Evasione fiscale e insicurezza stradale
Esiste un fil rouge che lega questi due fenomeni?
Vorrei proporre ai lettori una curiosa correlazione: quella tra l’evasione fiscale e l’insicurezza stradale. A prima vista, ovviamente, i due fenomeni appaiono diversi e lontani tra loro. Né (ci mancherebbe!) intendo qui sostenere che tutti i criminali della strada sono anche evasori fiscali e viceversa. Eppure… le ricerche sociali lasciano intuire l’esistenza di un nesso (in termini tecnici: di una correlazione statistica) tra non ottemperamento agli obblighi fiscali e comportamenti sulle strade a un tempo illegali e pericolosi per l’incolumità altrui
e propria. Viene da chiedersi: qual è questo nesso?
Esso affonda le sue radici nella cultura dei gruppi sociali e poi dei singoli individui: intendendosi per cultura non tanto un elevato titolo di studio quanto l’insieme dei valori, degli atteggiamenti, dei modelli di comportamento che caratterizzano chiunque (anche il soggetto più ignorante e analfabeta). L’aspetto della cultura che qui ci interessa attiene al rispetto delle norme: non solo quello coatto, obbligato (per esempio per la paura di pesanti sanzioni) ma specialmente quello volontario, convinto, in molti casi spontaneo (portante a comportarsi bene anche se nessuno – inclusa una telecamera – ti guarda e dunque nessuno può ‘prenderti in castagna’). Ciò che interessa un sociologo, quale io sono, è che siano i più bassi possibili sia il tasso di criminalità, sia la massima diffusione del convincimento che qualunque società ordinata e matura deve avere e rispettare un complesso insieme di regole, nell’interesse di tutti. Il nostro Paese, com’è noto, non è all’avanguardia e neppure a metà classifica, almeno tra gli Stati avanzati, per quel che riguarda l’ottemperamento alle norme e ancor di più per quel che concerne il gusto e il piacere legati al non infrangerle: pure escludendo i fenomeni, gravi specie in alcune regioni, legati alla criminalità organizzata, purtroppo (e da tempo) noi Italiani ci siamo abituati a non obbedire alla legge, perfino sentendoci furbi quando non lo facciamo e magari considerando stupidi coloro che perseguono l’ideale della massima legalità.
Certo, abbiamo un problema: talune regole sono insensate e taluni balzelli appaiono idioti, così come in talune strade urbane o extraurbane vigono limiti di velocità privi di qualunque giustificazione: si ottiene allora il triplice risultato di diminuire la fiducia nelle regole, di far apparire come irrazionale il loro rispetto, di fornire giustificazioni a coloro che si dedicano allo sport dell’illegalità. Epperò, anche se bisogna evitare di stabilire obblighi o proibizioni privi di significato o addirittura dannosi, è vero anche che - nella gran parte dei casi - troppi nostri connazionali ritengono che, per esempio, il tener conto del codice della strada sia un optional, per lo più destinato agli altri (e mai a se stessi), così come troppi contribuenti s’impegnano nell’evasione totale o nell’elusione parziale del pagamento delle imposte. Il fil rouge che lega questi due fenomeni risiede proprio nell’irresponsabilità, nel dimenticare che ciascuno di noi non è un individuo isolato ma - piaccia o no - membro di una comunità, la quale non può che crescere meglio se ciascuno rema nella direzione giusta, quella dei doveri accettati e seguiti, quella del rifiuto del mors tua vita mea.
E proprio di vita e di morte spesso si tratta: non pagare le imposte causa una riduzione delle risorse finanziarie che lo Stato, le Regioni, ecc. destinano alla sanità (per cui alla fin fine qualcuno non verrà ben curato e magari perderà la vita proprio perché troppi furbi hanno ‘rubato’ quel bene comune che è il ricavato delle tasse); mentre l’illegalità alla guida determina un numero altissimo di morti, feriti, futuri disabili, ecc. in modo ben più diretto, visibile, perciò drammatico. Lo confermano i dati diffusi periodicamente dall’Associazione Sostenitori Amici Polizia Stradale, i quali testimoniano il ruolo dominante che negli incidenti connessi alla mobilità hanno i comportamenti imprudenti e appunto illegali.
*Sociologo, presidente di AstraRicerche
da Il Centauro n. 158