LA
NOTTE BIANCA DI FIRENZE E DINTORNI.
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Le
notti bianche si fanno in estate: i negozianti tengono aperto fino al
mattino, le piazze e le strade si riempiono di bancarelle, la gente
in mezze maniche passeggia a godersi il refrigerio dopo la calura del
giorno. Queste sono “le notti bianche”. E poi c’è
“la notte bianca” al singolare. L’aspetti per due o tre
volte, ogni inverno, esamini le previsioni meteo, prepari le macchine.
Tutti all’erta, insomma. La notte bianca in Toscana è arrivata
tra il 28 e il 29 dicembre: il fax della sala operativa comincia a vomitare
carte dal primo mattino, l’ufficio servizi del compartimento Polizia
Stradale chiama tutte le province per avere gente in più. Le
auto hanno tutte il pieno e chi può va a riposare. Poi, alle
10 di sera, i telefoni di casa cominciano a squillare: “venite,
fate presto, c’è da uscire”. Arriviamo al compartimento
dopo un’ora di macchina: le Cascine sembrano una cartolina dalla
Foresta Nera. Alberi piegati sotto il peso della neve, i cani corrono
e si rotolano come impazziti, mentre il traffico si blocca sui saliscendi
della città. Come si dice in gergo? Un casino. Il tempo di scaldare
una Subaru, di liberarla dai 35 centimetri di neve che le sono caduti
sul tetto e siamo fuori. L’obiettivo è l’Autopalio,
la strada che collega Firenze a Siena e che prosegue poi verso Grosseto.
Il traffico è come paralizzato nella città degli scooter,
tutti o quasi abbandonati sui marciapiedi, e qualcuno abbandona sconsolato
anche le auto, o perché non ha le catene o perché non
riesce a metterle. Scegliamo l’autostrada per arrivare a Firenze
Certosa, dove comincia l’Autopalio e dove ci sarà il concentramento
delle pattuglie in attesa del dislocamento lungo l’arteria. L’A1
è perfetta: asfalto nero, traffico scarso, e quei pochi ardimentosi
che sono ancora in giro seguono da vicino i treni lama che spazzano
le carreggiate, come fossero tanti Diogene con la lanterna o come paperottoli
dietro a mamma oca. Possiamo anche spingere di più, per fare
prima, ma senza esagerare. Ringraziamo il cielo di essere stati prudenti,
perché subito dopo Signa una Mercedes viaggia a passo d’uomo
in corsia di marcia, facendo imbestialire i bisonti della strada che
non capiscono perché uno debba andare così piano. La ragione
è umana: il conducente ha paura della neve. Nonostante l’asfalto
perfetto ha le catene ed una si è pure sganciata finendo sul
mozzo della ruota. Troviamo un pezzo di strada dritta e mentre la collega
stende le torce liberiamo il semiasse da quella specie di groviglio
di ferro e plastica. La Mercedes può proseguire, ma la obblighiamo
a uscire a Certosa. Al concentramento ci viene assegnato il primo tratto
della Firenze Siena: sembra un cimitero di macchine. Decine di auto
sono ferme in corsia di marcia, abbandonate dagli infreddoliti conducenti
che si erano avventurati sull’erta di San Casciano senza le catene.
Siamo scortati da un VM della Croce Rossa di Certaldo, pieno di sale
e coperte. È tutto davvero lugubre, nonostante le poche case
illuminate che si riescano a vedere nella tormenta ci ricordino che
in fondo la neve è proprio quello che ci voleva, in questo Natale.
Il primo in difficoltà che troviamo è un anziano che viaggia
in compagnia del nipote. Devono arrivare a Sinalunga, ed hanno scelto
di passare per Siena anziché dalla Val di Chiana: “madornale
errore”, dico io, mentre l’aiuto a mettere le catene. Alle
spalle la poliziotta stende altre torce ancora… alla fine la palio,
dal satellite, sembrerà un gigantesco albero di natale. Per regalo
da babbo natale, vorrei un paio di guanti nuovi, ma ormai è tardi,
perché slitta e renne sono già passate da un pezzo. La
collega spera invece nella befana, perché – dice –
ha i piedi congelati e la calza la userebbe per scaldarseli… troviamo
un albero caduto, in corsia di marcia, ma decidiamo di non chiudere
il traffico. Mettiamo altre torce in attesa del cantoniere, che lo fa
rimuovere da una squadra di operai. Dieci minuti e torna tutto regolare.
Nel frattempo un’altra pattuglia perlustra il tratto tra Tavarnelle
e Badesse, dove a un tratto ha smesso di nevicare ed è uscito
lo stellato. Tempo 5 minuti e la temperatura va giù di 10 gradi,
facendo ghiacciare tutto all’istante. Due equipaggi di Firenze
Nord si erano allungati oltre l’orario di servizio per censire
tutte le targhe delle auto abbandonate: i carri le rimuovono e le portano
dove capita, ma l’indomani quando le verranno a cercare, sarà
necessario sapere dove mandare i proprietari a ritirarsele. Intanto
i camionisti si sono quasi tutti fermati al casello, incastrando i loro
tir in parcheggi quasi impossibili, dove aspetteranno un raggio di sole
prima di imboccare i contrafforti della Val di Pesa e puntare verso
la città dei Paschi. In tutta la notte registriamo due soli incidenti:
un pullman che finisce contro una gigantesca quercia abbassatasi sotto
il peso della neve, e una Fiat Bravo che quando esce dalla Vallombrosina,
una galleria, finisce fuoristrada. Per fortuna, nessun ferito. Le cose
non vanno meglio sulla Firenze Pisa Livorno, dove l’intensità
della neve è fortissima e dove la collina di Malmantile, tra
Ginestra e Montelupo, sembra una cascata di ghiaccio… Qui un paio
di camion si intraversano sugli svincoli della rete ordinaria, formando
un muro invalicabile per chi voleva andare in A1. Ci vogliono i Vigili
del Fuoco e una pazienza immane, perché tanti cominciano ad arrabbiarsi.
Quando la strada riapre ripartono tutti come allo start di un gran premio
e non manca il brillante che finisce sul guardrail alla prima curva
sotto gli occhi attoniti e sconsolati dell’ispettore. La notte
passa così, senza nemmeno il tempo di un caffé, senza
potersi godere tutta quella bella neve caduta sulla Toscana che si sveglia.
Rifacciamo le Cascine per tornare a casa e un gruppo di fondisti fiorentini
stanno tentando una piccola Marcia Longa con lo sfondo di Ponte Vecchio.
Uno di loro ci guarda come per dirci “peccato che non ve la possiate
godere, tutta questa neve”. Già. .
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