RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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Alcolismo, la piaga raddoppia. |
CESENA
- Aumentano gli “schiavi di Bacco” che si rivolgono al Sert
di Cesena per uscire dal tunnel. Nel giro di quattro anni il numero
di alcolisti presi in carico dal servizio dell’Ausl è
quasi raddoppiato. Nel corso del 2004 sono stati 141. Di questi, 44
sono persone che per la prima volta hanno deciso di cercare di uscire
allo scoperto, seguendo un percorso terapeutico per cercare di vincere
la loro dipendenza. Nell’ultimo decennio all’interno del
comprensorio cesenate l’allarmante fenomeno non era mai venuto
a galla in misura così rilevante. Nel 2000 sembrava anzi in
fase di ridimensionamento, almeno a giudicare dai dati: l’esercito
di alcolisti seguiti dal Sert aveva toccato il minimo storico (80
contro i 117 dell’anno precedente). Da quella data, però,
c’è stata una curva di crescita costante: 100 utenti nel
2001, 123 nel 2002, 138 nel 2003, fino al già ricordato picco
dell’anno scorso. Alle 141 persone prese in carico dal Sert ne
vanno tra l’altro aggiunte 16 che hanno avuto contatti con il
servizio dell’Ausl nel corso del 2004 ma non hanno trovato poi
la forza per iniziare un cammino strutturato per dire basta al devastante
vizio. Questi numeri impressionanti, riportati dall’Osservatorio
Dipendenze del Sert cesenate, devono sicuramente fare riflettere.
Non vogliono comunque automaticamente dire che ci sia un’escalation
nell’abuso di alcol. Probabilmente un ruolo decisivo nella crescita
degli utenti che si sono rivolti al servizio dell’Ausl lo ha
avuto la creazione di un’equipe specializzata che opera esclusivamente
sui pazienti alcolisti. Il primo obiettivo che ci si è posti
con questa recente modifica organizzativa è stato proprio quello
di mettere a punto una rete per favorire l’accesso alle terapie.
Il vino continua ad essere di gran lunga la sostanza legata al maggior
numero di casi di alcol-dipendenza. Nell’ultimo biennio oltre
la metà delle persone sotto terapia lo sono per l’abuso
di questo tipo di bevanda. Stanno però aumentando in modo impetuoso
i casi di giovani “prigionieri” delle bevute di birra: dal
14 per cento di utenti nel 2002 si è passati al 18 per cento
l’anno dopo fino al 22 per cento del 2004. Da due anni si è
quindi assistito ad un sorpasso dell’alcolico germanico per eccellenza
sui super-alcolici per i quali sono sotto trattamento meno del 20
per cento delle persone assistite dalla task-force del Sert. |
IL
GAZZETTINO (Padova)
In via Prati a 50 metri da piazza delle Erbe per tutto il pomeriggio e fino a notte una banda di ragazzini ha infierito su una vettura col permesso invalidi Devastata la macchina di una disabile Alla fine le hanno sfondato il tetto. I vicini: «Abbiamo chiamato le forze dell’ordine, nessuno è intervenuto». |
C’è qualcosa che non va e proprio nel cuore
della città, in centro storico. Non stiamo infatti parlando di
periferie abbandonate che diventano terra di nessuno, ma di via Prati.
Per chi non ce l’ha in testa è una stradina che dista cinquanta
metri da piazza delle Erbe.
È qui che l’altra sera una banda di ragazzini in vena di prodezze ha concluso in gloria il proprio festino nei confronti della macchina di una disabile parcheggiata davanti al numero 19. Per tutto il pomeriggio la banda che di solito si ritrova davanti a quel numero civico e passa il pomeriggio seduta a... fumare ha provveduto a ricamare stupidi quanto assurdi disegnini sul cofano dell’auto e sulle fiancate con un pennarello indelebile. Qualcuno si è anche industriato a distruggere l’antenna della radio, un altro ha provato a spaccare lo specchietto retrovisore, un terzo ha divelto la guarnizione del finestrino e le ha distrutto i tergicristalli. Ma non contenti di tutto questo per tenersi in esercizio hanno pensato di offendere ancora di più quella donna che aveva parcheggiato su un posto dedicato agli invalidi e aveva esposto anche il suo permesso. Sono saliti sul tetto della macchina e ci hanno pestato sopra finché non l’hanno sfondato. I vicini hanno sentito il rumore, hanno chiamato le forze dell’ordine. Non è intervenuto nessuno. È evidente che da oggi le ferite che il destino ha inferto a quella donna saranno molte di più. È altrettanto evidente che non si tratta più solamente di un problema di spritz, ma di controllo del territorio (*). «Le autorità sono state avvertite da tempo che la situazione è drammatica - dice un vicino - Abbiamo fatto un esposto e sono stato chiamato in Procura. Hanno detto che avrebbero intensificato i controlli. Per un po’ l’hanno fatto, adesso non vengono più. C’era anche l’idea di mettere della videoseroveglianza ma anche quella non ha avuto seguito. Intanto questa strada continua ad essere frequentata da una banda di squilibrati». Risponde l’assessore alla Polizia Municipale, Marco Carrai: «Sappiamo che via Prati è frequentata da tossicodipendenti tanto che spesso andiamo a fare dei controlli anche sui tombini. La strada è monitorata ma non si può metterci un presidio stabile». Dice R.F. un’altra vicina. «Noi non ce la facciamo più. Ho paura che succeda anche qualcosa di più grave. In via Dell’Arco hanno urinato sulla porta di un signore e quando li ha rimproverati lo hanno pure menato. A noi ci sputano sui vetri e urinano per terra. Quando proviamo a dire qualcosa ci spaccano le bottiglie di birra sulle porte. Se ogni tanto le forze dell’ordine passassero... Invece non vengono mai». Mauro Giacon. |
IL
GAZZETTINO (Treviso)
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«Comprendo
il dolore della famiglia Grassedonio, ma abbiamo fatto tutto quello che
è stato possibile». Commenta così il Procuratore della
Repubblica Antonio Fojadelli, lo sfogo della mamma di Melania, la signora
Rita Allegro. La donna era rimasta sconvolta dalla notizia di qualche
giorno fa relativa alla scarcerazione disposta dal Tribunale del riesame
nei confronti di Stefano Girardi, il 32enne di Selva. Il ragazzo, la sera
del 5 agosto scorso, aveva investito una famiglia e causato la morte di
Melania Grassedonio, 10 anni al termine della sagra ad Arcade.
«Capisco lo sconcerto - continua il procuratore Capo Fojadelli -, ma si è trattato solo di un intervento sulle misure cautelari. Ricordo alla signora Allegro che non è un’assoluzione. Stefano Girardi sarà processato e giudicato, secondo le leggi. Per ora non c’è stato alcun proscioglimento delle ipotesi di reato». Ma nonostante tutto la mamma di Melania non si dà pace «È come se mia figlia morisse una seconda volta», aveva detto nei giorni scorsi. «Con queste leggi, nel caso Girardi è stato fatto il massimo che era consentito», continua Fojadelli, che non ha mai fatto mistero della sua convinzione della necessità di rivedere norme forse un po’ troppo "tenere" per i crimini della strada. «Mi piacerebbe vivere in una società con meno auto, e soprattutto meno morti sulle strade. Questo penso sia il sogno di molti», continua il Procuratore di Treviso. «Sicuramente con la misura presa per Stefano Girardi abbiamo innescato un processo di critica che non ha mancato di fare discutere e soprattutto riflettere». In effetti casi come quello di Girardi non se ne contano moltissimi in tutta Italia. Una misura cautelativa era stata chiesta per una vicenda avvenuta nel siracusano. Era stato richiesto l’arresto di un extracomunitario che aveva causato la morte di una persona che aveva investito con la sua auto, mentre era al volante in stato di ebbrezza. Ma in quel caso c’era anche il sospetto che la cosa fosse premeditata. Un’altro caso più simile a quello di Stefano Girardi, un automobilista che si era reso responsabile ormai di due incidenti mortali, era avvenuto nel milanese. Per Treviso invece bisogna tornare a prima del 1999 per ritrovare casi simili. Olivia Bonetti. |
IL
CORRIERE DI COMO
Resta in carcere il giovane pirata della strada. |
Non ci sono possibilità di tornare a casa,
almeno per il momento. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale
di Como, Valeria Costi, ha deciso di confermare il fermo del giovane pirata
della strada arrestato a Claino con Osteno domenica scorsa per guida in
stato di ebbrezza. Il 20enne di Porlezza rimane quindi per ora in carcere
al Bassone.
Il gip ha preso la sua decisione ieri dopo l’interrogatorio del ragazzo che domenica pomeriggio aveva seminato paura tra il Ceresio e la Valle Intelvi. Dopo aver rubato due auto in rapida sequenza, il giovane aveva infatti causato altrettanti incidenti. In uno di questi schianti, a Claino con Osteno, aveva ferito in modo molto serio una ragazza di Mariano Comense, 23 anni, finita al Sant’Anna con la frattura di femore e bacino. Dopo l’incidente, però, il giovane non si era fermato a prestare soccorso. Anzi, aveva tirato dritto per andare a rubare un’altra vettura. Con cui aveva causato un altro incidente prima di essere arrestato dai carabinieri. Un pomeriggio di follia che rischia di costare carissimo al 20enne, il quale peraltro si era messo alla guida delle due vetture rubate senza avere nemmeno la patente. Non solo. Nel suo sangue sarebbero state trovate tracce di alcool oltre il limite consentito e di droghe assunte in precedenza. Per questo motivo, unito al rischio di un possibile bis una volta fuori dalla cella, il gip Costi ha deciso di convalidare l’arresto e disporre la permanenza in carcere del 20enne, accogliendo la richiesta del pm Giulia Pantano. M. Rom. |
LA PROVINCIA DI CREMONA
L’esibizionista del listone è un tunisino 35enne che era già stato allontanato dal Lidl Show in mutande: denunciato. |
di Andrea Costa CASALMAGGIORE — Era già
stato denunciato per ubriachezza molesta il 35enne tunisino autore dello
‘strip’ di venerdì sera in piazza Garibaldi. Si tratta,
infatti, della stessa persona che venerdì pomeriggio era stata
allontanata dal supermercato ‘Lidl’ di via Repubblica. Già
in evidente stato etilico alle 17, il 35enne si era introdotto nell’esercizio
commerciale e aveva iniziato ad importunare in maniera pesante alcune
clienti. Partita la segnalazione, sul posto erano arrivati gli agenti
di Polizia locale che, dopo averlo riaccompagnato a casa, hanno provveduto
a denunciarlo. Non contento della ‘bravata’, però, il
tunisino venerdì sera ha ben pensato di denudarsi sul Listone e
— stando ad alcune testimonianze — toccarsi davanti a delle
giovani. Uno show in mutande (ma c’è chi giura che si sia
abbassato anche quelle) che ha sollevato la protesta di diversi casalesi:
«Purtroppo alla sera piazza Garibaldi è troppo poco controllata.
E questo favorisce ‘colpi di testa’ come quello del tunisino»,
il commento più gettonato ieri sul mercato. A bloccare l’extracee,
venerdì sera, ci hanno pensato i carabinieri di Casalmaggiore che
a fatica sono riusciti a farlo salire sulla loro pattuglia e poi lo hanno
portato presso la caserma di via Cavour per identificarlo.
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CORRIERE
ROMAGNA
In mutande bussa al commissariato. |
IMOLA
- Forse le stava davvero provando tutte per tornare a casa, o meglio per
esserci riportato a forza. Per polizia e carabinieri di Imola, invece,
ad animare i suoi gesti e le sue dichiarazioni urlate nel cuore della
notte per le vie del centro, era solo una dose massiccia di alcol. Fatto
sta che ieri mattina alle 5.30, O.S., 20 anni cecoslovacco, in Italia
senza domicilio e senza un permesso di studio, lavoro o soggiorno qualsiasi,
si è presentato in mutande al portone del commissariato di via
Mazzini. Con quella insolita mise, a quell’inusuale orario, ha cominciato
a scampanellare. Non ottenendo risposta, dall’interno l’operatore
aveva già capito che qualcosa non andava e aveva chiamato come
procedura vuole la volante, l’uomo ha cominciato a battere i pugni
e a gridare. A quanto pare invocava qualcuno che lo aiutasse a tornare
a casa sua, ma non ha aspettato più di tanto, ha spaccato la targhetta
di vetro che arreca le insegne della polizia di Stato e se ne è
andato via. La volante lo ha fermato poco dopo e riportato indietro, questa
volta per fotosegnalarlo, denunciarlo per danneggiamento a edificio pubblico
e per scoprire che il giorno prima era già stato espulso dalla
questura di Rimini e appena due ore prima era stato identificato e denunciato
dai carabinieri per tentato furto e violazione di domicilio. Sempre in
mutande e in preda ai fumi dell’alcol, infatti, l’uomo, è
stato trovato dal padrone di casa in un garage di via Pediano mentre rovistava
in un mobile. Anche in quel caso, fermato e denunciato, era stato poi
rimesso in libertà in virtù del fatto che in tasca aveva
già un foglio che lo obbligava a presentarsi al massimo lunedì
alla Questura di Rimini per mettersi in regola o per espatriare. Proprio
quello che lui gridava di voler fare, ma lo gridava in mutande, e con
un tasso d’alcol nel sangue decisamente alto. Di fatto nessuno gli
ha creduto.
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Nove
i ciclomotori sequestrati ieri mattina in una serie di operazioni di controllo
effettuate da agenti della Polizia municipale su quanti circolano senza
casco o con il casco slacciato oppure in due su un ciclomotore non omologato
per il trasporto di un passeggero. Ancora: scatta il sequestro anche se
si indossa un casco non omologato, o se si guida in stato di ebbrezza
o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. È l’esito della legge
168, in vigore dal 23 agosto, che prevede, per chi trasgredisce, pesanti
sanzioni: il sequestro e poi la confisca della motocicletta. Si tratta
di provvedimenti obbligatori che tendono a responsabilizzare giovani e
meno giovani che, non osservando la legge, mettono a repentaglio la propria
e l’altrui incolumità. Quattro, come detto, i posti di blocco istituiti
ieri mattina: uno in piazza Luigi di Savoia, uno a Santo Spirito, uno
sul lungomare nei pressi della Basilica di San Nicola, l’ultimo in via
Campione. Tutti senza casco, tranne un centauro sanzionato perché
stava trasportando sul sellino posteriore un amico senza protezione al
capo. Anche in questi casi, scatta il provvedimento che tutti i motociclisti
hanno commentato, con grande sorpresa, sostenendo di non sapere nulla
della nuova legge. Ma sicuramente erano informati dell’obbligo di indossare
il casco... Alcuni di loro, per l’esattezza quattro, non erano neppure
in regola con l’assicurazione. La motocicletta di più maggiore
cilindrata sequestrata era una 125. «Proseguiremo con questi controlli
- spiega il comandante della Polizia muncipale, Stefano Donati - anche
se nel pomeriggio li abbiamo sospesi (ieri, ndr) a causa dell’emergenza
acqua che ha impegnato molti uomini in servizio. I controlli sono cominciati
a tappeto solo adesso, con qualche giorno di ritardo, perché non
sono state stipulate ancora convenzioni fra il Ministero dell’Interno
con i custodi. Questo ha richiesto alcuni giorni perché trovassimo
una soluzione. La soluzione - spiega Donati - è stata questa: le
moto sono state depositate nelle depositerie comprese nell’elenco compilato
e diffuso dalla Prefettura, ditte autorizzate a custodire veicoli e moto
sequestrate. Ma presto sarà raggiunto un accordo per la definizione
di questi aspetti». Infatti, dopo il sequestro è previsto
dalla legge che il custode tenga il ciclomotore a spese del proprietario,
e dopo 30 giorni, il proprietario deve prenderlo in custodia in un’area
privata e assumersi la responsabilità della custodia. Tutto questo
in attesa della confisca: in quel momento il veicolo verrà sottratto
al proprietario e diverrà di proprietà dello Stato. Prefettura
e Agenzia del Demanio decideranno poi che farne. Molto probabilmente i
ciclomotori saranno messi all’asta. Una legge, quindi, la cui filosofia
prevede che la Polizia municipale non debba preoccuparsi della custodia
del mezzo e le spese di custodia siano dovute dal proprietario direttamente
al custode. Resta la possibilità, per il proprietario, di fare
ricorso alla Prefettura, ma dovrebbe avere motivazioni molto solide, e
con prove, per dimostrare di circolare senza casco per motivi di forza
maggiore. «In ogni caso, i controlli continueranno in maniera costante
- avvisa il comandante Donati - e invitiamo tutti coloro che circolano
in ciclomotore di indossare il casco per la loro sicurezza e per evitare
sanzioni così pesanti».m. trigg.
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IL GAZZETTINO (Padova)
Ieri mattina davanti al Municipio sono stati presentati i sei automezzi (tre dei quali nuovissimi) di cui viene dotata la Polizia Municipale Un ufficio mobile dei Vigili in ogni quartiere A bordo ci saranno due agenti che raccoglieranno denunce, segnalazioni e lamentale. Sofisticata l’attrezzatura. |
Sei
mezzi. Uno per Quartiere. Che diventeranno una sorta di punto di riferimento
per i cittadini che vorranno effettuare segnalazioni, denunce o più
semplicemente chiedere ragguagli. Inoltre i padovani con difficoltà
deambulatorie non avranno più bisogno di recarsi negli uffici per
l’espletamento di alcune pratiche, ma potranno farlo "sotto casa".
Ieri mattina davanti al Municipio, infatti, il sindaco Flavio Zanonato, l’assessore Marco Carrai, il comandante dei Vigili Lucio Terrin e il vice Maria Luisa Ferretti, insieme ai presidenti delle circoscrizioni, hanno presentato i sei veicoli attrezzati, tre dei quali (di marca Wolksvagen) sono stati appena comprati, con una spesa complessiva di 90 mila euro. L’obiettivo è quello di presidiare in maniera capillare il territorio comunale. I veicoli stazioneranno nelle varie piazze delle circoscrizioni rispettando un calendario, o dei punti di ritrovo, come ad esempio i mercati rionali. «Lavorare nelle periferie - ha esordito il primo cittadino - servirà a capire meglio quello che dobbiamo fare. La terapia per risolvere i problemi della sicurezza non deve essere solo la repressione». «Questa iniziativa - ha sottolineato Carrai - rientra nell’ambito della riorganizzazione del Corpo della Polizia Municipale. Oggi con grande soddisfazione festeggiamo la consegna di questi autoveicoli mobili che si posizioneranno nei punti strategici delle periferie, come concordato con i presidenti delle circoscrizioni. Le unità mobili serviranno a intercettare i cittadini che troveranno nei nostri automezzi un’attrezzatura di prim’ordine: computer, stampante, telefoni e persino il Gps collegato con la centrale operativa, da dove in ogni momento sapranno dove si trovano gli agenti». «I cittadini - ha aggiunto Terrin - avranno la certezza che in determinati orari potranno colloquiare con i Vigili Urbani». «Nelle unità mobili - ha aggiunto Maria Luisa Ferretti, responsabile del servizio - ci sono anche le attrezzature per rilevare gli incidenti e quelle di pronto soccorso». Nel corso dell’incontro è stato diffuso un volantino in cui la Polizia Municipale segnala che il 23 agosto è entrata in vigore la legge 168/05 che riguarda chi guida un motorino o un motociclo: non indossare il casco, guidare in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, oltre alla sanzione pecuniaria implica anche la confisca definitiva del motorino. La norma vale sia per minorenni che per maggiorenni. |
IL GIORNALE DI VICENZA
Arriva da Stoccolma l’appello dei medici europei: controlli ogni 12 mesi dopo i 55 anni per diminuire i rischi di malattie Il cuore delle donne ha bisogno di più attenzione Specialisti a congresso: le malattie cardiovascolari non sono più un’esclusiva maschile. |
Finora sembrava una fortezza resa inattaccabile
dalla protezione degli ormoni femminili, gli estrogeni: ma i dati più
recenti dimostrano che il cuore delle donne merita più attenzione
di quanta non gliene si riservi. Le malattie cardiovascolari, infatti,
minacciano le donne più degli uomini.
Ed è di questo che si occupa il congresso che la Società europea di cardiologia ha aperto ieri a Stoccolma. «È necessario che i medici abbiano maggior attenzione», dice il vicepresidente della Società europea di cardiologia Roberto Ferrari, «e che le donne controllino di più lo stato di salute del cuore». Soltanto pochissime - in Italia appena una su cinque - controllano regolarmente lo stato di salute del cuore. Invece, dicono i medici, subito dopo la menopausa sarebbe opportuno controllare ogni anno pressione e colesterolo e fare un elettrocardiogramma. «Per troppo tempo», spiega Maria Grazia Modena, presidente della Società italiana di cardiologia, «l’unico medico interlocutore della donna è stato il ginecologo: ora è il momento di spostare il tiro». Si calcola che dopo la menopausa una donna su due diventa ipertesa e una su cinque si ammala di diabete. In più, negli ultimi anni le donne hanno cominciato a fumare di più e a consumare più alcolici, è aumentato il loro carico di lavoro fuori e dentro casa, e in più si è allungata la vita media. |
IL
CORRIERE DELLA SERA
Oltre 300 mila spettatori per la popstar in concerto a Roma Colosseo, Elton John parte a tutto rock Tra la folla sventolano anche bandiere dell’Arcigay. Per il 2006 Telecomcerto annuncia: Stones, Pink Floyd o Bono Vox . |
ROMA
- Elton John si presenta sul palco con un abito nero con grandi fiori
bianchi e foglie verdi, una piccola croce come orecchino, una camicia
con ricami dorati e gli occhialini con le lenti viola appuntati sul naso.
Non indossa un abito da tutti i giorni (è firmato Yohji Yamamoto)
ma certo è un’entrata sottotono per l’uomo che negli anni ’70 e
’80 si travestiva da Paperino e s’imbellettava come Maria Antonietta.
Quelli erano i tempi delle droghe e dell’alcol. Adesso, a cinquantotto
anni, è diventato sobrio e pure salutista. E ha messo da parte
gli eccessi (anche coreografici), senza perdere la vena divertente e dissacrante.
Il circo pop di Elton John è partito ieri sera in perfetto orario alle ore 21 con il rock’n’roll di «Pinball Wizard» degli Who. «Ciao Roma, sei una città meravigliosa», così saluta la platea. A lui, dopo Paul McCartney e Simon Garfunkel, è toccato il ruolo da protagonista del Telecomcerto gratuito su via dei Fori Imperiali, con il palco sistemato davanti al Colosseo. Sul viale che costeggia le antichità romane, centinaia di migliaia di persone - 300 mila per gli addetti alla sicurezza, più di 500 mila secondo il sindaco Walter Veltroni - hanno messo da parte la paura per attacchi terroristici (particolarmente stretti i controlli delle forze dell’ordine) e hanno accolto con un boato il «Rocket Man» che ha riempito le pagine della storia del pop con melodie indimenticabili. Per poco più di due ore Reginald Kenneth Dwight (è il suo vero nome) è rimasto sul palco, un bagno di folla che nei due giorni di soggiorno romano ha evitato, blindandosi prima nel suo albergo e dopo nel camerino con drappi e arredi bianchi. Un concerto antologico che ripercorre quarant’anni di carriera che il cantante ha già proposto in Italia, l’ultima volta a Bergamo pochi giorni fa. Una spettacolare rilettura del suo repertorio abituale, rivisitato in maniera bizzarra e a seconda delle occasioni. Le sue canzoni più famose ci sono tutte: «Rocket Man», «Sorry Seems to Be the Hardest Word», «Crocodile Rock», «Sad Songs», «Sacrifice». La folla sta lì per ascoltare i suoi successi. Lui lo sa e del nuovo album «Peachtree Road» canta soltanto un paio di canzoni. Elton John, che pure è accompagnato da una band di solidi professionisti, non si scosta dal pianoforte. Virtuoso (ne dà prova con l’assolo che introduce «Pilot»), carismatico e imprevedibile è capace di esaltare il pubblico con una smorfia o un cenno della testa. Il suo è un concerto in crescendo con un coro gospel nella seconda parte e con il finale affidato a un classico del suo repertorio «Your Song», durante il quale il cantante si cambia d’abito e indossa una tuta da ginnastica. Tra la folla sventola qualche bandiera dell’Arcigay per richiedere l’approvazione della legge per le unioni civili presentata dall’onorevole Franco Grillini, presidente onorario dell’associazione. Non c’è testimonial migliore di Elton John, legato da anni al compagno David Furnish (che gli fa anche da autista e massaggiatore) con il quale ha intenzione di convolare a nozze, ha sostenuto con successo in Inghilterra la campagna per la legge sulle unioni civili che verrà approvata a novembre. Sulla tribunetta privata pochi vip. In prima fila i promotori dell’evento: il presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera (che avrebbe speso 1 milione di euro per avere Elton) accompagnato dalla moglie Afef (scatenatissima sulle gradinate) e il sindaco Veltroni. Nemmeno a loro è stato consentito di salutare sir Elton. Indeciso sulla mise da indossare per la serata, ha mandato all’aria l’incontro. Ora, passato il ciclone John, si pensa al futuro: Rolling Stones, Pink Floyd, Sting e un inedito concerto a due con Bono degli U2 e Peter Gabriel sono le ipotesi per il prossimo anno. Sandra Cesarale. |
LA
STAMPA
CONSUMI IN CALO E L’IMPRENDITORE SUGGERISCE INTERVENTI FISCALI PER CONTENERE I LISTINI DEL SETTORE Zonin rilancia l’allarme sui prezzi “Dobbiamo ragionare con i clienti in termini di convenienza, il vino è parte dell’economia non dello spettacolo”. |
Gianni
Stornello
Alla vigilia vi una vendemmia in cui si ripongono molte speranze Gianni Zonin , uno dei più grandi imprenditori vinicoli del nostro Paese, lancia un vero e proprio allarme: “Il vino italiano è in pericolo. Se non usciamo in fretta da questa crisi vedo a rischio migliaia di posti di lavoro. Occorre che i produttori, governo e consumatori si mettano subito attorno ad un tavolo per dare vita ad un “patto sociale” che deve servire ad abbassare il peso fiscale, a contenere i prezzi finali, a sostenere i consumi, a rilanciare l’immagine del vino su basi nuove. Deve essere chiaro che il settore è importantissimo per l’economia, anche perché sinergico al sostegno di tutto il made in Italy sui mercati internazionali.” “Si parla di un modesto rimbalzo dei consumi – continua l’imprenditore – ma la realtà è che i prezzi dell’uva sono in forte caduta, che in quattro anni il consumo di vino si è contratto dell’11%, che il 70% dei ristoranti denuncia un calo del fatturato, che nonostante la ripresa in Usa e in Gran Bretagna abbiamo perso in quantità e valore dell’export, che l’attenzione per il vino è scemata. Inoltre mi chiedo per quanto tempo ancora riusciremo a contenere la pressione dei grandi colossi stranieri sul mercato interno”. E qui Zonin ricorda la richiesta della distillazione di crisi fatta all’Unione Europea dal ministero dell’Agricoltura per smaltire le eccedence rimaste in molte cantine italiane. Poi i consumatori: ”da tempo sostengo che dobbiamo tornare a parlare con i nostri clienti in termini di convenienza, di buona qualità, di approccio al vino come un piacere possibile e un aiuto alla salute – spiega il titolare del gruppo vinicolo -. Se la proposta di un tavolo di concertazione verrà accolta rilancerò la mia antica idea di costituire un fondo tra tutti i produttori per finanziare campagne di comunicazione destinate a sostenere il consumo di vino. Infatti continuare a pensare che si possa rappresentare il vino con le degustazioni spettacolo, con notiziole che assomigliano più al gossip che a fatti economici, che le performance di una singola azienda o di un singolo vino siano rappresentative di tutto il settore è non voler vedere la realtà”. E, secondo Gianni Zonin, purtroppo la realtà è ben diversa: “sono convinto che molte piccole cantine avranno difficoltà a sopravvivere, sono convinto che si arriverà a delle concentrazioni su tutta la filiera. Sono trasformazioni inevitabili e per certi versi positive perché oggi la vitivinicoltura italiana soffre di nanismo e deve battersi contro colossi mondiali spesso senza averne la forza, ma sono trasformazioni certamente non indolori. Esserne consapevoli, però, serve a cercare le contromosse”. |
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