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Rassegna stampa alcol e guida del 2 giugno 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO (Taranto)
LA RICERCA L’Archita e la campagna «Non gettare la vita in un bicchiere»
E l’alcol vuole dire trasgressione.

Interpellati 400 studenti su rapporti con la famiglia e tempo libero
Gli adolescenti fanno abuso di alcolici anche se a scuola conseguono risultati positivi, godono di ampia libertà, hanno genitori permissivi che non dialogano con loro e poco si informano della loro vita e delle loro abitudini al di fuori delle pareti scolastiche. Il quadro tracciato dall’indagine condotta dagli studenti del liceo Archita per verificare il rapporto dei coetanei con l’alcol è piuttosto preoccupante e fornisce preziose indicazioni sul bisogno dei giovani di essere correttamente informati sulle conseguenze dell’abuso delle bevande alcoliche e di correggere comportamenti superficiali e spavaldi. E’ terminata con un questionario di 45 domande la seconda fase della campagna di prevenzione contro l’abuso dell’alcool denominata «Non gettare la vita in un bicchiere», alla quale il liceo classico-pedagogico «Archita» ha aderito riscontrando l’apprezzamento dell’Azienda Farmaceutica comunale. Dopo aver approfondito il fenomeno nel corso dell’anno scolastico 2003/2004, attraverso una ricerca in internet e la redazione di un volumetto riassuntivo, la terza A Scienze sociali dell’Archita, con il coordinamento della professoressa Zaccaria De Raho, ha interpellato un campione di 400 studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado, sondando i vari aspetti di vita: la scuola, i rapporti con la famiglia, il tempo libero, abitudini e atteggiamenti riferiti all’abuso di alcolici, conoscenza dell’alcoldipendenza, luoghi comuni e rischi per la salute. E’ emersa una tendenza dei ragazzi ad avvicinarsi all’alcol senza troppo sospetto per il semplice piacere della trasgressione o per sentirsi parte di un gruppo. L’abitudine sembrerebbe incentivata dagli spot televisivi e dalla politica commerciale dei gestori dei locali notturni, i quali abbinano al pagamento del biglietto di ingresso una consumazione alcolica obbligatoria. Più coinvolti i ragazzi delle ragazze, non certo immuni. Una particolarità rilevata è che gli studenti, in molti casi, conoscono quanto sia socialmente pericoloso il fenomeno e si mostrano favorevoli a misure restrittive come il ritiro della patente per guida in stato di ebbrezza.(*) Tuttavia, le loro informazioni sui danni organici e psicologici causati dall’alcol sono del tutto insufficienti. I dati emersi dalla ricerca condotta dagli studenti sono stati illustrati ieri nell’aula magna dell’Archita, alla presenza dell’assessore ai Servizi sociali del Comune di Taranto Alessandro Forleo, del dirigente del Sert, Vincenzo Simeone, del vice comandante della Polstrada, Michelangelo Serio, e dell’assistente Patrizia De Carlo. Al tavolo dei relatori era seduta anche il consigliere comunale Graziana Bruno, intervenuta in veste di artefice della campagna di sensibilizzazione «Non gettare la vita in un bicchiere» dell’Azienda Farmaceutica comunale, della quale è stata presidente. «Credo molto più nella prevenzione che non nel recupero, ha dichiarato Graziana Bruno. Quest’ultimo è più difficile da realizzare e prefigura, per la società, costi pesanti da sopportare. «Mi auguro - ha concluso Bruno - che la campagna condotta dall’Azienda farmaceutica comunale non si arresti al punto al quale è arrivata, ma continui con nuove iniziative sempre in favore dei giovani e del rispetto della vita umana». Sabrina Esposito
 
(*) Nota: tutte le ricerche di questo tipo hanno rilevato che i ragazzi sono molto più propensi degli adulti ad affrontare il problema alcol con provvedimenti restrittivi, dimostrando più pragmatismo di molti teorici dell’educazione sanitaria.

IL SECOLO XIX
Righi, indagati i vertici Amt
TRASPORTO PUBBLICO NELLA BUFERA Cinque avvisi di garanzia per l’incidente del "64". C’è anche il direttore generale Pesci
«Non fecero abbastanza per smascherare gli autisti drogati».
È la prima scossa d’un terremoto annunciato, la conferma di come l’indagine sull’incidente del 3 maggio scorso - quando un bus della linea "64", guidato dalla ventinovenne Federica Moro poi risultata positiva ai test tossicologici, finì sul ciglio d’una scarpata al Righi con quindici persone a bordo - fosse destinata a colpire i vertici di Amt. Il pubblico ministero Franco Cozzi, oltre alla stessa Moro, ha iscritto nel registro degli indagati altre quattro persone: il direttore generale dell’azienda, Stefano Pesci, l’ex responsabile del movimento, Massimo Cecchini e l’ex responsabile della rete Oliviero Dall’Asen (gli ultimi due, rimossi dopo l’inchiesta interna, sono stati recentemente destinati a incarichi diversi). Devono rispondere del concorso in lesioni colpose e guida sotto l’effetto di sostanze psicotrope, le accuse per le quali era stata subito denunciata la ragazza. Il quinto nome è quello di un autista quarantenne, che avrebbe ceduto droga alla giovane nel periodo in cui i due si frequentavano. È accusato di detenzione di stupefacenti al fine di farne spaccio in un procedimento parallelo, avviato a margine degli accertamenti sulla sfiorata tragedia di via Carso e sulle tante omissioni che, secondo gli inquirenti, l’avevano cagionata.
Gli avvisi di garanzia sono stati notificati ieri mattina dai poliziotti del commissariato Centro, coordinati da Salvatore Dispenza. Rappresentano l’epilogo dei tanti rilievi che la polizia ha condotto nell’ultimo mese, durante il quale sono stati ascoltati oltre quaranta testimoni e alla fine compilato un corposo dossier. Perché Pesci, Dall’Asen e Cecchini sono ritenuti corresponsabili?
Per capirlo occorre risalire, una volta ancora, all’ottobre 2004, quando un ex autista ed ex sindacalista, Giuliano Brighenti, si presenta in Amt e racconta che Federica Moro si era rivolta al centro d’ascolto "San Giorgio", da lui gestito. Gli racconta dei suoi problemi con la tossicodipendenza e saltano fuori i nomi di altri cinque conducenti che consumano sostanze pericolose. Brighenti, con quell’elenco, si presenta all’ingegner Carlo Gallanti Occulti (al vertice della divisione approvvigionamenti) e in seguito lo consegna all’allora direttore del personale Stefano Pesci. Quest’ultimo gira, a sua volta, l’informazione a Massimo Cecchini e gli chiede di approfondire. Il responso di Cecchini è negativo, i controlli non hanno dato riscontro, su nessuno, e tutti gli autisti restano regolarmente in servizio continuando a guidare.
Sta qui il nodo chiave. Cecchini ha sbagliato, secondo gli investigatori, per non aver vagliato con la dovuta attenzione un’informazione delicatissima. Ma anche Pesci, sostengono polizia e magistrati, poteva fare di più: «Dopo la prima risposta - si conferma in ambienti investigativi - avrebbe dovuto insistere, incaricando un altro sottoposto oppure chiedendo un surplus di lavoro». Non solo: i retroscena emersi in queste ore permettono di isolare due momenti decisivi. Uno è l’interrogatorio di Pina Corrias, la madre di Federica Moro che il sostituto commissario Carlo Iannotta ha ascoltato in segreto dieci giorni fa. La donna ha rimarcato come molti, all’interno di Amt, sapessero delle difficoltà di sua figlia e dei colleghi. E ha fornito senza esitazioni le generalità di un altro sindacalista informato sulla vicenda. Fondamentale è stata inoltre la testimonianza della responsabile del servizio medico delle Ferrovie, dove Federica era stata visitata nelle settimane precedenti l’incidente poiché ritornava da un lungo periodo di malattia. La dottoressa ha confermato che, se Amt avesse formulato una richiesta più circostanziata, sarebbe stato possibile eseguire esami mirati e stabilire la presenza di narcotici prima che si rimettesse al volante. Ha pesato, il resoconto, soprattutto sulla posizione di Oliviero Dall’Asen perché, insieme a Cecchini, ha avallato il rientro della Moro senza che le vecchie segnalazioni abbiano minimamente interferito. L’unico a non aver ancora ricevuto l’avviso di garanzia è il collega nei guai per spaccio e non è escluso che dal suo interrogatorio possano svilupparsi ulteriori filoni.
Il nome più importante, e non proprio atteso, resta comunque quello di Pesci, difeso dall’avvocato Giovanni Scopesi: «A un primo esame della pratica - ribadisce il legale - ritengo che difficilmente saranno confermati gli addebiti mossi al mio cliente. Il quale, tra l’altro, non sapeva del lungo periodo di malattia di Federica Moro e del suo rientro in servizio».
Ultimo dettaglio. La polizia, da qualche giorno, ha un’altra informazione preoccupante: quindici autisti, come risulta da una nota trasmessa da Cecchini a Pesci, sarebbero alcolisti ma guidano quotidianamente i bus. Potrebbe essere l’ultimo tassello del mosaico che si va via via completando.
Elisabetta Vassallo.
IL MESSAGGERO (Viterbo)
La polizia sceglie la strategia del “controllo invisibile” Così movida a base di birra e ordine pubblico convivono
di WALTER RAHUE .
BERLINO – La chiamano “strategia dell’alleggerimento della tensione” ed è il trucco escogitato dalla polizia tedesca per tener sotto controllo le movimentate notti di Berlino. Folla e ordine pubblico, movida birraiola e convivenza pacifica vanno di pari passo da quando Eckhard Koerting, ministro degli interni della città stato, ha ordinato ai suoi agenti una presenza discreta, quasi inosservata, delle piazze calde nei tradizionali quartieri del divertimento giovanile di Prenzlauer Berg, Friedrichshain o Kreuzberg. I furgoni blindati e gli agenti antisommossa hanno lascito il posto a pattuglie in bicicletta o a semplici volanti (massimo una) che contribuiscono ad un’atmosfera più rilassata e meno da presidio bellico degli spazi pubblici. Privati dei loro potenziali bersagli con i quali innescare scaramucce o vere e proprie battaglie notturne, anche i più scalmanati si rassegnano a passatempi più pacifici e amichevoli. Persino i tradizionali raduni giovanili in occasione della “notte delle streghe” (30 aprile) o del primo maggio, sfociati in passato in violenti scontri di piazza, saccheggi di supermercati e in massicci atti di vandalismo, sono rimasti quest’anno del tutto tranquilli. All’“alleggerimento della tensione” delle forze dell’ordine ha contribuito anche la prassi adottata da molti esercenti di bar e chioschi, di prendere un pegno di almeno uno-due euro per ogni bottiglietta di birra e bicchiere di vetro consumati fuori dal locale. Contenitori che poi vengono restituiti diligentemente per non perdere l’oneroso pegno. Quanto agli ingorghi e schiamazzi motorizzati notturni a Berlino non ce n’è nemmeno l’eco. Soprattutto d’estate sono le biciclette ad invadere le strade, anche per via dei severi controlli anti-alcool che la polizia effettua sugli automobilisti, in questo caso tutt’altro che discreti.
IL MESSAGGERO (Viterbo)
Alcool, rumori e ore piccole in strada: incubi per chi vuol dormire
JOSTO MAFFEO.
MADRID - Il ”proibito proibire”, tanto rivendicato e consolidato nella Spagna dell’immediato post-franchismo, resiste anche alle norme che una democrazia tenta d’imporre quando di convivenza e di civiltà si tratta. E’ la lotta contro gli schiamazzi, i rumori, l’impossibilità di conciliare il sonno quando sotto le finestre delle città, soprattutto a Madrid, la voglia di stare in strada, in massa e magari libando senza freni, produce effetti indesiderati. All’inizio della Transizione fu la forse troppo mitizzata movida , poi vennero i locali after hours , infine il fenomeno del botellón , il bottiglione con un esplosivo cocktail confezionato a base di alcool da supermercato da orde di adolescenti una parte dei quali, notte dietro notte, finiscono al pronto soccorso, anche in grave stato di coma etilico. A poco sono valse le retate, la sempre maggiore presenza della polizia municipale e di quella nazionale. Il fenomeno recede un po’, poi si ripresenta, magari con le tribù urbane che cambiano quartiere. Anche le ordinanze che vietano la vendita di alcool ai minori servono a poco. Nel gruppo c’è sempre il ”vecchio” che fa la spesa per gli amici. I quali, oltre allo schiamazzo notturno che fa esasperare i madrileni, al mattino lasciano tracce da autentica Isola di Wright, da Woodstock, da battaglia campale. Con rifiuti e reperti spesso indescrivibili. Negli ultimi tempi, più a Barcellona che a Madrid, ma con episodi che hanno attraversato un po’ tutta la Spagna, è comparsa la violenza giovanile, adolescenziale. Dal mobbing nelle scuole, che ha portato alcuni ragazzi al suicidio, si è passati alle coltellate, alle bande che emulano alcuni film. E la società, in pieno dibattito, non sa bene né come prevenire né come reprimere.
L’ADIGE
Dopo la notte delle polemiche, poco più di venti ragazzi a bere birra. Ieri serata in strada per pochi.
Sarà stato per gli scontri della notte precedente. Saranno state le polemiche, che inevitabilmente finiscono per avere qualche strascico. Sarà stato per la tensione: ieri sera ancora una volta è andato in onda l´«happy hour» al bar Fiorentina ma l´atmosfera non era certo tra le più partecipate. Durante la serata, nei pressi del bar Fiorentina, non ci saranno stati più di venti ragazzi. Tutti con il loro bicchiere di birra, ma senza alzare più di tanto i toni della conversazione. Fino alle 21 il costo di un bicchiere di birra è di un euro, dopo quell´ora si sale a quota un euro e ottanta centesimi (per curiosità, un´acqua minerale viene fatta pagare ottanta cent). I ragazzi parlano soprattutto della festa universitaria di Mesiano, oppure del compito in classe che li aspetta il giorno successivo.
Alle 10 il bar Fiorentina abbassa a metà le serrande, quasi a voler ribadire che le grandi folle non sono accolte con piacere. L´esercizio chiude alle 23, anche se qualcuno si ferma anche dopo quell´ora.
Discreta la presenza delle forze dell´ordine, che con intelligenza preferiscono evitare il contatto con i ragazzi e non si fanno vedere. La loro presenza, del resto, non sarebbe servita.
L’ADIGE
«Hanno ragione i residenti del centro storico ad arrabbiarsi.
“Hanno ragione i residenti del centro storico ad arrabbiarsi se trovano urina sul portone o sulle mura di casa. Hanno ragione i vigili urbani ad intervenire e a controllare. Certi studenti dovrebbero imparare a comportarsi in maniera appropriata”. Parole e musica del proprietario del bar Fiorentina. Marco Antonucci, classe 1976, capelli tagliati a zero, da tre anni gestisce il locale di via Calepina, punto di ritrovo di tanti studenti. È lui che ogni martedì e mercoledì promuove l´Happy Hour, l´ora felice. In realtà le "ore felici" sono tre: dalle 18 alle 21 birra e spritz vengono venduti al prezzo promozionale di un euro a bicchiere. Ieri pomeriggio ha parlato con i ragazzi del Coordinamento, riunitisi per discutere dell´ «azione repressiva della polizia municipale».
«Alle 23 chiudiamo. È evidente che, se in strada ci sono dalle 300 alle 500 persone, c´è casino. Il fatto è che in questa città manca una valvola di sfogo. Il mio locale è diventato un must per gli universitari, che vivono in centro. Sono ragazzi che non hanno a disposizione un´auto per andare nei bar o nei pub della periferia, che restano aperti fino a tardi». Insomma è tutto l´impianto che, dal suo punto di vista, deve essere messo in discussione. «In una città di 100.000 abitanti ci sono 15.000 studenti. Non si può pretendere che vadano a dormire dopo avere cenato». Il ragionamento è chiaro: più locali eguale maggiore dispersione fra le vie del centro delle folle di studenti e quindi meno caos. Antonucci ha aderito ad un´iniziativa che mette in rete sette locali: ai clienti viene data una tessera; dopo sette degustazioni di vino (da consumare nei sette locali) una è in omaggio.
E cosa dice a chi chiede di ridurre la vendita di alcolici? «La birra e lo spritz a un euro sono un prodotto promozionale. Noi vendiamo anche succhi e coca cola. Abbiamo messo all´esterno le spine della birra, anche per poter controllare che i ragazzi non bevano troppo».
Spiega che con l´amministrazione comunale c´è collaborazione. «Io ho accolto le richieste del sindaco (controlli da parte nostra all´esterno del locale, uso di bicchieri di plastica) e gli ho spiegato qual è la mia posizione. Sono il primo a non volere che si creino problemi con chi abita in zona. Ho messo un cartello all´esterno: vieto ai giovani di usare i cofani delle auto come tavoli, di non urlare e urinare sulle case. Qualche giorno fa ho acquistato un tubo per l´acqua (100 metri di tubo che mi sono costati 250 euro). La sera, con l´acqua, pulisco le case che i ragazzi hanno sporcato. Una volta ho lavato anche l´auto di un vicino che si lamentava per gli stampi dei bicchieri di birra lasciati sul cofano e sul tetto».

IL MESSAGGERO (Pesaro)
Litiga e scopre che deve andare in carcere
.

QFANO - La lite con la compagna ha tradito un milanese di origini campane - 34 anni, S.D.N. le iniziali - che doveva scontare tre anni e mezzo di carcere per ricettazione e altri reati. Era fermo su una piazzola per la sosta, lungo l’A14, e teneva la donna per il collo. "Lei si difende bene, lui le sta buscando sode", diranno al telefono della polizia autostradale alcuni automobilisti di passaggio. Due pattuglie hanno raggiunto la piazzola - erano le 18.30 di domenica scorsa - e i poliziotti hanno iniziato gli accertamenti. La ricerca sul terminale ha subito evidenziato la pena da scontare e sembra che alla notizia l’uomo sia caduto dalle nuvole: non sapeva di rischiare la galera. In serata S.D.N. è stato trasportato al carcere di Villa Fastigi, a Pesaro. L’uomo e la sua donna, fra l’altro, sono entrambi risultati positivi al test alcolico.
IL MESSAGGERO (Umbria)
SI FERMA IN MEZZO ALLA STRADA E PICCHIA LA MOGLIE.
Ha fermato improvvisamente in mezzo alla strada il furgone sul quale si trovava alla guida e dopo essere sceso ha iniziato a percuotere la moglie che si trovava in sua compagnia. A dare l’allarme ai carabinieri è stata la telefonata di un passante che, assistendo alla scena, ha chiamato il 112 avvisando di quanto stava accandendo nella strada Corcianese a Perugia.
Quando i militari sono giunti sul posto, l’uomo, un eugubino di 52 anni, P.O.,probabilmente in preda ai fumi dell’alcool, ha dato ulteriormente in escandescenza, scagliandosi nuovamente contro la moglie e colpendo il furgone con pugni e calci. I carabinieri, nel tentativo di ricondurre alla ragione l’uomo, hanno cercato di interporsi tra i coniugi ma l’eugubino si è scagliato anche contro di loro facendoli cadere a terra. P.O. è stato arrestato per resistenza e il magistrato ha disposto il giudizio con rito direttissimo.
L’ADIGE
Scontro fra ubriachi
A bordo delle rispettive vetture si sono scontrati in via S.Croce, all´una della scorsa notte. Gli automobilisti, controllati dai carabinieri di Trento, sono risultati positivi all´alcoltest e quindi denunciati per guida in stato d´ebbrezza.
L’ADIGE
Youssef Merzak, marocchino di 23 anni è stato arrestato dai carabinieri
Ubriaco spacca la faccia al barista.
È finita in carcere la serata bagnata da abbondanti libagioni di un cittadino marocchino. In preda ai fumi dell´alcol Youssef Merzak, 23 anni già noto alle forze dell´ordine, martedì sera ha dato in escandescenze mentre si trovava all´interno del locale Al Athir. Nel corso di una discussione l´uomo ha morsicato il pollice alle titolare ed ha aggredito il marito tunisino. Botte vere, costate tre denti dell´arcata superiore e la frattura delle ossa nasali all´uomo che ha dovuto rivolgersi al pronto soccorso per farsi medicare. A sedare definitivamente il marocchino su di giri, che oltre a darle nel frattempo le aveva pure prese, ci hanno pensato i carabinieri del nucleo radiomobile di Trento che l´hanno arrestato per violenza e lesioni personali.
IL MESSAGGERO (Abruzzo)
Investe una ciclista e si dà alla fuga, rintracciato e arrestato dai carabinieri.
CASTELLALTO - L’altra sera, poco dopo le ventuno, nella frazione Villa Zaccheo di Castellalto, i carabinieri della stazione di Castelnuovo Vomano hanno arrestato per omissione di soccorso, guida in stato di ebbrezza e lesioni personali Roberto Di Felice, di 45 anni, di Bellante. Lo stesso, poco prima, alla guida della propria Fiat Tempra investiva A.P., 40enne di Castellato, che procedeva sulla sua bicicletta, dandosi a precipitosa fuga senza prestare soccorso alla malcapitata che, trasportata in ospedale, riportava lesioni giudicate guaribili in un mese. Le immediate ricerche dei militari, opportunamente allertati in tal senso, permettevano di rintracciare poco dopo il responsabile il quale, sottoposto anche a specifico esame, veniva riscontrato affetto da un tasso alcoolemico superiore a quello previsto dalla legge. Dopo le formalità di rito è stato rinchiuso nel carcere di Castrogno.
IL GAZZETTINO (Udine)
STOP CON LA BICICLETTA, GUIDA IN STATO D’EBBREZZA.
SPILIMBERGO -Solitamente la guida in stato d’ebbrezza viene contestata agli automobilisti. Stavolta però a fare scattare l’alcoltest e la denuncia per la violazione all’articolo 186 del codice della strada è stato un ciclista. Anche la biciletta, infatti, è un mezzo contemplato a tutti gli effetti dal codice stradale. E circolare ubriachi "al manubrio" non è affatto meno pericoloso che mettersi al volante di un’auto dopo avere esagerato con l’alcol. E così una pattuglia della polizia stradale di Spilimbergo, nell’agosto del 2004, aveva fermato il 63enne R.C., residente a Gaio di Spilimbergo, mentre in sella alla sua bicicletta "zigzagava" vistosamente e pericolosamente. Il ciclista, che appariva agli agenti in evidente stato di ubriachezza, era stato sottoposto all’alcoltest risultato positivo. Era così scattata la denuncia e la vicenda è finita in tribunale. Il processo penale si è concluso a distanza a distanza di dieci mesi. Lo spilimberghese ha patteggiato, davanti al giudice Alberto Rossi, la pena di 380 euro di multa.
L’UNIONE SARDA
Villaperuccio
L’etilometro non funziona, automobilista condannato.
Per l’accusa si era messo al volante un po’ alticcio. Per il suo difensore era semplicemente scosso a causa dell’incidente stradale che aveva appena avuto. E dimostrare del tutto che Gian Pietro Collu, 53 anni, operaio di Villaperuccio, si fosse posto alla guida in stato di ebbrezza non è stato possibile perché l’etilometro era rotto e non è stato utilizzato. A provocare la condanna a 400 euro di ammenda emessa ieri dal Tribunale di Carbonia nei suoi confronti è bastata la deposizione di uno dei carabinieri che il 26 ottobre 2002 lo aveva fermato a bordo della sua utilitaria. Di fronte al giudice, il militare ha asserito che l’operaio si comportava in maniera strana e pronunciava frasi sconnesse. «Reazione logica per la tensione causata dall’incidente appena avuto», ha replicato l’avvocato Francesco Scifo. Il legale ha quindi preannunciato immediato ricorso in Corte d’Appello.
IL MATTINO
Resveratrolo, ovvero bevi che ti passa l’influenza.
Un gruppo di ricerca italiano legato all’Istituto Superiore di Sanità ha scoperto che nel vino c’è un meccanismo capace di bloccare il virus dell’influenza (*). La molecola naturale, il resveratrolo, presente soprattutto nella buccia di alcune uve rosse, già studiato come antitumorale e antistress, sembra sia un efficace farmaco antivirale almeno per i topi, sui quali è stato testato. Nel resveratrolo l’èquipe guidata da Enrico Garaci, presidente dell’Iss, e dalla microbiologa Anna Teresa Palamara, ha scoperto la capacità di inibire la replicazione del virus attraverso il blocco di un enzima, la proteinchinasi. È uno studio particolarmente importante perchè finora non esiste alcun farmaco veramente efficace contro i virus dell’influenza. I risultati sono al di là delle aspettative: riduzione della mortalità del 60% e abbassamento della carica virale.
 
(*) Nota: come abbiamo già fatto notare altre volte, è perlomeno curioso che il resveratrolo presente in settantatre diversi vegetali venga cercato e studiato nel vino.
IL MATTINO
UNA RICERCA AL CONGRESSO DI FARMACOLOGIA
«La depressione uccide i neuroni».
La depressione? È un killer, uccide le cellule del cervello. Le atrofizza come succede ai muscoli quando non vengono allenati. Al contrario, un ambiente sereno e stimolante può «riaccendere» i neuroni addormentati e restituire loro il tono perduto. Così alcuni topi separati dalla madre e dal loro gruppo subito dopo la svezzamento possono diventare alcolisti, mentre topi che dopo la separazione tornano a far parte del loro gruppo escono da comportamenti legati alla depressione (*). Questi i risultati che stanno emergendo da uno studio condotto in Italia, fra le università di Cagliari, Pisa e Milano e in linea con studi americani, presentati ieri all’hotel Royal-Continental, in apertura del congresso della Società Italiana di Farmacologia. «Riuscire a capire il ruolo giocato da geni e ambiente nella comparsa della depressione è una delle scommesse del futuro», ha detto il neuropsicofarmacologo Giuseppe Biggio, dell’università di Cagliari. «Ed è una sfida tanto più importante - ha aggiunto - considerando che nei prossimi anni la depressione diventerà la prima patologia neuropsichiatrica». Non c’è un gene della depressione ma all’origine di questo disturbo ci sono una serie di modificazioni (polimorfismi) che rendono vulnerabili. L’impatto con l’ambiente è altrettanto importante nello scatenare il disturbo così come nell’impedire che si manifesti. Nella ricerca del gruppo di Neuropsicofarmacologia di Cagliari, condotta in collaborazione con psichiatri e farmacologi di Pisa e Milano, alcuni ratti sono stati separati dalla madre a 8-10 giorni dalla nascita, ossia appena svezzati. Sono stati posti ognuno in una gabbia, quindi in condizione di isolamento difficile da sopportare. Dopo quattro settimane di isolamento il cervello dei ratti costretti all’isolamento aveva subito modifiche che riguardavano i fattori che favoriscono la crescita delle cellule nervose.
 
(*) Nota: la vita del topo di laboratorio è piena di insidie. Prima ti dicono che il vino ti fa passare l’influenza perché contiene il resveratrolo, poi se bevi perché ti senti giù ti danno dell’alcolista.
CORRIERE ROMAGNA
Mamma ubriaca “perde” la figlia: affidata al padre dopo visita medica.
RIMINI - E’ appena uscita da una comunità di recupero e per rifarsi una vita con un nuovo compagno ha scelto Rimini. Ma la strada si è fatta subito in salita per la mamma milanese di 31 anni notata l’altra sera verso le 20, in via Perugini, mentre - ubriaca fradicia - spingeva a zig-zag il passeggino con la figlioletta di due anni.(*) La piccola era nuda e in lacrime. E così l’hanno trovata gli agenti di una Volante della questura intervenuti poco dopo la segnalazione per controllare la situazione. Considerate le condizioni della mamma, quelle del compagno anche lui sotto l’effetto dell’alcol e quelle igieniche dell’abitazione, i poliziotti - in accordo con la procura del Tribunale minorile di Bologna - hanno allertato i servizi sociali e affidato la bambina alle cure dei sanitari dell’ospedale Infermi di Rimini. I medici del reparto di Pediatria l’hanno trovata in buone condizioni: ieri mattina la bambina è stata dimessa, ma a prenderla con sè non è stata la madre “affidataria” - disperata per l’accaduto una volta smaltito l’effetto della sbornia - ma il padre naturale, accorso da Cremona per prendersi cura di lei una volta saputo quanto stava accadendo. Saranno adesso le autorità a valutare meglio i fatti e decidere se e quali provvedimenti prendere nei confronti della donna che è uscita da un passato di tossicodipendenza e sognava di rifarsi una vita a Rimini, contando proprio sul suo grande amore per la bambina.
 
(*) Nota: l’alcol per le persone che hanno avuto problemi con le altre droghe è davvero una grande insidia.
TGCOM
Usa, 12enne strangola madre
"Era violenta,la ragazzina si è difesa".
Una ragazzina di 12 anni ha ucciso la madre, strangolandola. La donna uccisa aveva un passato di alcolismo, violenza e abusi fisici. L’episodio è avvenuto a Mineola, nello stato di New York, e la ragazzina è già comparsa di fronte al giudice minorile per essere incriminata. I difensori della giovane puntano sulla legittima difesa. I parenti hanno descritto la ragazzina come una studentessa modello.
"Riteniamo con forza che quello che è avvenuto fosse del tutto giustificato", ha spiegato uno degli avvocati della ragazzina, Donald Birnbaum. L’omicidio non ha avuto testimoni, ma secondo una serie di fonti di prova presentate in aula, la ragazza aveva subito "abusi fisici" in passato dalla madre e vari parenti hanno confermato i problemi della donna con l’alcool, descrivendo invece la ragazzina come una studentessa modello amata da compagni e insegnanti.
La 12enne, comunque, resterà in un centro di detenzione per minori almeno fino a venerdì, quando i procuratori presenteranno le loro conclusioni e richieste sulla vicenda.
L’UNIONE SARDA
Mamoiada
Attivo il centro che combatte l’alcolismo .
Il club e il territorio" è il titolo dell’incontro che sabato si terrà nel centro di aggregazione sociale in via Vittorio Emanuele. L’evento, organizzato dal Club 53 di Mamoiada in collaborazione con l’amministrazione comunale e i servizi sociali, vuole essere un passo importante verso il completo inserimento dell’associazione nella comunità mamoiadina. «Sono state le famiglie stesse - dice Teresa Casula, responsabile del club a voler cercare una via d’uscita a un fenomeno sociale così importante come l’alcolismo». La scelta di costituire un club anche in questo centro, rientra in un progetto di interventi per affrontare e sconfiggere la piaga dell’alcolismo. Un’idea di larghe vedute sin dalla sua nascita, quando, nel "Corso di sensibilizzazione alle problematiche alcol correlate" tenutosi a Ozieri nel 2002, fu individuato l’obiettivo di fondare club di alcolisti in trattamento (Cat) in paesi come Oliena, Mamoiada e Orgosolo. «Traguardi raggiunti a Oliena e Mamoiada. Mentre a Orgosolo - dice Salvatore Mele, ex vice presidente Aicat (l’associazione italiana Cat) - stiamo ancora lavorando, sebbene molte famiglie già si incontrino nei club di Nuoro ». (p. p.).



Venerdì, 03 Giugno 2005
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