Domenica 22 Dicembre 2024
area riservata
ASAPS.it su

Rassegna stampa alcol e guida del 25 luglio 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


VARESE NEWS
Patente a punti - L’Asaps (Associazione sostenitori amici della polizia stradale) critica il bonus per gli automobilisti virtuosi
Due punti in più, una sbronza in regalo.

Forse pochi ci hanno pensato, oppure sì, chi lo sa? Ma con quei due punticini in più regalati dal primo luglio 2005, quei bravi conducenti che non hanno commesso infrazioni (o sono stati fortunati nel non aver subito uno dei rari controlli), potranno permettersi una sbronza in più, o una bella corsa a velocità estrema, senza rischi per la revoca della patente.
Ci spieghiamo meglio. Oggi si fa un gran parlare della revoca della patente stabilita dalla recente modifica al codice, appena approvata dal Senato, ma prevista solo per chi causa la morte di persone e risulta positivo all’esame dell’etilometro con un valore di ben 3 g/l (sic!), cioè pari a 6 volte il limite di legge di 0,5 g/l. Intanto nessuno si è accorto cosa può accadere dal luglio scorso.
Ricordiamo che per chi perde l’intera dotazione di punti a disposizione - inizialmente 20 - è prevista di fatto la revoca della patente con la ripetizione dell’"esame di idoneità tecnica". In pratica si deve rifare la patente.
Considerato che la guida in stato d’ebbrezza fa perdere automaticamente 10 punti, con una sospensione del documento di guida da 15 giorni a 3 mesi, ne derivava che alla seconda violazione da 10 punti (se non si fossero fatti nel frattempo i corsi per recuperarne 6), si esauriva la dotazione e si dovevano ripetere gli esami.
Ora con quei due punticini regalati ci potremo permettere una sbronza in più alla guida, infatti perdendo per la seconda volta 10 punti, ce ne rimarranno sempre due e non dovremo affatto ripetere gli esami per la patente.
Stesso discorso per i velocisti che hanno superato di oltre 40 Km/h il limite, perdendo 10 punti, alla seconda performance ciao patente. Ora no. Ora potranno permettersi una seconda prova di velocità estrema alla guida. Al massimo ne perderanno altri 10. Se nei 2 anni precedenti erano stati bravi (o fortunati) di punti ne avranno oggi 22: ne resteranno quindi 2. Patente salva!
Scusate se è poco. Altro che severità! Speriamo che non si sappia in giro...
Giordano Biserni - Presidente Asaps.

ASAPS
Sicurezza stradale, Svizzera: dopo la diminuzione del tasso alcolemico consentito scende il numero di incidenti. L’analisi sui dati delle Polizia Stradali cantonali.
di Lorenzo Borselli.
BELLINZONA – Molti avevano criticato la decisione di diminuire il limite del tasso alcolemico consentito in Svizzera, rimasto fissato fino a 6 mesi fa a 0.8 g/l; si tratta della stessa misura consentita in Italia fino a quando non è stata decisa la riparametrazione in chiave europea. La solfa era sempre la stessa: “basta un bicchiere di vino e siamo subito fuori”. Niente di più falso. L’interazione pesante del consumo di sostanze alcoliche in chi si deve poi mettere al volante è ormai un dato di fatto, tanto che in molti dei paesi europei si è deciso di scendere ancora. In alcuni stati della Groenlandia (ma anche in Polonia o in Slovenia) è addirittura assolutamente vietato bere prima di mettere in moto. In ogni caso, la Svizzera aveva preso la decisione garantendo che ogni singolo cantone avrebbe successivamente effettuato i propri screaning, verificando gli effetti sulla sinistrosità della nuova misura riferendo i nuovi dati allo stesso periodo dell’anno antecedente al giro di vite. Ovviamente, le pattuglie della Polizia Stradale hanno continuato a controllare con sistematicità lo stato di ebrietà dei conducenti. Il dato, non poteva essere altrimenti, è estremamente confortante, pur permanendo – come sottolinea il settimanale di informazione elvetica Swiss Info – alcune lacunosità sulle rilevazioni epidemiologiche. Il numero di incidenti è in decrescita e il segno meno è ormai una costante da gennaio, mese di entrata in vigore della riforma. Bisogna precisare, ad onore del vero, che la sicurezza stradale in Svizzera è altra cosa rispetto all’Italia. In pratica, in tutta la confederazione ci sono la metà degli incidenti della sola Emilia Romagna. L’ATS, l’Agenzia Telegrafica Svizzera, ha effettuato un primo lavoro di indagine sulla scorta dei dati acquisiti presso i vari uffici delle polizie stradali cantonali. Un lavoro ancora incompleto, che dovrebbe essere presto analizzato, sembra, dal governo centrale ma anche dal TCS (il Touring Club) o dall’UPI (l’Ufficio Prevenzione Infortuni). Merito, certamente della proverbiale precisione elvetica, certo, ma anche dell’effetto deterrente che il provvedimento ha fatto registrare nell’utenza stradale, in un paese dove un contromano in autostrada di “appena” 700 metri, peraltro senza conseguenze, merita titoli da prima pagina, ma in un paese dove il semplice stato di ebbrezza contestato alla prima occasione (senza la concomitanza di incidenti stradali o di altre violazioni contestate nell’occorso) comporta la sospensione automatica e inderogabile della patente di guida per almeno 3 mesi. Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che in quello stato è anche possibile finire in prigione per reati connessi al comportamento al volante e che la sospensione condizionale della pena non è sempre automatica (tutt’altro!). Vediamo comunque la qualità delle informazioni elaborate dall’agenzia di stampa ATS: dalla regione del Friburgo gli incidenti mostrano la diminuzione più evidente degli incidenti legati al consumo di alcol, con un decremento del 39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Importante anche il risultato fatto registrare a Neuchâtel ed a Soletta, con un segno meno che ha ha raggiunto il 30 %. Meno marcato, ma comunque ragguardevole degno di nota, il regresso del 7 % di Berna. La lacunosità della ricerca di riferisce all’assenza di dati dei cantoni di Lucerna, San Gallo e Appenzello Esterno, che non sono stati per ora in grado di fornire elementi statistici certi, anche se è stato ufficialmente confermato il decremento. I comandi di Polizia Stradale di questi cantoni attribuiscono la ragione del calo alla puntualità dei controlli ed alla grande deterrenza costituita dalla certezza di incappare in un etilometro. C’è dunque una risposta positiva da parte dell’utenza elvetica all’applicazione rigida della norma, che ha introdotto – secondo la migliore tradizione calvinista – una mutazione nei comportamenti tale da far immediatamente scendere, come ha sottolineato a “Swiss Info” Jean-Marie Bornet, reponsabile dell’informazione alla polizia cantonale vallesana, il numero di sinistri stradali innescati da persone con tassi alcolemici compresi fra lo 0,5 e lo 0,79 grammi di sangue per litro di sangue. Una valutazione complessiva della “mutazione” non è comunque possibile, visto che la riforma del codice stradale in materia di alcol ha previsto anche la possibilità degli agenti di polizia di sottoporre a prova etilometrica chiunque, mentre antecedentemente al varo della legge prevedeva che condizione indispensabile all’accertamento alcolemico fosse la sussistenza dei cosiddetti indizi di ubriachezza, sulla base della sintomatologia, esattamente come in Italia. Oggi, gli operatori della stradale elvetica hanno potere assoluto, in questo senso, ed ogni utente della strada – all’alt di una pattuglia – sa che dovrà soffiare nell’etilometro. Anche questo ha inciso notevolmente nel comportamento del patentato made in Switzerland, per il quale è cominciata una nuova era, inizialmente contestata da chi vedeva nel maggior potere della polizia e nel programma di Tolleranza Zero una perdita significativa di libertà, ma ora in crescente condivisione, visto il guadagno in termini di sicurezza. A ciò si aggiunga che i controlli, proprio sulla scorta degli accresciuti poteri di polizia, sono decuplicati. A livello più generico, comunque, le fonti statistiche evidenziano che la maggior parte dei fermati per guida in stato di ebbrezza in Svizzera aveva più dello 0,8 per mille di alcol nel sangue. Nel cantone Ginevra, ad esempio, su 779 conducenti fermati nella prima metà del 2005, solo 181 avevano un tasso fra lo 0,5 e 0,79 per mille. Nel cantone Ticino, nel periodo gennaio-luglio 2005 sono state accertati 514 stati di ebrietà, di cui 171 in occasione di incidenti e 343 nel corso di controlli casuali a campione: in questo campione di contestazioni 394 verbali parlano di tasso alcolemico superiore allo 0,8 g/l, ma solo a fine anno potranno essere fatti paragoni precisi con l’anno precedente.

ASAPS
Canada, inchiesta della società di assicurazioni auto. Alcol primo killer sulla strada, seguito da alta velocità e mancato uso delle cinture di sicurezza.
Le cifre del massacro.

(ASAPS) QUÉBEC (CANADA) – E’ praticamente un rito, in Canada, la diffusione e l’elaborazione dei dati relativi alla sinistrosità stradale proprio alla vigilia delle vacanze estive. La “Société de l’Assurance Automobile” del Québéc ha infatti lanciato in questi giorni una propria inchiesta rivolta ai propri clienti, evidenziando che il trimestre estivo, in Canada, è quello nel quale le cifre della mortalità sulle strade tocca le vette più alte. La SAA è riuscita anche a dare un nome ai principali fattori killer che incidono in maniera determinante sul computo finale: inaspettatamente, al primo posto c’è l’alcool (che noi sappiamo essere tra i primi, ma che immaginavamo anche in Canada secondo alla velocità, ndr), che nel 2003 è stata la prima causa di lesione e morte (e non di incidente, attenzione!) sulle strade del Québéc. 240 persone, in tutto, hanno perso la vita per questa ragione (o perché ebbri o uccisi da conducenti in stato di ebbrezza), mentre con la stessa modalità 1.100 hanno riportato ferite gravi ed altre 2.500 sono state comunque ricoverate in ospedale. “Il semplice fatto di bere e condurre – dicono gli esperti della società di assicurazione – mette in pericolo la vita del conducente, dei suoi passeggeri e di coloro che potrebbe incrociare, vale a dire tutti noi”. Questo comporta – e le assicurazioni lo sanno bene – gravissime conseguenze umane, legali e finanziarie. Al secondo posto la velocità, capace di provocare 150 vittime, mille feriti gravi e 6mila più leggeri, ogni anno. Un nemico terribile e spietato, ancora più letale quando – secondo le ricerche della SAA – è accompagnata da distrazioni, perdita di controllo o sorpassi pericolosi. Il maggior numero di sinistri – gravi o leggeri – avviene nei centri urbani, dove vige in genere il limite massimo di 50 km/h, mentre il 35% delle vittime avviene in quelle in cui è possibile marciare fino a 90 orari. “La velocità – dicono gli esperti assicurativi – presenta rischi reali e in ogni momento le conseguenze del suo eccesso possono essere devastante. Per la vostra sicurezza e quella degli altri, che è poi anche la nostra, rispettate i limiti di velocità”. Al terzo posto, il mancato utilizzo della cintura di sicurezza. In Canada, in generale, e nel Québéc in particolare, il 92% degli automobilisti sono soliti agganciarla, ma il coroner ha accertato che il 30% delle vittime a seguito di una collisione non le aveva indossate. Studi recenti hanno dimostrato che chi aggancia regolarmente la cintura riduce della metà il rischio di essere ucciso o ferito gravemente in un impatto stradale: la SAA ricorda infatti che a 50 km/h, una persona di 70 kg diviene un proiettile di 2.450 kg spinto contro il volante, il parabrezza o un altro passeggero. Scegliete la vita, dicono. (ASAPS).
GIORNALE DI BRESCIA
Sotto accusa la velocità, ma anche la... fatalità
LE PRINCIPALI CAUSE DEGLI INCIDENTI.
La velocità è spesso la causa numero uno degli incidenti mortali. Ma non è affatto l’unica. Perché giocano un ruolo fondamentale anche imprudenze, errori, disattenzioni ma pure malori, colpi di sonno o di sole e persino la fatalità. Quella che non si può addebitare a nessuno. Certo, le cause di fronte alla morte di un essere umano - statistiche o burocrazia a parte - non fanno molta differenza. Non rendono la morte meno dolorosa, non ridimensionano tragedie che si possono consumare in una manciata di secondi, magari dietro l’angolo di casa, sulla strada conosciuta come le proprie tasche (che si potrebbe percorrere ad occhi chiusi!). Ma veniamo alle cause. La velocità eccessiva è il nemico numero uno, è l’insidia che si può celare su qualsiasi strada ed in qualsiasi momento. Giorno e notte, nel centro storico o in autostrada... L’imprudenza o l’incoscienza spesso sono invece il frutto di una sottovalutazione del pericolo, quello che s’annida ovunque. I malori - specialmente in certi periodi dell’anno, se si pensa a colpi di calore, di sole o svenimenti - non sono certo pochi anche se vanno distinti dall’abuso di alcol o dall’assunzione di droghe. Perché spesso dietro le famigerate «stragi del sabato sera» si celano alterazioni psico-fisiche, condizioni di guida assolutamente proibitive. Anzi, le probabilità di un incidente (più o meno grave) sono elevatissime e corrono parallele alle condizioni di chi si mette al volante dopo una «notte brava», all’insegna di quella miscela esplosiva. Ma poi c’è la fatalità, il destino, la sfortuna... elementi incontrollabili, imprevedibili che vanno al di là di ogni comportamento umano. (*) Forse non sono molti gli incidenti attribuibili a questi fattori, ma certo non rendono la morte diversa. E possono colpire chiunque ed ovunque. m. bon.
L’ADIGE
Certo che il vino è una cosa seria.
Bello! Simpatico. Pieno di spirito anche se con qualche poco elegante caduta di stile. Da leggere d´un fiato godendo la “verve” e soprattutto l´invidiabile sicurezza dell´autore (*). È l´intervento pubblicato sull´ ADIGE del 22/7 dall´eloquente titolo ELOGIO del vino e BAGGIANATE.
L´ho letto con piacere anche perché, fra tante cattive notizie e drammi che si leggono sui giornali, un articolo un po´ demistificante, “NAIF”, rappresenta sempre un piacevole momento di rilassamento e serenità.
Probabilmente è proprio così che si dovrebbe scrivere di vino. In modo allegro, informale, per nulla documentato, disseminando nel testo battute e “baggianate”. In fondo il vino è qualcosa di festoso, di piacevole, di popolare ed allora perché affrontarlo col paludato linguaggio scientifico?
Perché preoccuparsi di ricerche epidemiologiche che nel mondo hanno documentato, su milioni di persone gli effetti benefici del vino?
Basta semplicemente eliminarle come “panzane varie” e tutto è risolto. Così basta un (“false”) fra parentesi e altrettanto facilmente si cancellano le qualità terapeutiche del vino o il fatto che faccia “buon sangue” (cosa significa?) un “falso” fra parentesi e tutto diventa “baggianate”.
Bella questa “leggerezza”, simpatica! Ma perché la scienza non è così? Meglio parlare (cosa che io non faccio) della “balla di Polifemo” (testuale) o di Socrate che si aggira mezzo ubriaco per Atene rendendo a tutti odiosa la moglie Santippe, che probabilmente lo rincorreva. Graziosi pezzi di colore, ma mi dica signor Cristoforetti, perché non leggere il libro? Anche solo di corsa? So perfettamente che viviamo in una cultura dove tutti sono esperti di tutto, ma pensare di poter discutere un libro dopo averne letto due recensioni (le ha lette davvero?) e di poterlo addirittura definire “certa roba”, mi sembra, come dire, leggermente azzardato.
Una sua affermazione è tuttavia indubbiamente vera. Nella mia storia del vino come farmaco non sono partito da Esculapio, il dio greco della medicina. Purtroppo gli dei sono in genere poco portati per la ricerca scientifica, hanno altro da fare, ed Esculapio non ha lasciato molti “lavori” a cui attingere. Chi ce li ha lasciati è stato invece Ippocrate, il fondatore della medicina scientifica che per tutta la vita ha studiato il vino, o meglio “i vini” ed i loro effetti e li ha regolarmente prescritti ai propri pazienti. Coraggio, signor Cristoforetti, si prenda un po´ di tempo, faccia uno sforzo, legga il libro. Sono sicuro che alla fine riuscirà a capire da dove vengono le “baggianate”!
Dr. Andrea Andreotti, Trento.
SALUTE di Repubblica del 21/07/2005
Epatiti: ammessi olio e caffè, vietato l’alcol.
Le epatiti croniche di origine virale compromettono progressivamente la funzionalità del fegato e spesso tendono ad evolvere verso situazioni più gravi, quali cirrosi e carcinome. Il trattamento si basa su farmaci che rallentino la degenerazione del tessuto epatico e su una dieta che, oltre a scongiurare il rischio di malnutrizione, assicuri tutta l’energia e i nutrienti necessari a rigenerare le cellule del fegato. Così mentre in passato si consigliavano diete povere di grassi e quindi poco appetibili, oggi si punta su un’alimentazione varia ed equilibrata e, soprattutto, gradita al paziente.
I grassi non vanno eliminati ma è sufficiente scegliere, per ciascuna categoria di alimenti, il tipo più magro (ad esempio carne e salumi privati del grasso visibile); l’olio può essere tranquillamente utilizzato per condire le pietanze e renderle saporite, seppur nel rispetto del principio di moderazione valido, peraltro, per tutta la popolazione.
Per rispondere al fabbisogno di aminoacidi, che risulta aumentato a causa della patologia, è opportuno che a pranzo e a cena sia sempre presente un cibo proteico (carne, pesce, uova o formaggio) sostituibile, un paio di volte a settimana, da un piatto di legumi e cereali.
Nè si possono trascurare, d’altra parte, le fonti di acqua e vitamine, in particolare frutta e verdura di stagione da ssumere più volte al giorno; viceversa prima di utilizzare integratori dietetici è indispensabile chiedere consigli al medico curante.
Riguardo alla caffeina, verso la quale molti pazienti mostrano una certa diffidenza, si può dire che un consumo moderato non comporta problemi. L’unico divieto assoluto riguarda tutti i tipi di bevande alcoliche: dalla birra al vino, dagli aperitivi ai superalcolici. L’alcol, infatti, oltre a non apportare nutrienti utili all’organismo, è una epatossina potenzialmente in grado di produrre effetti nocivi già a basse dosi.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Basilicata)
«È buona l’ordinanza anti alcolici».

POTENZA Ordinanza anti alcolici del sindaco? «Io sono d’accordo». Parola di Michele Napoli, capogruppo di An. Contrariamente ai commenti prevalenti (che sono stati critici), Napoli definisce l’azione amministrativa «una scelta coraggiosa e necessaria». «La situazione di degrado in cui versano i vicoli del centro, a causa del ritrovo serale di giovani che consumano alcolici - dice Napoli - è un fenomeno che si protrae da tempo. Era quindi assolutamente indispensabile adottare un provvedimento che iniziasse a porre una soluzione». Ora bisognerà verificarne il rispetto «con la collaborazione delle forze dell’ordine». «Solo se i risultati dovessero essere negativi e contrari ai propositi dell’amministrazione - dice l’esponente di An - si potranno accendere le polemiche e le critiche». Quanto alle molte preoccupazioni espresse dai commercianti del centro, Napoli afferma che «l’amministrazione non ha alcuna intenzione di svantaggiare l’attività commerciale dei gestori dei bar». E propone un confronto fra i diversi soggetti. «La vicenda - conclude Napoli - può dare uno spunto di riflessione anche alle scuole medie, inferiori e superiori, che potrebbero adoperarsi con delle campagne di educazione e di informazione sugli effetti dannosi dell’alcolismo nei programmi del prossimo anno scolastico».
CORRIERE DI COMO
Ferì la moglie con un bicchiere, resta in cella.
Ammette ogni addebito, anche se non è stato capace di fornire una spiegazione del perché della sua violenta reazione. Resta in carcere il 38enne operaio di Porlezza, arrestato mercoledì sera con l’accusa di aver tentato di uccidere la moglie con la quale è in via di separazione. La convalida dell’arresto e l’ordinanza di custodia cautelare in carcere sono state decise ieri mattina dal giudice delle indagini preliminari Vittorio Anghileri, che ha interrogato al Bassone il protagonista dell’incredibile aggressione, tra l’altro avvenuta sotto gli occhi terrorizzati del figlio della coppia.
L’operaio ha ammesso di aver colpito la moglie con un boccale di birra rotto, ma ha detto che non voleva tentare di ucciderla. Il furioso litigio, avvenuto all’esterno di un pub sul lungolago di Porlezza, è scoppiato a causa dei dissapori nati all’interno della coppia, da quando marito e moglie hanno deciso di separarsi. Un incontro casuale, quello tra i due, che presto è però degenerato in un litigio.
Nel frattempo migliorano le condizioni della donna, anche se la profonda ferita inferta a collo e volto ha lasciato segni difficilmente cancellabili. Sotto shock il figlio della coppia, che ha assistito terrorizzato all’aggressione e al ferimento.
L’operaio di Porlezza, dopo aver colpito la moglie con i cocci di vetro del bicchiere, era stato bloccato dai carabinieri. Per ora resta in carcere, su richiesta del magistrato di turno alla Procura, Simone Pizzotti, e disposizione del gip, Vittorio Anghileri.
LA SICILIA
paternò: le forze politiche dopo l’aggressione al custode della villa
«In città serve maggiore sicurezza per i cittadini».
Non ha ancora un volto e un nome l’extracomunitario che giovedì, alle 22 circa, ha aggredito Agostino Cunsolo, custode della villa comunale, mentre l’uomo si accingeva a chiudere il giardino pubblico. Il grave fatto, con la povera vittima, violentemente colpita all’altezza del collo con una bottiglia di birra rotta, ha lasciato sgomenti tanti cittadini che ora chiedono maggior sicurezza nei luoghi pubblici.
I primi ad intervenire sono le forze politiche di maggioranza ed opposizione, in Consiglio comunale, che esprimendo solidarietà al dipendente comunale, Agostino Cunsolo, chiedono, nel contempo, all’Amministrazione comunale, interventi immediati in termini di sicurezza. Dai Ds alla Margherita, per passare a Forza Italia, al gruppo di An (nella parte rappresentata da Gianfranco Romano, Pietro Isaia e Consolato Laudani), all’Udc, tutti hanno duramente condannato la truce aggressione.
«Come gruppo - dice Nunzio Virgillito, ds - abbiamo più volte segnalato all’Amministrazione la poco sicurezza della villa comunale e degli altri parchi pubblici, ma poco o niente è stato fatto. E’ necessario agire immediatamente. Proporremo che nei luoghi pubblici chiusi non si possano più bere alcolici». Il capogruppo Udc Carmelo Minutolo dice di essere «amareggiato per quanto accaduto. Bisogna immediatamente intervenire per garantire sicurezza ai nostri cittadini». Dalla Margherita, Salvo Borzì sottolinea che si tratta di «un fatto gravissimo da discutere in consiglio alla prossima seduta utile, fissata per il 27 luglio». Solidarietà e sdegno la esprime anche Forza Italia: «E’ un fatto grave - dice Carmelo Frisenna - l’aggressione di un cittadino, mentre svolge il suo lavoro, è da condannare duramente»; e An, con i consiglieri Gianfranco Romano, Pietro Isaia e Consolato Laudani: «Esprimiamo la nostra solidarietà al dipendente comunale, vittima di un fatto gravissimo».
LA SICILIA
san leone
Ubriaco fradicio provoca un incidente. Denunciato.
 Quando i carabinieri sono andati a rilevare l’incidente che si è verificato la notte scorsa in Viale Cannatello, poco fuori la località balneare di San Leone, hanno prima di tutto soccorso un uomo ferito – è stato portato in ospedale ed ha avuto cinque giorni di prognosi – ma poi hanno controllato il ragazzo, un favarese di 32 anni che aveva provocato l’incidente. Probabilmente ha battuto il record di questa estate: nel suo sangue c’era infatti una concentrazione di alcool di ben quattro volte superiore al massimo consentito dalla legge.(*) Al ragazzo è stata ovviamente ritirata la patente ed è stato pure denunciato per guida in stato d’ebbrezza. La stessa sorte è capitata ad altri sei giovanotti che avevano deciso nella notte tra sabato e domenica di mettersi alla guida della propria autovettura dopo avere alzato il gomito. Per loro oltre alla denuncia è arrivato il ritiro della patente. Si tratta di controlli straordinari che i carabinieri hanno effettuato per prevenire incidenti lungo le strade della provincia cercando di rendere il più sicuro possibile il rientro.
Nel corso del controllo è stato denunciato un altro giovane perché trovato in possesso di uno spinello: per lui è partita, così come vuole la legge, la segnalazione alla Prefettura quale consumatore di droga.
I militari dell’Arma hanno anche allargato i loro controlli lungo le altre località balneari di competenza della Compagnia di Agrigento e dunque a Eraclea Minoa e Bovo Marina. Quattro chioschi rischiano la chiusura perché non in regola con le autorizzazioni di carattere amministrativo. Sono stati intanto multati i titolari che hanno avuto un termine per presentare la documentazione loro richiesta.
BRESCIA OGGI
Almeno 10 mila giovani sabato sera a Toscolano
Setacciata la 45 bis dopo il beach party
Polizia, vigili e carabinieri fermano 15 ubriachi in auto.
Erano in tra gli otto e i diecimila, forse di più secondo la polizia locale, i giovani che sabato sera hanno partecipato al Beach party di Toscolano. Paese con strade semiparalizzate sino a tarda ora. La musica ha cessato di rimbombare alle tre di notte e lentamente è iniziato il deflusso. Centinaia di giovani hanno atteso il giorno dormendo in spiaggia o bivaccando con gli amici.
Il prossimo «beach» è in programma il 13 agosto, due giorni dopo i Fuochi di Sant’Ercolano, il patrono del paese. Lo spettacolo pirotecnico tra i più belli del Garda richiamerà come ogni estate decine di migliaia di persone con inevitabili ripercussioni sulla statale Gardesana, vecchia strada che regge più il flusso di veicoli anche durante la settimana.
Traffico bloccato «con code stile domenica pomeriggio» sottolineano al comando dei vigili, nonostante il bus navetta da Salò. Impossibile contenere tanta gente. E per prevenire incidenti quattro pattuglie della polizia stradale di Salò, Desenzano, Iseo e Brescia nella notte hanno controllato 97 auto e 147 persone arrivate sull’alto Garda anche da fuori provincia. Dieci le patenti di guida ritirate (permesso di guida sospeso, denuncia penale e sottrazione di 10 punti) per stato di ebbrezza. Tutti maschi e giovani (solo uno ha più di 32 anni) i multati. Qualche birra di troppo ha fatto saltare i valori e superare il limite dello 0,50 %.
A causa del traffico intenso la polizia ha fermato solo a campione o chi procedeva in modo irregolare. Controlli che si ripeteranno a agosto. I vigili di Toscolano dal canto loro, insieme ai carabinieri, hanno dovuto effettuare controlli di ordine pubblico per evitare risse e per snellire la coda introducendo tratti a senso unico.
Controlli anche a Gardone Riviera da parte della polizia locale e dei carabinieri di Salò con l’ausilio di un equipaggio del «118» che ha messo a disposizione un’ambulanza. Cinque patenti di guida ritirate per stato di ubriachezza e una perché chi guidava aveva fatto uso di droga. Tutti maschi i fermati con età tra i 18 e i 41 anni. Controllate decine di auto con a bordo ragazzi che tornavano dal Beach party di Toscolano.
Il servizio è iniziato a mezzanotte e si è concluso alle 5.
Tre patenti sono state ritirate dalla polizia stradale nella notte tra sabato e domenica anche a Castegnato, fra la città e la Franciacorta. Due automobilisti hanno 35 anni, uno 40, mentre un 32enne di Borgosatollo ha fatto segnalate un tasso di alcol superiore al 3%, sei volte oltre il limite. A fatica stava cercando di far ritorno a casa. E’ rincasato come trasportato a fianco di un amico. Anche in questo caso i servizi saranno ripetuti per tutta estate: praticamente in tutta la provincia sono in funzione ogni giorno anche autovelox e multafot. Patente a rischio per chi sgarra o non rispetta il codice della strada.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Bastano 2 birre per perdere la patente
Sorpresi e irritati i giovani rimasti a piedi dopo il controllo dell’alcoltest praticato dai vigili.
“Ma io ho bevuto solo una birra". La giustificazione che i giovani sottoposti all’etilometro hanno addotto è sempre la stessa. Incappando sabato notte nel pattuglione dei vigili urbani, giustamente fiscali nel punire chi eccede con i drink, manifestavano una certa tranquillità. "Tanto non ho bevuto non avrò niente". Ma per due di loro il limite alcolemico è risultato superiore allo 0.50 prescritto, anche se non dimostravano stati di ubriachezza evidente o comportamenti alterati. Ma lo 0.80 dato dall’etilometro è bastato per far scattare il ritiro immediato della patente, e per far iniziare per entrambi una trafila di procedimenti che, anche nel caso di assenza di precedenti, comporta almeno sei mesi senza auto e sanzioni vicine ai 600 euro. Uno dei due fermati dal pattuglione dei vigili, in viale IV Novembre, ha ammesso di "aver bevuto solo una birra a inizio serata e un’altra mezz’ora prima di mettermi alla guida. Pensavo non fosse un problema". Ma la sua capacità di assorbimento dell’alcool è stata probabilmente lenta, se dopo il primo test il tasso alcolemico continuava a salire. Inevitabile per il ragazzo e i suoi amici attendere un parente che li riportasse a casa. L’altro ragazzo cui è stata ritirata la patente ha avuto invece qualcosa da ridire, accusando la polizia municipale di eccessiva inflessibilità: "Non sono in stato di ubriachezza molesta E’ pazzesco La legge va interpretata e non applicata così". Proteste in qualche misura comprensibili, dato che, pare, l’auto gli servirebbe per lavorare. Ma i vigili, guidati nel pattuglione dal tenente Silvano Zanchetta, non hanno dovuto essere inflessibili: anche con un tasso appena superiore al limite prescritto, la patente va ritirata. E, in assenza di amici o parenti che potessero venirgli in soccorso riportando a casa lui e la fidanzata, gli agenti hanno atteso che lo stato di alterazione passasse e che l’etilometro tornasse sotto il limite di 0.5 prima di permettergli di tornare a casa.
Per entrambi i giovani, è l’inizio di una trafila altrimenti facilmente evitabile, come gli agenti hanno spiegato: basta evitare di bere prima di mettersi alla guida. Nemmeno una birra, nemmeno un drink, per evitare guai se accidentalmente si incappa in qualche controllo delle forze dell’ordine. Poiché è difficile comprendere quando si sfora il limite e come viene metabolizzato l’alcol nell’organismo, l’unica soluzione consigliata è di non bere affatto. Il procedimento penale sulla base dell’articolo 186 è lunghissimo, si rischiano sanzioni elevate, ma soprattutto si hanno riflessi rallentati per strada: motivi sufficienti per non assumere alcolici nemmeno di bassa gradazione.
GIORNALE DI BRESCIA
Helicobacter pylori, pericolosa insidia che è possibile debellare
Causa tumori allo stomaco, come il fumo è causa di quelli ai polmoni
Dott. Chiara Ricci* Prof. Alberto Lanzini*.
Nonostante l’incidenza e la mortalità siano in diminuzione in gran parte del mondo, i tumori maligni dello stomaco rappresentano tuttora una delle maggiori cause di mortalità. Circa il 90% dei tumori dello stomaco è costituto dal cancro o adenocarcinoma, un tumore che origina dalla mucosa gastrica, mentre altre forme meno frequenti originano dal tessuto linfatico disperso all’interno della mucosa gastrica o dalla componente muscolare dello stomaco. Purtroppo il cancro gastrico viene frequentemente diagnosticato quando è già in uno stadio avanzato. Questo carattere insidioso è legato alle scarse manifestazioni cliniche degli stadi precoci della malattia, quando cioè il tumore è all’esordio e può manifestarsi solo con sintomi del tutto aspecifici quali difficoltà digestive (dispepsia) e diminuzione dell’appetito (anoressia) che possono quindi essere a lungo sottovalutati. L’anoressia può essere anche severa determinando nel paziente una autentica repulsione per il cibo o per alcuni cibi ed un conseguente progressivo calo ponderale. Il vomito alimentare e la comparsa di dolore nella regione superiore dell’addome compaiono più tardivamente e insieme al rapido calo ponderale ed alla eventuale comparsa di anemia secondaria ad emorragia cronica, costituiscono i cosiddetti «sintomi di allarme». La loro presenza costituisce una indicazione assoluta all’esecuzione di una gastroscopia. Numerosi studi sono stati diretti ad identificare il possibile «percorso» attraverso il quale la mucosa normale dello stomaco subisce la trasformazione neoplastica. L’opinione prevalente tra gli esperti è che l’evento iniziale sia rappresentato da una semplice infiammazione (gastrite superficiale) che, permanendo lo stimolo infiammatorio, potrebbe determinare distruzione delle ghiandole (atrofia) e, in un fase successiva, determinare caratteristiche istologiche non più tipiche dello stomaco ma tipiche di altri distretti, quale quello intestinale (metaplasia intestinale). Atrofia con metaplasia intestinale sono oggi considerate condizioni potenzialmente pre-cancerose e la loro presenza impone un programma di sorveglianza endoscopica per la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro. Tra i fattori implicati nell’innescare il processo infiammatorio in grado di promuovere la trasformazione neoplastica gli studi epidemiologici hanno indirizzato la nostra attenzione prevalentemente verso fattori dietetici ed ambientali e, tra questi, un ruolo predominante sembra essere svolto dall’infezione sostenuta da un battere, l’Helicobacter pylori. Agli inizi degli anni ’80 due ricercatori australiani, Marshall e Warren, hanno dimostrato la responsabilità dell’Helicobacter nel determinare infiammazione cronica dello stomaco (gastrite) attraverso studi in parte anche basati sulla ingestione volontaria del battere da parte di uno di questi ricercatori. Il ruolo della infezione di Helicobacter quale causa o concausa del cancro gastrico è supportata da numerose linee di evidenza e, tra queste, dalla osservazione che in generale la prevalenza di cancro gastrico tende ad essere maggiore nelle aree con una alta prevalenza di infezione da Helicobacter, e che il rischio di sviluppare carcinoma gastrico è tre volte maggiore nei pazienti con infezione da Helicobacter pylori rispetto ai non infetti. In conseguenza di questi studi, nel 1994 la IARC (agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha concluso che le evidenze scientifiche a disposizione sono tali da permettere di considerare l’Helicobacter come agente carcinogeno di classe I per il cancro gastrico (così come lo è il fumo per la neoplasia polmonare). L’insieme di queste considerazioni spiega perché le linee-guida internazionali stabilite a Maastricht nel 1996 e rivalutate e modificate nel 2000 indichino come necessario indagare la presenza dell’infezione da Helicobacter e la sua eradicazione in pazienti con condizioni precancerose quali la gastrite atrofica o la metaplasia intestinale, nonché nei familiari di pazienti con neoplasia gastrica ed in pazienti con una particolare forma di neoplasia del sistema linfatico denominata MALT-linfoma. La presenza di Helicobacter pylori può essere svelata con diverse modalità, più comunemente analizzando prelievi di mucosa gastrica ottenuti in corso di gastroscopia. In alternativa, la diagnosi dell’infezione da Helicobacter può essere effettuata anche con metodiche di tipo non invasivo ricercando l’antigene dell’Helicobacter nelle feci od eseguendo un breath-test (test del respiro) dopo somministrazione al paziente urea marcata con carbonio-13. Quest’ultima metodica sfrutta una caratteristiche del battere legata alla sua capacità di metabolizzare l’urea con conseguente produzione, in presenza di Helicobacter, di CO2 svelabile nel respiro con apposito strumentario facendo semplicemente «soffiare» il paziente in una provetta. Una caratteristica dell’infezione da Helicobacter consiste nella scarsissima tendenza alla guarigione spontanea. Date le peculiari caratteristiche dell’ambiente gastrico in cui il battere risiede, per la eradicazione si rende necessario associare più antibiotici tra di loro insieme a farmaci in grado di bloccare la produzione di acido da parte dello stomaco e di creare così condizioni ambientali nello stomaco favorevoli all’azione degli antibiotici. Questi farmaci prendono il nome dal loro meccanismo di azione, inibitori della pompa protonica. Il messaggio conclusivo in tema di cancro dello stomaco è fortunatamente un messaggio positivo. Negli ultimi decenni si è infatti assistito, pur con caratteristiche diverse nelle varie aree geografiche, ad una progressiva diminuzione dell’incidenza. Questo fenomeno è verosimilmente attribuibile ad un concorso di cause complessivamente legato allo sviluppo di condizioni di vita più favorevoli. Che, insieme alla diffusione dei trattamenti di eradicazione, hanno contribuito a ridurre la diffusione tra la popolazione dell’Helicobacter. La riduzione, tuttavia, riguarda i tumori localizzati nella parte distale del viscere (antro, corpo) mentre non altrettanto si registra per l’incidenza del cancro con localizzazione nella regione più prossimale a livello giunzione esofago-gastrica. Se la riduzione di incidenza della neoplasia a livello dell’antro-corpo può ricondursi ad una riduzione della prevalenza dell’infezione da Helicobacter, ciò non avviene per la giunzione esofago-gastrica, dove i fattori di rischio più frequenti sembrano essere rappresentati dal fumo, dall’assunzione di alcool e dal sovrappeso. In conclusione, l’eradicazione del germe rappresenta un fattore protettivo nei confronti del cancro gastrico e, se effettuata in uno stadio precoce nei pazienti ad alto rischio, potrebbe ridurre la mortalità in modo significativo. Va però sempre ricordato che, per fortuna, solo una piccola proporzione dei pazienti con infezione da Helicobacter pylori svilupperà il cancro dello stomaco, e la ricerca è oggi indirizzata ad individuare altri cofattori (agenti ambientali, la «predisposizione» genetica del paziente) che interagendo con l’Helicobacter sono implicati nel determinare il cancro.
WINENEWS
Tratto da PANORAMA
Fondi per nobili e ricchi. Ai contadini solo le briciole.
Altro che aiuti ai lavoratori della terra. A ricevere aiuti dalla Ue sono soprattutto multinazionali e latifondisti. Come il principe Carlo ... E’ 20 volte contessa, 17 volte marchesa, 18 volte grande di Spagna. Con proprietà terriere pari a 20 mila ettari, è la terza latifondista del Paese. Eppure Maria del Rosario Cayetana Fitz James Stuart, nota ai più come duchessa d’Alba, è considerata una contadina bisognosa d’aiuto: rastrella la bellezza di 1.885.000 Euro ogni anno sotto forma di fondi agricoli comunitari. Un caso isolato, un’aberrazione della politica agricola comune (Pac) della Ue? Macchè. La nobildonna è in titolata compagnia. La crociata lanciata da Tony Blair contro i sussidi all’agricoltura potrebbe sembrare un attacco ai piccoli contadini che sobbalzano sul trattore in Lombardia, si spaccano la schiena nelle vigne francesi o sudano nei campi di fragole della Spagna. Nulla di più sbagliato: gran parte dei contributi stanziati da Bruxelles per l’agricoltura finisce in tasche già ricche. E spesso aristocratiche.
Fra i miracolati ci sono grandi società come la Nestlè (che secondo il settimanale The Observer ha incassato oltre 43 milioni di euro negli ultimi due anni) e teste coronate come la regina d’Inghilterra, che per le sue terre nel 2004 ha ricevuto 793.982 Euro. Tradotto in cifre, questo significa che il 70 per cento dei fondi della politica agricola comune va al 20 per cento delle aziende. In Spagna il paradosso è ancora più plateale. Il 76 per cento dei 6,5 miliardi di Euro arrivati da Bruxelles finisce ai latifondisti, che rappresentano solo il 18 per cento dei coltivatori iberici.
A denunciarlo è il dettagliatissimo rapporto Golia contro Davide: chi vince e chi perde con la Pac in Spagna e nei paesi poveri redatto dall’Ong Intermòn Oxfam. Secondo gli ultimi dati disponibili, 303 imprese e grandi proprietari terrieri ricevono ogni anno non meno di 398 milioni di Euro. Tra questi, i “magnifici sette” rastrellano 14,5 miliardi di Euro. La stessa somma che si dividono 12.700 piccoli agricoltori. In altre parole, ogni giorno questi latifondisti ricevono 5.700 Euro. A guidare la classifica dei beneficiari d’oro è il marchese Mora Figueroa Domecq: 3.600.000 Euro. “La Pac stabilisce aiuti diretti proporzionali agli ettari coltivati, concentrando di fatto gli aiuti su chi ha meno bisogno” sferza la Intermòn Oxfam, che ricorda quanto sia difficile sapere chi riceve i fondi Pac. Problema che fino all’approvazione del Freedom of informaction Act (la legge sul libero accesso alle informazioni) ha avuto anche la Gran Bretagna. Per anni oltremanica l’aristocrazia terriera ha lottato per mantenere il segreto sull’entità dei contributi. Poi la pubblicazione delle liste. I contribuenti britannici hanno scoperto che, oltre alla regina, a godere della generosità di Bruxelles è il figlio Carlo. Per le sue terre in Cornovaglia il principe di Galles prende più della madre: 989.933 Euro. Fra i beneficiati compare anche il duca di Westminster, il secondo uomo più ricco della Gran Bretagna, con un patrimonio stimato in 8 miliardi 144 milioni di Euro. Lo scorso anno ha intascato anche la considerevole cifra di 652.214 Euro. Nell’elenco anche il gigante inglese dello zucchero Tate & Lyle, che ha incassato dalla Ue 330 milioni di Euro.
Particolarmente minacciati dall’invettiva del premier britannico sono però i francesi, che si aggiudicano la fetta più grossa degli aiuti: il 21 per cento, pari nel 2004, a circa 9,3 miliardi di Euro. Il 65 per cento di questa somma finisce al 20 per cento delle aziende, tra le quali alcune appartenenti a nomi famosi come la famiglia Grimaldi di Monaco. L’ammontare medio degli aiuti percepito nel 2003 da un singolo agricoltore francese ha raggiunto quota 12.456 Euro, contro i 4.757 della media dell’Unione. L’1 per cento delle aziende agricolo che godono di sovvenzioni comunitarie opera su superfici molto ampie e riceve oltre 100 mila Euro l’anno. In Francia i grandissimi beneficiari della Pac sono soltanto 30, contro i 330 della Gran Bretagna. Anche in Italia lo squilibrio è evidente: nel 2002 meno di un quarto dei fondi è andato a oltre l’87 per cento delle aziende, che hanno incassato meno di 5 mila Euro a testa. All’estremo opposto, 284 imprese hanno mietuto oltre 500 mila Euro ciascuna. “A differenza di Francia, Spagna e Gran Bretagna, da noi ci sono per lo più piccoli produttori che coltivano massimo 10 ettari” spiega Roberto Fanfani, docente di economia agraria all’Università di Bologna. Pochi i colossi del business agricolo, ancor meno quelli dotati di blasone. “Chi ha conservato le tenute si è dedicato ai vigneti” commenta la marchesa Ginevra Bruti Liberati, che invece resiste producendo cereali biologici su circa 280 ettari nel suo castello a Sismano, in Umbria. “L’anno scorso dall’Ue abbiamo avuto 50 mila Euro, ma fino a tre anni fa prendevamo il doppio. Ora a Bruxelles preferiscono finanziare i nuovi convertiti al credo bio. I costi però, non scendono neppure per noi che siamo troppo grandi per fare tutto da soli e troppo piccoli per cavarcela con tranquillità sul mercato”. Sempre in Italia, altri due possidenti di alto lignaggio nel 2003 hanno potuto contare su sostegni ben più cospicui: 500 mila Euro i marchesi Antinori (vino) e poco meno il conte Onofrio Spagnoletti Zeuli (olio).
Ma le cose stanno cambiando. Quest’anno è entrata in vigore una riforma della politica agricola comune, che modifica il sistema di erogazione. “Pur mantenendo inalterate le sperequazioni” sottolinea Fanfani. In sostanza, i contributi non dipenderanno più dal tipo di produzione, ma verranno assegnati sulla media di quelli ricevuti negli anni precedenti. Questo vuol dire che l’agricoltore riceverà il sussidio e potrà anche non coltivare nulla. Il suo unico obbligo sarà di mantenere le terre in buono stato. “Durante le discussioni sulla nuova Pac si era proposto di inserire un tetto individuale massimo di 300 mila Euro” precisa Fanfani “Invano. E’ mancato il coraggio di andare fino in fondo”. A sorpresa, uno dei nemici del plafond era proprio il premier inglese Tony Blair. “Gran Bretagna e Germania erano contrarie ad introdurre il limite” svela Corrado Pizio Broli, capo di gabinetto del padre della riforma, l’ex commissario europeo all’Agricoltura Franz Fischler. “Per far passare il nuovo regime abbiamo dovuto rinunciare a introdurre il tetto massimo. La questione però resta. E andrà affrontata”.



Martedì, 26 Luglio 2005
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK