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Rassegna stampa alcol e guida del 4 luglio 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


IL SECOLO XIX
Ubriaca si addormenta in A26 (e brucia 14 punti in un colpo)
Ritirata la patente a una modenese: era ferma nell’auto sulla corsia di sorpasso in un tunnel.

Ovada La A26 si conferma l’autostrada delle sorprese (molte quelle spiacevoli, poche quelle liete) e delle sciagure sfiorate per il comportamento illogico e "pazzo" di certi automobilisti. O di donne al volante, come è accaduto la notte scorsa. Infatti a causa del comportamento di una donna è stata sfiorata una tragedia di grosse proporzioni, che sarebbe stata la seconda in meno di una settimana dopo il maxitamponamento fra autotreni accaduto nella mattinata di martedì e che è costato la vita a un conducente. Non solo perchè guidava un’auto pur essendo ubriaca, ma per il fatto che la protagonista, P.C., 33 anni, residente a Modena, si è improvvisamente fermata con l’auto, una Ford "Fiesta", nella seconda corsia di marcia, quella centrale, e si è messa a dormire profondamente. Ad aumentare la gravità di dell’inaudito comportamento, il fatto che tutto cioè avvenuto sotto la galleria "Casa della Volpe" piuttosto lunga e tutta in curva.
La donna, proveniva da Genova o da una delle Riviere, dove probabilmente aveva partecipato a una qualche festa durata fino alle ore piccole. Incurante delle auto che la sorpassavano, a destra e a sinistra, magari dopo aver fatto brusche frenate o qualche pericoloso slalom per evitare l’improvviso ostacolo, stava facendosi un sonnellino. In balia dell’alcool dormiva come un ghiro. Fortunatamente erano le 5 del mattino, si profilava l’alba, un’ora in cui il traffico di solito è ancora ridotto. Di lì a poco però sarebbe diventato più intenso, facendo aumentare il pericolo di qualche pauroso schianto e di una sciagura in piena regola.
A svegliare la donna è giunta sul posto una pattuglia della polizia di Belforte Monferrato. I poliziotti, notata la vettura ferma in mezzo alla seconda corsia di marcia, hanno pensato a un incidente od un guasto improvviso. Si sono avvicinati, hanno aperto la porta della "Fiesta" e con loro grande sorpresa hanno scorto la giovane donna completamente addormentata, con la testa china sul volante. Un risveglio meno brusco del previsto perchè l’automobilista ci ha messo un po’ di tempo per uscire dallo stato di semi incoscienza in cui si trovava per aver bevuto troppo. Non a caso, gli accertamenti del test alcolico effettuato presso l’Ospedale San Carlo, hanno confermato che aveva ingerito sostanze alcoliche in misura superiore al doppio di quella massima consentita. Conseguenze. Alla donna è stata ritirata la patente, le sono stati tolti quindici punti in un sol colpo per la guida in stato di ebbrezza e per avere messo a rischio la sicurezza di altri automobilisti. L’unico aspetto positivo, ripetiamo, l’aver evitato, grazie anche all’intervento della polizia, una sciagura ma di averla solo sfiorata, anche se più volte.

ASAPS
Reggio Emilia: Legati alla vita
TANTE PRESENZE ALLA FIACCOLATA CONTRO LE STRAGI DEL SABATO SERA
Una serata che, nell’emozione, ha ricordato tante giovani vite stroncate nelle notti del fine settimana
Sono state oltre trecento le persone, tanti anche i giovani, che sabato sera hanno partecipato alla fiaccolata contro le stragi del sabato sera denominata “Legati alla Vita”, organizzata dall’Osservatorio Provinciale Sicurezza Stradale di Reggio Emilia di cui l’A.S.A.P.S. è parte costituente e trainante. A dare sostegno all’iniziativa, giunta quest’anno alla quarta edizione, anche la seconda circoscrizione della città emiliana, da sempre a fianco dell’Osservatorio provinciale in quest’iniziativa.
Svoltasi il 2 luglio a cominciare dalle ore 23 lungo la via Emilia, quando la strada si riempie di ragazzi diretti alle vicine discoteche ad apertura estiva, si sono registrate numerose presenze anche di genitori i cui ragazzi sono morti sulle strade reggiane in questi ultimi anni.
Fra gli intervenuti anche il vice sindaco di Reggio Emilia, Franco Ferretti, gli assessori Annarita Salsi e Luciano Gobbi, il presidente della seconda circoscrizione, Fausto Castagnetti e il presidente nazionale dell’Asaps, Giordano Biserni.
A prendere la parola per primo è stato il presidente della circoscrizione Fausto Castagnetti, che ha ribadito la necessità di intervenire sulla mentalità dei cittadini a riguardo degli incidenti stradali e di come le piccole comunità, come appunto le circoscrizioni, possano in questo intervenire. Sia il vice sindaco Ferretti che l’assessore comunale Salsi, invece, hanno sottolineato l’impegno che l’amministrazione locale sta da tempo sostenendo per far diminuire il numero dei sinistri in città, oltre all’esigenza di incidere sui comportamenti degli automobilisti con norme più severe e pene certe. L’assessore provinciale Luciano Gobbi, nell’annunciare la realizzazione di un Piano provinciale per la mobilità, ha anticipato che all’interno dello stesso troverà abbondante spazio anche un capitolo dedicato esclusivamente agli impegni che ogni ente e amministrazione dovrà sostenere per aumentare il grado di sicurezza sulle strade. Alla fine è stato chiesto d’intervenire anche al Presidente dell’Asaps, Giordano Biserni, che ha sottolineato con significativi dati e cifre come sia lungi dall’essere vicino la risoluzione il problema delle stragi del sabato sera. In particolare, Biserni ha illustrato i principali motivi per cui avvengono queste tragedie, sottolineando il fatto che nelle 2 notti del fine settimana si conta il 51% delle vittime delle notti di tutta la settimana. Ben 723. Nelle notti del sabato e della domenica il 5,3% dei controllati presenta un tasso pari o superiore all’1,5%. Il che vuol dire che ogni 20 macchine che incrociamo, nelle notti del fine settimana, una è condotta da un ubriaco. Terminate le riflessioni, è stato il referente dell’Asaps di Reggio Emilia, Roberto Rocchi, accompagnato per l’occasione dal co-referente Stefano Bertelli, a pronunciare uno ad uno i nomi di battesimo e l’età dei ragazzi reggiani morti sulle strade ed a chiedere un minuto di silenzio, al termine del quale la catena umana si è disposta per oltre un chilometro sulla strada a fiaccole accese per circa un’ora.
Numerosi erano anche gli striscioni apposti lungo la via e contenenti slogan contro le stragi stradali, molti dei quali portati dai rappresentanti delle altre associazioni impegnate in queste tematiche, fra le quali Sicurstrada e l’Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada.
A chiudere la manifestazione, un’autoambulanza della Croce Rossa, che scortata da tre pattuglie di polizia stradale, carabinieri e polizia municipale, ha percorso l’intera catena umana a sirene spiegate ed a passo d’uomo, richiamando così l’attenzione dei tanti passanti e di alcuni giovani automobilisti che si sono fermati ed uniti ai manifestanti.

GAZZETTA DI MANTOVA
LETTERE AL DIRETTORE
Cambia nome ma è sempre birra

Dal 19 al 21 agosto a Cerese si organizza la "Festa della Birra", ma, curiosamente, per evitare che possa essere percepita come una forma di induzione all’alcolismo, si chiamerà "A go go fest". Scorrerà ugualmente birra, si berrà con il solito tasso alcolico... non vi saranno cartelli ammonitori sull’"eccesso di alcol che uccide il fegato" nè provocazioni alla dignità personale come "l’alcol ti toglie il piacere di disporre liberamente di te stesso"... Insomma la gente berrà come sempre e come piace, ma vuoi mettere "a go go fest"? Come dire: basta la parola e ... l’alcol non c’è più. (*) Allora ben venga la "festa della birra" dove si beve spensieratamente birra fredda (che schifo se no!), ma dove anche ciascuno eserciti la responsabilità della misura e della moderazione imparando a scegliere, a crescere, a sentire il piacere dell’"io che decide e che comanda".
Ricordate che anche se andate "a go go fest", se vi fanno il palloncino, vi trovano un tasso alcolico come alla "festa della birra" e ... non "basta la parola" per esorcizzare gli effetti negativi delle nostre azioni; serve la consapevolezza e la responsabilità. Però che "finesse" questa trovata del Comune di Virgilio: basta cambiare il nome per cambiare la sostanza.
CORRIERE DELLA SERA
Milano: alcol vietato nei parchi
Una lettera (Corriere , 23 giugno) ci ricorda come l’alcol venga vietato nei parchi americani e ci invita ad adottare anche noi queste misure.
Nel luglio del 2003 il Sindaco Albertini, su nostra proposta, ha firmato un’ordinanza che vieta la vendita e il consumo di bevande alcoliche e superalcoliche in tutti gli spazi verdi della città, dal giardinetto sotto casa al grande parco.
Sono previste sanzioni amministrative e sequestro delle bevande.
L’iniziativa venne presa per contrastare, diciamolo pure chiaramente, il fenomeno dei sudamericani che usano i parchi per celebrare delle sonore bevute di birra con gravi ripercussioni sulla quiete pubblica e sul disordine urbano.
Siamo soddisfatti del lavoro fatto anche se il fenomeno talvolta si ripresenta e l’azione di repressione non è così energica come negli Stati Uniti.
Guido Manca - Assessore alla sicurezza del Comune di Milano.
LA SICILIA
Un alcolista in famiglia è un problema di tutti
ma chi beve deve trovare da solo la via d’uscita
L’alcolismo è la malattia delle persone sole, che pur vivendo in famiglia, non riescono ad esprimersi oppure vivono conflitti che non sono in grado neppure di decifrare. L’abitudine al bere si muove lungo un continuum classico, che va dall’assunzione moderata di alcolici sino alla dipendenza, passando per una lunga fase di eccessi episodici non sempre decifrabili all’esterno.
Essendo l’alcol una bevanda sociale ed il suo uso contemplato e addirittura raccomandato in modiche quantità dalla stessa medicina, è difficile individuare la linea di confine oltre la quale il bevitore sta cominciando ad utilizzare il vino e i suoi derivati come antidepressivo o disinibente. Alla base di molti fenomeni di etilismo vi è infatti una depressione, una difficoltà a far fronte a certi impegni o una radicata problematica relazionale, sovente col coniuge. In questi casi l’alcol rappresenta un auto medicamento inconsapevole. Si beve per dimenticare, l’aforisma è noto. Il problema sta nello stabilire cosa vuol dimenticare per chi eccede in alcolici. Ovviamente più che dimenticare (o rimuovere) qui si tratta di cogliere che cosa l’alcol attenua o lenisce. E l’operazione è in genere ostacolata da due fattori. Proprio per quello scivolamento graduale tra il "bere sociale" e la dipendenza, il bevitore di norma non ammette di avere un problema di abuso.
Lo nega decisamente ed anzi si arrabbia, tuttavia sempre più nascostamente eccede nelle quantità di alcol, sino a sviluppare segnali fisici visibili (tremori) o persino condizioni di pre-delirio. Questo, assieme alle epatopatie specifiche, può rappresentare, dopo anni di sottovalutazione, il momento di presa d’atto tardiva. L’altro fattore ritardante è la pressione che i congiunti esercitano sull’abitudine al bere. Essendo sovente proprio loro il fattore (o uno dei fattori) scatenante l’alcolismo, questa pressione avrà l’effetto opposto a quello sperato. Il bevitore si allontanerà ancora di più dai familiari, si percepirà perseguitato e si attaccherà ancor di più alla bottiglia. Un tragico circolo vizioso.
E’ in questa fase che amici o parenti più lontani, coerentemente tra loro, possono esercitare una spinta discreta ma avvolgente sul bevitore. Fargli notare che non c’è giorno senza che esso debba ricorrere al bere è di norma un segnale di riconoscimento dell’addiction alcolica. Quando poi il soggetto perde peso, è inappetente, beve al risveglio e magari comincia ad avere problemi di curva glicemica, quello può essere il momento della breccia decisiva. Si è più inclini a prendere atto dei problemi fisici rispetto a quelli psico-comportamentali, a volte meno riconoscibili dall’interessato. L’etilista può presentare segnali di deficitario coordinamento motorio, con sbandamenti anche sul luogo di lavoro, agitazione, ansia e quadri misti tra lipotimie e attacchi di panico. A quel punto le manifestazioni sono così visibili da poter richiedere l’intervento dello stesso datore di lavoro. Il trattamento dell’alcolista è integrato e per evitare penose recidive e il convincimento dell’interessato e del suo entourage che ci si dirige verso un’inevitabile condizione di cronicità, è necessario far seguire ad un iniziale periodo di ricovero per normalizzare quanto più possibile i parametri fisiologici (fase di detossicazione), un più esteso periodo di psicoterapia individuale o, meglio ancora, di gruppo. Esistono svariati modelli di presa in carico di questi pazienti. Tra tutti ricordiamo i club per alcolisti in trattamento, che hanno il vantaggio di prevedere l’accompagnamento del soggetto da parte del partner o altro congiunto a lui più vicino durante l’iter terapeutico.
Qui il trattamento è di coppia ed assieme di gruppo. Si esaminano le dinamiche intrafamiliari per tentare di cogliere motivi che possano aver indotto l’uso silente della bevanda alcolica (**). Quando la comunicazione in casa è carente o quando iniziano defaillance a vari livelli da parte di un adulto, l’alcol spesso rappresenta una stampella che promette sicurezza e stabilità, sotto forma di allegria e annacquamento dei temi. Ma alcune volte è specificatamente nella relazione a due il significato della compensazione nella bottiglia. E’ il caso del cosiddetto "alcolista asciutto", un partner magari astemio ma involontario portatore di conflitti e disagi che innescano nell’altro il bisogno etilico.
La famiglia del soggetto in trattamento dovrà collaborare attivamente, per prima cosa abolendo l’alcol da casa. Tutti dovranno sacrificarsi nelle abitudini a pasto e non, mostrando solidarietà e capacità di fare a meno di una sostanza che sarà persino utile, ma certo non indispensabile. E’ impensabile che un ex etilista in tempi brevi possa gestire l’alcol. Il progetto è comunque quello di farlo astenere dal bere per quanto più tempo possibile, sino a quando (e semmai) le memorie cerebrali specifiche non attenueranno i circuiti condizionati "bere uguale piacere". La terapia qui è alla coppia o alla famiglia. Stessa cosa dicasi per la casalinga gettata a marcire silenziosamente, abbandonata di fatto da marito e figli, cenerentola istituzionalizzata dalla quale ci si aspetta la casa in ordine e basta. Doveri senza diritti affettivi. In questi casi il ricorso all’alcol è frequente ed anche qui la diagnosi corretta è in genere tardiva. Ma dall’alcolismo si può uscire. Con una diagnosi precoce, un buon "accerchiamento" del soggetto (colloquiale ma fermo) e l’avvio ad una terapia non soltanto medica in senso stretto. Le soluzioni chi beve deve trovarle dentro di sè, ma non può farlo da solo. Questo gli va ribadito sino allo sfinimento.
IL MESSAGGERO (Latina)
La lunga notte dei controlli sulla strada
Troppo veloci: ritirate dieci patenti e sfumano anche 147 punti. In tre erano ubriachi’
L’hanno presentata nei giorni scorsi ed è partita ieri notte. La lunga estate della polizia stradale organismo deputato a salvaguardare la nostra incolumità sulle strade ha visto il primo fine settimana di luglio scendere in campo una decina di pattuglie della Polstrada coadiuvate dalle ”volanti” della Questura di Latina.
In effetti tra sabato e domenica notte il primo piano di controlli ha riguardato il lungomare di Latina da troppi definito nelle ore notturne una piccolo circuito di Formula Uno e poi la Statale 148 Pontina nel tratto fra il capoluogo e Terracina.
Il risultato che è stato reso noto dalla Questura di Latina vede il ritiro di dieci patenti di guida, la sospensione di due carte di circolazione e la decurtazione di 147 punti dalle patenti. I veicoli controllati sono stati 189 e 82 le persone denunciate a piede libero.
Il piano estivo che è partito ieri servirà a scongiurare le cosiddette ”stragi del sabato sera” ed è stato studiato dal dottor Roberto Gabrieli che è al vertice del Compartimento regionale Lazio della Polstrada. E il dottor Gabrieli, 55 anni, nativo di Tivoli (Roma) è un funzionario dalla vasta esperienza on the road , sa bene come d’estate statali quali la Pontina, la Flacca e l’Appia ma non va tralasciata la Frosinone-Terracina diventino ad altissimio rischio proprio nei fine settimana.
Da qui il massiccio ausilio di pattuglie da Roma e Frosinone per permettere al capo della Polstrada di Latina, vicequestore Bruno Agnifili, di pianificare controlli sempre diversi e a ”macchia di leopardo”. Ma quest’anno anche il questore di Latina, Alfonso Maria La Rotonda, terrà d’occhio il lavoro di prevenzione sulle strade con un contributo operativo delle ”volanti”. Per questo la scorsa notte accanto al personale della Polstrada, coordinato dal sostituto commissario Elio Giovanni Porretta, c’era anche il vicequestore Patrizia Cavallini che è al vertice della Squadra volante della Questura: «Il nostro compito è quello di integrare i servizi della polizia stradale spiega il vicequestore Cavallini con le nostre mansioni investigative e di polizia giudiziaria».
Ma ieri la Polstrada ha messo in campo tutti i suoi deterrenti tecnologici: dal telelaser agli etilometri e perfino il Provida 2000, l’autovettura ”fantasma” che ha a bordo una telecamera a infrarossi che filma ogni manovra azzardata e registra le velocità oltre il limite. Poi alla fine presenta il conto allo sconsiderato guidatore: ed è sempre molto salato.
Il prossimo fine settimana nuova nottata di controlli e resta un segreto sapere dove. «Non dobbiamo rivelare i nostri piani spiega il vicequestore Bruno Agnifili ma i cittadini devono sapere che saremo in giro per la provincia». La prevenzione, del resto, si fa anche così: lavorando nell’oscurità per fermare e multare chi ama correre troppo veloce dimenticando le norme del Codice della strada.

IL GAZZETTINO (Padova)
IN VIA EUGANEA
Ubriachi sull’auto ferma in strada

(C.B.) La segnalazione al 113 è arrivata verso le 4 di ieri mattina: «In via Euganea c’è un’Alfa Romeo bloccata in mezzo alla carreggiata con le quattro frecce accese e dentro tre persone immobili». All’arrivo dei poliziotti la scena che si è presentata aveva quasi dell’assurdo: tre immigrati ecuadoregni ubriachi fino al midollo, probabilmente reduci dai bagordi della "notte bianca", avevano preso sonno. E incapaci di proseguire con l’auto, hanno fermato l’Alfa in mezzo alla strada, azionando il lampeggio d’emergenza. Per risvegliarli dal "sonno alcolico" i poliziotti hanno dovuto faticare non poco. Per il guidatore è immediatamente scattata la denuncia per guida in stato di brezza. Con immediato ritiro della patente.
LA SICILIA
Avola   Sbanda e si schianta con l’auto contro ringhiera del lungomare Tremoli
Nella nottata di sabato scorso l’alta velocità è stata la protagonista di un violento incidente che per fortuna non ha avuto conseguenze gravi sull’autista, un giovane avolese che a bordo della propria autovettura, un’utilitaria di colore giallo, si è andato a schiantare violentemente contro la ringhiera del Lungomare Tremoli.
Il giovane, percorrendo una curva a serpentina ad un’eccessiva velocità, ha perso il controllo della propria autovettura che, dopo aver fatto un testacoda nella corsia opposta, si è schiantata nella ringhiera evitando, tra l’altro, la caduta della stessa macchina sulla spiaggia adiacente il Lungomare. Circa tre metri di ringhiera sono stati scaraventati giù sulla spiaggia, spaventando tra l’altro alcuni ragazzi che si erano sdraiati sulla sabbia per godersi la frescura del mare.
A non rendere la situazione ancora più grave di quanto si è verificata agli occhi dei militari dell’arma dei carabinieri accorsi immediatamente nel luogo dell’incidente e di alcuni passanti, ha contribuito la tarda ora del sinistro, le 2,20, ed il fatto che non proveniva nessuna automobile dalla corsia opposta.
Una delle cause che ha contribuito al violento impatto è stato, sicuramente, la presenza dell’alcool nel corpo del giovane. Dalla stessa autovettura notevolmente ammaccata, è infatti caduta una bottiglia di birra di 66 cl.
Maria Di Stefano
L’ADIGE
Investe lo scooter e scappa, arrestato. In carcere un marocchino incastrato grazie a testimoni.
Ubriaco, alla guida di una Volkswagen Golf ha tagliato la strada ad un motociclista travolgendolo, ma non si è fermato. Lo hanno svegliato dal torpore dell´alcol i carabinieri, che si sono presentati a casa sua, nel cuore della notte, e lo hanno arrestato per omissione di soccorso. Nei guai è finito un nordafricano di 29 anni, operaio del porfido residente a Nave San Felice.
Si tratta di Moulai Driss El Alami, marocchino, in Italia con regolare permesso di soggiorno, già conosciuto dalle forze dell´ordine. Era lui alla guida dell´auto che verso l´una della scorsa notte ha urtato con violenza uno scooter Honda scaraventandolo fuori strada, sulla statale del Brennero, a Lavis. L´uomo che si trovava in sella alla moto, Johann Feichter 46 anni di Ora, è stato soccorso con l´ambulanza e portato in ospedale a Trento. La prognosi è di 30 giorni per una frattura alla clavicola, alla scapola e numerosi traumi in tutto il corpo. È ricoverato nel reparto di ortopedia di Villa Igea.
Fondamentale nell´identificare l´autore dell´incidente è stata la testimonianza di una coppia di ventenni che si trovavano sull´auto dietro allo scooter. I giovani, testimoni dell´investimento, hanno subito chiamato l´ambulanza ed i carabinieri, fornendo a questi ultimi la targa completa della vettura che si era data alla fuga e pure il modello. Dopo alcuni accertamenti incrociati i carabinieri di Lavis e di Mattarello sono giunti al presunto responsabile dell´incidente.
Da quanto emerso dai rilievi, la Golf di El Alami stava viaggiando in direzione Trento ed all´altezza del bivio per Pressano ha svoltato a sinistra senza dare la precedenza allo scooter diretto verso nord. Subito dopo lo scontro, l´auto è stata vista da alcuni testimoni fare un´inversione di marcia ed allontanarsi di fretta verso Nave San Felice. Proprio nella sua abitazione di Nave, i carabinieri hanno trovato El Alami ancora alterato dall´alcol. Che avesse alzato un po´ troppo il gomito i militari lo hanno appurato in caserma, dove lo straniero è stato sottoposto all´alcoltest. Esame che ha confermato lo stato di alterazione dovuto all´esagerazione di bevande ingerite. L´automobilista è stato quindi arrestato per omissione di soccorso e denunciato per guida in stato di ebbrezza. La patente è stata ritirata. Al momento dello scontro sulla sua auto c´era anche un connazionale, ma a suo carico non emergerebbero responsabilità. I mezzi coinvolti nell´incidente - lo scooter 150 e la Golf - sono stati posti sotto sequestro.
IL GAZZETTINO (Padova)
NELLE PIAZZE
«Quando hanno iniziato a rompere le bottiglie ce ne siamo andati»
 (K.R.) Da fuori Padova raggiungere il centro patavino sabato sera è stata una impresa. Code lunghissime per entrare in città. Clacson che suonavano e parcheggi impraticabili. I marciapiedi del centro sembravano quelli dei giorni di punta prenatalizi. Via San Fermo affollata come nei giorni che precedono il Natale. Strade intasate. Quasi impossibile muoversi. Onde di gente sulle vie. Locali stracolmi. Impensabile mangiare. Ore di coda per potersi sedere e gustare una pizza. I negozi non erano tutti aperti. Anzi. Di aperto, spalancato, erano solo le porte dei bar che dispensano bevande a tutti. Quando in piazza Insurrezione è iniziata la musica. Un delirio. Era gremita da moltissimi ragazzi che la riempivano completamente e si riversavano anche nelle strade circostanti. A mezzanotte molti erano già alticci e girovagavano scontrandosi con le altre persone. La musica era molto alta, un misto di commerciale e house. Molti ballavano, parlavano, ridevano in quella che sembrava un’immensa discoteca all’aperto. Al contrario in piazza dei Signori trionfava la musica folkloristica. Adulti e piccini formano girotondi concentrici danzando felici. Attratti dai giochi di luci di piazza dell’orologio molti teenager potevano ritrovarsi ed ascoltare musica dal vivo. "Siamo venuti appositamente da Chioggia per partecipare alla notte bianca - raccontano Roberta e Lorenzo - ma non ci aspettavamo un groviglio di perone così. Volevamo divertirci ma la troppa confusione ce lo ha impedito. Abbiamo mangiato alle 23 dopo più di un’ora di attesa in pizzeria. Girando per le piazze abbiamo ballato un po’. Siamo arrivati al Duomo per sederci un attimo ma anche solo arrivare fino alla piazza è stato difficile. Troppa gente. Ci siamo diretti in piazza delle Erbe dove moltissimi si divertivano a rompere bottiglie e bicchieri per terra. Ne hanno gettata una anche vicino a noi ed abbiamo deciso che era meglio tornare a casa. Erano le 3 di mattina. Non abbiamo mai visto così tanta gente in centro a queste ore. L’iniziativa ci è piaciuta molto ma che calca, quanta gente!. Non sappiamo se ci torneremo nel caso ripetessero l’esperienza".
CORRIERE ROMAGNA
Coltellata alla gola dopo la lite al bar
MEDICINA - Poteva scapparci il morto. E’ andata bene. Per un soffio appena. Per una questione di qualche millimetro. Ma un uomo è comunque finito all’ospedale dopo essere stato accoltellato al collo. E’ successo sabato notte. Sangue, manette e tanta paura. Tutto per una lite scoppiata in un bar del paese per banali motivi, resi ancora più traballanti da qualche bicchiere di vino. La vittima, che si è ritrovata con una lama nel collo è un uomo di 51 anni, subito ricoverato all’ospedale di Imola dove i medici, dopo averlo soccorso, l’hanno giudicato guaribile in 15 giorni. In carcere, con l’accusa di tentato omicidio, è finito V. B., 51 anni anche lui, con alle spalle problemi con gli stupefacenti e una precaria condizione psicologica. L’ipotesi di reato, nonostante la prognosi, si spiega con la profonda ferita inferta alla vittima con un colpo per dinamica idoneo a provocarne il decesso: pochi millimetri e per l’aggredito non ci sarebbe stato nulla da fare, secondo i primi accertamenti degli investigatori. La lite s’è innescata in un bar del paese, intorno alla mezzanotte: fra gli insulti e le parole, l’uomo ha estratto un piccolo coltello e ha colpito alla gola la vittima, che di mestiere fa il muratore, per poi scappare. Prima ha girato per le strade del paese, per poi tornare a casa, dove i militari della compagnia di Medicina l’hanno bloccato. Oltre alle testimonianze raccolte nel locale, i carabinieri hanno subito trovato il coltello, maldestramente ripulito dal sangue e, pochi minuti dopo, è arrivata anche la confessione. Gli insulti e le offese ricevute, nella ricostruzione dell’arrestato, erano state la scintilla che aveva fatto scattare l’aggressione. Ora l’uomo si trova nel carcere bolognese della Dozza.
IL TEMPO
TERAMO
Ventiduenne di Martinsicuro trovato morto sulla spiaggia.
Ventiduenne di Martinsicuro trovato morto sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto nei pressi di uno stabilimento balneare. Fabien Giuseppe Di Salvatore era uscito da un giorno e mezzo da una comunità terapeutica. Le prime ipotesi hanno pertanto collegato subito il decesso a un probabile abuso di sostanze stupefacenti. La ricognizione cadaverica effettuata da un medico legale di S. Benedetto non ha però trovato buchi sulle braccia del ragazzo nè tantomeno in altri parti del colpo. Non sono state nemmeno rinvenute siringhe. Gli inquirenti a questo punto ritengono che Fabien Di Salvatore possa essere rimasto vittima di un cocktail di alcol e di farmaci. Il ragazzo era stato visto nel pomeriggio in spiaggia mentre si trascinava sulle gambe al punto da dover essere sorretto da alcuni amici. Il ragazzo si è poi addormentato sotto una palma non lontano dallo chalet dove, intorno alle 23,30 di sabato, è stato rinvenuto cadavere. E’ possibile che il ragazzo sia passato dal sonno alla morte.
LA PROVINCIA DI CREMONA
Operazione Sicurezza. Controlli del sabato sera della Polstrada
Ubriachi, strage di patenti.
Un automobilista su due ubriaco al volante. E’ il risultato dei massicci controlli compiuti nella notte tra sabato e domenica sulla Castelleonese dalla squadra volante e dalla polstrada di Cremona e Crema. Finalità: evitare le stragi del sabato sera, ma anche controllare l’ingresso in città di eventuali malintenzionati. Su venti controlli, dieci patenti ritirate. I servizi delle forze dell’ordine si ripeteranno per tutta l’estate. Per sei ore, dalle 23 di sabato alle 5 di ieri mattina, quattro pattuglie hanno fermato le auto dei ragazzi che avevano appena trascorso il sabato sera in discoteca. Carta canta. L’esame compiuto con l’etilometro è stata la prova del nove. Gli automobilisti ‘beccati’ al volante in stato di ebbrezza dovranno ora fare i conti con la legge. L’articolo del codice della strada stabilisce la sanzione dell’ammenda da un minimo di 258 euro a un massimo di 1.032 euro e la sospensione della patente da 15 giorni a tre mesi oppure da 1 a 6 mesi nel caso di più violazioni in un anno. Intanto alle tre e mezza del mattino, in via Massarotti, per cause al vaglio della polizia, L. P. 22enne di Castelverde, alla guida di una Opel Vectra è andato a sbattere contro la recinzione di protezione di una gru. Strade killer, curve killer: ma le strade e le curve non uccidono se non ci sono anche l’alta velocità, le imprudenze, come il mancato rispetto delle distanze di sicurezza e l’abuso di alcol, purtroppo frequente tra i giovani. Le regole ci sono, le contravvenzioni, oltretutto inasprite dalla patente a punti (che secondo le stime nazionali ha funzionato), anche. Ma ciò evidentemente non basta per frenare il fenomeno delle stragi che definirle del sabato sera è ormai troppo riduttivo. Gli incidenti si verificano quasi sette giorni su sette. Perché? «Perché, alla fine, è una questione di cultura e di responsabilità di chi si mette al volante — è il commento monocorde delle forze dell’ordine —. Gli strumenti ci sono, gli autovelox sono in funzione, eppure».
GIORNALE DI BRESCIA
Veleno o toccasana? La tazzina di caffè dai molti segreti
Berlo dopo aver pranzato aiuta la digestione: regola l’escrezione della bile e agisce sui sali biliari.
Del caffè si è detto tutto e il contrario di tutto. Secondo alcuni è un toccasana e secondo altri un veleno per il nostro organismo. Chi lo beve lo fa perché piace per il sapore, per l’aroma, senza chiedersi se faccia bene o male. E sono in molti: due tazzine a testa il giorno la media italiana, comprendente però anche i neonati e i non bevitori di caffè. Quando si va dal medico per qualsiasi problema, una delle domande classiche che ci si sente rivolgere è se si beve alcol e/o caffè: una domanda con fondamento scientifico oppure una domanda di consuetudine, non ancora cancellata nella prassi medica? Persino nelle cartelle cliniche d’ospedale è riportata la domanda, che richiede una risposta scritta da parte del medico che ci interroga. Nel libro di Jean Carter dal titolo «Mangia bene e starai meglio» il caffè entra in parecchi capitoli. Smettere di bere caffè per prevenire le malattie cardiovascolari (tra le prime cause di morte nei Paesi occidentali, per esempio, potrebbe essere un sacrificio inutile: se il dottor Klatsky consiglia di limitarne il consumo in quanto più di quattro tazze il giorno fanno aumentare il rischio d’infarto cardiaco del 30 per cento, il dottor Martin Myers di Toronto non è riuscito a trovare elementi che dimostrino l’esistenza di una correlazione tra il consumo moderato di caffè, da una a sei tazze il giorno, e i disturbi cardiaci. E non sarebbe meglio il decaffeinato per il cuore, anzi la caffeina avrebbe un ruolo protettivo, attivando la fibrinolisi, cioè il meccanismo biochimico deputato allo scioglimento dei trombi. Sempre in tema di lisi, il caffè migliorerebbe anche la lipolisi, ossia lo scioglimento dei grassi, facilitando il dimagramento, e l’afflusso di sangue ai reni, favorendo quindi la diuresi, con tutte le conseguenze depurative sull’intero organismo. La bevanda voluttuaria, italiana per eccellenza, avrebbe anche altre virtù terapeutiche. Infatti, può prevenire e curare non solo la stitichezza, secondo il dottor Read, ma anche il tumore dell’intestino, come è stato dimostrato nei portatori di diverticolosi consumatori di caffè. Di conseguenza è una bevanda da bandire in caso di diarrea. Ma una tazza di caffè il mattino aiuta l’asmatico e migliora l’umore in tutti, dando una sferzata di ottimismo e, secondo il dottor Andrew Baum di Bethesda, il caffè è l’unico psicostimolante che non provoca assuefazione. Insomma, parlare di caffè è di attualità anche in medicina: lo si è fatto nel convegno romano della «International coffee organization». Nel quale si è detto che il caffè dopo pranzo fa bene, aiuta la digestione, perché ha la capacità di regolare l’escrezione della bile, facendo contrarre la colecisti, ossia il sacchetto contenente la bile e agendo direttamente sui sali biliari, perché contrasta l’abbassamento postprandiale della pressione che avviene soprattutto negli anziani. Si è detto anche che il caffè aiuta lo sportivo: può lavorare più a lungo del normale, utilizzando l’energia fornita dagli acidi grassi mobilizzati dalla stesso caffè, senza arrivare però agli effetti dopanti che potrebbero derivare da dieci, quindici tazze della bevanda. Si è smentita, invece, l’accusa riguardante il caffè quale favorente il cancro del pancreas: il vero responsabile dell’aumento del tumore pancreatico riportato dai lavori scientifici è la sigaretta, e non il caffè che i fumatori prendono volentieri per gratificazione psicologica durante l’intervallo di lavoro e per un aspetto fisiologico: nel fumatore l’emivita della caffeina è dimezzata rispetto al non fumatore e quindi c’è bisogno di una maggior quantità di caffè per apprezzarne le doti. Si è smentito che il caffè faccia male al fegato, anzi lo proteggerebbe anche dalla cirrosi sia di origine alcolica sia di origine virale, come hanno dimostrato due studi, uno californiano e l’altro giapponese. Si è riportato che le sostanze contenute nel caffè sono in grado di ridurre la produzione di molecole, da parte dei muscoli, che scatenano il dolore. Si è infine confermato che la caffeina è uno stimolante blando, agisce solo se ce n’è bisogno: può tenere sveglio tutta notte chi l’assume dopo le cinque del pomeriggio, come può avere un effetto rilassante, gratificante, quindi favorire il sonno di chi lo assume dopo cena: non siamo tutti eguali. Insomma, qualche tazzina di buon caffè non fa assolutamente male, anzi ci aiuta a vivere meglio, a darci quel giusto tono che serve e quando serve.
CORRIERE ROMAGNA
Il profumo del vino.
 

SAN PATRIGNANO - Un fine corso tra degustazioni e vini pregiati. Si è svolta sabato mattina, nella suggestiva cornice dei locali della cantina nuova di San Patrignano, la degustazione conclusiva del corso di 1° livello per sommelier“Sapere e sapori di vino”, organizzato dall’Unione italiana ciechi, finanziato dalla Provincia di Rimini e che ha visto la partecipazione di 15 persone tra vedenti e non vedenti.Ad essere sottoposti al palato dei 15 neoesperti sono stati l’Aulente ed il Noi, due vini prodotti con uve pregiate della tenuta di San Patrignano, serviti con una selezione di prodotti tipici locali: il salame del moro di Romagna, la caciotta fresca del caseificio di San Patrignano e il pecorino stagionato. I sommelier, che nel corso della mattinata hanno ricevuto il diploma di fine corso, sono stati accompagnati alla scoperta della Barricaia, con la voce narrante di Luca, uno dei ragazzi ospiti di San Patrignano, che ha descritto con cura e precisione la poesia ed il fascino dei luoghi, rendendo visibile a tutti i presenti tali bellezze. La manifestazione, poi, è stata curata nei minimi dettagli dai ragazzi del neonato Settore ospitalità del centro. E come ha spiegato Monica Sandri, la mattinata ha rappresentato solo la chiusura di un primo capitolo, in attesa che l’Unione ciechi organizzi altri corsi di 2° e 3° livello per sommelier, com’è nelle intenzioni.

IL TEMPO
La vita in un bicchiere di vino
 
SERATE inconsuete, da oggi al 9 luglio, al Teatro Belli con lo spettacolo «Vino dentro», adattamento scenico realizzato e interpretato da Antonio Caldonazzi, tratto dal romanzo omonimo di Fabio Marcotto. Prima della rappresentazione verrà offerta al pubblico una degustazione di vino bianco del Trentino per entrare meglio nello spirito di questo viaggio in un’ossessione nata per caso e divenuta ragione d’esistere. Consigliato agli appassionati di vino e raccomandato agli astemi, il monologo è un percorso interiore nell’esperienza di Mariano Cuttin, anonimo impiegato di banca di Trento che ha un incontro fatale con un bicchiere di Sauvignon. Intrappolato nella routine quotidiana e incapace di concretizzare le sue forti emozioni, viene sfidato da un amico a riconoscere l’erba aromatica di un vino pregiato. Annusa, assaggia e dichiara: ortica. È il momento che muterà il corso della sua vita. Capisce infatti che la sua passione può essere l’enologia. Nel suo mondo entrano odori, sentori, aromi e sapori impalpabili. Studia, frequenta i corsi necessari e gira l’Europa per degustare i vini più rari. Finirà per licenziarsi dalla banca e diventare un wine writer di fama internazionale. Ma perderà la moglie e dovrà subire un trapianto di fegato. (*) Caldonazzi racconta la storia cimentandosi con virtuosismi lessicali e linguistici, arrivando a coniare una scrittura e un’espressività a dimensione di bottiglia. Teatro Belli Piazza Sant’Apollonia 11/a Info: 06/5894875 Fino al 9 luglio.

LA STAMPA Nell’Alessandrino si torna a parlare di eno cardiologia Incidente e un tasso alcolico record  

Picchia la moglie: denunciato    
IL TIRRENO
centro storico assediato da spacciatori e ubriachi




Martedì, 05 Luglio 2005
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