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Notizie brevi 10/09/2012

Il bicchiere della staffa da un milione di dollari

Il bar del ristorante "Husk"

Quanto può costare il bicchiere della staffa? Più di un milione di dollari. A pagare potrebbe essere il datore di lavoro di un sommelier. Succede negli Stati Uniti, a Charleston, nella Carolina del Sud, al ristorante Husk, classificato dalla rivista Bon Appetit come il migliore degli Stati Uniti nel 2011 e compreso nella lista dei 101 migliori posti per mangiare nel mondo secondo Newsweek del mese scorso.

Il bicchiere della staffa è quel rito che si ripete in molti luoghi di lavoro di tutto il mondo. Alla fine della giornata i colleghi si concedono un bicchiere di vino o una birra prima di andare a letto. Così è successo per Adamo Burnell, 32 anni, sommelier all’Husk. Guidando con la sua Audi verso casa ha urtato una Mustang, che è finita contro un muro incendiandosi. Il guidatore, Quentin Miller, 32 anni, è morto. Il tasso alcolemico del sommelier era di 0,24, tre volte il limite di legge della Carolina del Sud (l’Italia è molto più tollerante, il limite  è 0,5).

La famiglia della vittima ha fatto causa al ristorante, accusandolo di permettere ai dipendenti di bere in servizio. Il presidente della società che gestisce il locale si è difeso:  ”Dal 1991 ho severamente vietato di bere ai dipendenti nel posto di lavoro, 24 ore su 24, sette giorni alla settimana. Abbiamo anche installato telecamere per far rispettare il divieto”. Ma l’avvocato dei Miller ha raccolto testimonianze che dimostrano il contrario. Camerieri e sommelier assaggiano vino durante il servizio e si rilassano con qualche drink al bar dopo l’orario di lavoro. La compagnia assicurativa del ristorante ha proposto di chiudere la causa con un risarcimento di  di 1,1 milioni di dollari. Non è bastato.

Il processo seguirà quindi il suo corso, ma intanto negli Stati Uniti si è aperto un dibattito, come riporta Usa Today, sulle regole da seguire per i patron dei ristoranti riguardo ai bicchieri della staffa e all’alcol durante i turni lavorativi dei dipendenti. L’idea prevalente è che d’ora in poi ci sarà una sorta di tolleranza zero: “Dicono che esageriamo a non far bere i dipendenti – argomenta Karalee Nielsen, a capo di sette ristoranti a Charleston – ma se pretendiamo che le banche siano alcol-free, perché si dovrebbe fare una eccezione per i ristoranti?”.

Viene da chiedersi: ma il divieto totale ai dipendenti di sorseggiare un bicchiere potrebbe mai avere possibilità di successo in un ristorante italiano?

 

 

da corriere.it

Lunedì, 10 Settembre 2012
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