C'è crisi, nella Ue la sicurezza può attendere
Non è aria. Con la crisi, parlare di sicurezza stradale sembra essere diventato un lusso in Europa. La sensazione era netta da tempo a chi fiuta bene l'aria di Bruxelles (sono due anni che la Ue non approva più una norma concreta in materia), ma il primo segnale ufficiale è venuto solo a inizio primavera. Quando le prime statistiche sugli incidenti del 2011 (per i Paesi che ce le hanno già, diversamente dall'Italia che dovrà attendere ancora sei mesi) hanno dato una doccia fredda agli ottimisti che dicono si possa centrare anche il prossimo obiettivo fissato dalla Ue (entro il 2020 dimezzamento dei morti per incidente stradale rispetto al 2010, che è già quasi dimezzato rispetto al 2001). Certo, i primi dati 2011 sono ancora provvisori. Ma nella Commissione Ue è suonata la sveglia.
Così ora si va per priorità: assodato che ai costruttori d'auto non si possono chiedere investimenti in questi tempi di crisi (anche se certi miglioramenti si stanno diffondendo Scarica Test 25 maggio 2012), si punta di più sui controlli delle infrazioni e sulla salvaguardia dei motociclisti, che continuano a morire davvero troppo rispetto alle altre categorie di utenti della strada.
Ma anche nel settore motociclistico la crisi ci mette lo zampino.
Anzi, ce lo mette ancor più che con l'auto: la produzione è diminuita anche in questo settore, dove storicamente è stata sempre ben più limitata che nell'auto e quindi le economie di scala sono minori. Di qui la necessità di non calcare la mano con il rapido susseguirsi di standard sempre più restrittivi su inquinamento e sicurezza che, nei piani della Ue, dovrebbe iniziare dal 1° gennaio 2014 ma che in realtà non ha ancora avuto l'approvazione definitiva del Parlamento europeo, proprio perché con la crisi la discussione sta diventando una guerra di posizione.
L'industria ovviamente non è contenta di investire troppo su dispositivi antinquinamento e Abs. E comunque chiede stabilità dei regolamenti, in modo da spalmare questi investimenti su più anni. Tutto sommato, questo è negli interessi di chi sta per comprare una moto: se nei prossimi anni gli standard venissero inaspriti velocemente e più volte, queste persone si troverebbero in mano moto ancora nuove, ma non aggiornate tecnicamente e quindi deprezzate.
Insomma, un vicolo cieco. Nel quale, probabilmente, ci siamo cacciati non solo per colpa della crisi. Può aver pesato anche la lenta evoluzione che gli standard europei per le moto hanno avuto nel decennio scorso. Per recuperare il ritardo, a Bruxelles avevano pensato di imporre tappe forzate. Ma poi è scoppiata la crisi e...
Dal Blog Strade Sicure
di Maurizio Caprino