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Rassegna stampa alcol e guida del 31 agosto 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


IL  MATTINO
 
Licenziamento per i tre medici ubriachi
Alcuni dei camici bianchi già coinvolti in altre indagini dell’azienda.

DANIELA DE CRESCENZO Avviata la procedura di licenziamento per i tre medici che giovedì sera si erano ubriacati mentre prestavano servizio al 118 di Ercolano. La decisione ieri mattina, nel corso del summit tra l’assessore Angelo Montemarano, il dirigente della Asl 5, Roberto Aponte e il sindaco della cittadina vesuviana, Nino Daniele. «La documentazione raccolta parla chiaro - spiega l’assessore - il risultato delle analisi mostra un tasso etilico superiore da tre a dieci volte a quello consentito. E poi ci sono dei precedenti: alcuni professionisti coinvolti nella vicenda avevano già dato dei problemi». È risultato evidente, insomma, che i sanitari non si erano limitati a bere qualche bicchiere di vino, ma si erano dati ai superalcoolici. Il direttore dell’Asl, quindi, ha avviato le procedure per il recesso del rapporto di lavoro, nel rispetto del contratto nazionale di categoria. Ai medici verrà fatta una contestazione scritta alla quale potranno rispondere entro un tempo stabilito. Poi sarà convocato un collegio arbitrale e a quel punto si procederà con il licenziamento. «Una decisione presa nell’interesse dei cittadini che hanno diritto a essere assistiti in maniera adeguata», sottolinea Montemarano che tiene a ripetere: «Questa è una storia gravissima che lascia tanto amaro in bocca, anche perché poche mele marce rischiano di infangare l’ottimo lavoro svolto dal servizio di soccorso in emergenza che solo in quell’area ha effettuato ben quarantamila interventi negli ultimi mesi». Ma la vicenda dei medici ubriachi ha evidenziato anche tutta una serie di carenze e inadempienze sulle quali Aponte ha già annunciato di aver aperto le indagini. Da chiarire, ad esempio, i rapporti con la società che gestisce le ambulanze e il loro personale. Enzo Di Maio, il presidente della Pubblica assistenza flegrea che gestisce anche undici postazioni nel territorio della Asl 2, già ieri ha precisato: «L’appalto della Asl 5 non è stato vinto da noi, ma da un’altra società, la Humanitas di Salerno che è una nostra consociata. Entrambe le società, infatti, fanno parte dell’Anpas. Ma il presidente della Humanitas, Roberto Schiavone, ci ha chiesto una mano e perciò noi forniamo mezzi e personale (autisti e infermieri) a Portici, San Giorgio e Torre del Greco». Come si accerteranno le responsabilità di chi ha autorizzato i turni di ventiquattro ore. Alle carenze del servizio 118 di tenterà di porre rimedio puntando al rilancio: la postazione dovrebbe diventare un presidio sanitario di accettazione e urgenza. I medici in questo caso non si limiterebbero solo a fornire assistenza a bordo delle ambulanze, ma dovrebbero anche visitare in ambulatorio e smistare i casi più gravi negli ospedali della Regione. È evidente che il punto da cui ripartire è la sede del servizio che attualmente si trova all’interno del cortile di una scuola, il quarto circolo. Nelle due stanze del presidio ora c’è di tutto: da un frigorifero antidiluviano al fornetto a microonde scassato. Una situazione da cambiare. E subito. Perciò ieri mattina al vertice era presente anche il sindaco di Ercolano, Nino Daniele. Al Comune, infatti, spetta il compito di individuare una struttura adatta. «Già prima che scoppiasse questo caso - spiega il primo cittadino - mi ero posto il problema e infatti abbiamo già individuato una possibile sede in via Winckelmann. Ma si possono vagliare anche altre soluzioni. In ogni caso il servizio di 118 dovrà essere spostato in tempi brevi». Una data realistica, concordano tutti, potrebbe essere a dicembre.

IL  MATTINO
 
«È un complotto, mi fanno fuori perché ho denunciato».
EMANUELA SORRENTINO Ercolano. «Un complotto contro chi, come me, ha sempre denunciato le condizioni in cui lavorano i medici del 118»: si difende così E.A., uno dei tre medici nei cui confronti è stata avviata la procedura per il licenziamento dopo che l’esame dell’alcol ha rilevato valori superiori alla norma. Perché parla di un complotto? «Hanno voluto colpire chi ha segnalato a più riprese lo stato di degrado della nostra sede, la carenza di personale paramedico qualificato e di mezzi idonei a svolgere un servizio d’emergenza. Ho perfino denunciato per iscritto la presenza nel presidio di infermieri clandestini, che non avevano alcun titolo specialistico, e di autisti che non conoscevano le strade della città. E alla fine? Mi hanno infangato. Giovedì notte all’arrivo dei carabinieri, ho chiamato il 113 e ho preteso di essere condotto in ospedale per sottopormi all’esame sull’alcol». Ma eravate veramente ubriachi? «Ubriachi è davvero troppo. Al termine dell’esame alcolemico il mio tasso era pari a 37 mg, un valore neutro, un valore di assoluta pulizia. Pari a una persona che accompagna una pizza mangiata di sera con un bicchiere di vino. Anzi, nel mio caso era solo mezzo». Che cosa è scritto nel referto? «È riportato che ”il paziente è vigile e collaborante” e che l’esame obiettivo neurologico è nella norma. Con un referto del genere non si può accusare nessuno di ubriachezza». Ma secondo le norme il tasso non deve superare il livello di 10 milligrammi. «Sì, ma il livello minimo si alza anche con pochissimo alcol. Ripeto, ho bevuto appena mezzo bicchiere di vino, non credo sia un reato e poi ero in grado di lavorare perfettamente». Si parla anche del vostro licenziamento. Come reagisce? «Di solito vengono licenziate le persone assunte. Noi medici del 118 abbiamo solo una convenzione con l’Asl, l’uso del vocabolo ”licenziamento” è davvero improprio nel nostro caso». Che cosa si aspetta in futuro? «Solo un po’ di giustizia. Sono fiducioso di riprendere a lavorare al più presto. E chi ha sbagliato dovrà pagare. Ecco perché mi sono rivolto a due avvocati: un esperto di diritto del lavoro e un penalista. Non deve cautelarsi solo il lavoratore ingiustamente accusato, ma anche il professionista messo pubblicamente alla gogna».

LA  PROVINCIA  DI  CREMONA
Valentino beve champagne? E’ un’immagine che non mi va.

Egregio direttore, ho visto lunedì in prima pagina l’immagine di Valentino Rossi trionfante per l’ennesima vittoria di questa stagione. Non mi è assolutamente piaciuta: ma che immagine avete dato alle molte migliaia di giovani fans cremonesi? Valentino che beve champagne? Ma scherziamo!? È ora di finirla con questi paragoni! Un campione del suo livello è sceso dal podio, scherzando si è vestito da cameriere per ringraziare tutti i tecnici della squadra Yamaha, gli ha servito lo champagne per fare un brindisi... e voi lo mostrate mentre beve? Sono stanco di vedere incidenti soprattutto di giovani inesperti, sono ormai motociclista dal 1983 al ’90, ero pilota di motocross, dall’84 ad oggi con moto targate ho percorso più di 130.000 km; ne ho viste di tutti i colori, anche qualche scivolata, su 2 ruote sarebbero anche da preventivare. È inutile e comodo scrivere che è solo la velocità pericolosa: ci siamo mai chiesti come mai parlando tanto di Europa siamo l’unico Stato (con la Grecia) che vieta la vendita di superalcolici negli autogrill (bar) ma nei negozi in fianco vengono vendute intere bottiglie? Come mai in molti locali pubblici non viene quasi mai chiesto un documento di riconoscimento ai minorenni? Sarebbe per loro responsabilizzante un limite per esempio di 14 anni per consumare una birra piccola e non come vedo in parecchi locali in cui purtroppo molti gestori sono interessati esclusivamente alla vendita. Basterebbe solo che ci sia la volontà politica per recepire la relativa normativa europea. Fiorenzo Pegorini (Cignone di Corte de’ Cortesi) Mi spiace che la foto di Valentino Rossi sul podio — diffusa dall’agenzia Ap in tutto il mondo e da noi ripresa lunedì 29 — non abbia incontrato il suo gradimento. Anzi, l’abbia indispettita perché evocatrice di un messaggio negativo ai giovani. Voglio essere sincero: non ci ha sfiorato minimamente l’idea che Valentino Rossi, trionfatore nella Repubblica Ceca davanti ad oltre sei milioni di telespettatori (solo in Italia) brindando a champagne, potesse essere scambiato per un testimonial diseducativo. Credo ci sia una bella differenza tra un gioioso cin-cin (anche se al bottiglione) e le stupide ubriacature. Quanto, infine, alla ipocrisia distributiva dei superalcolici, lei ha ragione. E penso che bisognerà ripartire (anche) da qui per scongiurare la discesa agli inferi di tanti nostri fragili ragazzi.
LA  PROVINCIA  DI  CREMONA
 
Il provvedimento riguarda anche i tre bar ubicati nelle vicinanze dello stadio
Bevande servite sempre in bicchieri di plastica.
Niente alcol dentro e attorno allo stadio comunale ‘Voltini’ da un’ora prima delle partite a un’ora dopo la loro conclusione. Lo ha stabilito il sindaco Claudio Ceravolo, che proprio ieri ha emesso un’apposita ordinanza. Il documento, che ha per oggetto ‘Prevenzione violenza negli stadi’ si rifà alle misure di sicurezza adottate dal Governo per arginare questo fenomeno. Il testo cita gli episodi di violenza avvenuti anche a Crema in occasione di alcune partite di calcio e si rifà alla nota del Commissariato — che vieta la vendita di bevande alcoliche prima, durante e dopo gli incontri di calcio nelle aree circostanti gli impianti sportivi e quelle interessate dal transito e dalla sosta dei tifosi — ad una nota della Prefettura sulle misure di sicurezza negli stadi e ad una serie di leggi, decreti e statuti vari. I locali interessati dal divieto di vendere alcolici sono il Bar ristorante Belfiore, il Bar Max, il Bar Nuovo Rondò, tutti situati in viale De Gasperi e quelli interni allo stadio. Per quanto riguarda questi ultimi, l’ordinanza non cambia la situazione attuale, visto che è ormai da parecchi anni che l’alcol è off-limits. Unitamente a questo, nella fascia oraria predetta, qualsiasi bevanda dovrà essere servita in bicchieri e non in bottiglie di vetro o lattine. Le bottigliette di plastica contenenti bibite dovranno essere vendute prive del relativo tappo di chiusura. Per un caffè corretto e un vin brulè, prima o dopo la partita, appuntamento al Bar Pilastrello, a 200 metri dallo stadio.(d.d.).
LA  PROVINCIA  DI  CREMONA
 
Persichello, contro l’alcol in campo i comici di Zelig.
Persichello — La programmazione di promozione e protezione della salute ‘Alcol, meno è meglio’, prosegue domenica con una serata analcolica presso il centro di Persichello. L’appuntamento, fissato per le 21, prevede un grande show. Direttamente da Zelig Giorgio Zanetti alias suor Letizia. Seguirà il concerto del gruppo Wild Rovere music band. Durante la serata, organizzata dall’Associazione Bussola e dal Comune di Persico Dosimo, sarà offerto un rinfresco analcolico. Sarà inoltre presente lo stand della Bussola per effettuare gratuitamente l’alcoltest e per distribuire materiale informativo.
LA   PROVINCIA  DI  CREMONA
 
Viadana, ‘caso umano’
Compagna ricoverata lui dorme in un furgone.
VIADANA — Costretto a dormire in un furgone perché senza lavoro e senza casa. Nuovo ‘caso umano’ che coinvolge un viadanese di mezza età. L’uomo — che vanta un passato di problemi di alcolismo — abitava in uno degli appartamenti Aler di via Raffaello insieme alla compagna. Da quando quest’ultima è stata ricoverata per superare le proprie dipendenze, il viadanese è stato messo alla porta poiché l’alloggio non era stato assegnato a lui, ma alla donna. Ora dorme in un furgone e ha chiesto aiuto all’amministrazione comunale. Il suo, però, è un ‘caso’ complicato dai numerosi litigi che lo hanno visto protagonista con i residenti della palazzina ‘popolare’ in cui risiedeva: tra l’altro, è stato anche sospettato di essere uno degli autori dei roghi notturni che a più riprese si sono sviluppati nel condominio. Insomma, un nuovo triste esempio di povertà ed emarginazione. (a.c.).

LA  SICILIA
 
Il caso.   I costi eccessivi di gestione e il prodotto invenduto all’origine del disastro economico
Vino, una crisi senza ritorno.

Rino Giacalone
Salemi.  Per dare la misura di quanto il settore vitivinicolo sia in crisi, basta guardare quanti impianti sono stati lasciati incolti. A Salemi, ad un chilometro circa dallo svincolo autostradale, c’è un di vigneto di 5 ettari coltivato a chardonnay: è abbandonato. I costi di lavorazione, secondo il proprietario, non potevano essere mai coperti dai guadagni. Poco distante un altro vigneto: qui addirittura il lavoro si è fermato dopo la potatura.
Tante sono le concause di questa crisi, a sentire i produttori. Primi fra tutti la quantità di vino invenduto e lo smaltimento delle vinacce. «Nella sola provincia di Trapani – sottolinea Baldassare Giaramidaro, presidente dei produttori vinicoli riuniti di Mazara – ci sono due milioni di ettolitri di vino invenduto, che dovrebbero essere smaltiti con la distillazione di crisi se il Governo e l’Ue l’approveranno. Ma il vero problema che abbiamo oggi a cantine aperte – dice ancora Giaramidaro – è lo smaltimento delle vinacce che non sappiamo dove andarle a buttare. La cosa strana è una sola: tutta Italia, le vinacce sono classificate sottoprodotti della vinificazione, mentre da noi sono catalogati come rifiuti speciali, e come tali entro 48 ore devono essere smaltiti».
Molti però ritengono che responsabili della crisi sono le stesse cantine sociali. Per Filippo Murania, presidente della cantina di Santa Ninfa «le cantine sociali hanno vino invenduto a causa del crollo dei prezzi di mercato per colpa di una concorrenza sleale. Oggi c’è vino che non si sa da dove viene e come viene fatto. Non è vero che il nostro non sia vino di qualità: è termocondizionato, pronto per andare in bottiglia». L’invenduto lo hanno anche molte cantine private.
«Il problema più grave – dice Giaramidaro – è quello che noi abbiamo già anticipato le somme ai nostri soci. Ci troviamo quindi con notevoli debiti in banca che se non vendiamo il vino non riusciremo a pagare».
Al coro di protesta dei presidenti di cantine sociali si aggiunge quello degli agricoltori. Costretti a sacrifici per non ricavare nulla, neppure le spese di gestione, come ammette Antonio Petralia: «Lo scorso anno – dice – sono riuscito a pagare a mala pena le spese di gestione».
«Tra manodopera, 60 euro a persona, la nafta, i mezzi meccanici – dice Sebastiano Abate piccolo imprenditore agricolo – alla fine quel poco che riusciamo a fare con la vendemmia non rimane nulla».
«O si aiuta subito il settore – dice Giuseppe Lo Grasso – o siamo nell’impossibilità di andare a vendemmiare, perché non abbiamo i capitali per pagare la manodopera».
BRESCIAOGGI
 
L’INIZIATIVA. Il progetto partito alle industrie Saleri Italo di Lumezzane ha ora uno statuto e un nome: «Incrocio sicuro»
Il disagio? Qui si cura sul lavoro
I compagni di reparto pronti a soccorrere chi ha problemi di alcol e droga.
È nato ed è stato ufficializzato con firme e statuto «Incrocio sicuro», un modo per far intersecare le strade del disagio con quelle del lavoro. È il risultato concreto del progetto «Work & Life», attivato due anni fa dalla Comunità Montana di Valle Trompia attraverso il finanziamento della legge sulle tossicodipendenze. Segna il taglio del traguardo di una tappa, importantissima, del lavoro intenso di questi anni che ha avuto come protagonisti operai delle Industrie Saleri Italo di Lumezzane che dopo aver partecipato ai corsi di formazione operano in azienda per l’esclusivo perseguimento di finalità di solidarietà sociale e senza alcun scopo di lucro.
La loro attività è supervisionata dalla presenza di un tutor dell’équipe di lavoro del progetto. Ora hanno voluto ufficializzare il loro gruppo e darsi il nome «Incrocio sicuro» a significare la speranza di una strada da fare insieme. La formazione si è articolata in due percorsi nei due anni che hanno mirato da una parte a fornire competenze e conoscenze rispetto a temi riguardanti le sostanze stupefacenti, stress lavorativo, gioco d’azzardo, dall’altra su come è possibile fornire forme di aiuto a colleghi o altri che vivono situazioni di disagio. «Incrocio sicuro» rappresenta così all’interno del proprio contesto di lavoro, uno specifico punto di riferimento per chi pensa di aver bisogno di fare due parole, di essere accolto, di aver bisogno di informazioni rispetto ad alcuni servizi del territorio.
Il rapporto quotidiano di lavoro per tante ore assieme facilita questo contatto: è questa l’idea forza del progetto nata dall’importanza che ha assunto nei luoghi di lavoro il problema delle «dipendenze».
La firma dello statuto è stato fatto in presenza del referente per l’azienda e le rappresentanze aziendali: hanno condiviso in modo esemplare tutto il processo avviato ormai due anni fa e hanno controfirmato a loro volta lo statuto come segno del loro impegno a continuare. Nello statuto viene descritta la scelta del nome, diritti e doveri dei partecipanti, le possibili attività e gli aspetti operativi, i ruoli e le funzioni dei diversi attori coinvolti. In particolare «Incrocio sicuro» persegue, attraverso la partecipazione attiva, gratuita e volontaria di tutti gli aderenti, intenzionati ad instaurare relazioni di fiducia con i lavoratori e favorire lo sviluppo di una cultura di collaborazione e solidarietà all’interno dell’azienda, promuovere azioni informative e formative su problematiche psico-sociali per il miglioramento della qualità di vita e sostenere collegamenti con i servizi che sul territorio si occupano di problematiche psico-sociali.
La sperimentabilità di questa esperienza è legata a un periodo di sei mesi che si conclude a dicembre di quest’anno. Doveroso il ricordo di tutti quelli che a titolo diverso hanno reso possibile l’attivazione di tale percorso: le Industrie Saleri Italo, Cgil-Cisl-Uil, Aib, il Sert di Zanano, la Comunità Montana di Valle Trompia e le cooperative sociali Agoghè, Il Mosaico e La Vela.
Barbara Bertussi.
VARESENEWS
 
Busto Arsizio - Protagonista della scenata un bustese già noto alle forze dell’ordine, che ha resistito all’arresto
Ubriaco aggredisce il titolare del "Bar Stardo": arrestato.
Lunedì sera presso il Bar Stardo di via Quintino Sella è dovuta intervenire la Polizia dopo che un uomo, ubriaco, ha aggredito il gestore del locale. Motivo dell’aggressione, il fatto che quest’ultimo si era rifiutato di versare l’ennesimo drink nel bicchiere dell’avventore, evidentemente in preda ai fumi dell’alcool.
Gli agenti del Commissariato di polizia sono stati a loro volta aggrediti dall’uomo, fra l’altro una loro vecchia conoscenza: inevitabile, a questo punto, l’arresto per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e il trasferimento presso il carcere di via per Cassano, in attesa di smaltire la sbornia e comparire di fronte al giudice.
L’ARENA
Il giornale di Verona
 
 
Giro di vite per chi fa il furbo, tra le novità c’è anche la confisca del motorino
Troppi incidenti sulle strade, multe più severe ai trasgressori
Sicurezza
Si può arrivare anche alla revoca della patente .
Giro di vite per chi fa il furbo in auto o in moto. Si va dalle sanzioni più pesanti per chi trasporta passeggeri non autorizzati fino alla revoca definitiva della patente per chi causa un incidente mortale perché ubriaco.
«Sono diverse le innovazioni introdotte con la Legge 168/05», spiega Luigi Altamura, comandante della polizia municipale. «Innanzitutto è stato stabilito che la targa del ciclomotore è abbinata ad un solo veicolo. È importante poiché con il vecchio sistema, quello del contrassegno di circolazione, era possibile avere una sola targhetta e diversi ciclomotori sui quali montarla. Le nuove targhe, perciò, somiglieranno più a quelle delle moto: personali sì, ma legate ad un solo veicolo». Qualcosa è cambiato anche sotto l’aspetto sanzionatorio: da martedì scorso se si viene sorpresi a guidare senza casco o mentre si trasporta un secondo passeggero non previsto, il veicolo viene confiscato, e non più sottoposto a fermo amministrativo in un luogo indicato dal conducente o proprietario, che lo avrebbe custodito fino al termine del provvedimento. «Dal 23 agosto, in caso di fermo amministrativo o sequestro del veicolo il veicolo verrà recuperato da una ditta autorizzata, che lo custodirà per 30 giorni. Solo dopo il veicolo potrà essere affidato al proprietario che, qualora venisse sorpreso a circolare, subirebbe la confisca del mezzo, prima non prevista».
Confisca che significa la perdita della proprietà del mezzo, che viene incamerato dall’ente accertatore o messo all’asta. «Chi circola senza casco e viene coinvolto in un incidente subisce conseguenze molto gravi. Chi si fa trasportare su un mezzo che non può farlo, non è assicurato e perciò in caso di incidente non riceve un risarcimento. Queste novità normative vogliono proprio creare un forte deterrente per questi comportamenti e leggerezze, che tali non sono anche per le conseguenze che gli incidenti hanno su chi viaggia su due ruote».
Diverrà perciò particolarmente oneroso non utilizzare il casco o trasportare passeggeri non autorizzati su tutti i veicoli ad esclusione delle autovetture.
Sarà meglio, perciò, far andare l’amico a piedi ed evitare di offrirgli un passaggio sul ciclomotore. «Un ruolo essenziale lo avranno gli adulti, sia per correggere immediatamente i loro comportamenti sia, soprattutto, per informare correttamente i più giovani e vigilare sui loro. La confisca si applica indistintamente sia in caso di conducente minorenne che maggiorenne».
Modificate anche le norme sul patentino di guida del ciclomotore. Doveva essere obbligatorio anche per i maggiorenni dal 1 luglio 2005 e invece ha subito uno slittamento al primo ottobre. Ma cosa è cambiato? «I conducenti che diverranno maggiorenni a partire dal primo ottobre non in possesso di altra patente (come la A) potranno ottenere il patentino presentando una domanda al Dipartimento trasporti terrestri corredata di un certificato medico che attesta il possesso dei requisiti per la guida, rilasciato dal medico di base».
Solo i minorenni, perciò, dovranno ancora frequentare i corsi con prova di valutazione finale, come fatto fino ad ora, perché ai maggiorenni verrà appunto rilasciato seguendo questa nuova procedura. Al patentino non saranno attribuiti dei punti e lo potranno richiedere solo i conducenti che non hanno già una patente. Qualora quest’ultima dovesse venire sospesa per la violazione dei limiti di velocità, il titolare potrà comunque guidare il ciclomotore. «Solo per questa violazione, il superamento del limite di oltre 40 orari, il conducente è autorizzato a guidare il ciclomotore. Così prevede attualmente la norma, ma non è escluso che intervenga qualche ulteriore integrazione».
Infine, quello che è forse il più drastico dei provvedimenti, in una regione come il Veneto che rappresenta il fanalino di coda nazionale per la sicurezza stradale. «Per aumentare la consapevolezza dei rischi legati alla guida in stato di alterazione il legislatore ha stabilito la revoca della patente di guida per chi, coinvolto in incidente, sia risultato positivo all’alcool test con valore di 3 grammi di alcool per litro di sangue»; il limite di legge è di 0,5 grammi per litro.
IL  GAZZETTINO  Treviso
 
STRONCATA DA UN RIGURGITO A 47 ANNI.
A dare l’allarme chiamando la Polizia è stato un vicino, che da due giorni sentiva radio e tv ad alto volume. Quando gli agenti, lunedì sera, sono arrivati nel condominio in via dell’Olmo 2, nella nuova lottizzazione all’inizio della Castellana di fronte ai Vigili del fuoco, hanno trovato la donna senza vita, riversa sul pavimento di casa; sparsi attorno, farmaci e bottiglie di alcolici. La porta dell’appartamento era semiaperta, sul pianerottolo oggetti personali.
Lucia Fantin, 47 anni, era poco conosciuta nel suo stesso palazzo. Usciva di rado, non frequentava gente se non qualche amico presso il Blu Bar sulla Castellana. L’esame autoptico ha permesso, ieri, di ipotizzare le cause del decesso, che saranno meglio precisate in seguito agli esami tossicologici e istologici. Lucia Fantin sarebbe morta per un rigurgito di alcol, di cui pare facesse uso in maniera consistente, almeno nell’ultimo periodo. "Veniva qui ogni tanto - spiega la titolare del Blu Bar - Beveva abbastanza, era una donna molto sola".
Nel passato di Lucia, oltre ad una storia personale che parla di un uso consistente di farmaci, anche un incidente mortale da lei causato per guida in stato di ebbrezza; in seguito a questo, le era stata ritirata la patente. "Lucia la vedevamo poche volte - sottolinea Antonella Termite, una vicina residente al piano di sotto - Quando ci siamo trasferiti qua, a ottobre, lei abitava nel condominio da poco. Una volta era scesa a scusarsi perchè aveva bagnato il nostro terrazzo annaffiando i fiori. Era una donna appariscente, nonostante l’età, ma la vedevamo poco, nemmeno quando buttava via l’immondizia. Da qualche giorno le sue auto, una piccola per quando guidava senza patente e un nuovo fuoristrada, erano sempre parcheggiate allo stesso posto. Non ci risulta lavorasse, viveva di una rendita che probabilmente proveniva dalla sua famiglia, quella degli immobiliaristi del legno. Ci dispiace molto, non era una persona comunicativa, era piuttosto sola".
S.M.



Giovedì, 01 Settembre 2005
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