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Rassegna stampa alcol e guida del 27 settembre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


YAHOO NOTIZIE
Gb, un terzo delle ragazze ubriache subisce aggressioni sessuali.

LONDRA (Reuters) - Oltre un terzo delle ragazze britanniche sostiene di essere stata aggredita sessualmente dopo aver bevuto troppo durante una serata fuori, secondo un sondaggio pubblicato oggi.
La ricerca di Portman Group, organismo che si occupa della campagna sul bere in modo responsabile, ha detto che le donne si comportano peggio degli uomini, litigando di più e dando più problemi alla polizia.
"L’alcol colpisce la capacità di giudizio e il fatto che così tante ragazze siano aggredite sessualmente è scioccante", dice Jean Coussins, amministratore delegato di Portman Group.
I ricercatori hanno intervistato 1.000 giovani tra i 18 e i 30 anni per il sondaggio "Anatomia di una bella serata fuori".
Hanno scoperto che il 36% delle donne sostiene di aver subito una aggressione sessuale da ubriaca mentre il 34% ha fatto sesso non pianificato o non protetto (*).
Lo studio ha rilevato inoltre che il 63% delle intervistate sta troppo male per andare al lavoro dopo aver bevuto troppo e il 59% delle donne e il 45% degli uomini litiga.
Più ragazze, rispetto agli uomini, dicono poi di essere state fermate dalla polizia o di essere rimaste ferite dopo una nottata fuori.
"Quello che è più allarmante è il fatto che le ragazze sembrano rischiare di più dei ragazzi", dice Coussins.
 
(*) Nota: qualche volta, nell’elencare i problemi alcolcorrelati, non si dedica la necessaria attenzione a questo tema.
Tante ragazze ubriache aggredite, certo, ma anche tante ragazze sobrie aggredire da ubriachi, il tutto con il suo dolorosissimo seguito di traumi psicologici, malattie sessualmente trasmesse, gravidanze indesiderate….

CORRIERE DELLA SERA
Cremona
Alla festa dei dodicenni musica, alcol e marijuana.

CREMONA - Una festa di compleanno si è trasformata in un party a base di musica, alcol e droga. L’aggravante è che l’età media dei partecipanti era dodici anni. Sede del raduno: Pieve San Giacomo, alle porte di Cremona. Il passaparola tra i ragazzini della zona è stato più rapido del solito: «La festa è là, in quel capannone, il biglietto d’ingresso costa cinque euro». Sabato sera, decine di adolescenti, molti dei quali tra i 12 e i 13 anni, si sono dati appuntamento per ballare con musica dance a tutto volume. All’apparenza doveva essere la classica festa di compleanno con un po’ di musica e qualche birra. Insomma, un innocuo raduno di fine estate, per salutare il termine delle vacanze e l’inizio della scuola. Ma c’è voluto poco per capire che la situazione stava degenerando. Sono stati i vicini del posto a chiamare le forze dell’ordine, infastiditi dalla musica rimbombante. Gli agenti sono piombati lì e si sono trovati di fronte un capannone fatiscente, pericolante, dismesso da tempo, dove una volta vi era un allevamento di polli. Questa la scena che si è presentata loro: clima da discoteca, alcuni ragazzini stavano male. L’alcol scorreva a fiumi, accompagnato dalla droga. Qualcuno stava in un angolo, messo momentaneamente fuori gioco dal troppo alcol (*). A quel punto, due dei ragazzi sono stati portati in questura e segnalati perché in possesso di sostanze stupefacenti. Nelle tasche avevano qualche grammo di hashish e marijuana, che sono stati immediatamente sequestrati. In fretta la musica nel capannone è scomparsa. I genitori dei ragazzi sono arrivati sul posto, dopo che la polizia li ha chiamati. Senza sapere come erano andate le cose, hanno riportato immediatamente a casa i figli.
A.Sil.
 
(*) Nota: c’è da preoccuparsi, ma non da stupirsi.
I genitori hanno trasmesso ai figli una cultura che vede il divertimento sempre associato all’alcol (ricorrenze, festività, vittorie sportive, feste del vino e della birra…): chi non beve in compagnia… con quel che segue.
Quando succede qualche cosa di particolarmente bello, si usa “fare la balla” per festeggiare.
I figli guardano, imparano, e riproducono questa stessa cultura.
Che cosa c’è di sorprendente se quando i ragazzi si trovano per fare festa lo fanno con l’alcol?

BRESCIA OGGI
MANERBIO. Si celebrano oggi i funerali della guardia penitenziaria di 31 anni
Morto in contromano sulla A21 La vittima era in stato di ebbrezza.

Una tragedia legata allo stato di ebrezza della vittima. Per la Polizia stradale di Cremona il caso è chiuso. Carlo Di Felice Di Michele, guardia penitenziaria 31enne di Giulianova, era annebbiata dagli effetti dell’alcol quando all’alba di domenica ha imboccato in contromano l’autostrada A21.
Una folle corsa contro la morte che lo attendeva all’altezza di Manerbio dove la sua Mercedes si è scontrata con un fuoristrada. Gli accertamenti medico-legali hanno sciolto ogni dubbio, al punto che già ieri è giunto il nullaosta alla sepoltura. La salma è rientrata ad Alba Adriatica in provincia di Teramo dove oggi alle 15 si svolgeranno i funerali. Alla cerimonia sarà presente anche un picchetto delle guardie penitenziare del carcere Col di Ferro.
Sono stazionarie ma sempre gravi le condizioni di Hicham Koudsi, il siriano di 49 anni residente a Massa Carrara che guidava la Toyota Land Cruiser entrata in collisione con la Mercedes. Ricoverato al Civile, i sanitari attendono che le sue condizioni si stabilizzano prima di sottoporlo a un intervento chirurgico. n.s..

LA PROVINCIA DI CREMONA
Tragedia sull’A21. Già fatta l’autopsia, i funerali dell’agente di Polizia penitenziaria oggi ad Alba Adriatica
Schianto contromano, dolore e choc
Escluso il gesto estremo Il siriano ferito migliora.

di Giacomo Guglielmone La salma di Carlo Di Felice Di Michele si trova già ad Alba Adriatica, il centro in provincia di Teramo dove questo pomeriggio, alle 15, si svolgeranno i funerali. Tutto il paese si stringerà ai genitori e al fratello. Sarà presente un picchetto d’onore composto da agenti del carcere di Ca’ del Ferro. Sul fronte delle indagini, l’autopsia avrebbe confermato la presenza, nel sangue dell’agente 31enne, di un tasso di alcol superiore al consentito. Nelle stesse ore — anche dopo aver sentito i genitori, straziati dal dolore — gli inquirenti non hanno individuato particolari problemi a livello privato né per quanto concerne l’attività professionale. Insomma, tutto fa pensare a un incidente. A una disgrazia. Queste le novità emerse ieri in relazione alla tragedia che si è consumata alle 6.25 di domenica mattina sulla corsia Sud (da Brescia a Torino) dell’A21, all’altezza dell’uscita di Manerbio. Corsia che l’agente, a bordo della sua Mercedes 200, ha imboccato contromano a Cremona. L’ha percorsa per 23 chilometri, poi lo schianto. Vano il tentativo degli agenti di una pattuglia della Polstrada, che si è affiancata alla Mercedes, dall’altra parte dell’aiuola spartitraffico. L’impatto con la Toyota Land Cruiser che procedeva regolarmente verso Cremona è stato violentissimo. L’agente, che era in forza a Cremona da quattro anni, è morto sul colpo (nei risultati dell’autopsia si parla di fratture multiple e di sfondamento del lato destro della cassa toracica). Il 49enne alla guida della Toyota, Hicham Koudsi, ricoverato all’ospedale di Brescia, ha riportato lesioni in varie parti del corpo. La prognosi resta riservata ma non è in pericolo di vita. A Carrara, la città dove risiede e dove opera come imprenditore del marmo, Koudsi è molto noto perché è uno dei punti di riferimento della comunità islamica apuana; è stato uno dei promotori, ormai oltre un decennio fa, dell’Associazione Dei Diritti e delle Culture. Alla Casa Circondariale di Ca’ del Ferro ieri si sono vissute altre ore segnate dal dolore. Non è facile perdere in questo modo atroce un collega apprezzato e stimato, un agente sempre attento alle procedure e al rispetto dei detenuti. La direttrice, Ornella Bellezza ha seguito, una dopo l’altra, tutte le pratiche relative al decesso (*). E deciso la partecipazione del picchetto d’onore ai funerali dell’agente. Il tutto avvalendosi della stretta collaborazione del comandante degli agenti, Roberto Re, e del comandante della Sezione Traduzioni, Alvaro Capuano. Entrambi gli ispettori, dal momento in cui hanno appreso della tragedia, hanno sbrigato, con la morte nel cuore, decine di incombenze nonché provveduto a contattare gli agenti della Polizia stradale di Cremona, che si sono occupati dei rilievi, e l’autorità giudiziaria di Brescia. Il nulla osta alla sepoltura è giunto in tempi molto rapidi, probabilmente anche grazie all’intervento della stessa direttrice Bellezza, per andare incontro alla richiesta dei genitori e del fratello dell’agente affinché la salma fosse condotta al più presto al paese.
 
(*) Nota: ho incontrato la direttrice del carcere di Cremona ad un “corso di sensibilizzazione all’approccio ecologico sociale ai problemi alcolcorrelati e complessi”, organizzato otto anni fa a Castiglione delle Stiviere dal Ministero di Grazia e Giustizia, con la direzione di Renzo De Stefani.
In questo corso venne dedicato largo spazio alla realtà del carcere.
Ornella Bellezza era corsista, e faceva parte del gruppo condotto da Agostino Goisis, in cui io partecipavo come co-conduttore.
Ricordo che a Castiglione si era discusso di come il problema dell’alcol sia trasversale, nel carcere come in tutta la nostra società: così come parlare di alcol e scuola dovrebbe significare parlare del bere dei ragazzi, di quello dei loro genitori, degli insegnanti, dei bidelli, dei segretari e del preside, così come parlare di alcol e Ospedale significa parlare del bere dei “pazienti”, ma anche del bere di medici, infermieri e di tutto il personale, in modo analogo non avrebbe senso centrare solo sul bere delle persone detenute una discussione sul problema dell’alcol in carcere.
Spero di sbagliare, ma ho il timore che, dal quel corso di otto anni fa, non siano stati fatti grandi passi in avanti, nella realtà carceraria italiana.
C’è ancora tanto da lavorare, in questo come in altri ambiti.

CORRIERE DELLA SERA Cronaca di Roma
Detenuto polacco s’impicca in carcere.

Si è impiccato con la cinghia dell’accappatoio ed un paio di lacci delle scarpe. A. M., un detenuto polacco di 40 anni, si è ucciso in una cella del carcere di borgata Aurelia, a Civitavecchia, dov’era rinchiuso da tre mesi per scontare una condanna per omicidio colposo e omissione di soccorso. Lo scorso giugno a Ladispoli, mentre guidava ubriaco, l’uomo aveva investito una donna di 31 anni ed era scappato. La vittima era morta poche ore dopo (*).
 
(*) Nota: spesso il dramma di un incidente stradale distrugge, oltre alla vita della famiglia di chi ne è vittima, anche l’esistenza di chi ne è la causa.

IL MATTINO (Caserta)
Salvato dall’alcolismo cerca di rifarsi una vita normale.

ANGELA ROSSI Castelvolturno. Anche se la Polonia è entrata a far parte dell’Unione europea, la burocrazia continua purtroppo a seguire un iter diverso dalle esigenze umane di chi entra in Italia con la speranza di una vita decente e di un futuro. Fatto di piccole cose quotidiane ma anche di piccoli sogni da realizzare. Come è accaduto a Vladimir. Protagonista, suo malgrado, di una storia resa ulteriormente difficile dai meandri delle carte bollate e dai tunnel dei vari permessi nei quali è incappato e in cui si è trovato a essere praticamente prigioniero. Vladimir è un immigrato polacco che, dopo un percorso di pronto intervento effettuato dal progetto «Fratello riconosciuto» dell’associazione «Jerry Masslo» e dal Centro Fernandes che lo hanno salvato dalla strada dopo anni di vagabondaggio e alcolismo, ha finalmente espresso il desiderio di cambiare vita. Un nuovo inizio che avrebbe dovuto essere rappresentato dall’affidamento a comunità di recupero. Invece non è stato così. Alla richiesta del codice che gli avrebbe consentito, anche se irregolare, di essere iscritto al servizio sanitario e quindi gli avrebbe fornito una convenzione con la comunità, si è sentito rispondere che per i polacchi è necessario un’attestazione sanitaria dal paese di provenienza. Tale pretesa è sì giustificata dalle nuove norme ma di fatto si è rivelata un ostacolo quasi insormontabile per gli operatori del Centro Fernandes che si occupano della prima accoglienza degli immigrati e portano avanti da quasi due anni il progetto «Fratello riconosciuto». La richiesta, infatti, presuppone un rapporto con la famiglia che Vladimir ha interrotto da oltre venti anni. Un nucleo del quale l’uomo ha perso la tracce. E così il percorso felicemente intrapreso in comunità rischia di interrompersi. Nel frattempo Vladimir è entrato in depressione per la paura di ritornare a vivere in strada. Una vita che chiede di essere salvata e che invece viene messa di nuovo a rischio per colpa di timbri e bolli. Ma forse una speranza c’è. La speranza è riposta nella mediazione dell’Ambasciata polacca la quale si è impegnata a fare le opportune ricerche e a risolvere il problema. Purtroppo però, si incappa nelle lentezze e negli intoppi burocratici anche se, stavolta, dall’altra parte va registrata la solerzia degli operatori volontari che hanno fatto fronte comune per evitare che una storia positiva di riscatto si trasformasse in un insuccesso. Sul piatto della bilancia c’è una vita che attende di essere salvata.

TCCOM
L’indignato speciale
Sesso e coca-party: storie di vuoto.

Povera Anina, che andava in giro dicendo: “Sto con Calissano, è l’uomo giusto”. Lui, il bello della telenovela italiana, l’ex portiere della Sampdoria la cui carriera sportiva fu bloccata dall’arrivo del grande Pagliuca, a chi lo interrogava dopo il dramma di domenica rispondeva: “So solo che si chiamava Anina”. E poi risatine, frizzi e lazzi verso i fotografi mentre la Polizia lo arrestava. Non era arroganza, non era spacconeria. L’uomo era “strafatto” di cocaina dopo un fine settimana all’insegna di droga, sesso e alcol. Un giovanotto intelligente, ex sportivo, laureato a Boston, ricco e famoso, popolare tra le donne e non solo, rovinato dalla depressione. Quella terribile malattia di cui poco sappiamo, mai curata in modo serio, sempre nascosta, spesso nemmeno diagnosticata.
Depressione, la malattia, cocaina, l’illusione della cura. Fino a quel pomeriggio di domenica, al risveglio intontito con a fianco il corpo di una povera ragazza morta per la droga e il micidiale mix di farmaci e alcol. Un mondo di squallore, di miseria morale, di identità perdute. A Cremona una festa di compleanno si è trasformata in un droga party a base di droga e alcol. Niente di nuovo, purtroppo, se non fosse che i protagonisti avevano tutti dodici anni. Sabato sera decine di adolescenti tra i 12 e i 13 anni si sono dati appuntamento per ballare, bere e farsi. I Carabinieri, chiamati da alcuni vicini infastiditi dall’assordante musica, si sono trovati di fronte ad una scena incredibile. Ragazzini che vomitavano, fiumi di birra, marijuana in quantità. I genitori, convocati dai Carabinieri, si sono presentati sul posto per riportare a casa i figli, ignari di quanto era accaduto.
Una ragazza diciottenne denuncia in tv il “provolone” di turno attraverso le candi camera delle Iene. Lui è il noto giornalista tv Amedeo Goria. Scopriamo il giorno dopo che lei è rintracciabile su Internet (vedi servizio su Tgcom) a tette scoperte e in pose non proprio da ragazza in cerca di un lavoro. Squallido il collega, furba la ragazza.
Tre fatti di cronaca, tre storie che raccontano di un vuoto che ci dovrebbe preoccupare perché non tocca solo il finto mondo delle tv e dello spettacolo ma anche quello dei nostri figli, della loro vita in casa e fuori, della scuola. Riflettiamo prima che sia troppo tardi Tre fatti di cronaca, tre storie che raccontano di un vuoto che ci dovrebbe preoccupare perché non tocca solo il finto mondo delle tv e dello spettacolo ma anche quello dei nostri figli, della loro vita in casa e fuori, della scuola. Riflettiamo prima che sia troppo tardi.

L’ADIGE
Con tre gruppi, sono riprese le attività dell´associazione
Predazzo, Judo Avisio ripropone il «ken jutzu».

PREDAZZO - Dopo un inevitabile rallentamento estivo, è ripresa a Predazzo l´attività dell´associazione Judo Avisio cultura e sport, che trova da anni il suo faro organizzativo nella cintura nera Vittorio Nocentini.
Dal 5 settembre, sono attivi tre gruppi diversi: il primo comprendente bambine e bambini di età compresa fra i 6 ed i 9 anni, il secondo con i ragazzi dai 10 ai 13 anni ed il terzo composto da giovani e adulti, vale a dire dai 14/15 anni in su. Le lezioni si tengono nella sede di via Venezia, all´interno dello Sporting center.
Al più presto, riapriranno a Ravina di Trento anche i due gruppi che vedono la presenza di ragazzi, giovani e adulti diveramente abili, facenti parte dell´Anffas del Trentino.
Oltre alla consueta pratica judoistica ed alle altre iniziative culturali e di animazione, anche per quest´anno sarà attivo un gruppo che pratica il «ken jutzu», la spada di legno giapponese, aperto anche a giovani e adulti che non praticano il judo. Il corso sarà tenuto da uno degli insegnanti dell´associazione. Con Nocentini, infatti, sono impegnati anche Giovanni Dellantonio e Gianpaolo Dellantonio.
L´associazione predazzana è iscritta anche all´elenco della Promozione sociale del Trentino ed aderisce all´Aise (Associazione italiana sport educazione) della quale è sede regionale. L´Aise è un´associazione senza fini di lucro, riconosciuta dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali come associazione nazionale di promozione sociale.
Promuove ed organizza attività motorie in senso educativo, quale momento di crescita psicofisica ed etica dell´individuo, al fine di una migliore integrazione sociale e della formazione morale. L´associazione è nata da un gruppo di judoisti/e ma è aperta anche ad altre discipline sportive ed attività motorie.
Domenica scorsa, i judoisti del gruppo di Predazzo hanno partecipato con successo alla giornata senza alcol promossa dai club alcolisti in Trattamento, con una dimostrazione particolarmente apprezzata. Altre iniziative sono in programma nei prossimi mesi. M.F.

TGCOM
Incidente:è grave star R&B D’Angelo
Il cantante sbalzato dall’auto.

I fan di D’Angelo, cantante R&B vincitore di un premio Grammy, sono in trepidazione per la sorte del loro beniamino, reduce da un bruttissimo incidente stradale avvenuto in Virginia lo scorso 19 settembre. I familiari del rapper hanno infatti autorizzato soltanto ora la diffusione della notizia. Il cantante, che in passato era stato sorpreso ubriaco al volante, è in gravi condizioni.
Come molti protagonisti dell’R&B, anche D’Angelo non ha un passato specchiatissimo. Incriminato per possesso di cocaina poche settimane fa, il cantante aveva già avuto problemi con la giustizia. Recentemente era stato condannato per guida in stato di ebbrezza e gli era stata sospesa la patente per un anno. Un provvedimento che, evidentemente, non è servito a tenerlo fuori pericolo. Vincitore di un premio Grammy nel 2001 per la canzone "Untitled (How Does it Feel)", D’Angelo vanta il suo pubblico di fedelissimi, soprattutto negli States, grazie a fortunati album come “Brown sugar”, sua opera prima, e "Voodoo" (due Grammy).
Ancora non chiare le cause dell’incidente avvenuto in Virginia. Per il momento si sa che l’auto sulla quale viaggiava D’Angelo in compagnia di una donna, a sua volta rimasta ferita, è uscita di strada andando a sbattere contro una palizzata. Il cantante, che non aveva la cintura di sicurezza allacciata, è stato sbalzato fuori dalla vettura.

IL MESSAGGERO (Ancona)
IL CASO
«Usano il palazzo come latrina»
Convivenza impossibile tra le famiglie e il Sert di via De Gasperi
di MARINA VERDENELLI.

Prima la pipì e gli sputi sulle scale, ora anche gli escrementi nel vano dei contatori della luce. Sono esasperati i condomini del civico 88, in via De Gasperi, costretti a convivere con la maleducazione e la mancanza di rispetto dei fruitori degli uffici del Sert dell’Asur, all’ultimo piano dello stesso edifico. Uffici aperti per consulti e prenotazioni di visite nonché punto di riferimento per le analisi delle urine e del sangue di soggetti che cercano di uscire dal giro della droga. Da anni ai residenti è stato promesso che il servizio avrebbe presto cambiato ubicazione per evitare il passaggio di persone afflitte da problemi quali droga e alcolismo all’interno di un palazzo abitato da famiglie. Ma da anni la promessa è disattesa. Qualcuno si è anche rivolto al sindaco Sturani per segnalare il disagio ma nulla è cambiato. Pur rispettando i problemi altrui i condomini condannano vivamente il comportamento di questi individui che, puntualmente, lasciano “ricordini” vari all’interno del palazzo sia vicino all’ascensore che lungo le scale oppure utilizzando i muri come portarifiuti. L’ultimo episodio alcuni giorni fa quando nel vano dei contatori sono stati trovate tracce di feci. Ritrovamento che ha scatenato le ire degli inquilini che non sono più decisi a tollerare la situazione. «Se nessuno interviene - promettono i residenti - ci rivolgeremo alla Procura per sporgere denuncia. Non ne possiamo più».

IL MESSAGGERO (Ancona)
Troppo tempo libero, ecco perché»
Ugo Ascoli: «Nelle ragazze c’è l’elemento dell’emulazione dei maschi»
di CLAUDIA GRANDI.

Branco in rosa. Fenomeno nuovo? Sì, secondo il professor Ugo Ascoli, docente di Sociologia alla facoltà di Economia. Nuovo per ben due motivi: per l’esistenza del branco e per il fatto che, almeno nell’ultimo episodio di cronaca, il branco è al femminile. «Quanto accaduto sabato scorso si può ricondurre a due fenomeni che stanno prendendo piede da qualche anno: da un lato il dilagare dei gruppi, quelli che in sociologia vengono chiamati clan, bande».
Ma scusi, Ascoli, ad Ancona i gruppi non sono sempre esistiti?
«E’ vero ma mai così esclusivi ed uniti come lo sono oggi. Vede, i componenti di un gruppo, adesso, sono solidali in tutto, fanno tutto insieme: insomma, il fenomeno dell’aggregazione giovanile si è rafforzato, anche per una minore presenza delle famiglie nella vita di questi ragazzi».
E quali esiti negativi può portare l’esistenza del clan?
«Il maggior tempo libero a disposizione può portare ad episodi come quello registrato sabato. Una volta i ragazzi che si riunivano in gruppi lo facevano per un tempo limitato durante la giornata. Ora i giovani sono più liberi dalla scuola, dalla famiglia, dalle costrizioni e così, ritrovandosi assieme ai coetanei senza avere nulla da fare, possono cadere nella tentazione di dare sfogo alla loro solidarietà nel modo che conosciamo».
Lei ha parlato di due fenomeni dilaganti. Quale il secondo?
«Il secondo riguarda nello specifico le ragazze. Credo che il dilagare dell’influenza dei media, la tv principalmente, stia facendo passare in maniera sempre più martellante il concetto che al giorno d’oggi le femmine possono eguagliare in tutto e per tutto i maschi. Da una parte questo messaggio è positivo, ma le ragazze prendono anche il lato peggiore».
Ovvero?
«Le giovani donne pensano che raggiungere la parità significhi anche essere forti, aggressive come lo sono alcuni ragazzi. In questo senso può scattare il desiderio di emulazione. Senza considerare che in certi episodi di violenza può incidere anche l’abuso di alcol in giovane età».
Anche da noi?
«Purtroppo sì e più che in passato: studi rilevano che al centro-nord le ubriacature da birra, l’alcolico di cui maggiormente i giovanissimi abusano, sono le più diffuse».
Professor Ascoli, come si può intervenire per arginare il fenomeno del "bullismo"?
«Anzitutto intervenendo a monte: in questo senso la famiglia deve ricoprire il ruolo principale. E poi creando più spazi di aggregazione e momenti di incontro per i giovani, per non dare loro la delega totale sul proprio tempo. Per evitare cioè che i ragazzi pensino, avendo a disposizione troppo tempo libero, di poter fare tutto».



Mercoledì, 28 Settembre 2005
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