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Notizie brevi 11/09/2012

LE INDAGINI
Morosini, tre indagati per omicidio colposo

Gli indagati sono il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini, quello del Pescara Ernesto Sabatini, e il medico del 118 Vito Molfese
(Nota ASAPS: ma come? All'inizio tutte le responsabilità non erano cadute addosso all'ufficiale della Polizia Municipale che aveva lasciato la macchina nei pressi dell'ingresso in campo? Ah quindi ci voleva un defibrillatore e doveva essere usato subito lì sul campo!?)

Foto di repertorio dalla rete

Sono tre gli indagati per omicidio colposo nell'inchiesta della Procura di Pescara sulla morte avvenuta a 25 anni del giocatore del Livorno Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile scorso allo stadio «Adriatico - Cornacchia» a seguito di un malore avuto durante la partita di calcio Pescara - Livorno in serie B. Morosini, ha accertato la perizia richiesta dalla procura di Pescara, ha perso la vita a causa di una cardiomiopatia aritmiogena.

Gli indagati sono il medico sociale del Livorno Manlio Porcellini,quello del Pescara Ernesto Sabatini, e il medico del 118 in servizio quel giorno allo stadio, Vito Molfese. Nel mirino dell'accusa il mancato utilizzo del defibrillatore. L'inchiesta è coordinata dal pm Valentina D'Agostino

La necessità di aprire il registro degli indagati deriva proprio da quella perizia, firmata dal professor Cristian D'Ovidio, dell'università di Chieti, ingaggiato dal sostituto procuratore Valentina D'Agostino. D’Ovidio ha scritto, in oltre 200 pagine in merito al decesso di Piermario Morosini, che la cardiomiopatia aritmiogena si era manifestata con una «fibrillazione ventricolare», concludendo che il defibrillatore andava assolutamente usato. Esattamente la stessa tesi sostenuta da Cristina Basso, dell’Università di Padova, consulente della famiglia del calciatore bergamasco.

Resta fuori dall'inchiesta, com'era prevedibile, il primario dell'unità cardiocoronarica dell'ospedale di Pescara:
il 14 aprile era sugli spalti dello stadio adriatico e, vedendo il calciatore crollare sul campo, aveva raggiunto trafelato il rettangolo verde, per tentare di supportare i colleghi. Ma non aveva responsabilità dirette sulle pratiche di soccorso da applicare in quei minuti drammatici.

 

da corriere.it

Martedì, 11 Settembre 2012
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