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Articoli 21/07/2004

RIFLESSIONI SULLE STRAGI STRADALI DI QUESTI GIORNI.

RIFLESSIONI SULLE STRAGI STRADALI DI QUESTI GIORNI.

a cura di Lorenzo Borselli*

Difficilmente la violenza stradale si appropria della prima pagina dei quotidiani o guadagna l’apertura dei tiggì. Stavolta, invece, abbiamo assistito ad una vera e propria debacle delle altre notizie — solitamente preminenti — che hanno lasciato il posto ai tanti ground zero della nostra guerra silenziosa, che martoria il nostro Paese (tutti i paesi del mondo, in verità) al pari di una guerriglia mediorientale o del Corno d’Africa.

Guerra che vede contrapposto a noi un nemico subdolo, che non manda proclami sui canali satellitari, che non tiene fucili mitragliatori a tracolla e non rivendica le proprie autobombe…

Già, le autobombe… proprio in prima serata, domenica, abbiamo assistito all’apertura dei notiziari televisivi, che fornivano ampi resoconti della tragedia di Fiano Romano… Poi le immagini romane sfumano e parte il servizio sulla consueta tragedia irakena, con altre auto in fiamme, divelte nell’attentato al ministro della giustizia, scampato per un pelo.

Quale differenza nell’impatto visivo? Ve lo diciamo noi: nessuna. E se ci fate caso l’attenzione allo scacchiere del paese che fu di Saddam Hussein sta lentamente calando, abituati come siamo alle giornaliere immagini di ostaggi che il giorno dopo saranno decapitati, di missili esplosi, di soldati e civili uccisi. Abituati ed assuefatti. Per vincere la nostra assuefazione, per superare la soglia di attenzione, il tono deve essere più alto.

Ma la questione merita alcune valutazioni.

La nostra posizione sui limiti della PaP è nota, e d’altronde abbiamo sollecitato il ripianamento dell’organico della Stradale in tempi assolutamente non sospetti.

Quindi la nostra è una valutazione tecnica sull’argomento "stragi" della strada. Un tempo si parlava solo di stragi del sabato sera, oggi si riesce a parlare anche di stragi della domenica e via discorrendo.

Il nostro parere tocca la perdita del senso del pericolo di chi è al volante, la necessità di intervenire sulle infrastrutture e la scarsità di controlli incisivi.

Tre settimane di luglio funestate da una decina di macroemergenze con bollettini tanto cruenti da far capire quanto la PaP, senza controlli seri e continui, senza adeguamenti evolutivi, senza condivisione delle sue finalità, non serva assolutamente a niente.

Ora il tono è alto, ed è in atto una caccia alle streghe verso i veicoli pesanti. Ok, passi l’esagerato e italianissimo abuso di deroghe ai divieti, passi l’oggettiva responsabilità in alcuni incidenti di veicoli commerciali, passi anche la necessità di intervenire con decisione sulla limitazione dei transiti.

Ma il problema non è questo. I dati parlano chiaro: solo il 7% di sinistri mortali è causato o vede coinvolti mezzi commerciali.

L’ultimo evento, quello di Fiano, ci dice che decine di veicoli (25 auto e 2 tir) si sono infilati a velocità piena (86 all’ora i camion e circa 130 almeno le auto) in una cortina fumogena, visibile da almeno un km di distanza. Il buon senso avrebbe dovuto suggerire di rallentare. Invece, incuranti delle segnalazioni e della necessità oggettiva di rallentare prima di accettare la cecità del fumo, tutti hanno continuato a viaggiare, come se fosse la cosa più normale del mondo.

Il risultato lo conosciamo tutti. È andata anche bene, perché se fosse stata nebbia (e non cortina di un centinaio di metri di profondità) avremmo avuto ben più morti. E poi i Vigili del Fuoco erano già sul posto.

Modena: auto perde il controllo (ancora si discute sulle cause), infila un bypass e si scontra con un’auto che sulla carreggiata opposta. Una carneficina. Ora: se è vero che Autostrade per l’Italia non può rispondere delle azioni singole degli utenti, è anche vero che non siamo al primo salto di carreggiata. Quei varchi, su cui c’è anche il nostro sangue (di uomini e donne della Stradale), devono essere chiusi. Su questa questione non abbiamo visto comunicati.

Infine i controlli: è ovvio che se i precetti del CDS fossero fatti rispettare con maggiore efficienza, tanti autisti non viaggerebbero 20 ore al giorno e molte auto non sfreccerebbero (aiutate anche da una norma troppo permissiva) a 200 all’ora. Insomma, l’autovelox e i telelaser sono strumenti prodigiosi, ma tra i fattori scatenanti ci sono stanchezza, mezzi vecchi e tenuti male, gomme lisce, ubriachi e tossici, anziani ormai non più in grado di guidare. Senza un poliziotto con paletta all’incrocio, questa gente passa. Il rischio anche per noi che ci comportiamo bene di incontrarli è tutt’altro che isolato.



*Sovrintendente Polizia Stradale

a cura di Lorenzo Borselli

Mercoledì, 21 Luglio 2004
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