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Notizie brevi 30/12/2005

LA NOTTE BIANCA DI FIRENZE E DINTORNI.

 
LA NOTTE BIANCA DI FIRENZE E DINTORNI.
Le notti bianche si fanno in estate: i negozianti tengono aperto fino al mattino, le piazze e le strade si riempiono di bancarelle, la gente in mezze maniche passeggia a godersi il refrigerio dopo la calura del giorno. Queste sono “le notti bianche”. E poi c’è “la notte bianca” al singolare. L’aspetti per due o tre volte, ogni inverno, esamini le previsioni meteo, prepari le macchine. Tutti all’erta, insomma. La notte bianca in Toscana è arrivata tra il 28 e il 29 dicembre: il fax della sala operativa comincia a vomitare carte dal primo mattino, l’ufficio servizi del compartimento Polizia Stradale chiama tutte le province per avere gente in più. Le auto hanno tutte il pieno e chi può va a riposare. Poi, alle 10 di sera, i telefoni di casa cominciano a squillare: “venite, fate presto, c’è da uscire”. Arriviamo al compartimento dopo un’ora di macchina: le Cascine sembrano una cartolina dalla Foresta Nera. Alberi piegati sotto il peso della neve, i cani corrono e si rotolano come impazziti, mentre il traffico si blocca sui saliscendi della città. Come si dice in gergo? Un casino. Il tempo di scaldare una Subaru, di liberarla dai 35 centimetri di neve che le sono caduti sul tetto e siamo fuori. L’obiettivo è l’Autopalio, la strada che collega Firenze a Siena e che prosegue poi verso Grosseto. Il traffico è come paralizzato nella città degli scooter, tutti o quasi abbandonati sui marciapiedi, e qualcuno abbandona sconsolato anche le auto, o perché non ha le catene o perché non riesce a metterle. Scegliamo l’autostrada per arrivare a Firenze Certosa, dove comincia l’Autopalio e dove ci sarà il concentramento delle pattuglie in attesa del dislocamento lungo l’arteria. L’A1 è perfetta: asfalto nero, traffico scarso, e quei pochi ardimentosi che sono ancora in giro seguono da vicino i treni lama che spazzano le carreggiate, come fossero tanti Diogene con la lanterna o come paperottoli dietro a mamma oca. Possiamo anche spingere di più, per fare prima, ma senza esagerare. Ringraziamo il cielo di essere stati prudenti, perché subito dopo Signa una Mercedes viaggia a passo d’uomo in corsia di marcia, facendo imbestialire i bisonti della strada che non capiscono perché uno debba andare così piano. La ragione è umana: il conducente ha paura della neve. Nonostante l’asfalto perfetto ha le catene ed una si è pure sganciata finendo sul mozzo della ruota. Troviamo un pezzo di strada dritta e mentre la collega stende le torce liberiamo il semiasse da quella specie di groviglio di ferro e plastica. La Mercedes può proseguire, ma la obblighiamo a uscire a Certosa. Al concentramento ci viene assegnato il primo tratto della Firenze Siena: sembra un cimitero di macchine. Decine di auto sono ferme in corsia di marcia, abbandonate dagli infreddoliti conducenti che si erano avventurati sull’erta di San Casciano senza le catene. Siamo scortati da un VM della Croce Rossa di Certaldo, pieno di sale e coperte. È tutto davvero lugubre, nonostante le poche case illuminate che si riescano a vedere nella tormenta ci ricordino che in fondo la neve è proprio quello che ci voleva, in questo Natale. Il primo in difficoltà che troviamo è un anziano che viaggia in compagnia del nipote. Devono arrivare a Sinalunga, ed hanno scelto di passare per Siena anziché dalla Val di Chiana: “madornale errore”, dico io, mentre l’aiuto a mettere le catene. Alle spalle la poliziotta stende altre torce ancora… alla fine la palio, dal satellite, sembrerà un gigantesco albero di natale. Per regalo da babbo natale, vorrei un paio di guanti nuovi, ma ormai è tardi, perché slitta e renne sono già passate da un pezzo. La collega spera invece nella befana, perché – dice – ha i piedi congelati e la calza la userebbe per scaldarseli… troviamo un albero caduto, in corsia di marcia, ma decidiamo di non chiudere il traffico. Mettiamo altre torce in attesa del cantoniere, che lo fa rimuovere da una squadra di operai. Dieci minuti e torna tutto regolare. Nel frattempo un’altra pattuglia perlustra il tratto tra Tavarnelle e Badesse, dove a un tratto ha smesso di nevicare ed è uscito lo stellato. Tempo 5 minuti e la temperatura va giù di 10 gradi, facendo ghiacciare tutto all’istante. Due equipaggi di Firenze Nord si erano allungati oltre l’orario di servizio per censire tutte le targhe delle auto abbandonate: i carri le rimuovono e le portano dove capita, ma l’indomani quando le verranno a cercare, sarà necessario sapere dove mandare i proprietari a ritirarsele. Intanto i camionisti si sono quasi tutti fermati al casello, incastrando i loro tir in parcheggi quasi impossibili, dove aspetteranno un raggio di sole prima di imboccare i contrafforti della Val di Pesa e puntare verso la città dei Paschi. In tutta la notte registriamo due soli incidenti: un pullman che finisce contro una gigantesca quercia abbassatasi sotto il peso della neve, e una Fiat Bravo che quando esce dalla Vallombrosina, una galleria, finisce fuoristrada. Per fortuna, nessun ferito. Le cose non vanno meglio sulla Firenze Pisa Livorno, dove l’intensità della neve è fortissima e dove la collina di Malmantile, tra Ginestra e Montelupo, sembra una cascata di ghiaccio… Qui un paio di camion si intraversano sugli svincoli della rete ordinaria, formando un muro invalicabile per chi voleva andare in A1. Ci vogliono i Vigili del Fuoco e una pazienza immane, perché tanti cominciano ad arrabbiarsi. Quando la strada riapre ripartono tutti come allo start di un gran premio e non manca il brillante che finisce sul guardrail alla prima curva sotto gli occhi attoniti e sconsolati dell’ispettore. La notte passa così, senza nemmeno il tempo di un caffé, senza potersi godere tutta quella bella neve caduta sulla Toscana che si sveglia. Rifacciamo le Cascine per tornare a casa e un gruppo di fondisti fiorentini stanno tentando una piccola Marcia Longa con lo sfondo di Ponte Vecchio. Uno di loro ci guarda come per dirci “peccato che non ve la possiate godere, tutta questa neve”. Già. .
 




Venerdì, 30 Dicembre 2005
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