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Rassegna stampa alcol e guida del 23 agosto 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


ASAPS
 
SVIZZERA/UPI: DIMINUISCONO I MORTI PER ALCOL SULLE STRADE, MENTRE RESTA STAZIONARIO IL NUMERO DI PERSONE CHE USANO LA CINTURA DI SICUREZZA. IN ARRIVO NUOVE RESTRIZIONI E SENTENZE CHOC
di Lorenzo Borselli.

GINEVRA – La diminuzione del tasso alcolemico consentito, in Svizzera, ha avuto i suoi frutti, come dimostra un’indagine del solito efficientissimo UPI, l’Ufficio Svizzero per la Prevenzione degli Infortuni. L’istituto ha raccolto i dati tra i vari uffici traffico delle polizie cantonali, tirando poi le somme: il dato che ne emerge è positivo e mette in risalto un vero e proprio risparmio di vite umane. I primi dati, incompleti, avevano già avuto un’anticipazione sul nostro sito, ma con il quadro completo dei cantoni la positività della riforma appare ancora più netta. Nel complesso, l’asfalto meno alcolico ha fatto segnare una diminuzione del 22% della mortalità, con 183 vittime contro le 234 dello stesso periodo del 2004, ma è proprio sul fenomeno infortunistico complessivo, che la pericolosa interazione alcol-volante è stata ampiamente dimostrata e gli eventi per i quali il gomito troppo altro è la causa determinante di lesioni mortali sono diminuiti addirittura del 42%. In pratica, abbassare da 0,8 a 0,5 g/l il limite massimo, ha significato dimezzare la statistica. È vero che in Svizzera i controlli sono molto elevati, e le forze di polizia hanno ottenuto di poter sottoporre a test con precursori tutti gli automobilisti controllati, anche senza indizi di ebbrezza. Questo particolare influisce davvero molto sulla qualità delle ispezioni – che gli osservatori definiscono senza mezzi termini “esemplari” – e viene da chiedersi cosa potrebbe accadere se – a parità di controlli – nella confederazione elvetica venisse introdotto il divieto di consumare alcolici prima di guidare. Secondo l’Upi, le statistiche dimostrano comunque che “…il buonsenso di gran parte dei conducenti che ha rinunciato all’alcol o si è limitato a bere solo 1 bicchiere sono alla base di questo successo ragguardevole”. Ma se sul fronte alcol l’offensiva ha portato ad una clamorosa avanzata, su quello delle cinture di sicurezza le forze in campo sono riuscite “soltanto” a tenere le posizioni. L’Upi ha infatti effettuato un censimento rappresentativo sull’utilizzo dei dispositivi di ritenuta, accertando che la quota di elvetici che ne fanno uso è rimasta stagnante, con un lieve regresso di 2 punti percentuali per quanto riguarda gli ospiti dei veicoli seduti “a cassetta”. Un risultato che non soddisfa gli esperti svizzeri, speranzosi di ripetere l’exploit di tre anni fa. Vediamo comunque il dettaglio: ad oggi, l’82% dei conducenti e il 53% dei passeggeri che occupano i sedili posteriori, fa comunemente uso delle cinture di sicurezza. La delusione è costituita dal fatto che nel 2001 ne facevano uso solo 32 persone su 100, mentre nel 2003 – a suon di campagne e di contravvenzioni – il numero salì a 55. Poi, lentamente, si è arrivati al 53%. La norma che riguarda l’obbligo per conducente e passeggero anteriore è stata varata nel 1981, quindi 24 anni fa, mentre risale al 1994 l’estensione del divieto a viaggiare “sciolti” anche per i passeggeri posteriori. Segnaliamo, così come la riporta l’Upi, l’epidemiologia del fenomeno, che – non vorremmo passare per disfattisti – riflette a nostro parere una certa italianità. Infatti nel canton Ticino, quello dove si parla lumbard, solo il 30% dei passeggeri posteriori viaggia ben assicurato al sedile, contro il 48% dei più ligi cantoni di area francofona e dei marziali svizzeri tedeschi, dove la statistica rivela l’obbedienza alla norma da parte del 55%. Le cose vanno decisamente meglio per il rispetto da parte dei conducenti, che nella Confederazione è un’abitudine per l’82% della categoria e che dimostra maggior rispetto della legge a partire dall’area teutonica (85%), per passare a quella francese (77%), fino al circondario di Lugano, dove a non far arrabbiare i poliziotti per il mancato rispetto della legge, sono solo in 55 su 100. Risulta molto interessante anche l’uso delle cinture relativamente al tipo di strada percorsa. Per esempio, sulle autostrade l’obbligo viene rispettato dal 90% dei conducenti, mentre sulle strade extraurbane il numero scende fino all’82% per arrivare a 74 conducenti su 100 nelle strade urbane. Questo evidenzia, secondo l’Upi, un’errata percezione del rischio, visto che il numero di vittime registrato sulle strade urbane nel 2004 è più del doppio (per la precisione 2 volte e mezzo in più) rispetto a quelle in autostrada: 7.463 contro 2.897. Le contromisure sono state subito annunciate e intraprese, anche se a dire la verità il pacchetto era pronto in parlamento federale prima ancora della divulgazione delle statistiche da parte dell’Upi, e potrebbero addirittura anticipare l’iniziativa europea. Innanzitutto è stato innalzato il limite minimo di velocità, che in autostrada passa da 60 a 80 km/h. Poi è stato istituito l’obbligo per tutti i conducenti e passeggeri di ogni veicolo a motore – e qui è ovvia l’intenzione di far allacciare le cinture a chi sale, a qualsiasi titolo su autocarri e, nel futuro, agli autobus – di fare uso dei dispositivi di ritenuta. Quello immediatamente successivo, anche questo con legge, comporta l’obbligo di indossare il casco. Il Consiglio federale ha stabilito anche i tempi d’attuazione, e tutti i veicoli che saranno immatricolati dal 1° marzo 2006 dovranno essere muniti di cinture: entro il 1° gennaio 2010, tutti gli altri dovranno adeguarsi. Sul fronte del trasporto pubblico, il gravissimo incidente del San Bernardo dell’aprile di quest’anno, aveva già acceso la miccia, e la prima categoria di veicoli di trasporto persone a doversi adeguare, saranno gli scuolabus, e per la precisione quelli che hanno le panche longitudinali. Per loro è già stata decisa la necessità di installare cinture addominali, mentre saranno rivisitate anche le norme in materia di trasporti di bambini sulle autovetture. Infine, il casco. Anche in Svizzera, come nel resto dei paesi a motorizzazione evoluta, i centauri sono quelli che pagano il prezzo più alto: dai ciclomotori ai motoveicoli di grossa cilindrata è ovunque una vera e propria carneficina. Per questo motivo, è già stato introdotto l’obbligo del casco per i “quads”, le moto a 4 ruote, e per i “Trikes”, potenti e rombanti tricicli sempre più in voga in Germania, in Austria e nel nord del nostro paese, oltre che nell’eclettica Svizzera, dove però i giudici del traffico continuano a sfornare sentenze choc: l’ultima, emessa dal tribunale di Gagster-Seel, che la scorsa settimana ha condannato a 6 anni di carcere, senza condizionale, un giovane di 24 anni, che nel giugno dello scorso anno aveva ingaggiato una gara con un’altra auto, mentre percorreva l’autostrada A53, nei pressi di Jona, nel distretto Sangallese (SG). Nella competizione, i veicoli si urtarono coinvolgendo altre due auto, una delle quali nella carreggiata opposta. Lo scontro costò la vita a tre persone, che sono costate al giovane pirata, una condanna per omicidio ripetuto intenzionale con dolo eventuale: in pratica, sebbene non volesse uccidere, ingaggiando la gara si assunse il rischio delle possibili conseguenze della propria condotta. Ora pagherà.

LA SCIENZA WEB NEWS
 
Tutti i numeri dell’alcol
A cura dell’ufficio stampa Catola e Partners.
Le malattie
Ogni anno l’alcol causa nel mondo il 10% delle malattie, il 10% dei tumori, il 63% delle cirrosi epatiche, il 41% degli omicidi, il 45% degli incidenti, il 9% delle invalidità e delle malattie croniche (fonte: World Health Report). In Europa, un giovane su 4, tra i 15 e i 29 anni, muore a causa dell’alcol. Tra i giovani europei l’alcol è ormai il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura, malattia cronica. In Russia gli alcolisti sono 25 milioni, 9 negli Usa, 1,5 in Italia (fonte Eurispes).
I ricoveri
La Società Italiana di Alcologia stima che il 10% dei ricoveri annui in ospedale (circa 1,3 milioni di persone) è attribuibile all’alcol. Dati 2002 del Ministero della Salute parlano di 93.321 ricoveri con diagnosi ufficiale del tutto attribuita all’alcol. I ricoveri per malattie indirettamente riconducibili all’alcol sono invece il 9% del totale.
I decessi
Circa 40 mila morti per cirrosi epatica, tumore, infarto emorragico, suicidio, aborto, omicidio, incidenti sul lavoro, a casa, sulla strada. E’ il conto che l’Italia paga ogni anno all’abuso di alcol. Nel 2000 (fonte: Ministero della Salute) sono stati causati dall’alcol il 50% degli incidenti stradali (bilancio: 8 mila morti, 170 mila ricoveri, 600 mila prestazioni di pronto soccorso, 20 mila invalidità permanenti), i quali rappresentano la prima causa di morte per gli uomini al disotto dei 40 anni (200 i giovani che ogni anno perdono la vita in incidenti dovuti all’alcol).
I costi
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’abuso di alcol costa all’Italia tra il 2% e il 5% del PIL, pari nel 2003 a 26 - 66 miliardi di Euro (52.000 - 128.000 miliardi delle vecchie lire).
I giovani
Tra gli adolescenti italiani l’alcol è sempre più popolare: nel 2001 (fonte Istat) i consumatori tra i 14 e i 16 anni erano 870mila, 22 mila in più del 2000, 89 mila in più del 1998. Circa 400 mila quanti abusano soprattutto di birra, vino, aperitivi alcolici. L’aumento maggiore tra le teenager (35,7% nel 1998, 41,6% nel 2001). Si beve il primo bicchiere a 11-12 anni. E’ l’età più bassa nell’Unione Europea, dove la media si aggira sui 14,5 anni.
Le donne
Le bevitrici di alcolici sono in costante aumento, ma in termini di salute pagano un prezzo più alto degli uomini, avendo un organismo più vulnerabile. Erano il 58,6% della popolazione femminile nel 1998, crescono fino al 63% nel 2001. Il picco tra i 25 e i 44 anni (68%), e tra i 45 e i 64 (68%).
Gli astemi
In Italia sono solo il 25% (il 27% nel 1998) e diminuiscono costantemente.
Le bevande preferite
Gli italiani continuano a preferire il vino, seguono birra e superalcolici. Tra il 1998 al 2001 c’è comunque un boom degli aperitivi alcolici sia tra gli uomini (+12,3%) che tra le donne (+13,6%), le quali devono anche più superalcolici (+6,4%).
Come si beve
Un quarto della popolazione adulta beve alcolici normalmente fuori pasto. Un’abitudine in calo tra gli uomini (-3,8%), ma in aumento tra le donne (+4,8%).

ASAPS
 
GUIDO CON PRUDENZA, ZERO ALCOOL TUTTA VITA, I RISULTATI DEI CONTROLLI NELLE NOTTI DI SABATO 20 E DOMENICA 21 AGOSTO. LA POLIZIA STRADALE RITIRA 321 PATENTI. 1.200 LE INFRAZIONI ACCERTATE.

Nelle notti di sabato 20 e domenica 21 agosto, nell’ambito dell’iniziativa denominata “Guido con prudenza, zero alcool tutta vita”, volta a sensibilizzare i giovani sui rischi legati alla guida in stato d’ebbrezza, sono ripresi i servizi straordinari di controllo lungo la riviera di Jesolo e Lignano Sabbiadoro, la Riviera Romagnola, il litorale laziale, campano e della provincia di Grosseto, con i seguenti risultati:
• 1.200 infrazioni accertate complessivamente.
• 249 infrazioni per guida in stato d’ebbrezza alcolica.
• 386 infrazioni per superamento dei limiti di velocità.
• 321 patenti di guida ritirate, di cui 249 per guida in stato d’ebbrezza
• 3.730 punti decurtati.
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
 
Trasmissione in diretta dall’Oasi Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno, nell’ambito della campagna di prevenzione voluta da Ministero e Silb
Rai e movida in diretta tivù per la sicurezza stradale.
Diretta Rai dalla discoteca per sensibilizzare i giovani all’uso intelligente delle automobili dopo una notte di musica. Si è svolto, tra sabato e domenica, un lungo collegamento in diretta della trasmissione Rai Life, in onda su Rai Uno, Rai Utile, Isoradio, Raisat International. Scenario, la discoteca Oasi Quattro Colonne di Santa Maria al Bagno. Argomento, subliminale ma non troppo, il tema della sicurezza stradale con tanto di opera di sensibilizzazione dei giovani frequentatori dei locali di pubblico intrattenimento ad un uso intelligente delle automobili e ad una moderazione nell’assunzione degli alcolici. L’iniziativa è nata dalla collaborazione tra il Silb (Associazione Italiana Imprenditori Locali da Ballo) e l’Amministrazione comunale di Nardò che hanno aderito all’iniziativa indetta dal Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità per sollecitare l’attenzione del «popolo della notte» al rispetto della propria e dell’altrui incolumità mediante un comportamento corretto all’interno ed all’uscita dai locali da ballo. All’esterno dell’Oasi alcune carcasse di auto gravemente incidentate, al fine di mettere davanti alla nuda realtà i giovani frequentatori dei locali sulle conseguenze catastrofiche di un attimo di disattenzione o sulla guida di veicoli in non buone condizioni psicofisiche al momento del rientro nella proprie abitazioni. Durante la trasmissione, condotta da Marco Di Buono e diretta da Pepe Aniello, c’erano l’assessore al Turismo e Spettacolo, Giuseppe Romeo, l’assessore alla Polizia Locale, Pierpaolo Losavio, il dirigente delle Polizia municipale, maggiore Cosimo Tarantino ed il presidente del Silb, Maurizio Pasca. Ed ecco l’appello del sindaco Antonio Vaglio ai giovani «a prestare la massima attenzione alla guida delle auto, soprattutto al momento del rientro. Chi guida la macchina, non deve fare uso di alcool per salvaguardare l’incolumità propria e altrui». L’assessore al Turismo, Giuseppe Romeo ha poi sottolineato «che lo scenario dell’auto sinistrata è il modo più efficace per richiamare i giovani al proprio senso di responsabilità e ad osservare la massima prudenza alla guida delle auto».bv.
LA SICILIA
 
controlli POLSTRADA
Quasi 5000 punti sottratti in 20 giorni.
Nei primi venti giorni del mese di agosto sono state registrate, ad opera del compartimento della polizia stradale di Catania, proposte per la sottrazione di quasi cinquemila punti dalle patenti di conducenti sia di veicoli leggeri che di mezzi pesanti. Domenica scorsa sono state accertate violazioni al codice della strada pari complessivamente a 217 punti e lo stesso giorno sono stati filmati, dalle speciali apparecchiature di rilevamento, 92 eccessi di velocità, mentre 158 sono risultate le contravvenzioni elevate. Ma c’è un dato positivo da evidenziare: ventiquattro conducenti controllati con l’etilometro, soprattutto durante la notte e in prossimità di discoteche e locali pubblici, sono risultati tutti in regola. Sempre domenica, in tutta la provincia, la Polstrada ha rilevato solo due sinistri, senza alcuna conseguenza per le persone coinvolte. Ventuno, infine, i soccorsi prestati all’utenza.
LA REPUBBLICA
 
La vittima, una donna italiana di 37 anni, è rimasta nelle mani del gruppo nel parco di Colle Oppio
Violentata per 4 giorni dal ’branco’ sei persone arrestate a Roma.
ROMA - Sei uomini tra i 38 e i 54 anni - un italiano, un romeno, un russo, un ucraino e due moldavi - sono stati arrestati dalla polizia con l’accusa di aver violentato e rapinato una donna italiana di 37 anni a Roma.
I sei sono dei senzatetto che, come tanti, la notte si accampano nel parco di Colle Oppio, sul colle davanti al Colosseo. E in questo posto, secondo il racconto della vittima, anch’essa senza fissa dimora e indigente ,per circa quattro giorni - dal 17 agosto alla notte di domenica 21 - il gruppo l’avrebbe sottoposta a violenze, costringendola ad assumere bevande alcoliche. Ieri mattina poi la donna sarebbe riuscita a fuggire dal parco e a raggiungere una stazione della metropolitana. Qui, colpita da un malore, è stata soccorsa dal 118 e portata al policlinico Umberto I. In ospedale la donna, ancora in stato di agitazione, ha quindi raccontato alla polizia l’incontro con i sei uomini.
La vittima ha riferito, infatti, di aver fatto amicizia con uno di loro alla mensa della Comunità di Sant’Egidio; la donna ha parlato dell’uomo come di "un polacco", ma poi è risultato essere un moldavo di 27 anni. I due avevano bevuto e poi erano rimasti insieme, a un certo punto lui si sarebbe offerto di presentarle "gli altri amici di Colle Oppio" e lei lo ha seguito.
Da quel momento sarebbero cominciate le bevute forzate e le violenze da parte del gruppo.
A nulla sarebbero serviti i tentativi della donna di convincere i suoi aguzzini a lasciarla andare né le richieste di aiuto fatte a un nordafricano che in un primo tempo avrebbe dato ascolto alla vittima ma dopo l’avrebbe riaccompagnata ubriaca dalla banda che la teneva prigioniera.
Gli uomini accusati della violenza già venti giorni fa erano stati fermati dalla polizia e ai cinque stranieri era stati stato intimato di lasciare il territorio nazionale perché clandestini. Ora gli agenti del commissariato di polizia Esquilino stanno cercando di ricostruire nel dettaglio la dinamica dei fatti.

CORRIERE ROMAGNA
 
Scappa all’alt della pattuglia per sfuggire all’etilometro.

GAMBETTOLA - Fine settimana intenso per la polizia municipale gambettolese, nonostante gli organici ridotti per ferie. Ma la sicurezza non va in ferie, fanno sapere dagli uffici di Via Garibaldi, e così diversi sono stati i controlli che, se per i sanzionati possono sembrare “antipatici”, hanno l’unico e preciso scopo di far “passare un messaggio di sicurezza”. Come dire: nel privato fai quello che vuoi, ma se ti metti in strada devi rispettare certe regole. Oppure: del tuo fegato puoi fare quello che vuoi, ma non ti sarà consentito di guidare se hai bevuto oltre i limiti. E così sono tre le patenti ritirate per guida in stato di ebbrezza negli ultimi giorni della settimana (in un caso, è stato necessario un inseguimento perchè la persona non si era fermata all’alt). Quattro le carte di circolazione ritirate per omessa revisione del veicolo. Un veicolo sequestrato perchè messo in circolazione senza assicurazione. Un ciclomotore sequestrato perchè trasformato in una potente moto “pizzicata” ad oltre il doppio della velocità consentita in sorpasso di autoveicoli.
IL TEMPO
 
Pusiano
Drammatico incidente ieri sulla Como-Lecco - L’uomo alla guida del furgone si è sottratto al test del palloncino. Grave dopo lo scontro: rischia un braccio. La sua auto travolta da un camioncino: il conducente fugge dal pronto soccorso dell’ospedale.
PUSIANO È stato travolto da un furgoncino che ha invaso la sua corsia: Giuseppe Scalise, 36 anni residente ad Alzate Brianza in via Trento, ora è ricoverato in gravi condizioni a Milano, dove i sanitari stanno cercando di salvargli il braccio sinistro. L’uomo che era alla guida del mezzo che si è scontrato con la sua Seat Ibiza, Denis Kecman, 37 anni residente in provincia di Varese ma di origini croate, è fuggito dal Fatebenefratelli di Erba ed è stato poi rintracciato nella serata di ieri in un albergo del Varesotto. Al pronto soccorso dell’ospedale erbese avrebbe dovuto essere sottoposto al test alcolimetrico dopo essersi scontrato con la vettura dell’alzatese, mentre precedeva lungo la Como-Lecco, all’altezza del curvone del cimitero di Pusiano. L’incidente è avvenuto poco dopo le 15 di ieri: il furgone di Kecman ha invaso la corsia di marcia opposta scontrandosi frontalmente con la Seat. Un urto violentissimo che ha scaraventato l’utilitaria fuori strada senza dare neppure il tempo al suo conducente di tentare una manovra di emergenza o scartare all’ultimo l’ostacolo per attenuare l’impatto. Ad avere la peggio è stato proprio Giuseppe Scalise, che ha riportato una lesione gravissima al braccio, forse appoggiato alla portiera al momento dell’impatto, ed è rimasto bloccato all’interno dell’abitacolo. A liberarlo ci hanno pensato i volontari dei vigili del fuoco di Erba, intervenuti sul posto insieme a un’ambulanza e un’unità di rianimazione di Lariosoccorso. Le sue condizioni sono subito apparse gravi: portato d’urgenza al Fatebenefratelli già nel tardo pomeriggio l’uomo è stato poi ricoverato a Milano, per essere sottoposto a ulteriori esami, nel tentativo di scongiurare l’amputazione. Condotto al Fatebenefratelli anche il conducente del furgoncino, questa volta su richiesta degli agenti della polizia stradale di Lecco, intervenuti per compiere i rilievi dell’incidente. Sebbene illeso infatti Kecman era in evidente stato di alterazione, molto probabilmente per aver assunto alcol in dosi eccessive. Da qui la richiesta di un controllo da parte degli agenti all’ospedale. E proprio al pronto soccorso è avvenuta la rocambolesca fuga del croato, che dopo essere sceso dall’ambulanza, mentre era in attesa di essere sottoposto al test del palloncino, ha approfittato di un attimo di distrazione dei suoi accompagnatori per allontanarsi dall’ospedale, pare a bordo di un’auto. Quando sul posto sono arrivati gli agenti della stradale dell’uomo non c’era più traccia. Le ricerche del fuggiasco sono subito scattate. In serata Denis Kecman è stato individuato in un hotel in provincia di Varese, dove era arrivato nel tardo pomeriggio chiedendo una camera per passare la notte. Quanto prima l’uomo sarà sottoposto al test alcolimetrico, e per lui potrebbe scattare la denuncia per guida in stato di ebbrezza, oltre a quella per lesioni. Roberto Canali.
IL MESSAGGERO (Umbria)
 
Guidavano ebbri, denunciati sei ternani .
Sei ternani di età compresa tra i 24 e i 37 anni sono stati denunciati ieri sera per guida in stato di ebbrezza alcolica dagli agenti della polizia di Terni, i quali hanno ritirato loro le patenti di guida, decurtando da ognuna dieci punti.
Gli agenti della squadra volante, insieme al quelli della Polizia stradale, erano impegnati in una serie di controlli nelle vie del centro di Terni, per un servizio di prevenzione contro le cosidette ’stragi del sabato sera.
Sono stati controllati 63 veicoli, identificate 144 persone ed elevate 18 contravvenzioni per infrazioni varie al codice della strada.
L’ARENA
 
PORTO CERVO. Secondo Florence Bortoli, una camerunense di 33 anni, il pugile l’aveva aggredita perché non era andata a letto con lui
Violenza sul panfilo, scagionato Tyson.
Porto Cervo. Nessuna aggressione, nessuna violenza a bordo del panfilo ancorato davanti a Porto Cervo dopo una notte trascorsa in discoteca innaffiata dallo champagne.
Mike Tyson stavolta è innocente. Non ha picchiato né tentato di abusare di Florence Botoli, una camerunese di 33 anni, che lo aveva denunciato il 12 agosto scorso durante una vacanza in Costa Smeralda. Anzi, è stata la donna a inventarsi tutto e per questo ora deve rispondere di calunnie.
A queste conclusioni sono arrivati i carabinieri della stazione di Porto Cervo e della compagnia di Olbia che hanno concluso le indagini scagionando l’ex campione del mondo dei pesi massimi. Proprio ai carabinieri della nota località turistica della Sardegna, la donna di origine camerunese si era rivolta raccontando di essere stata picchiata da Tyson dopo essersi rifiutata di avere un incontro galante.
Insieme alla Botoli, è stata denunciata per concorso in calunnia anche una sua amica, che aveva confermato il racconto della giovane. Nel corso delle indagini è stata effettuata anche una perquisizione a bordo dello yacht in cui viaggiava Mike Tyson, al largo delle Isole Eolie. Non è stata trovata alcuna traccia di droga - come invece sosteneva la presunta vittima dell’aggressione - fatto che scagiona ulteriormente l’ex pugile, «fuggito» il giorno dopo la denuncia dalla Costa Smeralda per dirigersi a Panarea.
Secondo la querela presentata ai Carabinieri di Porto Cervo, Florence Botoli, una commerciante camerunese residente a Nizza, era stata notata in discoteca (al Billionaire, il locale dei vip di proprietà di Flavio Briatore) da Tyson che, assieme a un body guard, l’ha invitata con molta insistenza a salire in auto e a trasferirsi sul suo panfilo ancorato in porto.
In base a quanto aveva raccontato la giovane, nel corso della nottata, tra alcol, droga e qualche strip-tease con altre ragazze, Tyson avrebbe chiesto di trascorrere una notte con lei ma al suo rifiuto, il pugile americano sarebbe diventato aggressivo, violento, colpendola più volte e buttandola per terra. Un racconto - secondo le indagini dei carabinieri - frutto della fantasia della «vittima» e della sua amica, che ora finiranno sotto processo con l’accusa di calunnia.
IL GIORNALE DI BRESCIA
 
Con il comandante della Polizia municipale Virginio Appiani un bilancio provvisorio dell’iniziativa del sindaco
Ordinanza anti-alcolici, avanti per gradi
Nel primo mese nove contravvenzioni, con sanzioni di 130 euro per i trasgressori.
È passato poco più di un mese da quel 20 luglio in cui entrò in vigore l’ordinanza, firmata dal sindaco di Brescia Paolo Corsini, che vieta la vendita di bevande alcoliche per asporto tra le 21 e le 6. Un provvedimento che scatenò le reazioni di chi vi lesse un atteggiamento «proibizionista» da parte di Palazzo Loggia che, invece, la giustificò come «un tentativo per prevenire episodi di inciviltà tutelando la quiete e la sicurezza pubblica». Dopo questo periodo di rodaggio, si può parlare di missione compiuta? «È presto per dirlo - esordisce Virgilio Appiani, comandante della Polizia municipale - ma non si può comunque guardare all’iniziativa come alla panacea per i problemi di ordine pubblico e di degrado urbano». Una precisazione cui Appiani fa seguire il primo bilancio di questi trenta giorni di controlli. «Di norma gli esercizi hanno manifestato un atteggiamento collaborativo» Poche, di conseguenza, le violazioni contestate. «In tutto - prosegue - la Polizia commerciale ha elevato nove contravvenzioni con sanzioni di 130 Euro l’una. Va detto che non abbiamo voluto scatenare una caccia alle streghe come temuto da qualcuno». «A livello operativo - prosegue - ci siamo concentrati su aree ritenute a rischio, come via Battaglie, via Capriolo o i dintorni di via Milano». Zone «calde», dove al problema della vendita di alcolici si sovrappongono diverse criticità. «Tra i trasgressori ci sono sette esercizi gestiti da extracomunitari, per lo più mini market etnici che vendono un po’ di tutto». Un riscontro che il comandante della Polizia municipale non sente di imputare alla disinformazione dei gestori. «Il tam tam mediatico è stato tale che dubito possa essere passata inosservata l’ordinanza. Inoltre in alcuni casi l’arrivo degli agenti è stato seguito da evidenti tentativi di occultare le prove della violazione. Credo quindi ci sia consapevolezza dietro queste trasgressioni». Il che non equivale a «criminalizzare le attività gestite da cittadini stranieri che, in molti casi, si sono distinti per lo zelo nell’applicare le restrizioni imposte». Il gravare di un’altro compito sulla Polizia municipale ha causato problemi di organico? «Questo purtroppo è un tasto dolente. Diciamo che ci siamo limitati a sfruttare al meglio i servizi di vigilanza già attivi sul territorio cittadino». Niente blitz dunque, ma «capillare attività di monitoraggio come accade per i phone center. Ottimizzando l’impegno, è stato possibile assolvere ai nostri compiti senza pagare dazio alle carenze di agenti in servizio». Sull’eventualità di prolungare il periodo di durata dell’ordinanza (che si concluderà il 30 ottobre), Appiani si dimostra guardingo: «Ovviamente sarà il Comune a fare le opportune valutazioni. Credo comunque che, magari per l’estate 2006, riproporla potrebbe essere un fattore positivo in quanto rimane uno strumento in più per scoraggiare determinati comportamenti». Cautela è la parola d’ordine anche per Ferruccio Rossi Thielen, presidente di Ascom. «Il mese di agosto non è certo uno dei periodi più caldi per la nostra associazione per cui bisognerà attendere qualche mese per valutare se e quali conseguenze abbia causato l’ordinanza. Sul merito del provvedimento mi limito a ribadire che esiste una legge regionale che autorizza i bar a vendere alcolici da asporto. Non credo vi sia altro da aggiungere». Non si sbilancia neppure Alessio Merigo, direttore generale di Confesercenti, cui mancano i dati «sugli eventuali danni subiti dai nostri associati. Quello che è certo è la nostra contrarietà all’ordinanza, alimentata dalle decine di lamentele che ci sono giunte in occasione della sua entrata in vigore».
IL GIORNALE DI BRESCIA
Lettera al giornale
 
ISEO E FRAZIONI
Turismo e orari di chiusura dei locali notturni.
Le scrivo in qualità di fedele abbonato per esprimere alcune mie opinioni sulla lettera pubblicata il 15/8/2005 dal titolo «Vogliono spegnere Iseo». Iseo e frazioni sono diventati paesi turistici grazie all’impegno di quanti nell’ambito pubblico e in quello privato si sono adoperati per presentare luoghi puliti, accoglienti, sicuri e silenziosi di notte, che attraggano il turista di qualità per le manifestazioni estive, per la bellezza del lago, per i caratteristici vicoli del centro storico, per il lungolago, per la laboriosità di gente che ha lavorato sodo negli anni per far sì che il turista passi una vacanza serena e spensierata. Ben vengano in questa ottica gli spettacoli della Banda cittadina di Iseo e di quella di Tamsweg, a selezione per Miss Italia e i fiochi d’artificio, Iseo Jazz e i raduni dei motoscafi Riva, la Gimondi Bike e la Traversata del lago a nuoto, la gara dei Naet e la Settimana della Tinca, i mercatini serali e Natale con gusto, solo per citare alcune delle numerose iniziative che animano Iseo non solo nel periodo estivo. Alberghi, campeggi, ristoranti e bar godono di una posizione geografica privilegiata tra verdi colline e il lago, a due passi dalla Riserva Naturale delle Torbiere e da Monteisola, poco distanti dai percorsi museali di Brescia e provincia. Esistono comunque ampie prospettive di miglioramento a cominciare da una corretta gestione del livello dell’acqua del lago che salvaguardi sì i giusti interessi della agricoltura ma che non mortifichi costantemente le rive con accumuli di alghe maleodoranti. Chi ragiona seriamente di turismo affronta i problemi di viabilità, promozione, integrazione e coordinamento con enti e realtà sovraccomunali, sempre e comunque nel rispetto della popolazione residente. Sono questi i temi su cui riflettono Amministrazione comunale, Provincia, Consorzio tutela ambientale del Sebino, Consorzio di gestione del lago d’Iseo-Endine-Moro. Comunità montana del Sebino bresciano e quanti operatori pubblici e privati hanno a cuore lo sviluppo del turismo iseano e sebino. Tutt’altra riflessione merita invece il fenomeno dei cosiddetti locali di «tendenza» abitualmente frequentati da giovani poco inclini al rispetto della cosa pubblica e di quella privata, nonché, specialmente dopo qualche birra di troppo, estremamente vogliosi di diffondere a gran voce in piena notte la loro volontà di non «spegnere Iseo». Sappiano certi incauti gestori e avventori di locali notturni che esiste un piano comunale di zonizzazione acustica, esiste una precisa norma del Codice penale che vieta il disturbo della quiete pubblica (art. 659 c.p.), esistono normative di pubblica sicurezza, esiste un Codice della strada e una precisa ordinanza comunale che stabilisce orari di apertura, chiusura e diffusione della musica per tutti i pubblici esercizi. Sappiano inoltre questi incauti gestori e rispettivi frequentatori che esistono forze dell’ordine quali Polizia municipale, Polizia Stradale e Carabinieri che lavorano per far sì che la legge venga rispettata e che le ordinanze di chiusura di pubblico esercizio non sono dei premi per la brillante «promozione turistica». I furbi che aprono i locali di tendenza con afflusso di centinaia di persone nelle ore notturne presso spiagge pubbliche confinanti con campeggi, i gestori di club poco pubblici e molto privés, i due o tre baristi del lungolago di Iseo sempre e solo quelli sono responsabili del comportamento dei loro clienti anche fuori dal loro esercizio pubblico (Corte di Cassazione, sentenza 45484 del 24/11/2004). Quanti esposti di privati cittadini, quanti verbali e ordinanze di chiusura, quanti interventi delle forze dell’ordine, quante minacce e insulti occorrono per limitare l’orario di apertura di certi locali pubblici (con lavoro prevalentemente notturno) che nulla hanno a che fare con il turismo? L’attento cittadino che frequenta il palazzo municipale e che sfoglia la bacheca con le ordinanze di chiusura legge sempre e solo i nomi di tre, quattro, cinque gestori di locali cosiddetti di «tendenza». In conclusione stiano pure tranquilli i molti e bravi gestori di esercizi pubblici che investono tempo e denaro nella loro attività che le prospettive di sviluppo turistico di Iseo non dipendono certo dall’orario di chiusura di qualche (pochissimi) locale notturno.
UN ALBERGATORE ISEANO.



Mercoledì, 24 Agosto 2005
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