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Articoli 02/08/2004

Le basi del soccorso: tecniche di rianimazione cardiorespiratoria

Le basi del soccorso:
tecniche di rianimazione
cardiorespiratoria

a cura di di Antonia Liaci *

Oramai quasi quotidianamente la cronaca ci dà notizia di persone investite dalle cosiddette “auto o moto pirata”, i cui conducenti non si fermano a prestare la dovuta assistenza. Il nostro Codice Penale annovera l’omissione di soccorso nei “delitti contro la persona”; ma il soccorso di un individuo ferito, o comunque in pericolo, è prima di tutto un nostro obbligo morale.
Incidenti domestici, sportivi, sui luoghi di lavoro, oltre che sulla strada, malattie acute o croniche che colpiscono organi vitali possono condurre alla morte improvvisa.
In questi casi, la conoscenza di semplici manovre rianimatorie che sostengono e possono ripristinare le funzioni vitali, e che chiunque è in grado di porre in atto, in attesa dei tempi tecnici di arrivo dei mezzi di soccorso, si può rivelare il presupposto essenziale per la sopravvivenza. Il nostro organismo vive grazie all’ossigenazione dei tessuti, in particolare di quello cerebrale. Il cervello è, infatti, sensibilissimo all’ipossia o all’anossia, ed è in grado di resistere alla carenza di ossigeno normalmente solo 3-4 minuti. L’ossigenazione dei tessuti è garantita dal funzionamento di due apparati: l’apparato cardiocircolatorio, che permette all’ossigeno trasportato dal sangue di raggiungere i tessuti; e l’apparato respiratorio, che, a livello dei polmoni, permette al sangue di ossigenarsi. E’ indispensabile, quindi, saper riconoscere in pochi secondi le condizioni di arresto cardiaco e di arresto respiratorio. Il primo approccio ad un ferito è la valutazione dello stato di coscienza (la capacità di rispondere agli stimoli tattili e verbali); poi, si deve subito porre la vittima in posizione anti-shock, cioè con gli arti inferiori sollevati, in modo che una maggiore quantità di sangue affluisca al cuore ed al cervello. Se è in atto un’imponente emorragia esterna, bisogna bloccarla con una compressione diretta sul punto interessato dalla lesione. E’ importante ricordare che nel caso di traumi in cui si sospetti una frattura della colonna vertebrale, devono essere effettuate solo manovre che consentano di tenere sempre in asse ed allineati tutti i segmenti corporei, evitando assolutamente i movimenti di torsione, flessione ed estensione della colonna, per non causare lesioni del midollo spinale. In questi casi, la vittima deve essere spostata solo per situazioni di immediato pericolo di vita (es.: rischio di incendio, di crollo). Nel soggetto privo di coscienza bisogna verificare la presenza dell’ attività respiratoria: accostandosi alla bocca o al naso si può apprezzare il flusso dell’aria che esce, ma il metodo più sicuro è quello di controllare visivamente la presenza dei movimenti respiratori del torace. Se questi movimenti sono assenti, dopo aver eliminato con un dito dalla bocca della vittima, posta su un fianco, eventuali corpi estranei (cibo, vomito, sangue, ecc.), occorre iniziare immediatamente la manovra di respirazione bocca – bocca.
Si pone la vittima supina; le si estende la testa, mettendo una mano sotto il collo, e spingendo indietro la fronte con l’altra mano (non in caso di trauma); quindi si solleva la mandibola, in modo da spostare la lingua, che nel soggetto incosciente perde il tono muscolare e cade in basso, occludendo le vie aeree. Si chiude il naso pinzandolo con le dita; si colloca la propria bocca a stretto contatto con quella della vittima e, dopo avere inspirato profondamente, si insuffla l’aria, controllando che il torace della vittima si espanda. Questa manovra deve essere ripetuta 14-15 volte in un minuto. E’ necessario insufflare l’aria lentamente per evitare il rigonfiamento dello stomaco. La respirazione bocca-bocca può essere sostituita da quella bocca- naso, nei soggetti in cui è impossibile ventilare attraverso la bocca; da quella bocca- boccanaso, nei bambini; da quella con mezzi ausiliari come il pallone di Ambu, il Life-way, le maschere tascabili, che consentono di evitare il diretto contatto con la bocca della vittima, e quindi la trasmissione di malattie infettive.
L’arresto cardiaco si valuta, invece, apprezzando la presenza dei grossi polsi arteriosi.
Si deve ricercare per 10 secondi il “polso carotideo”, facendo scivolare le dita lateralmente sul collo esteso, fino a localizzare con i polpastrelli, tra la laringe ed i muscoli del collo, la pulsazione dell’arteria; oppure il “polso femorale”, nella piega dell’inguine. Se il battito cardiaco non viene apprezzato, occorre iniziare immediatamente il massaggio cardiaco. In ginocchio di lato alla vittima, supina su una superficie rigida (es. pavimento), si pone sul terzo inferiore dello sterno l’estremità del palmo della mano con le dita sollevate; sovrapponendo l’altra mano, a braccia distese, si esercita una compressione ritmica sul torace, in modo da abbassarlo di 4-5 cm. , per schiacciare il cuore contro la parete posteriore rigida. Si rilascia, quindi, la compressione in modo che il torace ritorni elasticamente alla sua posizione di partenza. Questa manovra va ripetuta almeno 60 volte in un minuto.
Se la rianimazione è effettuata da un solo soccorritore, questi deve operare 15 compressioni cardiache e 2 consecutive insufflazioni di aria nelle vie aeree; se, invece, viene praticata da due soccorritori, il rapporto tra compressioni cardiache e manovre respiratorie deve essere di 5 a 1.
Dopo ogni ciclo di circa 1 minuto di rianimazione, il soccorritore deve controllare la ripresa del battito cardiaco e della respirazione spontanea.
E’ fondamentale non interrompere la rianimazione fino al ripristino di queste due funzioni vitali, o prima di giungere presso idonee strutture sanitarie.

* Medico Capo della Polizia di Stato
Ufficio Sanitario - Questura di Ragusa
.

 


a cura di di Antonia Liaci

da "Il Centauro" n.88
Lunedì, 02 Agosto 2004
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