Difficilmente
la violenza stradale si appropria della prima pagina dei quotidiani o
guadagna l’apertura dei tiggì. Stavolta, invece, abbiamo assistito
ad una vera e propria debacle delle altre notizie — solitamente preminenti
— che hanno lasciato il posto ai tanti ground zero della nostra guerra
silenziosa, che martoria il nostro Paese (tutti i paesi del mondo, in
verità) al pari di una guerriglia mediorientale o del Corno d’Africa.
Guerra che vede contrapposto a noi un nemico subdolo, che non manda proclami
sui canali satellitari, che non tiene fucili mitragliatori a tracolla
e non rivendica le proprie autobombe…
Già, le autobombe… proprio in prima serata, domenica, abbiamo
assistito all’apertura dei notiziari televisivi, che fornivano ampi
resoconti della tragedia di Fiano Romano… Poi le immagini romane
sfumano e parte il servizio sulla consueta tragedia irakena, con altre
auto in fiamme, divelte nell’attentato al ministro della giustizia,
scampato per un pelo.
Quale differenza nell’impatto visivo? Ve lo diciamo noi: nessuna.
E se ci fate caso l’attenzione allo scacchiere del paese che fu di
Saddam Hussein sta lentamente calando, abituati come siamo alle giornaliere
immagini di ostaggi che il giorno dopo saranno decapitati, di missili
esplosi, di soldati e civili uccisi. Abituati ed assuefatti. Per vincere
la nostra assuefazione, per superare la soglia di attenzione, il tono
deve essere più alto.
Ma la questione merita alcune valutazioni.
La nostra posizione sui limiti della PaP è nota, e d’altronde
abbiamo sollecitato il ripianamento dell’organico della Stradale
in tempi assolutamente non sospetti.
Quindi la nostra è una valutazione tecnica sull’argomento
"stragi" della strada. Un tempo si parlava solo di stragi del
sabato sera, oggi si riesce a parlare anche di stragi della domenica e
via discorrendo.
Il nostro parere tocca la perdita del senso del pericolo di chi è
al volante, la necessità di intervenire sulle infrastrutture e
la scarsità di controlli incisivi.
Tre settimane di luglio funestate da una decina di macroemergenze con
bollettini tanto cruenti da far capire quanto la PaP, senza controlli
seri e continui, senza adeguamenti evolutivi, senza condivisione delle
sue finalità, non serva assolutamente a niente.
Ora il tono è alto, ed è in atto una caccia alle streghe
verso i veicoli pesanti. Ok, passi l’esagerato e italianissimo abuso
di deroghe ai divieti, passi l’oggettiva responsabilità in
alcuni incidenti di veicoli commerciali, passi anche la necessità
di intervenire con decisione sulla limitazione dei transiti.
Ma il problema non è questo. I dati parlano chiaro: solo il 7%
di sinistri mortali è causato o vede coinvolti mezzi commerciali.
L’ultimo evento, quello di Fiano, ci dice che decine di veicoli (25
auto e 2 tir) si sono infilati a velocità piena (86 all’ora
i camion e circa 130 almeno le auto) in una cortina fumogena, visibile
da almeno un km di distanza. Il buon senso avrebbe dovuto suggerire di
rallentare. Invece, incuranti delle segnalazioni e della necessità
oggettiva di rallentare prima di accettare la cecità del fumo,
tutti hanno continuato a viaggiare, come se fosse la cosa più normale
del mondo.
Il risultato lo conosciamo tutti. È andata anche bene, perché
se fosse stata nebbia (e non cortina di un centinaio di metri di profondità)
avremmo avuto ben più morti. E poi i Vigili del Fuoco erano già
sul posto.
Modena: auto perde il controllo (ancora si discute sulle cause), infila
un bypass e si scontra con un’auto che sulla carreggiata opposta.
Una carneficina. Ora: se è vero che Autostrade per l’Italia
non può rispondere delle azioni singole degli utenti, è
anche vero che non siamo al primo salto di carreggiata. Quei varchi, su
cui c’è anche il nostro sangue (di uomini e donne della Stradale),
devono essere chiusi. Su questa questione non abbiamo visto comunicati.
Infine i controlli: è ovvio che se i precetti del CDS fossero fatti
rispettare con maggiore efficienza, tanti autisti non viaggerebbero 20
ore al giorno e molte auto non sfreccerebbero (aiutate anche da una norma
troppo permissiva) a 200 all’ora. Insomma, l’autovelox e i telelaser
sono strumenti prodigiosi, ma tra i fattori scatenanti ci sono stanchezza,
mezzi vecchi e tenuti male, gomme lisce, ubriachi e tossici, anziani ormai
non più in grado di guidare. Senza un poliziotto con paletta all’incrocio,
questa gente passa. Il rischio anche per noi che ci comportiamo bene di
incontrarli è tutt’altro che isolato.
*Sovrintendente Polizia Stradale