Fermato dalla polizia stradale il tir che poteva viaggiare all’infinito
REGGIO EMILIA - Una scheda capace di falsificare le registrazioni della “scatola nera” dei camion, cioè di alterare il numero di chilometri realmente percorsi e i tempi di pausa e guida. Il dispositivo, usato per sfuggire alle leggi che regolano l’autotrasporto - e dunque lavorare a piacere, incrementando i guadagni e permettendo di battere la concorrenza proponendo prezzi stracciati - è stato scoperto, montato su un autoarticolato, dagli agenti della polizia stradale, che si sono avvalsi di una una nuovissima strumentazione informatica, il “Police-control”. Il controllo risale alla mattina di mercoledì quando, a ridosso di Campegine, la Stradale ha fermato e un autoarticolato Volvo, condotto da M.R., classe 1985, originario e residente nella provincia di Brindisi. Da una prima ricognizione sono emerse anomalie e quindi gli agenti hanno scortato il mezzo pesante fino a un’autofficina vicina al casello autostradale parmense. Dopo diverse ore di lavoro è stata trovata, ben celata tra le parti elettriche nel cruscotto interamente smontato, una scheda elettronica a circuito stampato, responsabile delle alterazioni dei valori registrati: era intercalata tra il cambio di velocità e il tachigrafo. C’era un ulteriore collegamento elettrico che permetteva di essere azionato, a discrezione del conducente, con un pulsante originariamente usato per accendere l’illuminazione interna. Per il conducente sono scattate la sospensione della patente per tre mesi, una sanzione amministrativa di 6.388 euro e la decurtazione di dieci punti; un’ulteriore sanzione, che può arrivare fino a 3.068 euro, è stata notificata al legale rappresentante della ditta proprietaria del mezzo con sede a Ceglie Messapica (Br). Tali violazioni possono comportare la sospensione della licenza di autotrasporto. E’ intervenuta anche la polizia giudiziaria della Stradale, che, coordinata dal comandante provinciale Antonio Colantuono, ha elaborato l’accusa di omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro, individuando così nell’illecito una rilevanza penale. Tale reato fa scattare una denuncia e può comportare la reclusione da sei mesi a cinque anni. Questo perché la manomissione del mezzo di trasporto compromette tutti i sistemi di bordo - e soprattutto l’impianto frenante - e rende chi lo conduce pericoloso non solo per gli altri, ma anche per se stesso.
da ilgiornaledireggio.it