RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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YAHOO
NOTIZIE |
LONDRA
(Reuters) - Oltre un terzo delle ragazze britanniche sostiene di essere
stata aggredita sessualmente dopo aver bevuto troppo durante una serata
fuori, secondo un sondaggio pubblicato oggi. |
CORRIERE
DELLA SERA |
A.Sil. (*) Nota: c’è da preoccuparsi, ma non da stupirsi. I genitori hanno trasmesso ai figli una cultura che vede il divertimento sempre associato all’alcol (ricorrenze, festività, vittorie sportive, feste del vino e della birra…): chi non beve in compagnia… con quel che segue. Quando succede qualche cosa di particolarmente bello, si usa “fare la balla” per festeggiare. I figli guardano, imparano, e riproducono questa stessa cultura. Che cosa c’è di sorprendente se quando i ragazzi si trovano per fare festa lo fanno con l’alcol? |
BRESCIA
OGGI |
Una
tragedia legata allo stato di ebrezza della vittima. Per la Polizia
stradale di Cremona il caso è chiuso. Carlo Di Felice Di Michele,
guardia penitenziaria 31enne di Giulianova, era annebbiata dagli effetti
dell’alcol quando all’alba di domenica ha imboccato in contromano
l’autostrada A21. |
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di Giacomo Guglielmone La salma di Carlo
Di Felice Di Michele si trova già ad Alba Adriatica, il centro
in provincia di Teramo dove questo pomeriggio, alle 15, si svolgeranno
i funerali. Tutto il paese si stringerà ai genitori e al fratello.
Sarà presente un picchetto d’onore composto da agenti del
carcere di Ca’ del Ferro. Sul fronte delle indagini, l’autopsia
avrebbe confermato la presenza, nel sangue dell’agente 31enne,
di un tasso di alcol superiore al consentito. Nelle stesse ore —
anche dopo aver sentito i genitori, straziati dal dolore — gli
inquirenti non hanno individuato particolari problemi a livello privato
né per quanto concerne l’attività professionale.
Insomma, tutto fa pensare a un incidente. A una disgrazia. Queste le
novità emerse ieri in relazione alla tragedia che si è
consumata alle 6.25 di domenica mattina sulla corsia Sud (da Brescia
a Torino) dell’A21, all’altezza dell’uscita di Manerbio.
Corsia che l’agente, a bordo della sua Mercedes 200, ha imboccato
contromano a Cremona. L’ha percorsa per 23 chilometri, poi lo schianto.
Vano il tentativo degli agenti di una pattuglia della Polstrada, che
si è affiancata alla Mercedes, dall’altra parte dell’aiuola
spartitraffico. L’impatto con la Toyota Land Cruiser che procedeva
regolarmente verso Cremona è stato violentissimo. L’agente,
che era in forza a Cremona da quattro anni, è morto sul colpo
(nei risultati dell’autopsia si parla di fratture multiple e di
sfondamento del lato destro della cassa toracica). Il 49enne alla guida
della Toyota, Hicham Koudsi, ricoverato all’ospedale di Brescia,
ha riportato lesioni in varie parti del corpo. La prognosi resta riservata
ma non è in pericolo di vita. A Carrara, la città dove
risiede e dove opera come imprenditore del marmo, Koudsi è molto
noto perché è uno dei punti di riferimento della comunità
islamica apuana; è stato uno dei promotori, ormai oltre un decennio
fa, dell’Associazione Dei Diritti e delle Culture. Alla Casa Circondariale
di Ca’ del Ferro ieri si sono vissute altre ore segnate dal dolore.
Non è facile perdere in questo modo atroce un collega apprezzato
e stimato, un agente sempre attento alle procedure e al rispetto dei
detenuti. La direttrice, Ornella Bellezza ha seguito, una dopo l’altra,
tutte le pratiche relative al decesso (*). E deciso la partecipazione
del picchetto d’onore ai funerali dell’agente. Il tutto avvalendosi
della stretta collaborazione del comandante degli agenti, Roberto Re,
e del comandante della Sezione Traduzioni, Alvaro Capuano. Entrambi
gli ispettori, dal momento in cui hanno appreso della tragedia, hanno
sbrigato, con la morte nel cuore, decine di incombenze nonché
provveduto a contattare gli agenti della Polizia stradale di Cremona,
che si sono occupati dei rilievi, e l’autorità giudiziaria
di Brescia. Il nulla osta alla sepoltura è giunto in tempi molto
rapidi, probabilmente anche grazie all’intervento della stessa
direttrice Bellezza, per andare incontro alla richiesta dei genitori
e del fratello dell’agente affinché la salma fosse condotta
al più presto al paese. |
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Si
è impiccato con la cinghia dell’accappatoio ed un paio di lacci
delle scarpe. A. M., un detenuto polacco di 40 anni, si è ucciso
in una cella del carcere di borgata Aurelia, a Civitavecchia, dov’era
rinchiuso da tre mesi per scontare una condanna per omicidio colposo e
omissione di soccorso. Lo scorso giugno a Ladispoli, mentre guidava ubriaco,
l’uomo aveva investito una donna di 31 anni ed era scappato. La vittima
era morta poche ore dopo (*).
(*) Nota: spesso il dramma di un incidente stradale distrugge, oltre alla vita della famiglia di chi ne è vittima, anche l’esistenza di chi ne è la causa. |
IL
MATTINO (Caserta) |
ANGELA
ROSSI Castelvolturno. Anche se la Polonia è entrata a far parte
dell’Unione europea, la burocrazia continua purtroppo a seguire un
iter diverso dalle esigenze umane di chi entra in Italia con la speranza
di una vita decente e di un futuro. Fatto di piccole cose quotidiane ma
anche di piccoli sogni da realizzare. Come è accaduto a Vladimir.
Protagonista, suo malgrado, di una storia resa ulteriormente difficile
dai meandri delle carte bollate e dai tunnel dei vari permessi nei quali
è incappato e in cui si è trovato a essere praticamente
prigioniero. Vladimir è un immigrato polacco che, dopo un percorso
di pronto intervento effettuato dal progetto «Fratello riconosciuto»
dell’associazione «Jerry Masslo» e dal Centro Fernandes
che lo hanno salvato dalla strada dopo anni di vagabondaggio e alcolismo,
ha finalmente espresso il desiderio di cambiare vita. Un nuovo inizio
che avrebbe dovuto essere rappresentato dall’affidamento a comunità
di recupero. Invece non è stato così. Alla richiesta del
codice che gli avrebbe consentito, anche se irregolare, di essere iscritto
al servizio sanitario e quindi gli avrebbe fornito una convenzione con
la comunità, si è sentito rispondere che per i polacchi
è necessario un’attestazione sanitaria dal paese di provenienza.
Tale pretesa è sì giustificata dalle nuove norme ma di fatto
si è rivelata un ostacolo quasi insormontabile per gli operatori
del Centro Fernandes che si occupano della prima accoglienza degli immigrati
e portano avanti da quasi due anni il progetto «Fratello riconosciuto».
La richiesta, infatti, presuppone un rapporto con la famiglia che Vladimir
ha interrotto da oltre venti anni. Un nucleo del quale l’uomo ha
perso la tracce. E così il percorso felicemente intrapreso in comunità
rischia di interrompersi. Nel frattempo Vladimir è entrato in depressione
per la paura di ritornare a vivere in strada. Una vita che chiede di essere
salvata e che invece viene messa di nuovo a rischio per colpa di timbri
e bolli. Ma forse una speranza c’è. La speranza è riposta
nella mediazione dell’Ambasciata polacca la quale si è impegnata
a fare le opportune ricerche e a risolvere il problema. Purtroppo però,
si incappa nelle lentezze e negli intoppi burocratici anche se, stavolta,
dall’altra parte va registrata la solerzia degli operatori volontari
che hanno fatto fronte comune per evitare che una storia positiva di riscatto
si trasformasse in un insuccesso. Sul piatto della bilancia c’è
una vita che attende di essere salvata.
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Povera
Anina, che andava in giro dicendo: “Sto con Calissano, è l’uomo
giusto”. Lui, il bello della telenovela italiana, l’ex portiere
della Sampdoria la cui carriera sportiva fu bloccata dall’arrivo
del grande Pagliuca, a chi lo interrogava dopo il dramma di domenica rispondeva:
“So solo che si chiamava Anina”. E poi risatine, frizzi e lazzi
verso i fotografi mentre la Polizia lo arrestava. Non era arroganza, non
era spacconeria. L’uomo era “strafatto” di cocaina dopo
un fine settimana all’insegna di droga, sesso e alcol. Un giovanotto
intelligente, ex sportivo, laureato a Boston, ricco e famoso, popolare
tra le donne e non solo, rovinato dalla depressione. Quella terribile
malattia di cui poco sappiamo, mai curata in modo serio, sempre nascosta,
spesso nemmeno diagnosticata.
Depressione, la malattia, cocaina, l’illusione della cura. Fino a quel pomeriggio di domenica, al risveglio intontito con a fianco il corpo di una povera ragazza morta per la droga e il micidiale mix di farmaci e alcol. Un mondo di squallore, di miseria morale, di identità perdute. A Cremona una festa di compleanno si è trasformata in un droga party a base di droga e alcol. Niente di nuovo, purtroppo, se non fosse che i protagonisti avevano tutti dodici anni. Sabato sera decine di adolescenti tra i 12 e i 13 anni si sono dati appuntamento per ballare, bere e farsi. I Carabinieri, chiamati da alcuni vicini infastiditi dall’assordante musica, si sono trovati di fronte ad una scena incredibile. Ragazzini che vomitavano, fiumi di birra, marijuana in quantità. I genitori, convocati dai Carabinieri, si sono presentati sul posto per riportare a casa i figli, ignari di quanto era accaduto. Una ragazza diciottenne denuncia in tv il “provolone” di turno attraverso le candi camera delle Iene. Lui è il noto giornalista tv Amedeo Goria. Scopriamo il giorno dopo che lei è rintracciabile su Internet (vedi servizio su Tgcom) a tette scoperte e in pose non proprio da ragazza in cerca di un lavoro. Squallido il collega, furba la ragazza. Tre fatti di cronaca, tre storie che raccontano di un vuoto che ci dovrebbe preoccupare perché non tocca solo il finto mondo delle tv e dello spettacolo ma anche quello dei nostri figli, della loro vita in casa e fuori, della scuola. Riflettiamo prima che sia troppo tardi Tre fatti di cronaca, tre storie che raccontano di un vuoto che ci dovrebbe preoccupare perché non tocca solo il finto mondo delle tv e dello spettacolo ma anche quello dei nostri figli, della loro vita in casa e fuori, della scuola. Riflettiamo prima che sia troppo tardi. |
L’ADIGE |
PREDAZZO
- Dopo un inevitabile rallentamento estivo, è ripresa a Predazzo
l´attività dell´associazione Judo Avisio cultura e
sport, che trova da anni il suo faro organizzativo nella cintura nera
Vittorio Nocentini. |
TGCOM |
I
fan di D’Angelo, cantante R&B vincitore di un premio Grammy, sono
in trepidazione per la sorte del loro beniamino, reduce da un bruttissimo
incidente stradale avvenuto in Virginia lo scorso 19 settembre. I
familiari del rapper hanno infatti autorizzato soltanto ora la diffusione
della notizia. Il cantante, che in passato era stato sorpreso ubriaco
al volante, è in gravi condizioni.
Come molti protagonisti dell’R&B, anche D’Angelo non ha un passato specchiatissimo. Incriminato per possesso di cocaina poche settimane fa, il cantante aveva già avuto problemi con la giustizia. Recentemente era stato condannato per guida in stato di ebbrezza e gli era stata sospesa la patente per un anno. Un provvedimento che, evidentemente, non è servito a tenerlo fuori pericolo. Vincitore di un premio Grammy nel 2001 per la canzone "Untitled (How Does it Feel)", D’Angelo vanta il suo pubblico di fedelissimi, soprattutto negli States, grazie a fortunati album come “Brown sugar”, sua opera prima, e "Voodoo" (due Grammy). Ancora non chiare le cause dell’incidente avvenuto in Virginia. Per il momento si sa che l’auto sulla quale viaggiava D’Angelo in compagnia di una donna, a sua volta rimasta ferita, è uscita di strada andando a sbattere contro una palizzata. Il cantante, che non aveva la cintura di sicurezza allacciata, è stato sbalzato fuori dalla vettura. |
IL
MESSAGGERO (Ancona) |
Prima la pipì e gli sputi sulle scale, ora anche gli escrementi nel vano dei contatori della luce. Sono esasperati i condomini del civico 88, in via De Gasperi, costretti a convivere con la maleducazione e la mancanza di rispetto dei fruitori degli uffici del Sert dell’Asur, all’ultimo piano dello stesso edifico. Uffici aperti per consulti e prenotazioni di visite nonché punto di riferimento per le analisi delle urine e del sangue di soggetti che cercano di uscire dal giro della droga. Da anni ai residenti è stato promesso che il servizio avrebbe presto cambiato ubicazione per evitare il passaggio di persone afflitte da problemi quali droga e alcolismo all’interno di un palazzo abitato da famiglie. Ma da anni la promessa è disattesa. Qualcuno si è anche rivolto al sindaco Sturani per segnalare il disagio ma nulla è cambiato. Pur rispettando i problemi altrui i condomini condannano vivamente il comportamento di questi individui che, puntualmente, lasciano “ricordini” vari all’interno del palazzo sia vicino all’ascensore che lungo le scale oppure utilizzando i muri come portarifiuti. L’ultimo episodio alcuni giorni fa quando nel vano dei contatori sono stati trovate tracce di feci. Ritrovamento che ha scatenato le ire degli inquilini che non sono più decisi a tollerare la situazione. «Se nessuno interviene - promettono i residenti - ci rivolgeremo alla Procura per sporgere denuncia. Non ne possiamo più». |
IL
MESSAGGERO (Ancona) |
Branco
in rosa. Fenomeno nuovo? Sì, secondo il professor Ugo Ascoli, docente
di Sociologia alla facoltà di Economia. Nuovo per ben due motivi:
per l’esistenza del branco e per il fatto che, almeno nell’ultimo episodio
di cronaca, il branco è al femminile. «Quanto accaduto sabato
scorso si può ricondurre a due fenomeni che stanno prendendo piede
da qualche anno: da un lato il dilagare dei gruppi, quelli che in sociologia
vengono chiamati clan, bande».
Ma scusi, Ascoli, ad Ancona i gruppi non sono sempre esistiti? «E’ vero ma mai così esclusivi ed uniti come lo sono oggi. Vede, i componenti di un gruppo, adesso, sono solidali in tutto, fanno tutto insieme: insomma, il fenomeno dell’aggregazione giovanile si è rafforzato, anche per una minore presenza delle famiglie nella vita di questi ragazzi». E quali esiti negativi può portare l’esistenza del clan? «Il maggior tempo libero a disposizione può portare ad episodi come quello registrato sabato. Una volta i ragazzi che si riunivano in gruppi lo facevano per un tempo limitato durante la giornata. Ora i giovani sono più liberi dalla scuola, dalla famiglia, dalle costrizioni e così, ritrovandosi assieme ai coetanei senza avere nulla da fare, possono cadere nella tentazione di dare sfogo alla loro solidarietà nel modo che conosciamo». Lei ha parlato di due fenomeni dilaganti. Quale il secondo? «Il secondo riguarda nello specifico le ragazze. Credo che il dilagare dell’influenza dei media, la tv principalmente, stia facendo passare in maniera sempre più martellante il concetto che al giorno d’oggi le femmine possono eguagliare in tutto e per tutto i maschi. Da una parte questo messaggio è positivo, ma le ragazze prendono anche il lato peggiore». Ovvero? «Le giovani donne pensano che raggiungere la parità significhi anche essere forti, aggressive come lo sono alcuni ragazzi. In questo senso può scattare il desiderio di emulazione. Senza considerare che in certi episodi di violenza può incidere anche l’abuso di alcol in giovane età». Anche da noi? «Purtroppo sì e più che in passato: studi rilevano che al centro-nord le ubriacature da birra, l’alcolico di cui maggiormente i giovanissimi abusano, sono le più diffuse». Professor Ascoli, come si può intervenire per arginare il fenomeno del "bullismo"? «Anzitutto intervenendo a monte: in questo senso la famiglia deve ricoprire il ruolo principale. E poi creando più spazi di aggregazione e momenti di incontro per i giovani, per non dare loro la delega totale sul proprio tempo. Per evitare cioè che i ragazzi pensino, avendo a disposizione troppo tempo libero, di poter fare tutto». |
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