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Articoli 26/09/2012

Francia, “il bambino a piedi”: nuova campagna per l’associazione Prevention Routière
“I bimbi non sono adulti in miniatura, fateli crescere”
Guarda il bellissimo filmato!

di Lorenzo Borselli
Foto di repertorio dalla rete


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(ASAPS) Parigi, 26 settembre 2012 – Quello che il bambino vede è tutto un altro mondo. Parte da questa semplice considerazione una sorprendente campagna dell’associazione francese La Prevention Routière, sodalizio nato nel lontano 1949 e riconosciuto ente di pubblica utilità nel 1955. Se ci si pensa, è l’uovo di colombo: tutto ciò che fa parte del sistema viario è pensato e progettato per persone adulte e normodotate, capaci di muoversi su marciapiedi stretti, disastrati, occupati da bici e scooter come da bidoni della raccolta differenziata.

 

La campagna è completa (clicca qui) e offre un ampio spettro di riflessioni e rappresenta, come al solito, l’eccezionale sensibilità di cui sono ormai dotati i nostri cugini transalpini.
La luce del semaforo è alta, lontanissima alla percezione del bambino, che deve camminare al passo del genitore e al tempo stesso affinare la sua comprensione del pericolo a un contesto che gli è smisuratamente sproporzionato.
Ma anche se il piccolo è sveglio e accompagnato, sono gli adulti a non accorgersi di lui.
Perché?
Semplice: a 7 anni, un bambino è nascosto alla visuale di un adulto, in auto come in bici, a causa della sagoma di ciò che lo circonda sulla strada e per effetto della posizione rilevata dei conducenti, a bordo di auto sempre più alte (anche il più piccolo ed economico dei SUV ha dimensioni ben diverse da quelle di un modello normale); ma è il panorama che il bambino vede a rendere praticamente impossibile la sua percezione di ciò che attorno a lui si muove, nascosto com’è dall’arredo urbano, dai veicoli parcheggiati e perfino dai pedoni adulti. Il bambino apprende il comportamento dai grandi: li vede fermarsi in prossimità delle strisce e poi ripartire, pensa che si tratti un automatismo e apprende, ripete. Ma il conducente non lo vede, in parte perché non può, in parte perché anche la sua velocità, sempre eccessiva, è calibrata per vedere un adulto ed essere da lui visto o percepito.

 

 

Una forma di nazismo stradale colposo, se ci passate l’improbabile e provocatoria locuzione. È quello che succede in strada quando alla guida di un veicolo c’è un anziano. I suoi riflessi non sono quelli di un 40/50enne che invece si aspetta, colposamente (o inconsciamente, se volete), che i riflessi degli altri siano come i suoi.
Il motociclista di 40 anni che arriva all’incrocio con precedenza e vede un auto ferma allo stop, dovrebbe rallentare e assicurarsi di essere visto: invece lo pensa soltanto e non sa che quando lui è apparso alla visuale del conducente dell’auto, anziano, questo ha appena iniziato la manovra di inserimento con i riflessi propri della sua età. E accade l’irreparabile: di chi è la colpa?

 


Il nazismo stradale è questo: è violenza stradale potenziale, che nasce dall’arroganza, inconscia, di chi si trova alla guida e dall’incapacità di assumere un atteggiamento rispettoso di tutti. Ecco perché in centro sarebbe opportuno restare sempre sotto i 30 all’ora, ma vallo a spiegare a chi non vuole capire.
Il bambino, come l’anziano, si muove guardando solo avanti a sé, calcola con difficoltà le distanze e a malapena riesce a capire se un veicolo sia fermo o se invece stia ancora viaggiando; non riesce a capire da dove arrivi un rumore (nel 40% dei casi non capisce se si tratti di un rumore che viene dal davanti o da dietro, mentre nell’80% non riesce a comprendere se provenga da destra o da sinistra); le emozioni lo dominano e se è ad esempio felice perché sta correndo coi compagni o è triste perché non vuole farsi visitare dal dottore, potrebbe attraversare la strada non accorgendosi del rischio incombente, anche se ha già dimostrato di aver appreso. Insomma, si dimentica. È impulsivo e spontaneo e se insegue un pallone, penserà solo a quello e le sue azioni saranno difficili da prevedere.
“Seguite dunque il ritmo del suo sviluppo pedagogico e psicologico – dicono gli esperti de La Prevention Routière – e non dimenticate che un bambino non è un adulto in miniatura: impara e si forma dolcemente”. I consigli? Fateli giocare a palla solo negli spazi in cui è permesso, non fate loro segnali se si trovano dall’altra parte della strada e anticipate la partenza per portarli a scuola in maniera da far vivere loro quel piccolo (per voi) viaggio non come una corsa stressante e ansiosa. Solo a 11/12 anni acquisiranno le capacità di previsione e anticipazione delle situazioni. E solo allora, potranno dirsi consapevoli di ciò che li circonda. (ASAPS)


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Mercoledì, 26 Settembre 2012
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