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Rassegna stampa alcol e guida del 25 settembre 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


IL GAZZETTINO (Padova)
IL BERE DIVERSO.

(M.A.) Sta arrivando un nuovo sballo: lo spritz all’assenzio. Ideatore della "infernale" bevanda colorata è Paolo Caron, presidente del circolo Asi "Fataverde" nato nell’autunno dello scorso anno. «Abbiamo pensato dai primi di ottobre, in un paio di giorni alla settimana, di aprire il locale alle 18 e servire spritz. Meglio, spritz all’assenzio». L’assenzio, liquore ottenuto dalla distillazione dei fiori e delle foglie della pianta omonima, veniva soprattutto bevuto dai poeti crepuscolari della Parigi dell’800. Insomma, mischiato allo spritz potrebbe diventare un cocktail micidiale? «No, perchè l’assenzio che usiamo e useremo per lo spritz è particolarmente diluito con l’acqua. Non voglio, però, rivelare gli altri ingredienti. Deve rimanere un segreto. E’ chiaro - sottolinea Caron - che l’alcol fa male, ma qui al Fataverde invitiamo sempre i clienti a non esagerare e a guidare con prudenza». Il club, situato in piena zona industriale in via San Crispino 58, offre una vasta gamma di drink alternativi tra cui la somministrazione al bancone di ossigeno puro al 94 per cento. Forse una nuova droga legale? «Assolutamente no, aspirare ossigeno puro al 94 per cento aromatizzato con vari gusti è un modo per rifarsi dall’inquinamento cittadino quotidiano. Tecnicamente si chiama Oxybar e a provarlo arrivano da tutto il Triveneto». Vero, infatti all’entrata del circolo si presentano giovani da Trieste, Bologna e perfino Novara. Sono mossi dalla curiosità e dal provare per divertirsi. Eppure, qualcosa che almeno dal nome richiama alla droga c’è. Si chiamano smartdrugs: sono prodotti messi in bella vista su delle mensole dal design futuristico. «Precisiamo - spiega Caron - non si tratta di droga, ma di integratori alimentari a scopo ricreativo. Tra questi ci sono la mini e la super chicca. Sono due compresse di caffeina, la prima pari a tre caffè e la seconda a sei. Ottime per chi esce ubriaco dalla discoteca».(*) Il "Fataverde" è aperto dal martedì alla domenica dalle 21 alle 3 di notte. L’ultima raccomandazione del presidente Paolo Caron: «Al Fataverde facciamo entrare solo gente che all’interno del locale trova posto a sedersi. Il motivo è che ad ogni cliente spieghiamo attentamente da quali ingredienti sono composti i drink che offriamo».
 
(*) Nota: questo signore pare davvero convinto di essere un benefattore: chissà se si tratta di scarsa preparazione scientifica o, più semplicemente, di faccia tosta.
E’ incredibile come, con un fantasioso giro di parole, si possa “intortare” la gente: la definizione “integratori alimentari a scopo ricreativo” è veramente straordinaria.
A questo venditore di assenzio andrebbe ricordato che prima di guidare non vanno usate per nulla sostanze psicoattive (non è questione di “non esagerare”, ma di “non consumare” proprio) e che l’unica cosa ottima nel somministrare sei dosi di caffeina a chi esce ubriaco da una discoteca è (forse) il guadagno di chi la vende.

IL MATTINO
INCIDENTI A ISCHIA E SANT’ANTIMO
L’auto si capovolge, donna tedesca muore
Scontro frontale, motociclista perde la vita.

Tragica conclusione delle vacanze per cinque giovani turisti tedeschi. La scorsa notte, dopo un impressionante testa-coda, l’auto sulla quale viaggiavano si è capovolta e la donna al volante, Maya Magis di 28 anni è morta sul colpo, con la testa fracassata. Gli altri quattro occupanti il veicolo, tutti maschi fra i 20 e i 30 anni fra cui Moritz, fratello della deceduta, sono stati ricoverati all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno, dove per due di essi si è reso necessario l’intervento chirurgico d’urgenza. Ancora da chiarire la dinamica dell’incidente, dovuto forse a una manovra azzardata della ragazza che - probabilmente in stato di ebbrezza - pochi secondi prima si era messa alla guida del grosso fuoristrada Toyota. Il fatto è avvenuto sulla centralissima via Francesco Sogliuzzo, una traversa di corso Vittoria Colonna. Il gruppetto di giovani turisti, dopo essersi intrattenuti in un pub, verso le 4 del mattino sono risaliti in macchina per tornare in albergo. Maya Magis, dopo una cinquantina di metri, ha perso il controllo dell’auto che si è capovolta in maniera rovinosa. Un altro incidente mortale è avvenuto a Sant’Antimo: la vittima, un motociclista di 28 anni, Adamo Vincenzo, è morto in seguito alle ferite riportate. Il centauro - un tecnico biomedico impiegato in un laboratorio del centro di Qualiano – aveva appena imboccato l’uscita di Sant’Antimo dell’asse mediano, quando si è scontrato con un’auto proveniente dal senso opposto. L’impatto è stato tremendo, nonostante il casco abbia attutito il colpo. Il 28enne era ancora cosciente quando è stato trasportato al Secondo policlinico di Napoli. Le sue condizioni, però, si sono aggravate alcune ore dopo. Ricoverato in sala rianimazione, è morto qualche ora più tardi per sopraggiunte complicazioni.

IL TEMPO
PER IL RADUNO INTERNAZIONALE DELLE HARLEY DAVIDSON
Cinquecento centauri alla «conquista» della città.

TERAMO — Circa cinquecento centauri provenienti da tutte le regioni italiane e da diversi paesi dell’Europa hanno invaso, come previsto, Teramo per l’ «Italian Hog Party», il raduno nazionale delle Harley-Davidson le mitiche moto americane, protagoniste di tanti film di successo. Il classico e inconfondibiole rombo ha precede le moto in varie e rumorose sfilate per le vie della città, strappando grida di ammirazione agli appassionati, soprattutto i più giovani. Le cromature e i motori hanno confermano un mito che da due giorni sta mettendo festosamente a soqquadro la città, eplicando il successo della «Notte Bianca», altra manifestazione che ha gremito Teramo di gente. Il raduno si concluderà nella giornata di oggi. Ieri le moto hanno effettuato un’escursione a Civitella del Tronto, sui percorsi del Parco del Gran Sasso Monti della Laga e sulle vie del vecchio regno borbonico. Il pubblico in città ha invece potuto seguire le evoluzioni degli stunt in Harley, anche queste applauditissime, provare personalmente una potente due ruote nel «demo ride» o semplicemente visionarle presso gli stand dei concessionari ufficiali Harley. La festa è ovviamente proseguita durante la notte con gli i stand gastronomici letteralmente assediati, fiumi di birra, spettacoli musicali nelle piazze cittadine, sfilate di moda, i punti «merchandising» e nei negozi aperti fino alle otre piccole. Affari d’oro, naturalmente, per i commercianti nonostante molti ambulanti si siano lamentati per il secondo annullamento, nell’arco di poche settimane, del mercato settimanale del sabato. Ma sotto quest’aspetto ci sarà un intero inverno per rifarsi.

CORRIERE ROMAGNA (Forlì)
Schianti a raffica con le moto potenti.

ROCCA - Questo sabato sono state tre le moto coinvolte negli incidenti: due nella solita statale 67 dove ieri mattina, l’altro a Galeata. Il più grave degli è avvenuto poco prima dell’abitato di Rocca San Casciano ieri mattina alle 11.45. Al chilometro 163+800 della statale 67, Luca Benericetti, residente a Punta Marina di Ravenna, 27 anni, mentre stava guidando la sua Kawasaki Z3 750, si è scontrato con un fuoristrada Nissan. Nell’urto il centauro è stato sbalzato di sella e una ruota della moto è schizzata a decine di metri in una scarpata. Il giovane ha riportato serie fratture in diverse parti del corpo ed è stato trasportato in ospedale. I rilievi sono stati svolti dalla Polstrada di Rocca. Alle 14.30 invece una moto Aprilia 900 è stata tamponata mentre era ferma al semaforo di un cantiere stradale sul ponte. Il motociclista, un 36enne di Forlimpopoli, è rimasto ferito. Meno grave la caduta di un motociclista a Galeata. La Polstrada di Rocca ha invece ritirato la patente e tolto dieci punti a un 49enne di Fratta che l’altra sera era finito in un scarpata alle porte di Predappio perchè ubriaco con un alto tasso alcolemico.

GAZZETTA DEL SUD
Avventori di due bar ostruivano il traffico a Valdagno (Vicenza)
Multati 159 pedoni perché sostano in strada
Gennaro Santini.

VICENZA – Sostare in mezzo alla strada può costare caro, soprattutto se accade nel cosiddetto «triangolo delle Bermude» di Valdagno, un breve tratto del corso principale lungo il quale si affacciano tre locali, famosi per le mescite generose di bibite, soprattutto ad alto tasso alcolico. A vedersi affibbiare dai carabinieri una multa da 21 euro per sosta di pedone, in base all’art. 190 commi 4 e 10 del codice della strada, sono stati avantieri sera in 159, tutti avventori di due dei tre locali del «triangolo». I due bar si affacciano sulla strada principale della località vicentina, via Garibaldi, lungo la quale vige l’obbligo di traffico limitato ai soli automezzi autorizzati. I consumatori hanno l’abitudine di ordinare da bere all’interno dei tre bar e poi di sostare tra il marciapiede e la strada per sorseggiare in tutta tranquillità, tra una chiacchiera e l’altra, il contenuto del proprio bicchiere. A far scattare l’intervento di venti militari, affiancati da dieci uomini dei Nas, sono state proprio le proteste di alcuni automobilisti, ai quali la sosta in strada degli avventori dei bar impedirebbe di percorrere la via. In alcuni casi, alle vetture in transito sarebbero stati riservati dai clienti dei locali sputi, lattine e improperi. Oltre alle multe, i controlli hanno portato alla denuncia a piede libero di cinque persone per ubriachezza molesta e di un barista che avrebbe dato da bere a un cliente già visibilmente ubriaco (*).
 
(*) Nota: è nota la frequente relazione tra il consumo di bevande alcoliche ed il fumo: la consuetudine a bere fuori dai locali è anche conseguenza del divieto di fumare all’interno dei locali stessi.

LA PROVINCIA DI COMO
lanzo
Valori non elevatissimi ma comunque doppi rispetto al consentito. Sindaco sorpreso.
Attenzione» Giovani ubriachi al volante: via sei patenti
In quattro ore di controlli notturni con l’etilometro una strage di punti tra i residenti della zona.

Lanzo d’Intelvi Strage di patenti la scorsa notte sulla provinciale della Valle d’Intelvi dove sei automobilisti si sono visti ritirare il documento e perdere 65 punti per guida in stato d’ebbrezza. I carabinieri di Lanzo d’Intelvi, "armati" di etilometro, dall’una alle cinque hanno controllato decine di automobilisti e fra questi ben sei presentavano un tasso di alcol nel sangue compreso fra lo 0,8 e l’1 milligrammi per litro, superiore allo 0,5 milligrammi per litro, il limite previsto dalla legge. Le conseguenze sono state: ritiro della patente, segnalazione in prefettura e consistente perdita di punti (da 10 a 20, in base all’anzianità). Questo l’identikit dell’automobilista con il vizio di guidare dopo aver alzato il gomito: giovane, tutti compresi fra i 18 e i 22 anni, residente in zona o proprietario dei una seconda casa in Valle d’Intelvi. I comuni di residenza dei ragazzi rimasti senza patente sono: Lanzo d’Intelvi (due automobilisti), Pellio Intelvi, Ramponio Verna, Maslianico e Milano (gli ultimi due con casa di villeggiatura nella zona). Nel corso della nottata di lavoro da parte dei carabinieri di Lanzo sono state ritirate anche 3 carte di circolazione, che fanno salire a quota 23 il numero di questi documenti ritirati ad agosto e settembre. In questi due mesi sono stati in tutto ben 13 le patenti ritirate per guida in stato d’ebbrezza in valle: un numero veramente ragguardevole. Anche per gli altri casi si è sempre trattato di automobilisti giovani e giovanissimi ma il tasso di alcolemia non è comunque stato particolarmente elevato anche se al di sopra del limite previsto per legge. Il record detenuto da un sessantenne che due anni fa era stato bloccato sulla statale Regina mentre si trovava alla guida della sua auto con 3,2 milligrammi per litro di alcol nel sangue, praticamente in coma etilico, è un record difficilmente eguagliabile. Il sindaco di Lanzo d’Intelvi, Alfredo Delbò, si dichiara sorpreso: «In paese non mi risulta un problema di alcolismo giovanile. Sono sorpreso da questi dati ma credo che, per la maggior parte dei casi, si tratti di leggerezze commesse da ragazzi che il venerdì e il sabato sera escono in compagnia e magari bevono qualche birra di troppo (*). Comunque non intendo giustificarli, "dura lex, sed lex" dicevano i romani: questi giovani alle volte non sanno neppure a quali conseguenze possono andare incontro. Oltre al rischio di incidenti, c’è quello di perdere la patente con per loro inevitabili problemi, anche sul posto di lavoro». Guglielmo De Vita
 
(*) Nota: sarebbe interessante capire che cosa si intende per “alcolismo giovanile”.
Spesso la cosiddetta “dipendenza” dall’alcol impiega decine di anni prima di essere conclamata ed evidente in una persona: allora si potrebbe dire che “l’alcolismo giovanile” non esiste per nessuno…
Un giovane che si schianta guidando ubriaco magari non è vittima da alcolismo giovanile, ma non ha nessuna importanza, è comunque una vittima dell’alcol.
I controlli di questi giorni dimostrano che il problema dell’alcol tra i giovani di questo paese esiste.

CORRIERE DELLA SERA
Con il nuovo protagonista di «Elisa di Rivombrosa» indagati due conoscenti.
La giovane aggredita dopo una serata in compagnia
Violenza sessuale, attore sotto accusa
Cupo avrebbe abusato a casa sua di una trentenne. La difesa: un filmato lo scagiona.

ROMA - In «Elisa di Rivombrosa» sarà Christian Grey, l’impavido capitano della Marina britannica destinato a prendere il posto di Alessandro Preziosi nel cuore della protagonista. Ma nel frattempo Antonio Cupo è incappato in una storiaccia di sesso a luci rosse, una vicenda che fa ben poco onore al personaggio che interpreterà sugli schermi di Canale 5. Insomma: l’attore è accusato di violenza sessuale, reato per il quale la procura della Repubblica gli ha spedito un avviso di garanzia. L’inchiesta ipotizza uno stupro di gruppo, visto che sulla vittima si sarebbero avventati in tre. Ma per il momento sul tavolo del pm Maria Gloria Attanasio c’è poco più della denuncia di F.M., 30 anni, impiegata all’Alitalia. Cupo e i suoi amici sono stati iscritti nel registro degli indagati per un «atto dovuto», poichè i loro nomi sono contenuti nell’esposto presentato dalla giovane donna.
Il «fattaccio» risale al 6 maggio, quando nel cuore della notte F. telefona a un amico che, per caso, sta trascorrendo la serata a casa di Cupo. L’impiegata vuole essere invitata, il suo interlocutore nicchia, lei insiste e alla fine riesce a ottenere l’indirizzo. Nonostante sia ubriaca - prima di arrivare a destinazione beve un’intera bottiglia di grappa - F. sale in auto e, con qualche difficoltà, raggiunge Campo de’ Fiori. Nell’appartamento dell’attore ci sono in quel momento cinque persone: insieme al padrone di casa, che fino ad allora l’impiegata aveva intravisto soltanto un paio di volte, ci sono due amici (fra i quali quello a cui ha telefonato) e due ragazze. Che però, poco dopo, vanno via.
Sono le tre, la giovane donna balla da sola al centro del salotto. Non avverte nessuna sensazione di pericolo, l’alcol la rende quasi incosciente. Si muove al ritmo della musica, come se nella stanza non ci fosse nessun altro. Gli amici invece sono sul divano, la osservano, commentano la scena. In pochi minuti l’atmosfera si surriscalda. Cupo e gli altri, sostiene la vittima, le chiedono di spogliarsi: via la maglietta, via i jeans, via anche gli slip. F. è nuda e ormai è questione di attimi: all’improvviso i tre le sono addosso, la aggrediscono a turno. Uno le blocca le braccia, gli altri due ne approfittano.
Il racconto della serata finisce qui. Nessuna chiamata al «112» o al «113», nessuna corsa in ospedale per farsi visitare. L’impiegata torna a casa e soltanto il giorno dopo, telefonando al solito amico (e presunto stupratore), apprende quel che è successo. Ma la rabbia e l’umiliazione non sfociano in una denuncia. Non subito, almeno: F. aspetterà un mese prima di rivolgersi al commissariato Trevi-Campo Marzio, diretto da Antonio Del Greco. E allega all’esposto un referto medico del 1° giugno.
Sull’indagine in corso l’attore Antonio Cupo preferisce tacere. Affida però parole di fuoco al suo legale, che sottolinea: «Ritengo che la parte offesa sia malata di protagonismo e che sia in cerca di un momento di celebrità. Si tratta di una strumentalizzazione».
Secondo l’avvocato un filmato girato quella sera dimostrerebbe che l’attore non ha partecipato allo stupro. E che la vittima, per nulla ubriaca, era consapevole e consenziente. «Da diversi mesi - spiega il legale riferendosi al video - ho presentato una prova incontrovertibile dell’innocenza del mio assistito, ma il magistrato non ha ancora preso alcuna decisione. È tempo, ormai, che l’inchiesta venga archiviata».
Lavinia Di Gianvito.

L’ARENA DI VERONA
Il direttore della struttura sanitaria replica ai cittadini e sottolinea il ruolo che essa svolge per il recupero dei giovani
«Quelle sono le firme della vergogna»
«Spaccio? Gli unici luoghi dove le sostanze non girano sono proprio questi».

Soave. «Non vogliono il Sert? Va bene, togliamolo: saranno loro a richiedercelo». Strabuzza gli occhi Giovanni Serpelloni, direttore del Dipartimento delle dipendenze dell’Ulss 20 davanti alla richiesta di un commento all’iniziativa dei 130 soavesi. «Ma perchè questi signori si rivolgono ai giornali e non sono invece venuti qui? Vorrei confrontarmi pubblicamente, accanto ai miei operatori, con questi cittadini, per ascoltare le critiche, affrontare i problemi e discutere, anche perchè ho la sensazione che qualcuno stia fomentando la protesta.
«Forse non ci si rende conto», prosegue Serpelloni, «che si va creando un ambiente assolutamente pessimo per gli operatori del Sert, senza contare che ci si potrebbero intravvedere azioni di intimidazione e tentativi di creare allarmismo. Ciò che viene messo in discussione oggi è, lo ricordo, un servizio pubblico, e sicuramente questi soavesi non avranno la gratitudine degli operatori che qualcuno considera operatori della vergogna».
A stupire Serpelloni c’è anche la sensazione che i cittadini non conoscano esattamente la natura del Sert: «Ci occupiamo di lotta e prevenzione alla tossicodipendenza, ma anche alla dipendenza da alcool, di epatite e Aids, impegno che è a favore di tutti i cittadini che ne sono i primi beneficiari. Questo evidentemente non si comprende visto che le prime opposizioni sono proprio nel luogo dove il servizio sorge. In tema di tossicodipendenza va detto che gli utenti frequentano il Servizio solo al mattino, in modo oltre tutto controllato e programmato.
«Non mi risulta, infatti, che negli ultimi dieci anni ci siano mai stati problemi all’esterno della struttura», spiega Serpelloni.
«Mai avuto stazionamento nei pressi del Sert», conferma Domenica Ferremi, alla guida del Sert 3. «E’ interesse prima di tutto nostro che non si creino problemi: non per nulla il Servizio può contare su unità mobili per interventi all’esterno. Fino a cinque, sei anni fa i Servizi avrebbero anche potuto essere punti di spaccio, ma oggi il mercato è straniero e si svolge in zone franche. Gli unici luoghi dove le sostanze non girano», puntualizza, «sono proprio quelli limitrofi ai Sert».
L’ «ambiente sano e lontano da tentazioni» per i futuri studenti dell’alberghiero, è un altro aspetto che carica Serpelloni come una molla: «Su questo basta solo dire che il Sert 1 sorge proprio davanti all’ingresso di un centro di formazione». Da qui in poi il direttore del Dipartimento delle dipendenze è un fiume in piena: «Se dà fastidio, a Soave, ce ne andiamo, così diamo risposta a qualcuna delle tante richieste che i Comuni ci fanno per avere nel proprio territorio il Sert. E’ ovvio che a quel punto se le famiglie della zona avranno bisogno del Sert, e non dimentichiamo che ognuno può trovarsi ad affrontare determinati problemi, dovranno venire fino a Verona, e questo è proprio l’opposto di ciò che la natura del Sert, che è un servizio territoriale, imporrebbe.
«Non dimentichiamo», aggiunge, «che quando il Servizio nacque, 25 anni fa, fu ospitato all’interno dell’ospedale come eccezione, perchè non c’erano altri spazi ma c’era l’esigenza del Servizio stesso: uscire dall’ospedale, quindi, altro non è che recarsi nel suo luogo elettivo, cioè il territorio. E dire che quando dieci anni fa siamo arrivati in via Germania, a Verona, in una zona mista tra residenza e attività produttive, l’unica cosa che ci hanno chiesto è stato se avevamo bisogno di qualcosa. Questo ha impedito che il Sert diventasse un ghetto. Il Sert è una struttura aperta sulla comunità. Già, perchè abbiamo parlato di tutti, ma dei ragazzi che usufruiscono del servizio (e spesso si tratta di ragazzi normali, che non usano siringhe ma compresse), e delle loro famiglie, che diciamo? Quelle 130 firme sono le firme della vergogna, quelle che alimentano la discriminazione».
La conclusione per Serpelloni è presto detta: «Ci sono le firme per il no? Benissimo, vorrà dire che noi manderemo i nostri operatori a raccogliere le firme tra chi invece vuole che il Sert rimanga. Non ci volete? Non ci meritate». (p.d.c.).

VIRGILIO.IT
GERMANIA/ ITALIANI SPACCONI: CON NOI L’OKTOBERFEST ESPLODE.

Monaco, 25 set. (Apcom) - I bavaresi provano a dimenticare la debacle elettorale del loro governatore Edmund Stoiber (Csu) affogando il dispiacere nei boccali di birra. E’ arrivata giusto in tempo per distrarli dal pantano della politica l’Oktoberfest, la festa della birra più famosa al mondo, iniziata il 17 settembre alla vigilia del voto e in questi giorni al top della vitalità. Qui non sono solo i cittadini di Monaco ad indossare quotidianamente i costumi tipici bavaresi, il "dirndl" per le donne e il "tracht" per gli uomini, ma anche i turisti accorsi in massa, come tradizione vuole, per partecipare alla lunga serie di manifestazioni in programma per tutta la durata dell’evento godereccio.
Per questo fine settimana gli organizzatori si aspettano il pienone, "soprattutto di italiani, senza i quali, ormai, è difficile immaginare che l’Oktoberfest possa riuscire". "Sono un po’ chiassosi e si ubriacano quasi subito", dice un cameriere addetto alla spillatura della birra in uno degli stand della fiera, "mentre i bavaresi sono abituati e possono trascorrere l’intera serata a svuotare boccali". Ma la competizione tra locali e "machos italiani" riguarda soprattutto le ragazze. "Guardateci", spiega al quotidiano monachese "Muenchner Merkur" Ivan da Como senza esitazione, "noi siamo sicuramente più belli dei tedeschi, è per questo che le ragazze cercano noi!". Un po’ più diplomatico è Michele da Bari che, dopo aver lodato la cortesia degli indigeni, "ospiti molto gentili", sottolinea che "quando si tratta di fare festa, siamo noi i migliori bavaresi!".
La fama dell’"attitudine italiana al divertimento" è talmente consolidata che la stampa locale, nelle numerose pagine riguardanti la festa della birra, dedica articoli interi agli abitanti del Bel paese, soccorrendoli addirittura con la traduzione delle frasi di cui, in caso di ubriachezza, potrebbero avere più bisogno e raccontando con espressioni colorite le loro avventure amorose. Sotto il titolo "Italiano da festa della birra per principianti", una vera e propria rubrica inaugurata per l’occasione dal quotidiano monachese Abendzeitung, c’è un vademecum di domande e risposte in tedesco destinato alle ragazze tedesche con traduzione italiana a fianco che non lasciano ben pensare del comportamento dei nostri connazionali in Baviera.
Dall’innocente "va bene ti dò un bacio" si passa prima a "no, non ti voglio sposare", a "anche tu mi piaci", ma anche a "hai bevuto troppo!", "levati dai piedi!" quando non al terribile "giù le mani dal mio fondoschiena!" o al definitivo "se non la smetti ti arriva uno schiaffo!". A giudicare da questo campionario di pronto soccorso le giovani tedesche devono aver avuto esperienze variate con i "cacciatori italiani" che non fanno mistero della ragione per cui affrontano ore di autostrada in camper, destinazione Oktoberfest. "Non siamo venuti a Monaco per annoiarci, siamo sempre noi a rendere indimenticabile la festa!", esclama con fierezza un visitatore abituale che ogni anno con i suoi amici bolognesi trascorre una settimana in roulotte, oltre che per bere la vera birra bavarese, per "far vedere alle tedesche com’è la roulotte da dentro!".
Un altro segnale è dato dalla presenza di pattuglie della Polizia italiana proveniente dal Tirolo che, insieme alle squadre di pubblica sicurezza locali, controllano l’andamento dei festeggiamenti. Nelle precedenti edizioni non sono mancati tafferugli provocati da gruppi di italiani che avevano alzato troppo il gomito o che si erano spinti troppo in là con le ragazze locali.

WINENEWS - IL GIORNALE
A San Patrignano tutto sarà Squisito ....

Sarebbe bello poter sempre rispondere «è squisito», alla domanda «com’è questo piatto?». Purtroppo non sempre avviene e allora ben venga la manifestazione organizzata al suo interno dalla Comunità di San Patrignano dal primo al 3 ottobre, sabato, domenica e lunedì. Squisito, 0541.362461, www.squisito.org, è infatti una tre giorni popolata da cuochi, prodotti, ricette e vini che concorreranno a formare un acquolinoso itinerario del Buon Paese. Con il biglietto d’ingresso fissato a 5 , è un inseguirsi di eventi: il villaggio degli artigiani, abitato da 110 produttori rigorosamente di qualità; le regioni a tavola, con l’Emilia Romagna che sabato allestirà una degustazione di tagliata di razza romagnola con accompagnamento di sangiovese; Déjeuner sur l’herbe ovvero picnic impressionista all’interno del campo di equitazione di San patrignano, ingresso 25, cucineranno Massimiliano Alajmo, Massimo Bottura, Moreno Cedroni e Fulvio Pierangelini. E ancora degustazioni di vini curata dall’Ais (nel bicchiere Morganti, Antinori, Aldo Conterno, San Leonardo...) e di aperitivi, convegni come quello che ha per tema: ma il vino è una droga? (*)
 
(*) Nota: di seguito si riporta il programma di questo interessante convegno, tratto dal sito www.squisito.org
Sarebbe stato bello leggere, tra i presenti, anche rappresentanti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, o dell’Istituto Superiore di Sanità, o della Società Italiana di Alcologia, gli organismi più autorevoli per rispondere alla domanda che ci si pone.
La posizione di questi organismi è che l’alcol (40.000 morti annui in Italia) ha una capacità di indurre dipendenza superiore alle sostanze o droghe illegali più conosciute (tutte insieme le droghe illegali provocano 600 morti annui in Italia).
Credo sia bene ricordare, riguardo a questo tema, che secondo i dati più recenti del Ministero della Salute (relazione 2004 del ministro al Parlamento a proposito di alcol e di problemi alcolcorrelati) il sessanta per cento dei problemi alcolcorrelati italiani sono vinocorrelati.

IL MATTINO
Additivi, più regole per tutelare i vini Quelli del Sannio saranno da record.

LUIGI FUCCI Solopaca. Per la vendemmia 2005 scattano nuove regole per segnalare la quantità di anidride solforosa presente nelle bottiglie di vino. Le cooperative sociali tutte e le aziende private della provincia di Benevento che imbottigliano vino sono tenute a rispettare i due regolamenti comunitari 753/2002 199/2004. Già nel novembre 2004 le aziende produttrici avevano la facoltà di indicare sulle etichette la percentuale di anidride solforosa presente nel vino in bottiglia. Dal prossimo novembre di quest’anno tale indicazione è obbligatoria. L’anidride solforosa limita lo sviluppo dei batteri e quindi lo fa conservare più a lungo. Nella produzione di grandi quantità di vino l’anidride solforosa viene aggiunta nelle vasche sotto forma di gas oppure, e questo è il caso di produzione artigianale, sotto forma di metabisolfito che reagisce con gli acidi presenti nel vino e sviluppa anidride solforosa. Se la quantità di anidride solforosa nel vino supera i 10 milligrammi per litro, sull’etichetta il produttore deve indicare con caratteri chiari e grandi la dizione "contiene anidride solforosa" o "contiene solfiti". I motivi sono da ricercarsi nella difesa del consumatore perché ad alcuni la presenza di anidride solforosa superiore ai 10 milligrammi per litro può produrre un leggero fastidio transitorio mentre ad altri, più sensibili all’ anidride solforosa, potrebbe produrre reazione allergica. Anche i vini prodotti in paesi extracomunitari ed importati nei paesi della Comunità Europea devono portare tale indicazione sull’ etichetta. I produttori di vino sannita hanno un’antica tradizione tecnica della vinificazione e non hanno mai superato e mai supereranno il limite di 10 milligrammi per litro. Quest’anno il vino sarà buonissimo; l’uva non è stata attaccata dai suoi tradizionali parassiti e le condizioni climatiche avute fanno prevedere un’ottima vendemmia. Il vino, soprattutto quello rosso, è consigliato dai medici (*), in piccole dosi, anche agli ammalati di cuore. Il vino, inoltre, è ricco anche di antiossidanti ,le sostanze che debellano i radicali liberi. Le nuove etichette con l’indicazione dell’eventuale presenza di anidride solforosa o di solfiti, contribuiranno con la trasparenza delle modalità della vinificazione a rendere più sereno l’approccio del consumatore ad un buon bicchiere di vino rosso, bianco o rosato magistralmente prodotti nella valle telesina e sulle sue colline.
 
(*) Nota: non da tutti i medici, grazie al cielo. Ci sono anche più attenti ai rischi alcolcorrelati, che sono più prudenti in materia. Ci sono anche autorevolissimi studiosi che sostengono che i malati di cuore siano una di quelle categorie di persone che non dovrebbe proprio mai assumere alcuna quantità di alcol.



Lunedì, 26 Settembre 2005
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