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Francia: il bollettino che ristagna
Aumentano i morti tra motociclisti (+8%), pedoni (+7%) e camionisti (+2%). Bene i ciclisti (-4,1%)
Un incidente su tre è alcolcorrelato. Il ruolo della fatica
L’Italia torna a far meglio dei cugini

di Lorenzo Borselli
Foto di repertorio - archivio Asaps

(ASAPS) PARIGI, 22 agosto 2012 – Oltralpe, è stagnazione: la sicurezza stradale francese sembra segnare il passo, sintomo che la crisi economica non comporta solo l’innalzarsi dell’ultimo nemico pubblico, il fantomatico spread. Il rapporto completo del 2011 è ormai pronto e tutti i 99 dipartimenti europei (altri 6 appartengono alla suddivisione D’Oltremare) hanno finito i compiti: 3.963 morti (sette in meno rispetto ai dati provvisori diffusi in gennaio, prima che trascorresse il 30esimo giorno dall’evento), 29 in meno rispetto al 2010 (-0,7%), quando le vittime avevano toccato quota 3.992. 
In Italia, secondo la stima preliminare dell’Istat, abbiamo avuto 3.800 vittime: il nostro paese conta 60 milioni e 813mila abitanti (al 30 novembre 2011), mentre i cugini francesi sono 65 milioni e 440mila (bilancio demografico del 2009). Però c’è una grande novità! Se i dati italiani del 2011 fossero confermati da ACI e ISTAT saremmo di fronte ad un evento storico. Per la prima volta negli ultimi 10 anni, escluso il quasi pareggio del 2009, le vittime della strada in Italia scenderebbero ad una cifra inferiore di quelle della Francia! Con grande soddisfazione per chi come noi dell’ASAPS si occupa di sicurezza stradale da 21 anni.


Gli incidenti con lesioni nel paese di Hollande, quelli che complessivamente hanno avuto conseguenze fisiche sulle persone, sono stati 65.024 contro i 67.288 dell’anno precedente (-3,4%): in questo senso la diminuzione è leggermente più marcata, con 2.264 incidenti in meno, a dimostrazione che la tendenza non è compromessa, come del resto attesta il calo rilevato anche sui numeri delle ospedalizzazioni, dato di cui in Italia si sente una gran mancanza, soprattutto da quando vige la regola, un po’ fumosa, dell’indennizzo diretto.
Infatti, se gli incidenti non vengono rilevati, se il fenomeno delle truffe (l’ormai noto crash for cash) compromette così pesantemente le cifre ufficiali, forse l’istituzione di una voce dedicata potrebbe aiutare.
Purtroppo, non sembra che la conoscenza di questo fenomeno sia tra le priorità di questo paese.
Torniamo ai dati francesi: nel 2011 i feriti ospedalizzati sono stati 29.679 contro i 30.983 del precedente anno: la differenza non è certamente poca cosa (-2,3%) perché a 714 persone sono state risparmiate degenza ospedaliera e una media convalescenza.
Un bel risparmio, oltre che in termini di sofferenza personale, anche di costi sociali e assicurativi.
Il dato italiano dei feriti è attestato a circa 292.000 soggetti.

 

Foto di repertorio - archivio Asaps

Tuttavia, i molti altri spunti di riflessione portano ad analisi meno confortanti: la mortalità delle due ruote fa registrare infatti una crescita del 3%, con un dato particolare che fa rabbrividire. Infatti, se il numero dei motociclisti uccisi è lievitato dell’8% (da 704 a 760), quello dei ciclomotoristi risulta essere sceso dell’11 (da 248 a 220).
Gli esperti francesi, nell’analizzare i numeri lordi della strada, fanno però molto bene il proprio mestiere, arrivando a tenere conto anche degli effetti della meteorologia: nel 2011, ad esempio, la primavera del motociclista è arrivata, oltralpe, un mese e mezzo prima rispetto al 2010, annata invece caratterizzata in Francia da un clima più freddo e piovoso.
Sono dati importanti, che permettono di capire il perché di una tendenza e, magari, anche di prevenirla: in Italia, abbiamo mai pensato di tenere in campana qualche pattuglia in più, per i finesettimana che Bernacca annuncia come assolati?
Ve lo diciamo noi: no!
Moto e ciclomotori, però, rappresentano in Francia il 25% della mortalità: significa che un morto su quattro era in sella, in qualità di conducente o passeggero; nel 2010 si era al 24%, nel 2009 al 28%. Ancora: pur rappresentando il 2,5% degli utenti motorizzati della strada, i dueruotisti rappresentano una fetta molto consistente della mortalità.
Andare in moto in Francia (in Italia va anche peggio) equivale a nuotare in uno stagno tropicale infestato di zanzare senza profilassi malarica: non è detto che ci resti secco, ma è molto probabile.


Non è purtroppo possibile, al momento, avere dati più precisi per il contesto italiano, per il quale si dovrà attendere il mese di novembre.
E se ai motards francesi va male, ai pietons, va ancora peggio: +7% dei morti, con 519 lenzuola stese su cadaveri di pedoni, evidenziando un fenomeno che la nota sinottica del rapporto definisce “inquietante e inedito”.
In effetti era dal 2007 che il numero di vittime tra l’utenza debole per eccellenza era in costante diminuzione; le cose vanno meglio per i ciclisti, il cui numero di decessi cala del 4,1%, passando da 147 a 141 (6 vite risparmiate), con un interessante distinguo tra lo scenario urbano (che ha fatto registrare 58 vittime contro le 59 del 2010, con un calo dell’1,7%) e quello di campagna (da 88 morti a 83, con una diminuzione più marcata, pari al -5,7%).
Il trasporto pesante è apparentemente in linea con la stagnazione complessiva, ma il fatto che vi siano due vittime in più rispetto alle 65 del 2010 (+2%) va messo in relazione al fatto che il 2011 ha fatto segnare una ripresa del trasporto commerciale su gomma dopo quasi due anni di ininterrotta recessione del settore iniziata nel primo semestre del 2009. Insomma, i francesi dicono: sono morti due autotrasportatori in più, ma è cresciuto il traffico merci e cresce, con esso, il coinvolgimento dei cosiddetti poids lourds, i mezzi pesanti, negli incidenti mortali; il numero di vittime in sinistri mortali con il coinvolgimento di autocarri aumenta di 21 unità, toccando quota 578.
Resta invariata, invece, l’incidenza dell’alcol: siamo al 31%, con 1.100 vittime (ma ancora qui il dato non è definitivo) in incidenti alcolcorrelati, lo stesso dato del 2000, quando le vittime connesse all’ebbrezza alcolica erano state 2.300.


Si tratta, in questo caso, di incidenti in presenza di alcol il quale, però, non è detto abbia avuto un ruolo determinante nella dinamica: in Francia si tiene conto anche di questo: un complesso sistema di valutazione, che deve poter essere integrato di informazioni molto precise, consente di stabilire il grado di responsabilità nel sinistro del conducente ebbro.
In Italia, l’ASAPS non si stancherà mai di ricordarlo, non teniamo il conto nemmeno delle ebbrezze generali nella sinistrosità…
Ciò, lo ribadiamo, è fonte di una grande frustrazione che deve essere simile a quella denunciata dagli analisti francesi (dagli analisti, non dagli esperti) circa l’incapacità del sistema di rilevare la presenza di droga: secondo una nota molto ben evidenziata, infatti, l’83% di incidenti con lesioni, il 43% di incidenti mortali e il 43% degli uccisi sono stati caratterizzati dalla classificazione “indefinita”: l’anno prossimo, il sistema cambierà.
Sul fronte delle fasce d’età, è allarme rosso per i cosiddetti post-adolescenti: tra i 15-17enni la crescita di morti è vertiginosa, con 21 vittime in più rispetto al 2010 (+17%) passate da 123 a 144. Il dato preoccupa, visto che nel 2010 la fascia d’età era stata protagonista di una recessione del 35%; marcata anche la progressione tra i 65-74enni (+6,1%), mentre la mortalità tra gli over 75 scende del 4,4%. Tutte le altre fasce anagrafiche restano stabili, con variazioni comprese tra il più e il meno 2%.


Di giorno, si muore di più, con un rapporto tra mortalità diurna/notturna rispettivamente del 53 e del 47%. Tanto per darvi un’idea di quanta serietà in più ci mettano i nostri cugini francesi, vi portiamo questo dato: nelle ore notturne, quelle comprese tra le 22 e le 6, la mortalità alcolcorelata è presente nel 68% dei casi.
Molto significativo, infine, il dato che i francesi, un po’ fissati con gli acronimi, contraddustinguono con “M+F”: malore (malaise) + stanchezza (fatigue).
Secondo il rapporto dell’Osservatorio interministeriale, l’8% della mortalità (dato stabile dal 2008) è dovuto a questa duplice combinazione in cui la preparazione dell’operatore di polizia incaricato dei rilievi assume un ruolo determinante. Nel 2011 è stato rilevato nel 21% dei casi mortali autostradali, contro il 18% del 2010, nel 15% degli eventi letali sulle strade nazionali, nell’8% delle dipartimentali e nel 2% sulla viabilità minore: secondo gli esperti, gli effetti di un impatto provocato da “M+F” aumentano con la velocità e questo spiega la grande differenza tra l‘autostrada e la strada comunale.
A quando l’etilometro della stanchezza? I francesi, per il momento, hanno risposto con l’aumento dei controlli su strada.
In Italia si taglia. (ASAPS)

 

 


 

Giovedì, 23 Agosto 2012
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