del sacchetto.E è stato
appunto questo tipo di tumore al centro della 3a edizione del Congresso
di Oncologia organizzato dal Centro Catanese di Oncologia si è
svolto nell’arco di due giornate a cura del dott. Sebastiano Mongiovì,
responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia addominale della
medesima struttura , e dal dott. Andrea Girlando responsabile della Radioterapia
– e con la partecipazione di alcuni tra i più importanti quotati
specialisti di livello nazionale e internazionale. Tra questi ultimi il
prof. Frank Lazorthes da Tolosa, punto di riferimento mondiale nella chirurgia
colon-rettale, che ha tenuto una lettura magistrale sullo stato dell’arte
nel trattamento del carcinoma del retto e ha condiviso i risultati raggiunti
nella appena conclusa Conferenza di Consenso di Parigi, di cui è
stato presidente. E, insieme con lui il prof. Richard Devine della Mayo
Clinic e gli esperti italiani Gianni Ravasi direttore scientifico del
Centro Catanese di Oncologia Riccardo Rosati, Roberto Doci, Romano Lutman
dell’Istituto Clinico Humanitas di Milano, Vincenzo Valentini dell’Università
Cattolica di Roma, e Evaristo Maiello dell’Ospedale di San Giovanni Rotondo,
che si sono alternati agli specialisti catanesi. L’ampia trattazione ha
consentito anche la descrizione della terapia combinata tra chirurgia
e radioterapia specie in fase preoperatoria e degli interventi da attuare
nei casi di metastasi del fegato
Angelo Torrisi. |
CORRIERE
DELLA SERA (Roma) |
Gentile
Corsera, parcheggio spesso in piazza Mancini: specie la domenica mattina,
noto decine di vuoti di bottiglie di birra, spesso in frantumi, e immondizie
di ogni genere. Qualche domenica fa, alle 10, lascio lì la mia
auto: in pieno piazzale un uomo, con un gruppo di extracomunitari, espleta
platealmente i propri bisogni fisiologici. Costretta a passargli davanti
non riesco a glissare e gli faccio notare l’inopportunità del gesto,
e anche la presenza a 2 metri di un wc pubblico. Vengo presa a parolacce
e schernita con oscenità irripetibili. Chiamo il 113 che interviene,
un’ora dopo mi reco nuovamente all’auto. Mi aspetta una coppia di
extracomunitari. La donna tra gli insulti mi apostrofa: «La piazza
non è casa tua e qui facciamo quello che vogliamo», poi mi
spintona violentemente gettandomi a terra e scappa. Chiamo di nuovo il
113, tra le invettive degli altri immigrati, aspetto 10 minuti e poi vado
via. Mi richiama l’operatore 113 che mi dice di conoscere perfettamente
la situazione della piazza e che mi è «andata bene»
perché altre donne sono state aggredite. Chiedo alle autorità
competenti: la vera integrazione non è insegnare e in ogni caso
far rispettare almeno le regole di base del convivere civile? Dobbiamo
aspettare aggressioni più violente prima di sanare una situazione
ormai già così radicata? |
Il
Municipio: «Risse e pestaggi, è un problema di ordine pubblico». |
Gentile
signora, «sono d’accordo con Lei, nella piazza c’è un
problema di ordine pubblico molto serio: sto facendo di tutto per ottenere
un presidio stabile della polizia, ho scritto invano più volte
al sindaco e al prefetto, ma anche ai parlamentari Publio Fiori e Domenico
Fisichella, eletti in questo collegio». A risponderLe, gentile lettrice,
è il presidente del II Municipio Antonio Saccone, che spiega: «I
gruppi di extracomunitari hanno pieno diritto di riunirsi, per carità,
ma spesso tali incontri degenerano in risse, liti, ubriachezza, e la piazza
diventa off-limits. L’estate scorsa - aggiunge - è stata organizzata
da An e dai comitati di quartiere una fiaccolata, proprio per denunciare
il degrado della piazza. Io ho richiesto fino a pochi mesi fa la convocazione
del Comitato provinciale per l’ordine pubblico e la sicurezza. Serve una
roulotte della polizia. I vigili non bastano più: quando sono intervenuti
per questioni come commercio abusivo - spiega Saccone - sono stati respinti
con coltelli e lanci di bottiglie e il comandante avrebbe deciso di non
rischiare più l’incolumità dei suoi uomini senza l’appoggio
della polizia. "Non si vuole colpevolizzare l’incontro di queste
persone, ma è necessaria anche imparzialità nel rispetto
delle regole: perché un bar sulla piazza deve pagare le tasse,
e loro sono liberi di vendere ciò che vogliono per strada?".
Intanto la questura, da noi contattata, dichiara di non volere, per ora,
replicare alla Sua lettera. Saccone riporta infine che in più di
un’occasione all’intervento della polizia sono seguiti atti di rappresaglia
sulle auto dei denuncianti: "E’ ormai una questione di ordine pubblico",
ribadisce.
Gabriele Santoro. |
CORRIERE
DELLA SERA |
In
Sotto l’ala dell’angelo forte , Jerzy Pilch non fa che esibire
la sua inclinazione alcolica e i suoi santi protettori, soprattutto l’Erofeev
di Mosca sulla vodka . Ma in sostanza l’esibizione, in Pilch, è
tutto, o quasi tutto. Come bevitore, Pilch farà sul serio, non abbiamo
motivi per dubitare. Ma come scrittore scherza, si diletta. Chi invece fa
sul serio come scrittore, nel settore alcol, è il poeta scozzese
Ron Butlin. Il suo romanzo Il suono della mia voce risale al remoto 1987
ed è stato tradotto da Silvana Vitale per un coraggioso editore romano,
Socrates. Non so se sia un «grande libro», come dice Irvine
Welsh. Ma che sia un libro bello e vero non ho dubbi. Lascio a Welsh l’onere
di riassumere la vicenda narrata da Butlin. «Il protagonista Moris
Magellan è dirigente in un’azienda scozzese che produce biscotti.
Egli sembra incarnare la gretta immagine del successo in pieno stile anni
Ottanta: un buon lavoro, una casa in un quartiere residenziale, una bella
moglie, due figli, uno stile di vita conformista. In breve, esteriormente
Morris sembra la perfetta incarnazione dei valori thatcheriani. Tuttavia,
ha un grave problema: è un alcolizzato cronico». Aggiungo che
nel libro non accade nulla. I due eventi di maggior rilievo sono (in una
scena stupenda) la morte del padre, più tardi rievocata; o meglio
la reazione di Magellan alla notizia di questo decesso mentre lui è
a una festa intento a sedurre una fanciulla. Naturalmente è sbronzo
e non lo ferma neppure una così drammatica notizia. La seconda scena
chiave è un altro tentativo di seduzione, della propria segretaria,
da cui discende l’apocalisse della presa di coscienza. Ma il senso del romanzo, io credo, non è nella critica sociale, che pure vi è contenuta, e su cui Welsh insiste come se non fosse, in fondo, qualcosa di ovvio. Il senso è nello stile vertiginoso, precipitante e nel ribaltamento strutturale che Butlin ricava dall’uso della seconda persona. Si pensa a esempi illustri d’uso della seconda persona singolare, il «tu» di Michel Butor nel suo romanzo La modificazione ; quello di Georges Perec in Un uomo che dorme ; quello di Jay McInerney in Le mille luci di New York . Ma la perplessità deriva dall’uso particolare di questo «tu». Perché Butlin ricorre ad un simile espediente? E poi: sarà proprio un espediente? Avremo una risposta, una rivelazione, nel finale, quando il «tu» diventerà un «io», quello che compare nel titolo. La risposta è un’altra domanda: a chi appartiene la voce che per tutto il libro parla al protagonista Magellan? Il libro : Ron Butlin, «Il suono della mia voce», prefazione di Irvine Welsh, trad. di Silvana Vitale, Edizioni Socrates, pagine 122, 10. |
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