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Rassegna stampa alcol e guida del 14 giugno 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


GIORNALE DI BRESCIA

Rito abbreviato in ottobre per l’albanese che ammazzò a coltellate la sua bimba di soli 5 mesi

Uccise la figlia: chiede lo scont

Per gli psichiatri è seminfermo di mente

Alberto Pellegrini

Gli psichiatri sono tutti sostanzialmente d’accordo: quel papà che il 2 novembre 2004 uccise a coltellate la propria figlia di 5 mesi è seminfermo di mente. Tutti gli esperti che hanno visitato Bashkim Elezi si sono trovati d’accordo nell’affermare che il trentunenne albanese è affetto da precisi disturbi psichiatrici, aggravati dallo stile di vita e dagli abusi di alcol, che hanno fatto scemare grandemente la sua capacità di volere. E allora lui, imputato di un omicidio da ergastolo, perchè aggravato dai futili motivi e dal rapporto di stretta parentela con la vittima, ha chiesto ieri di essere processato con il rito abbreviato. I suoi difensori, gli avvocati Giorgia Ianni e Sabrina Baglioni, hanno scelto questa strada anche contando sulla concessione della seminfermità che è assai probabile e da sola potrebbe evitare il carcere a vita a Bashkim Elezi. Il giudice Lorenzo Banini ha così fissato per il prossimo 24 ottobre il processo a Bashkim Elezi. Quel giorno verrà processato per favoreggiamento anche Kujtim Toci, altro albanese vicino di casa di Elezi, che è accusato di aver aiutato il connazionale a depistare le indagini e a nascondere l’omicidio facendolo passare per un incidente. Anche il fratello di Bashkim Elezi era finito nel registro degli indagati per favoreggiamento, ma la sua posizione è stata archiviata. Bashkim Elezi uccise la figlia Cristina, che aveva solo cinque mesi, il 2 novembre 2004 nella casa al quarto piano di via del Carmine dove Bashkim viveva da qualche mese con la sua compagna Janina Kostogryz, ucraina di 29 anni e la figlioletta. La vita della coppia di immigrati non era mai stata tranquilla. I vicini di casa, dopo il terribile delitto, raccontarono di frequenti litigi, anche molto violenti. Ma quella sera di novembre accadde qualcosa di inspiegabile, di folle, che trasformò in orrore un banale litigio. Banalissimo il motivo del litigio: pare che Bashkim Elezi abbia perso la testa solo perchè la cena non era pronta all’ora stabilita. Iniziò così un alterco tra l’albanese e la sua compagna ucraina e ad un certo punto l’uomo divenne sempre più aggressivo e iniziò a mostrare chiaramente che intendeva sfogare non tanto sulla donna, ma sulla bambina, la sua rabbia incontenibile. Il fratello di Bashkim, resosi conto della situazione, intervenne e riuscì a prendere la piccola e a portarla nel suo appartamento, proprio accanto al teatro del litigio. Ma il padre ormai non ragionava più: inseguì il fratello impugnando un coltello da cucina, sfondò la porta che era stata chiusa, si avventò sulla bambina e la colpì con un solo terribile fendente al torace. Poi Bashkim tentò di nascondere l’omicidio e si fece aiutare dal fratello, dalla sua stessa compagna e madre della piccola vittima e pare anche da un vicino di casa. Contemporaneamente chiamarono aiuto e la piccola venne portata all’Ospedale civile con un’ambulanza dove però giunse ormai morta. Il padre, i testimoni e in un primo momento anche la madre della piccola raccontarono che Cristina era caduta dal tavolo andando a battere il petto proprio su alcune bottiglie di birra vuote: una di queste, rompendosi aveva trafitto il corpicino. Ma tutto sembrava smentire questo racconto e infatti poco dopo la madre della piccola, in lacrime, raccontò la verità sul terribile omicidio.

CORRIERE DELLA SERA

L’AGGRESSIONE A.R., albanese di 27 anni, ubriaco, si Ö

L’AGGRESSIONE

 

A.R., albanese di 27 anni, ubriaco, si avvicina al gruppo di amici che parla sotto i portici. Mostra un coltello. I ragazzi non reagiscono e cercano di calmarlo. L’albanese estrae il coltello e si avventa contro il festeggiato. Ma colpisce Rosario. Il fendente lacera la parete del cuore e l’aorta.

 

L’APPELLO

 

La moglie di Rosario, Stefania di 27 anni, lancia un appello al ministro della Giustizia, Roberto Castelli. La donna chiede a Castelli di portare avanti la riforma bloccata in Parlamento sull’abolizione del tribunale dei Minori. Assieme alla famiglia di Rosario e agli amici, invoca maggiori restrizioni nei confronti degli immigrati, soprattutto albanesi, e la certezza che l’aggressore del marito riceva una condanna adeguata alla gravità del reato commesso.

 

CORRIERE DELLA SERA

"Basta permessi agli extracomunitari violenti"

Milano, la moglie di un giovane accoltellato da un albanese si appella al governo: mio marito sta morendo, vogliamo più sicurezza

 

CORMANO (Milano) - "Ministro Castelli, non so se lei abbia dei figli. Non lo so. Ma lei adesso deve sensibilizzare tutti i politici. Voglio che vada avanti con la sua battaglia per fermare l’immigrazione dei violenti. Ogni essere umano ha il diritto di vivere. Nessuno ha il diritto, né il potere di togliere la vita a un altro". Non c’è nessuna intenzione di rinfocolare sentimenti di razzismo nelle parole di Stefania C., 27 anni. A casa dei genitori del marito, Rosario F., il giovane di 24 anni accoltellato venerdì notte a Cormano da un albanese ubriaco, il razzismo sanno bene cos’è. Famiglia calabrese emigrata in provincia di Milano nel ’59, l’hanno provato sulla loro pelle. Ma era un razzismo di altro stampo. "Lavoravo con bergamaschi e comaschi. Alla fine tutto si risolveva in una battuta: te se un terun simpatico", ricorda il capofamiglia, Luigi, 59 anni, una vita spesa a fare il fabbro. Mestiere poi trasmesso a Rosario. Tempi difficili allora. C’era più rispetto, però. Rosario non è un razzista. Nel quartiere di case popolari dove è nato e cresciuto, lo conoscono tutti ed è amico di tutti. Anche di cingalesi e senegalesi. Anche degli albanesi. Ma A.R., 27 anni, era ubriaco e arrabbiato.
Lui ha cercato di calmarlo parlando. L’altro lo ha ridotto in fin di vita con un fendente che gli ha lacerato il cuore e lesionato l’aorta. Ha subito un intervento di cinque ore. Prima dell’operazione è finito in arresto cardiaco due volte. I medici del San Raffaele non si pronunciano. I famigliari sperano almeno che si salvi. Come ne uscirà, è tutto da vedere. Per questo Stefania lancia un appello al ministro della Giustizia. "Le chiediamo di lottare, come sta lottando Rosario, per ottenere l’approvazione della riforma da Lei portata avanti. Non è umanamente accettabile che in due giorni ci siano stati un omicidio e un tentato omicidio, entrambi causati da albanesi. Se non accettano di convivere civilmente, allora non possono neanche partecipare alla vita sociale del nostro Paese". Vorrebbe incontrarlo di persona, Roberto Castelli. Raccontargli cosa ha provato venerdì notte, quando ha visto il suo giovane sposo indietreggiare di tre passi, la mano destra stretta sul petto. Poi a terra, in mezzo al sangue.
Vorrebbe anche dire al ministro che è stato un altro albanese, un amico di Rosario, ad aiutare i carabinieri a rintracciare l’aggressore. "Sa che cosa ha detto agli amici di Rosario, quando è stato preso sotto casa? Non vi preoccupate, tanto quando esco faccio i conto anche con voi". Adesso A.R. è in carcere a Monza con l’accusa di tentato omicidio. "Il fermo è stato convalidato e le indagini proseguono", si limita a dire il pm del tribunale di Milano, Gianluca Bragò. L’aggressore era già noto alle forze dell’ordine per risse e porto abusivo d’armi. Era stato espulso dall’Italia, ma il decreto era stato sospeso per la nascita della figlia ed era in libertà vigilata. "Andava in giro con altri due coltelli", dicono gli avventori del bar gelateria di piazza Pertini, dove Rosario aveva appena festeggiato le prossime nozze di un ragazzo della compagnia che frequentava.
"La nostra speranza è che tutto si risolva nel migliore dei modi e che Rosario tiri fuori le forze per lottare. Per me e per suo figlio, che oggi (ieri per chi legge , ndr) ha compiuto un anno", aggiunge Stefania.

 

Ruggiero Corcella

 

CORRIERE DELLA SERA (Lombardia)

Lite tra immigrati per una sigaretta, muore marocchino

MANTOVA - Una lite per una sigaretta in un’ex fabbrica, dormitorio per immigrati, è finita con la morte di un 45enne marocchino, Ahmed Bidah. Il cadavere è stato trovato nella ex Comapre, azienda di prefabbricati chiusa da anni, a Pozzolo di Marmirolo, fra le province di Mantova e Verona. Sul corpo dell’uomo diverse ecchimosi e contusioni, che fanno pensare a una colluttazione. L’autopsia ha stabilito che Bidah, che nella notte, ubriaco, aveva aggredito a bastonate tre connazionali per farsi consegnare delle sigarette, è morto subito dopo per un’edema polmonare acuto. Uno dei tre marocchini coinvolti nella lite è stato rintracciato e interrogato dai carabinieri. Nella zona da tempo ci sono polemiche per le condizioni in cui viene lasciata la fabbrica dimessa.

ASAPS.IT

Viterbo, ubriaco al volante investe 4 carabinieri che stavano effettuando un altro etilometro

(ASAPS) VITERBO ñ Ubriaco, così tanto da non vedere una gazzella dei carabinieri, appena fermatasi sul ciglio della strada per prestare rinforzo ad un’altra pattuglie dell’arma, impegnata nel ritiro di una patente ad un automobilista sorpreso a guidare in stato di ebbrezza. Sembra il festival delle coincidenze, ma è tutto vero: è il copione della serata di Santa Marinella, nel viterbese, lungo la via aurelia. Qui, nella notte tra domenica e lunedì, una pattuglia aveva fermato un’auto che procedeva a zigzag. I militari hanno approntato l’etilometro, che ha fatto segnare un valore più altro del consentito. La denuncia è immediatamente scattata, ma alcuni problemi sorti sul posto avevano indotto il 112 ad inviare sul posto una seconda autoradio. Proprio subito dopo l’arrivo, il piccolo contingente di militari è stato centrato in pieno da un’altra auto, che ha tamponato violentemente la Alfa di servizio, che a loro volta hanno travolto i militari. Sono allora intervenuti i colleghi della Polizia Stradale, che hanno effettuato i rilievi e che hanno denunciato l’investitore, anch’esso ubriaco. I militari sono stati ricoverati al San Paolo (ASAPS).

ENOPRESS.IT

QUANDO BASTA UN GOCCIO PER ROMPERE IL GHIACCIO

 

Una campagna pubblicitaria nella quale è protagonista l’ormone: e quanto accade nel filmato realizzato dall’agenzia Publicis, così come la racconta un recente Hot Spot del CorrierEconomia a firma di Aldo Grasso, per il rilancio del drink Artic, in onda in queste settimane sulle principali reti televisive nazionali.
L’idea creativa è perfettamente coerente con l’immagine storicamente depositata attorno al marchio Artic, che ha giocato per lo più sulla provocazione, sulla malizia, sugli espliciti, seppur sempre ironici, riferimenti sessuali. Dunque l’ormone,che prende la forma visiva di uno strano gel di colore rosino.La campagna, dal titolo Hormones, ruota attorno ad un racconto semplice e del tutto elementare, una di quelle ’situazioni tipiche’ che riguardano il target d’elezione della bevanda.
L’idea è che Artic rompa il ghiaccio e, letteralmente, liberi l’ormone. è questo ciò che succede al protagonista dello spot, un ragazzo come tanti che si trova a sorseggiare il drink in un locale notturno; quando il nostro si accorge di una ragazza che lo fissa con insistenza, ecco visualizzarsi la sua ’reazione ormonale’. Bastano infatti un paio di sguardi pieni di promesse da parte della ragazza per fargli nascere, sotto la camicia, un blob rosa e gelatinoso, che fuoriesce dal suo corpo.

 

Che subito prende vita, si moltiplica continuamente e interagisce con le persone e l’ambiente circostante degli avventori del locale. Sull’immagine del ragazzo circondato da centinaia di blob rosa appare, come una sorta di manifesto politico, la scritta in sovraimpressione: ’Siamo per l’ormone libero’. Il filmato si chiude sul payoff storico: Artic rompe il ghiaccio (*)
. Agenzia: Publicis; Direzione creativa: Alasdhair Macgregor-Hastie, Renzo Mati, Elisa Stangalini, Michela Talamona
Casa di Produzione: Mercurio cinematografica; Regista: Paolo Monico. agrasso@rcs. it - Enopress On-line

 

 

 

(*) Nota: in Italia non è consentito negli spot pubblicitari associare alcol e successo sessuale.

 

LA REPUBBLICA
Solo qualche giorno era stato denunciato per percosse
a un’amica dell’ex-fidanzata.
Una vita segnata dall’alcolismo
Ancora guai per George Best
molestie sessuali a una tredicenne
Rilasciato su cauzione, l’ex-campione del Manchester nega

 

LONDRA - Una vita spericolata che non si smentisce nemmeno a sessant’anni. Questa volta, però, l’accusa per George Best è grave: è stato arrestato per molestie sessuali a una ragazzina di 13 anni. L’ultimo di una serie di guai per un uomo sublime sul campo di calcio, ma che nella vita non ha saputo cedere alle tentazioni della bottiglia.

 

L’ex stella del Manchester United degli anni ’60 è finito in cella giovedì scorso nel Surrey, a sud-ovest di Londra, con l’accusa di atti di libidine su una ragazzina sotto i 13 anni. Lo ha annunciato oggi la polizia britannica, che lo ha rilasciato su cauzione.

 

I presunti abusi, ha dichiarato un agente, sarebbero stati commessi il mese scorso nella casa della giovane vittima. "Best nega assolutamente che ciò sia avvenuto - dice una fonte vicina all’ex-calciatore - L’accusa di abusi su una bambina ha distrutto Gorgeî.

 

Una vita spericolata. "Almeno metà dei soldi che ho guadagnato in carriera li ho spesi per alcool e donne: l’altra metà li ho sperperati", disse una volta George Best. Una frase-simbolo di uno stile di vita senza freni. Solo qualche giorno fa, l’ex-stella del Manchester era stato denunciato per percosse da un’amica della sua ex-compagna. Lei non voleva farlo entrare in casa e così, ubriaco, lui non ha esitato ad alzare le mani. Arrestato e rilasciato, anche in quell’occasione Best ha negato qualsiasi accusa.

 

Il quinto Beatle. Nato a Belfast (Irlanda del Nord) nel 1946, diviene ben presto uno dei più grandi attaccanti di tutti i tempi. Un protagonista non solo nel mondo calcistico. Una volta, all’aeroporto, al ritorno da una partita, mette in testa un sombrero, e manda in visibilio le fan. Da questo episodio nasce la fama di Best come "icona pop": presto viene soprannominato il "quinto Beatle". Una carriera folgorante che termina, però, con molto anticipo. Dopo aver segnato 136 gol con il Manchester United e aver vinto il Pallone d’oro, comincia la parabola discendente. Dopo il ritiro, il rapporto con la bottiglia diventa sempre più problematico, tanto che nel 2002 gli viene trapiantato il fegato. "Fossi stato meno bello, di Pelè non si sarebbe nemmeno parlato", disse tempo fa con lucida auto-ironia.

 

L’UNIONE SARDA Gallura

La Maddalena. Una piccola partita non pagata dalla vittima

La droga all’origine del delitto

Adriano Morello è morto nel modo peggiore: massacrato con una spranga di ferro davanti al cortile del liceo Garibaldi, in una fredda notte d’inverno. Lui, che per anni aveva avuto come compagna l’eroina della quale era riuscito a liberarsi con non poca fatica, era rientrato nell’isola dopo un periodo trascorso in Germania a lavorare in una pizzeria. Come capitato ad altri prima, anche Adriano era finito nello stesso giro dal quale era uscito. Un classico. Dicevano, subito dopo che il suo corpo agonizzante era stato portato al pronto soccorso, che all’origine del suo tragico epilogo, ci fosse stata una discussione tra Adriano e il suo amico Mario Fresu. Entrambi, poco prima della mezzanotte del 3 febbraio dello scorso anno, avevano bevuto qualche birra insieme ad altri ragazzi maddalenini, altri border line alle prese con le loro particolari esigenze quotidiane. Quindi, chiuso il bar, tutti si erano incamminati verso il cortile della scuola, da sempre ritrovo notturno dei tossici. Qui, stando alla ricostruzione dei carabinieri, erano rimasti i soli Morello e Fresu. Qualcuno li aveva sentiti urlare, lo aveva anche raccontato agli investigatori. I due amici discutevano animatamente di soldi che il primo doveva all’altro per un po’ di droga. Anche il resto della compagnia era tornato sui propri passi per cercare di capire cosa stesse accadendo. Ma era troppo tardi. Adriano Morello era a terra sotto un albero, con il volto sfigurato e completamente insanguinato. Fresu aveva chiamato il 118 dal suo cellulare e aveva accompagnato l’amico in ospedale dove i medici non hanno potuto far niente per salvarlo. (a.b.)

CORRIERE ADRIATICO

ìL’atto vandalico non resti impunitoî

I cittadini dopo il raid notturno: ìNon può essere considerato una bravataî

 

FOSSOMBRONE - Il raid notturno che tutto ha distrutto in corso Garibaldi non può essere considerato alla stessa maniera di una bravata. Né deve rimanere impunito.

 

I commenti e le richieste precise della gente non lasciano spazio a dubbi di alcun genere.

 

Primo punto: il Comune si deve premurare, se non lo ha già fatto, a tessere un rapporto stretto in termini di collaborazione con il comando locale dei carabinieri. I quali sono intervenuti con una pattuglia da Saltara perché chiamati da un cittadino. allarmato. Gli organi comunali preposti avranno già segnalato quanto è successo. Non si sa se abbiano provveduto anche a sporgere regolare denuncia contro ignoti. I quali, per essere espliciti, stando almeno ai "si dice" tali non potrebbero essere del tutto.

 

C’è chi ha visto e ancor più perché potrebbe aver registrato alcune scene della distruzione la telecamera di un istituto di credito. Nessuno vuole che si attivi una spedizione punitiva - si commenta a vive voce - ma se si continua a far finta di nulla le cose andranno sempre peggio.

 

La dimostrazione si è avuto a più riprese: le bottiglie di vetro lanciate nella piazza dell’ex mercato coperto, la prima mandata dei globi illuminanti infranti sotto il loggiato detto dei ricchi, l’attacco violentissimo esteso anche al loggiato detto dei poveri. Al punto che sono scomparsi tutti. Dopo decenni di onorato servizio. Per quanto vecchi svolgevano ancora la loro funzione in attesa di migliorie per ora non programmate. Quantomeno in tempi brevi.

 

Un’altra considerazione importante: occorre fare molta attenzione perché il cancello d’ingresso al cimitero non resti aperto la notte. Forse la chiusura automatica non funziona sempre alla perfezione. Si osserverà che se fatti poco piacevoli accadono all’interno del luogo sacro le responsabilità non possono essere solo di un cancello che rimane aperto per un disguido tecnico.

 

Bisogna in tutti i modi evitare che si verifichino fatti che lasciano supporre un calo di attenzione. Effetti deleteri dell’alcol: è quasi abitudine trovare lungo corso Garibaldi o nei luoghi in cui avvengono certe bravate numerose bottiglie di birra vuote. Se è vero che si tratta di protagonisti giovanissimi, se non addirittura minorenni, in che modo entrano in possesso di così massicce dosi di birra o di liquori?Tutto questo per dire - sottolineano da più parti cittadini delle più diverse estrazioni sociali - che nulla succede a caso e che non è buona cosa sottostare ad una sorta di accettazione passiva di eventi sempre meno piacevoli. Ci sono possibilità per imparare tutto. Fino a sapere i nomi di tutti i ragazzi che non possono essere lasciati a se stessi. ROBERTO GIUNGI

 

IL GIORNALE DI VICENZA

Una minorenne colta da malore è stata trasportata con un’ambulanza al pronto soccorso

Troppo alcol, ragazza all’ospedale

Nei fine settimana molti giovani eccedono con le bevande

(m. b.) Continuano gli episodi allarmanti legati al comportamento dei giovani che, nel fine settimana, frequentano le birrerie del Rosatese. Nella notte fra venerdì e sabato, si è registrata la violenza contro un giovane da parte di altre persone, nella zona di via Garibaldi, dove si affacciano due locali pubblici presi d’assalto nelle ore notturne. Una discussione, nata per futili motivi, è diventata motivo di violenza. A farne le spese, un giovane picchiato selvaggiamente con la cintura che gli era stata tolta dai pantaloni. Sull’episodio stanno indagando gli uomini del commissariato.
Nella notte fra sabato e domenica, sempre nella stessa zona dove si affacciano due birrerie, gli abitanti del quartiere Cremona hanno dovuto far intervenire un’ambulanza dall’ospedale di Bassano. Una minorenne, residente a Galliera, dopo le numerose bevute, presentava gravi segni di malessere che hanno allarmato gli abitanti della zona. Presentava evidenti segni di ubriachezza.
La gente del quartiere è stanca. I locali pubblici chiudono alle 3 ed giovani, in preda ai fumi dell’alcol, sostano in maniera rumorosa fino alle 4 del mattino. Nel frattempo continua l’azione di controllo da parte della polizia locale. In quartiere Cremona, sono state sottoposti a sequestro amministrativo due ciclomotori. I conducenti, minorenni, trasportavano una seconda persona sullo stesso mezzo. è stata sequestrata la carta di circolazione di un’auto per mancata revisione.

LA PROVINCIA DI LECCO

Distrutti nella notte tavoli, panche, cartelli e cestini: danni per un migliaio di euro

Vandali scatenati nella riserva di Sartirana

Atti vandalici, ancora una volta, al lago di Sartirana. Ignoti, probabilmente ragazzi, nella notte tra sabato e domenica hanno assaltato la zona utilizzata dai gitanti per i pic-nic, sfogando la loro rabbia su panche, tavolini, cartelli e cestini. Alla fine, dopo chissà quanti minuti folle devastazione, i danni si contano in centinaia di euro, forse addirittura un migliaio. La notizia dell’ennesimo raid vandalico si è sparsa in città nella tarda serata di ieri, anche se, secondo una ricostruzione plausibile, tutto dovrebbe essere avvenuto nella notte tra sabato e domenica, oppure in quella tra domenica e lunedì. Nei pressi della foce del lago sono infatti stati ritrovati i resti di un piccolo banchetto: una decina di bottigliette vuote di birra e cartoni di pizza. I vandali, dopo avere banchettato, devono avere alzato un po’ troppo il gomito. è allora che, resi euforici della birra, si devono essere sfogati, esprimendo la loro rabbia contro cartelli e panchine. Un paio di cestini per l’immondizia, saldamente ancorati a terra con paletti di ferro infissi in basamenti di cemento, sono stati sollevati in aria e scaraventati in mezzo allo specchio d’acqua. Stessa sorte anche per le panchine collocate a bordo del lago, nella zona tra la foce e quella del Bagnolo. Le assi di legno sono state devastate e strappate, rendendo le sedute inservibili. Distrutti anche alcuni cartelli segnaletici, come quelli che si trovano all’entrata del lago. "è evidentemente opera di qualche mentecatto - ha commentato con estrema durezza Roberto Perego, presidente della riserva lago. - Ultimamente, fatti del genere si stanno verificando fin troppo spesso. Serve maggiore vigilanza e controlli più frequenti. Faremo in modo di organizzare retate notturne, così da cogliere in flagranza di reato i colpevoli". Un’opinione condivisa da tutti quelli che frequentano il lago e ne apprezzano le bellezze naturali e l’atmosfera da perfetto relax. In settimana, nel frattempo, sono iniziati i lavori di sistemazione della sponda del lago tra la zona della foce e quella del Bagnolo. Lavori tanto più urgenti dopo che, in settimana due portatori di handicap, in seguito alla frana di una parte del terreno, sono finiti in acqua, facendo risuonare il campanello di allarme per la sicurezza della zona. F.Alf.

L’ARENA di Verona

Era partito dal centro sgommando ed era stato fermato dai poliziotti

Ubriaco guidava spavaldo Condannato in tribunale

Il ventiseienne aveva un tasso alcolico al limite del coma etilico

Legnago. Era stato fermato dalla Polizia nel pieno centro della città perché era partito con l’automobile sgommando. Poi, una volta portato in caserma perché appariva visibilmente alterato, si è scoperto che aveva un tasso di alcool nel sangue così elevato che si trovava sulla soglia del coma etilico. Per questo G.L., un 26enne residente in via Olimpia, nel campo nomadi, è stato condannato in tribunale a Legnago per guida in stato di ebbrezza a 9 giorni di arresto, 600 euro di multa ed alla sospensione per un mese della patente. Una condanna decisa dal giudice Rosa Liistro a fronte di una richiesta più severa venuta dal pubblico ministero Giada Modena, che aveva proposto 20 giorni di arresto e 300 euro di multa, e dell’appello alla concessione delle attenuanti generiche fatto dal difensore Nicodemo Apollinare.
Stando a quanto è emerso nel processo, a G.L. è comunque andata piuttosto bene. In quei giorni del mese di ottobre 2003 in cui era stato fermato dalla Polizia aveva infatti compiuto una serie di gesta che avrebbero potuto provocargli guai peggiori. Alla richiesta degli agenti di esibire la patente aveva infatti risposto di averla smarrita, firmando per questo una denuncia, salvo poi tirarla fuori qualche ora dopo, e, non avendo ottenuto la restituzione dell’auto che gli era stata sequestrata la sera in cui era stato colto a guidarla in stato di ebbrezza, si era recato il giorno successivo al pronto soccorso dell’ospedale affermando di essere stato percosso dai poliziotti. Nonostante potessero essere ipotizzati a suo carico anche altri reati, il giovane, che peraltro ha numerosi precedenti giudiziari, ha dovuto rispondere solo per la guida in stato di ebrezza. In un processo nel corso del quale non si è mai presentato in aula. (Lu.Fi.)

CORRIERE ADRIATICO

Al bar-alimentari della Coppetella. Denunciati a piede libero

Zingari rubano casse di birra e minacciano un carabiniere

JESI - Due nomadi sui quarant’anni hanno bevuto alcolici, non hanno pagato e hanno fatto anche scorte rubando due casse di birra senza che il barista potesse opporsi, era solo. Non ha rischiato l’incolumità per due casse di birra. I due ceffi hanno caricato sulla loro auto le casse e se ne sono andati. Ma non era la loro serata fortunata quella dell’altro ieri, anche se mancava poco più di un’ora alla mezzanotte. Una pattuglia dell’Arma, infatti, pochi minuti dopo stava transitando proprio davanti al bar-alimentari della Coppetella. Il barista era sull’arco della porta a smaltire paura e rabbia. Perché non è la prima volta che nomadi prepotenti la fanno da padroni nel suo esercizio, talvolta minacciando e picchiando anche gli avventori. Ha raccontato ai militari il furto, ha descritto i due zingari e l’auto con la quale si sono allontanati. I carabinieri hanno iniziato le ricerche. Era la stessa pattuglia che nella mattinata di ieri aveva cercato e fermato uno scippatore. Anche in questo caso la caccia è stata proficua. I militari hanno visto l’auto descritta dal titolare del bar, vicino a una roulotte alla Zipa, e i due uomini che stavano caricando le casse di birra dall’auto alla roulotte. Sono Rom solitamente stanziati in Sicilia. Portati in caserma hanno fatto i duri, uno ha anche minacciato un carabiniere. Sono stati denunciati all’autorità giudiziaria e rilasciati. Dopo un’ora l’accampamento di roulotte ha smobilitato verso altri lidi, per loro più sicuri.

IL MESSAGGERO (Rieti)

L’appello ad Asl, Regione, Provincia e Comune dell’associazione culturale d’ambiente Rieti-Cittaducale

Alcool fra i ragazzi, è allarme

Rossano Bustini: "Riuniamo subito i responsabili degli enti locali"

L’ultimo tappeto di bottiglie (birra, in questo caso, un intera cassetta) che abbelliva il centro storico dopo l’ennesima sabato sera era stato îstesoî davanti ai giardini del Vignola a fianco della Prefettura. Sembrava, a passare di lì domenica mattina, una testimonianza di îraccolta differenziataî: tante bottiglie da un lato del marcipiede e il cartone dall’altro.
Del resto a 11 anni ecco i primi bicchieri, vino e birra, di solito, poi, già entro i 14, i superalcolici che magari hanno sfruttato il grimaldello dei soft drink che mischiano frutta e, appunto, bevande ad alta gradazione. Spesso, a completare il quadro, arriva anche il rinforzo delle droghe leggere, chimiche o naturali che siano percé poi per la cocaina, ormai crollata in fatto di prezzo, c’è tempo. E’ un quadro devastante quello che emerge dalle ultime ricerche sugli adolescenti italiani. E Rieti non fa eccezione, come testimoniano le cronache del finesettimana, come dimostrano le infilate di atti vandalici, in centro storico come in periferia, commessi sulle ali dell’alcool sabato.
Una situazione che preoccupa l’Associazione culturale territoriale d’ambiente Rieti-Cittaducale presieduta da Rossano Bustini.
"Non è la prima volta che la nostra associazione affronta il problema dell’alcolismo - scrive il presidente - nella provincia di Rieti ma il fatto che ci giunga segnalazione da più parti e in modo specifico dal Sert che il problema si stia diffondendo a macchia d’olio fra i nostri giovani ci spinge a tornare sul tema per coinvolgere più forze possibili".
Aveva fatto scalpore, nei mesi scorsi il drammatico resoconto, basato su una lettera portata alla luce dall’associazione Rieti-Cittaducale, delle vicende di un giovane alcolizzato sabino che faceva îdentro e fuoriî con le strutture di assistenza e di recupero.
"Abbiamo tentato nei mesi tra febbraio e aprile continua Bustini di coinvolgere la vecchia amministrazione dell’Asl tramite l’allora assessore regionale Luigi Ciaramelletti, che ringraziamo per il supporto dato, ma purtroppo senza alcun risultato essendosi l’iniziativa fermata a livello del responsabile sanitario, la dottoressa Federica Giorgi, per la concomitanza del cambio politico alla Regione. Un colloquio avuto con il coordinatore del Sert, dottor AngeloGiuliani, ci ha fatto capire che quello che prima era solo un campanello di allarme ora è una realtà conclamata. L’alcool si sta sempre più diffondendo tra i nostri giovani innescando pesanti problematiche comportamentali. Si ritiene improrogabile un impegno di tutti gli enti a cominciare dalla Asl che, a nostro parere, dovrebbe potenziare, con l’aiuto degli altri enti locali, il servizio alcologico visto l’esiguo ed insufficiente numero degli addetti sia medici che paramedici. Provincia, Comune, Regione: non ci interessa il colore politico. Tutti, indistintamente, dovrebbero dare un contributo per affrontare un problema che si è issato allo stesso livello della piaga della droga".
Ecco, infine, la proposta: "Invito i responsabili di questi enti a dare la propria disponibilita ad un incontro grazie al quale pianificare subito i primi interventi". R.R.

IL GAZZETTINO (Vicenza)

Minacce ai carabinieri Finiscono in carcere

Cogollo - (F. P.) Ubriachi minacciano i carabinieri con il collo di bottiglie rotte.

Arrestati due marocchini. Abdellatif Saadoun, 35 anni, pluripregiudicato, e Adil Mouncir, 37 anni, con regolare permesso di soggiorno, si sono resi protagonisti di una serata brava. L’episodio è incominciato sabato sera nel bar-trattori
Mercoledì, 15 Giugno 2005
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