RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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Primi della regione al concorso «Che gusto c´è» Sarche, alunni premiati nel segno del vino santo |
SARCHE
- Il vino santo, dalla cantina alla scuola. Al prodotto principe dell´enologia
della Valle dei Laghi è ispirato il lavoro della scuola elementare
di Sarche, che ha partecipato al concorso «Che gusto c´è:
il giornalino delle cose buone», aggiudicandosi il primo premio.
Autori dell´elaborato sono gli alunni della classe IV, che hanno
presentato «Un gioiello in cantina: vino santo tra fantasia
e realtà».(*) |
«Tra i banchi gira anche l’alcol» SCUOLA I garanti Unicef negli istituti raccontano l’attività di un anno. Il caso delle ricreazioni negate ai bambini Giovani e disagio: c’è chi chiede aiuto scrivendo sulle sedie. |
Ha
lasciato scritto su una sedia, con il bianchetto, il suo enorme problema
di bambino maltrattato. Una maestra lo ha letto, ne è rimasta turbata,
ha cercato di capire chi era il bimbo che aveva quel peso sul cuore e
che, non trovando altra strada d’ascolto, aveva affidato il messaggio
della sua ansia ad una seggiola. Come la bottiglia di un naufrago. E’
successo in una scuola del Ponente cittadino.
Al Bergese e al Marco Polo hanno aperto uno "sportello alimentare" per essere in tema con l’impostazione alberghiera. «Piano piano i ragazzi si sono avvicinati e hanno rovesciato il loro disagio del cuore e della mente, hanno spiegato il perché del loro disordine di abitudini interiori ed esteriori - raccontano le insegnanti Cerianti e Falco - bulimia, anoressia ma anche problemi di alcolismo, loro o della loro famiglia, e noi ci siamo adoperate per individuare associazioni che li aiutassero a risolverlo». Si chiamano garanti, sono insegnanti formati dall’Unicef Liguria per imparare ad essere collettori dei problemi di studenti di tutte le età, indicando a loro e alle loro famiglie chi se ne può fare carico con competenza: il consultorio, piuttosto che il tribunale dei minori, o la questura, l’Asl, le associazioni, i distretti sociali, il medico scolastico, lo psicologo. Sapendo che grazie a questo patto stretto fra Unicef, Direzione regionale dell’Istruzione, e Dipartimento di ricerche europee dell’Università di Genova, le porte sono più aperte, la burocrazia non ostacola, il tragitto di affido del "caso"è più breve. Ieri, dopo il primo anno di lavoro, i 58 insegnanti che in altrettanti istituti scolastici genovesi prestano la loro opera gratuita di intercettatori delle ansie dei più piccoli, hanno raccontato in un convegno la loro esperienza di garanti. Ne è uscita alla fine una proposta (esposta anche a nome di altri dalla docente del Casaregis Luisa Ciarletta) che è stata applaudita fra gli altri anche dallo stesso Attilio Massara, direttore regionale dell’istruzione: «Chiediamo ai collegi docenti di adottare come regolamento d’istituto la Convenzione dei diritti dei bambini dell’Onu». Sarebbe uno strumento contro certi insegnanti, che, più spesso a porte chiuse, sono i primi nemici dei bambini. Perché nella convenzione si specifica che il bambino non può essere maltrattato ma neppure umiliato e umilianti a volte sono certe "cacciate" fuori dalla porta, «certi atteggiamenti di scherno, battute inopportune. Può capitare, e non dovrebbe, che ci sia fra insegnante e alunno un’assenza di feeling» dicono al convegno. «Nella convenzione Onu si dice anche che i bambini hanno diritto al gioco mentre a volte le maestre puniscono proprio impedendo la ricreazione o comunque riducendola a pochi minuti» osservano Mirella Batini e Milena Meneghin, maestre, a loro volta tutor dei garanti. Maria Gatti, dell’istituto comprensivo del Centro storico, raccontando con un sorriso materno che i suoi bambini l’hanno avvicinata con frasi tipo "Ti dico un segreto se non lo dici a nessun’altro.." ha spiegato che all’insegnante garante non deve sfuggire l’alunno che si addormenta troppo spesso in classe, il ragazzino incapace di concentrazione. Il suo lavoro di garante l’ha così fortemente appassionata («è quello che ti dà una marcia in più») da proporre l’inserimento del garante nel Pof, il Piano dell’Offerta Formativa della scuola. Ma c’è anche l’ insegnante di un istituto d’arte, una scuola superiore, dove i ragazzi fanno i conti con un dramma già consumato. «I miei adolescenti furono bambini anche abusati sessualmente e oggi rifiutano l’adulto». Essere garante vuol dire ascoltarli, cercare con loro un sostegno efficace ad una condizione intima molto delicata e difficile. Altrimenti che adulti saranno? «I bambini e i loro dolori, la paura per la presenza della malattia o della morte vicino a loro. A scuola abbiamo messo in corridoio una scatola Unicef - racconta una insegnante delle elementari - dove hanno scaricato le loro tensioni. Bambini che pure sanno scrivere da poco, ma comunque il "dire di sè" lo hanno saputo esprimere, eccome... La scuola, in questa capacità di ascolto, deve ancora emanciparsi». Donata Bonometti. |
L’UNIONE
SARDA (Sassari)
Uri. Il pensionato aveva cercato di dar fuoco alla casa Accoltellato dal padre: salvo per miracolo. |
Una
coltellata per uccidere: indirizzata al collo del figlio e solo per caso
non andata a segno. Per questo motivo Leonardo Pinna 64 anni, pensionato
di Uri, da due giorni è rinchiuso nel carcere di San Sebastiano
con l’accusa di tentato omicidio, violenza e danneggiamenti. Il figlio
trentenne è stato medicato al pronto soccorso dell’ospedale civile
di Sassari: la mano ferita è stata suturata con una decina di punti.
La coltellata Con la mano il giovane ha deviato la coltellata che ha sfiorato
la giugulare. All’origine del litigio una buon dose di alcol e qualche
rancore familiare, forse una questione di soldi. Il litigio è scoppiato
sabato notte. Leonardo Pinna ha trascorso l’intero pomeriggio al bar.
Un bicchiere dietro l’altro, come i giri pagati. Inizia uno degli avventori
e a ruota seguono gli altri. Così sino a quando i giri offerti
a testa non sono parecchi. Il giro dei bar Sabato notte però l’alcol
ha reso Leonardo Pinna più irascibile e nervoso del solito. Quando
l’ora di cena era ben che trascorsa il pensionato ha chiuso con i brindisi
e si è incamminato verso casa. Una breve passeggiata ed è
subito arrivato nell’abitazione a un piano affacciata sulla strada principale.
Uno di quei piccoli rifugi di una volta: il portoncino in legno con un
gradino sull’uscio, un ambiente modesto, umile, ma anche un tetto sicuro.
Proprio quel tetto che Leonardo Pinna qualche decina di minuti dopo voleva
bruciare. Il rientro a casa.Al suo rientro a casa il pensionato ha trovato
ad attenderlo uno dei figli. Tra i due c’è subito qualche scaramuccia.
Poi velocemente il livello della discussione diventa un vero e proprio
litigio. Prima le urla, gli insulti, le minacce, poi l’incontrollata reazione
del pensionato: è andato in un altra stanza e ha preso una tanica
di benzina. «Guarda ora cosa faccio» ha gridato al figlio,
rovesciando la benzina per tutta la casa. Un altro sguardo di sfida e
la nuova minaccia: «ora brucio tutto». Fuoco alla casa A quel
punto il figlio ha cercato di riportarlo alla ragione. E sembrava esserci
riuscito. Sembrava, appunto. L’uomo ha preso una roncola e due coltelli
ha attraversato la strada e bussato a casa di un altro figlio. Prima ha
cercato di colpirlo con la roncola. Fermato e immobilizzato ha fatto finta
di essersi calmato, poi ha estratto un coltello a serramanico. Si è
nuovamente diretto verso il figlio e con un fendente all’altezza del collo
ha cercato di lavare la presunta offesa con il sangue. Il giovane si è
coperto il volto con una mano: un gesto istintivo che gli ha salvato la
vita. I medici gli hanno assegnato una decina di giorni di cura. L’amico
di famiglia Per riportare alla ragione il pensionato è invece dovuta
intervenire l’altra persona presente al momento del litigio. Con coraggio
gli è saltato addosso ed è riuscito a disarmarlo. Qualcuno
ha chiamato i carabinieri che sono arrivati in pochi minuti dalla stazione
di Usini. Il pensionato è stato portato via e dopo aver trascorso
la notte in camera di sicurezza è stato trasferito nel carcere
di san Sebastiano. Il carcere L’ordine di custodia è stato richiesto
dal sostituto procuratore Stefano Fiori. Giovanni Pinna, difeso dall’avvocato
Dino Milia, entro mercoledì sarà sentito dal giudice delle
indagini preliminari Mariano Brianda. Le accuse nei suoi confronti sono
tentato omicidio e violenza.
Maurizio Olandi. |
Prino, barricate contro i vandali RAID NOTTURNI Gli abitanti del quartiere esasperati invocano provvedimenti. Reazioni pesantissime «Pronti a chiudere la strada». «Se li becco, prendo il fucile». |
Imperia
Bloccare per un giorno intero il traffico alle auto, ma anche ai pedoni,
tutto il lungomare Cristoforo Colombo, l’avamposto della movida imperiese.
Baristi, ristoratori, ma anche gli abitanti della zona sono sul piede
di guerra.
Sono pronti ad inscenare una clamorosa protesta dopo gli episodi di ordinaria follia di domenica scorsa. Un gruppo di teppisti ben organizzati ha distrutto fioriere, scaraventato sedie e tavolini dalla passeggiata sulla spiaggia, lanciato bottiglie di vetro in mare dal molo, all’inizio della passeggiata, dopo aver allestito un improvvisato poligono di tiro. Il giorno dopo la devastazione nel borgo da cartolina per il suggestivo panorama sul Parasio si vive un’atmosfera tutt’altro che tranquilla. Dopo il raid dei teppisti tutti chiedono iniziative severe da parte delle istituzioni e delle forze dell’ordine. «Li chiamano vandali, ma questi sono dei veri e propri delinquenti. Se solo avessi la possibilità di stringere le mani al collo ad uno di loro non so come andrebbe a finire - dice esasperato Nicolò Costa, un abitante della zona - Per quella scorribanda non ho chiuso occhio l’altra notte. C’erano ragazzi che urlavano, rompevano, si divertivano a fare scempio di ogni cosa. Dei veri e propri barbari. Fucilarli sul posto è dire poco. Qui bisogna fare qualcosa altrimenti non so proprio come andrà a finire». Al Prino gli animi sono davvero esasperati. Maria Pastorelli, titolare del bar Cristina, è tra quei commercianti che ha subito i danni maggiori. E’ come se all’improvviso fosse arrivato il maremoto: i vandali hanno distrutto i vasi, rovesciato i tavolini, le sedie di plastica sono volate via come foglie al vento. Dopo aver rimesso tutto al suo posto Maria sfoga ora la sua rabbia contro le istituzioni. «Chi paga tutti questi danni? Scrivetelo pure. Se entro venerdì non si farà vivo nessuno, e mi riferisco al sindaco e al questore, qui succederà l’inferno: siamo tutti d’accordo. Organizzeremo un sit-in di protesta sulla strada. Vogliamo più controlli, più protezione contro i barbari della notte». L’ondata di atti di teppismo nel Borgo ha colpito anche il ristorante l’Imbarcadero di Roberto Romanato. «Chissà perché sino a qualche settimana fa qui si viveva da Dio. Il Prino era una vera oasi di pace per tutti, anche per noi ristoratori. Da quando hanno cominciato ad aprire i locali dove si tira l’alba viviamo con il fiato sospeso. Purtroppo anch’io ho dovuto fare i conti con in preda ai fumi dell’alcol si è scatenato distruggendo le fioriere che avevo sistemato con cura nel dehor del mio ristorante. Le sedie sono volate di sotto sulla spiaggia». Il bilancio della notte brava dei vandali del Prino è decisamente preoccupante: decine di specchietti retrovisori andati in mille pezzi, auto prese a calci, fioriere devastate e bidoni dell’immondizia svuotati in mezzo alla strada. I teppisti hanno beffato anche le forze dell’ordine: sono entrati in azione quando le pattuglie della polizia avevano lasciato la zona. Il Questore Giovanni Sarlo quindi ha dovuto studiare delle contromisure per evitare il ripetersi di episodi di gratuita maleducazione e inciviltà: «Mercoledì convocheremo un tavolo tecnico con le altre forze dell’ordine. Commercianti e abitanti della zona posso stare tranquilli - assicura il numero uno della polizia - i controlli delle nostre pattuglie, ma anche di carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale, verranno intensificati sino a quando l’ultimo cliente dei locali notturni del Prino non lascerà il lungomare. Faremo l’alba con loro». Giò Barbera. |
IL
SECOLO XIX
Orari ridotti alle discoteche e giro di vite per gli alcolici. |
Imperia
«Isolare e punire quell’esigua minoranza di violenti che discreditano
il quartiere e gli altri giovani che invece intendono trascorrere una
serata di divertimento e di svago con gli amici». Il giorno dopo
la devastazione al Prino il sindaco Luigi Sappa risponde alle pressanti
richieste dei commercianti e dei residenti con una prima serie di ordinanze
sindacali decisamente restrittive: limitazione dell’orario delle discoteche
alle 4 del mattino; limitazione dell’orario dei bar con piccolo intrattenimento
musicale sino alle 2; divieto di somministrazione di bevande alcoliche
un’ora prima della chiusura; divieto di distribuzione di bibite di qualsiasi
genere in contenitori di vetro. Ma non è tutto. «Nei prossimi
giorni - spiega il sindaco - convocheremo un vertice con i gestori per
sensibilizzarli e coinvolgerli nella gestione della sicurezza e dell’ordine
pubblico». Il Comune, da parte sua, garantirà anche il potenziamento
di alcuni servizi ritenuti essenziali. Già da questa settimana
il comando di polizia municipale predisporrà l’istituzione del
senso unico dalle 21 alle 6, mentre a partire dal prossimo mese sarà
disponibile il grande parcheggio in regione Santa Lucia dotato di luci
e servizi igienici.
L’esodo della movida del Prino non è mai stato quantificato ufficialmente. I portavoce del comitato del borgo sono arrivati a ipotizzare un via vai di almeno 5 mila persone ogni notte. Una concentrazione di gente altissima. Traffico impazzito, code, clacson suonati a distesa in piena notte, hanno fatto da corollario a un’estate, quella del 2004, vissuta ogni notte sull’orlo di una crisi di nervi. E nessuno vuole il bis. |
LA
PROVINCIA DI CREMONA
Sesto, volley contro l’alcol. |
Sesto
— Domenica alle 15, nel cortile dell’oratorio, triangolare di
pallavolo fra squadre miste di Sesto, Grumello e Spinadesco. La manifestazione
è organizzata dai tre Comuni in collaborazione con Pro loco, associazione
‘BUSsola’ e Apcat di Cremona nell’ambito del progetto ‘Alcol,
meno è meglio’, rassegna di iniziative ricreative per ricordare,
soprattutto ai giovani, che imparare a bere porta solo guai.
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Abuso di alcol e droghe Una serata di confronto. |
GAMBETTOLA
- Serata di informazione e confronto sul dilagante consumo di alcool e
sull’abuso delle sostanze stupefacenti (*). Si tratta di fenomeni
che si registrano soprattutto in età giovanile. L’appuntamento
viene organizzato in collaborazione con il servizio Sert dell’Ausl
di Cesena.Un appuntamento rivolto alle famiglie dei ragazzi di età
compresa tra i 15 e i 25 anni, in quanto questo fenomeno trova particolare
terreno fertile in questa fascia d’età. Così sempre più
spesso al sabato sera sempre più gente si ubriaca e si mette al
volante, con il rischio di rimanere coinvolti nelle stragi del sabato
sera. Questa sera, alle ore 20,45, presso il Centro culturale Fellini,
si parlerà di “Alcool: dalla tradizione ai nuovi consumi”.
L’introduzione sarà a cura di Maurizio Marchi, comandante
della polizia municipale di Gambettola. Relatori Roberta Carrozzo e Rodolfo
Carbellotti. Le conclusioni sono affidate a Gianni Bisulli, assessore
alle Politiche giovanili. G.m.
(*) Nota: di solito scrivono “uso-consumo” di sostanze stupefacenti e “abuso” di alcol, è la prima volta che vedo il contrario. Quando si parla di droghe, legali o illegali che siano, ogni “uso” è già di per sé un “abuso”. Dirlo per il vino sembra un’eresia, dirlo per uno spinello pare normale. Eppure l’alcol, dal punto di vista neurobiologico (ma anche per le conseguenze socio-sanitarie che deriva dal suo consumo) è droga certamente ben più pesante della cannabis (http://www.aicat.net/rapporto_del_prof_bernard_roques.htm ). |
IL
GAZZETTINO (Udine)
Cade nella roggia. Salvato da due passanti. |
Domenica,
verso le 14, è scivolato nella roggia di via Zanon e non riusciva
più a risalire l’argine. L’uomo, un udinese che aveva abusato di
sostanze alcoliche, è stato soccorso da due passanti che lo hanno
tratto in salvo e chiesto l’intervento del 118. È stato accompagnato
in pronto soccorso in ambulanza.
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IL
SECOLO XIX
Si getta nel vuoto per gelosia La donna illesa dopo un volo dal terzo piano. L’uomo avrebbe ostacolato l’intervento dei carabinieri Denunciato il marito: istigazione al suicidio. |
Vado
Hanno litigato per questioni di gelosia e alla fine la moglie (Svetlana
B., moldava, di 33 anni) si è buttata dalla finestra del terzo
piano. Ha fatto un volo di circa dieci metri cadendo nel giardino di casa,
al civico 31 di via Manzoni. Miracolosamente non si è fatta nulla:
la prognosi è di appena 15 giorni. Proprio le lievi conseguenze
del volo hanno salvato il marito, un bidello vadese di quarant’anni (P.
M.). Rischiava il carcere perché quando alla porta di casa si sono
presentati carabinieri, militi e personale del 118, tutti accorsi dopo
l’Sos della donna («mi voglio ammazzare», aveva urlato al
telefono a un parente milanese che poi ha dato l’allarme), lui ha negato
l’emergenza. «Perché siete venuti, è una bufala, qui
nessuno vuol togliersi la vita», ha detto ai soccorritori. E aggiunto:
«Forse avete sbagliato numero civico...». E solo alla fine,
quando in strada i testimoni urlavano, ha ceduto. Ma ormai la moglie si
era già buttata.
La drammatica vicenda si è verificata domenica sera intorno a mezzanotte. I due coniugi ne venivano da una discussione perché la straniera era gelosa del marito. Probabilmente la donna aveva anche bevuto. La sua fortuna è stata "atterrare" nel giardino reso morbido dall’acqua. Lei è stata soccorsa e nel mentre i carabinieri hanno chiamato il magistrato di turno, Giovanni Ferro, per valutare la posizione del marito. Visto l’"ostruzionismo" si è ipotizzato di fermarlo per "istigazione al suicidio". È iniziata una trattativa durata fino a notte fonda. Lui si è detto choccato dal gesto della consorte e spiegato di non averli fatti intervenire per una questione di pudore, «nella certezza di poter risolvere le cose noi due, senza interferenze». Agli inquirenti è sembrato sincero e considerata le ridotte conseguenze del volo è stato lasciato in libertà. Ora toccherà all’autorità giudiziaria decidere come procedere nei suoi confronti. I carabinieri hanno inoltrato un resoconto dei fatti senza ipotizzare reati. Ma il magistrato ha pochi dubbi: «Va denunciato per istigazione al suicidio; posto anche che non abbia ben valutato il pericolo, se avesse fatto entrare i soccorritori la donna, in quel momento ancora in casa, poteva essere bloccata. Il fatto che non sia morta non annulla le responsabilità..». Dario Freccero. |
IL
GIORNALE DI VICENZA
Il carabiniere di Brendola assolto perché ammanettò maresciallo dell’aeronautica alticcio in auto Brigadiere fece il suo dovere La Corte d’Appello militare ribalta il verdetto di Padova. |
di
Ivano Tolettini
Il brigadiere dei carabinieri Gianni Di Filippo, in servizio alla stazione di Brendola, non commise alcuna illegalità quando ammanettò in caserma un maresciallo dell’aeronautica esagitato, dopo un controllo positivo all’alcoltest, che a testate si stava facendo del male. Un anno e mezzo fa il tribunale militare di Padova gli aveva inflitto una multa di 3846 euro di multa per insubordinazione, mentre a Benvenuto Teodosio di 34 anni furono inflitti 5 mesi per minacce, ingiurie e resistenza con violenza a forza armata. Ieri mattina la Corte d’Appello di Verona, accogliendo la richiesta dell’avvocato Cesare Dal Maso, ha ribaltato il verdetto prosciogliendo il sottufficiale con formula piena perché aveva fatto il proprio dovere. «Quella del primo grado è una senza illogica e profondamente ingiusta - spiegò Dal Maso nel novembre 2003 - perché l’unico dato certo è che il brigadiere stava facendo il proprio dovere e si trovava al cospetto di un cittadino che voleva farsi del male». Gianni De Filippo esce a testa alta da una vicenda che l’ha profondamente amareggiato per le modalità in cui si era svolta. Lui, sottufficiale dall’alto rendimento e dalle note caratteristiche eccellenti, si ritrovò con una mannaia legale per una vicenda che a naso non poteva finire diversamente. Tutto risaliva alla sera del 4 aprile 2002 quando il brigadiere con un collega era in servizio lungo la statale 11. A Tavernelle era parcheggiata una vettura. Non appena la pattuglia si avvicinò, una donna scese di corsa e si allontanò. Nell’auto c’era Benvenuto Teodosio, 34 anni, all’epoca sottufficiale dell’aeronautica. Era in borghese e è alticcio. Non era la prima volta che si trova in circostanze analoghe. I militari lo controllarono, lui declinò le generalità dicendo di essere un maresciallo. Era superiore di grado a Di Filippo. Teodosio fu accompagnato per l’alcoltest in via Muggia a Vicenza. Era molto agitato. Il maresciallo cercò di intimidire Di Filippo: «Me ne vado via di qua e ti farò passare dei guai. Sono un tuo superiore». Si alzò dalla sedia e cercò di uscire dalla caserma di via Muggia, ma fu bloccato dal brigadiere. Per tutta risposta Teodosio gli diede una spinta e lo fece sbattere contro l’armadio. Teodosio non contento si scagliò contro un computer con una testata. Di Filippo per bloccarlo ed evitare che si ripetesse gli mise le manette e lo afferrò per il collo, trasportandolo sui divani dell’entrata della caserma. Quando dopo pochi minuti a Teodosio, finalmente più calmo, sono tolte le manette, la pratica sembra chiusa. «Questi sono i fatti - sostenne nell’autunno 2003 nell’arringa l’avv. Dal Maso - e non si comprende per quale motivo il brigadiere debba essere condannato. Ha fatto il suo dovere, come sempre in servizio, tanto che le sue note caratteristiche sono di “eccellente”. Aveva di fronte un individuo che aveva perso i freni inibitori a causa dell’alcol e in quel momento, temendo che potesse farsi molto male, Di Filippo ha usato per stato di necessità le manette. Un uomo infuriato in quelle circostanze può fare di tutto. Il comportamento del brigadiere di Brendola è stato ineccepibile». Ci sono voluti diciotto mesi perché le parole del difensore trovassero conferma in tribunale. Un anno e mezzo durante il quale il brigadiere Di Filippo ha lavorato non potendo non pensare a quella sentenza ritenuta ingiusta che gli pesava come un macigno. Che cosa sarebbe accaduto se quella notte in caserma il maresciallo si fosse fatto del male? Il brigadiere non compì alcun atto d’insubordinazione. Fece soltanto il proprio dovere. Che fatica, però, per dimostrarlo. |
IL
GIORNALE DI VICENZA
Denunce, e bar nel mirino Alcuni gestori in zona stadio avrebbero venduto alcolici La polizia ha identificato tre giovani accusati di aver danneggiato i bus (ma c’erano i martelli) e di lancio di oggetti. |
Di
Diego Neri
Gli strascichi del dopo-derby non sono solo sportivi. E non poteva essere altrimenti, visti le precedenti visite dei veronesi a Vicenza. Il bilancio per le forze dell’ordine è comunque positivo, visto che quando, quest’anno, i gialloblu si sono mossi in trasferta in gruppi nutriti, hanno spesso creato confusione. In città, sabato, tutto è filato piuttosto liscio nonostante i bus danneggiati e un fitto lancio di oggetti al Menti. Tre le persone denunciate fino a ieri. Ma la questura sta lavorando anche su un altro fronte: quello dei baristi che non avrebbero rispettato l’ordinanza del sindaco vendendo alcolici ai tifosi. Per Vicenza-Verona, finita a reti bianche, erano in servizio 250 fra poliziotti e carabinieri per evitare incidente in uno stadio con oltre 15 mila spettatori. Milletrecento i gialloblu, di cui 650 giunti in treno e 950 stipati nello spicchio ospiti e i restanti negli altri settori. La polizia ha controllato anche i bagarini per evitare biglietti falsi. I bus. Il Comune aveva messo a disposizione delle forze dell’ordine, su sollecitazione del prefetto Tranfaglia, tre bus non più in servizio di linea. Era la prima volta che venivano usati per accompagnare dalla stazione al Menti i veronesi che arrivavano in treno. Lo scopo era quello di evitare problemi durante il corteo. I veronesi sono stati fatti salire sui pullman, dei quali hanno subito rotto i vetri. Hanno usato i martelletti posti all’interno, che il Comune si era dimenticato di togliere. I danni complessivi ammontano a circa 4 mila euro. Un tifoso resta lievemente ferito. Per quei danneggiamenti sono stati denunciati due veronesi, Mattia V., 17 anni, e Cristiano Sartori, 32, di Bussolengo. La questura chiederà per loro il divieto di partecipare alle manifestazioni sportive. Altri danni sono stati commessi in via Trissino, davanti alle abitazioni ai civici 73 e 75: hanno distrutto le placche dei campanelli di entrambe le palazzine, per un ammontare di centinaia di euro. Imbufaliti i residenti. Lancio di oggetti. Durante la gara sono volati a più riprese oggetti in campo e verso le opposte tifoserie. Un vicentino è stato colpito da un coltello, ma non si è fatto nulla. Monetine, accendini e bottigliette d’acqua sono stati gettati da entrambe le parti, non sono mancati i panini. La scientifica, in forza per la questura coordinata allo stadio dal capo di gabinetto De Leo e dai vicequestori Cuozzo e Zonta, ha filmato i momenti del lancio e in questo modo è stato possibile identificare subito e denunciare il vicentino Oscar Dal Lago, 27 anni. Altre persone potrebbero essere segnalate nelle prossime ore, fra i vicentini anche per resistenza a pubblico ufficiale. Alcol e bar. In occasione di tutte le gare interne del Vicenza, il questore Rotondi sollecita il sindaco a emettere un’ordinanza per vietare ai baristi dei locali vicini allo stadio di vendere alcolici fin dal primo pomeriggio. In realtà, sabato sera erano moltissimi gli ubriachi ad assistere al derby e secondo la polizia non tutti si erano portati le bottiglie da casa. In base a numerose segnalazioni, infatti, alcuni gestori non avrebbero rispettato l’ordinanza vendendo soprattutto birre, in particolare ai vicentini. Ora rischiano una denuncia penale e una pesante multa, ma al momento le indagini sono in corso. |
LA
GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
A Pietragalla di sera non si bevono alcolici. |
Pietragalla
Ordinanza repressiva o misura preventiva? Autoritario proibizionismo o
segnale forte? Provvedimento evasivo o provocatorio esperimento? Certo
è che l’ordinanza dell’amministrazione comunale di Pietragalla
(Potenza), sulla somministrazione delle bevande da asporto, è l’argomento
del momento nella comunità del potentino. Emesso, discusso, revocato.
L’atto vieta, o meglio ha vietato per alcuni giorni fino a ieri mattina,
l’acquisto delle bibite da asporto alcolicamente «graduate»
dalle dieci e mezza di sera alle sei e mezza di mattina. Niente birra
e affini, dunque, nella notte di Pietragalla e frazioni. Nell’ovvio dibattito
creato da una decisione di pubblico interesse, favorevoli e contrari hanno
esaltato il «proprio» lato della medaglia. Il problema di
fondo pare essere la prevenzione degli abusi alcolici nella realtà
dell’Alto Basento. I «tifosi» dell’ordinanza benedicevano
l’assennata misura, che poteva salvaguardare come un toccasana l’integrità
fisica dei propri «figli». I denigratori non ci avranno messo
molto ad accostare Pietragalla all’America degli anni ’30. Il segretario
della sezione locale di Prc è intervenuto sull’argomento - poco
prima della revoca dell’ordinanza - definendo la decisione degli amministratori
«poliziesca», frutto di una «cultura autoritaria e paternalistica»,
dettata da un «inadeguato proibizionismo». I titolari delle
attività commerciali ne hanno discusso fra loro, ottenendo un incontro
con il sindaco Rocco Iacovera per venerdì 27 maggio. Il primo cittadino,
intanto, ha risposto alle accuse parlando di ordinanza sperimentale e
di segnale forte. «Il problema sarà oggetto di un più
accurato studio, anche territoriale» ha dichiarato Iacovera, dato
che il centro cittadino e le frazioni potrebbero avere esigenze diverse.
Se ne parlerà tutti assieme, sindaco ed esercenti, fra qualche
giorno. Intanto ci saranno (almeno) tre sere per una birra fuori tempo
massimo. Sempre meglio di niente.
Antonino Palumbo. |
IL
MESSAGGERO
Una serata con Bacco, tabacco e Nicola Piepoli. |
Il
Toscanello aromatizzato alla grappa è andato in scena, in anteprima
mondiale, nei giardini dell’hotel de Russie. I gusti cambiano. Se
una volta c’erano fumatori di cubani che sorseggiavano nelle coppe
di cristallo, calvados e rum, adesso la sfida è puntata all’abbinamento
con prodotti del made in Italy, grappa e spumante Ferrari. Esame riuscito,
così ha decretato la giuria, messa in piedi da Stefano Fraticelli
, presidente del club “Maledetto Toscano” e da Camilla Lunelli
. E a gustare i preziosi toscani, accompagnati da grappa invecchiata con
il metodo solera, ossia come lo sherry, una platea di vip e di amanti
della specialità. Tra i volti noti anche il sondaggista Nicola
Piepoli.
|
L’UNIONE
SARDA (Cagliari)
Le reazioni. C’è chi condanna l’episodio, chi minimizza, chi pone altri dubbi Genitori divisi: «Peggio l’eros o l’alcol?». |
E
sull’argomento i genitori si dividono. L’idea che il proprio figlio possa
assistere ad un’esibizione di spogliarello durante l’appuntamento del
sabato notte in discoteca crea pareri discordanti, tra chi non ci vede
niente di male e chi grida allo scandalo. "quattro schiaffi all’organizzatore"«Non
va assolutamente bene», dichiara Maria Grazia Camba, madre di un
ragazzo di 14 anni, «mando mio figlio a ballare, non ad assistere
a spettacoli come questo. Il gestore si merita quattro schiaffi, per non
dire altro». Nonostante l’esibizione fosse annunciata sul volantino
della serata, fatto girare negli ambienti giusti, tra scuole e punti di
ritrovo adolescenziali della città, su oltre diecimila copie, non
tutti gli adulti l’hanno potuto visionare. «L’invito non l’ho visto»,
aggiunge la signora Camba, «avrei mandato ugualmente mio figlio
in quella discoteca perché mi fido di lui e so che la mia educazione
gli permette di essere responsabile, ma trovo assurdo che un adulto promuova
intrattenimenti simili ad un pubblico così piccolo e che una ragazza,
non più giovanissima, si presti a spogliarsi davanti a ragazzini».
i favorevoli C’è anche chi non la prende così male. «Quando
mio figlio me l’ha raccontato non ci ho visto nulla di grave», racconta
Daniela Stecchi, madre di un ragazzo di 18 anni. «Una donna coperta
solo da uno slip non mi sembra sconvolgente. Non credo possa traumatizzare
nessuno. Si vedono cose molto peggiori in televisione, con scene ben più
spinte, a qualsiasi ora, o addirittura immagini di violenza gratuita,
più gravi per la crescita di un ragazzo in tenera età».
La maggior parte dei genitori trova che i propri figli siano abbastanza
preparati e non si facciano impressionare da un nudo, anche se visto per
la prima volta dal vivo, a pochi metri di distanza dal proprio naso. «Il
giorno dopo, mio figlio mi ha fatto vedere il video dello strip fatto
col suo cellulare» spiega Irene Muscas, madre di un ragazzo di 17
anni e di una di 16 «la spogliarellista è una bellissima
ragazza e i miei figli hanno vissuto la visione in maniera serena, ridendoci
sopra. Sicuramente continueranno a dormire sogni felici». Diversa,
invece, la risposta di chi ha un’indole più apprensiva. «Sapendo
di uno spettacolo del genere, se avessi avuto un figlio maschio non l’avrei
mandato», spiega Simona Belfiori, madre di una ragazza di 16 anni,
«mi dispiace che ci si approfitti della debolezza dei più
piccoli. Bisogna lasciarli in pace, che crescano per conto loro, senza
che un adulto li distragga con cose da adulti». "preoccupa
di più l’alcol che circola "In una società in cui gran
parte delle fanciulle sognano di fare la velina in televisione, un episodio
come questo non preoccupa e lo si accetta, senza pensare che possa essere
di cattivo esempio. Più che due seni al vento, un perizoma bianco
con effetto vedo non vedo e qualche movenza sensuale, alla maggior parte
dei genitori preoccupano un paio di gin lemon o qualche drink alcolico
di troppo. «Non sono d’accordo con lo spogliarello e la trovo una
cosa grave, ma mi spaventa di più il concetto di free-drink»»
racconta Sergio Collu, padre di una ragazza di 16 anni, riferendosi a
quell’impostazione di serata che permette di prendere al bar un numero
illimitato di consumazioni, spesso e volentieri di super alcolici. «Lo
spogliarello è un’offerta un po’ troppo pesante per una prima serata.
Sono contrario, ma la visione di una donna nuda non ti fa sicuramente
barcollare o star male. Trovo molto più grave che si permetta ai
ragazzi di ubriacarsi liberamente e che questo sia il motivo per catturare
la loro affluenza in discoteca». Stefano Cortis.
|
LA
SICILIA (Agrigento)
Carnevale L’Asl bacchetta l’Amministrazione. |
g.re.)
- Il servizio di igiene pubblica ufficializza alcune delle lacune evidenziate
nell’ultima edizione del carnevale di Sciacca, quella che gli organizzatori
hanno voluto organizzare a maggio a causa dei lavori di pavimentazione
in corso in piazza Scandaliato. Sono contenute in una lettera al sindaco
ed all’assessore comunale alla Sanità alcune osservazioni su problematiche
riguardanti inquinamento e situazione igienico sanitaria carente in occasione
della festa. Sono le valutazioni fatte dal medico responsabile del dipartimento
di Prevenzione, Melchiorre Buscarnera, a sintetizzare i contenuti della
lettera, che vuole probabilmente essere un richiamo affinché non
si ripetano nei prossimi anni: «Le feste in generale - si legge
- devono essere momenti di serenità, di svago per una migliore
qualità della vita e non motivo di danno per il nostro organismo».
Il riferimento è al livello di inquinamento acustico, prodotto dalle casse poste sopra i carri allegorici, che quest’anno ha superato qualsiasi soglia di tolleranza sopportabile da un normale timpano umano può sopportare e che determina un notevole stress. «Questo inconveniente - scrive Buscarnera - ha costretto molti spettatori e bambini a ricorrere alle cure dello specialista per vari problemi all’apparato uditivo». Ma c’è un secondo punto sul quale l’ufficio di prevenzione del distretto di igiene e sanità pubblica ha voluto rivolgere la propria attenzione: «I cittadini si sono lamentati per l’alto tasso di sporcizia e di fetore che viene a svilupparsi nel centro storico durante i giorni di festa - continua Buscrnera - che questa volta si è manifestato con maggiore intensità in quanto legato alla temperatura più elevata rispetto al periodo invernale. Ma non dimentichiamo il problema dell’alcolismo, i numerosi ragazzi che ogni anno vengono soccorsi per strada a causa dell’alto livelli di ubriachezza (*)». Insomma, secondo le autorità sanitarie sarebbe opportuno che ci si adoperi per risolvere i problemi di carattere igienico sanitari che sono ogni anno sempre più preoccupanti, tanto da portare le stesse autorità a denunciare alcuni aspetti che devono essere presi in considerazione. (*) Nota: ricordo gli articoli degli scorsi anni, in cui questa rassegna stampa ha denunciato come a Sciacca la promozione dell’alcol comincia in alcuni casi già sui banchi di scuola. Non solo a Sciacca, naturalmente (basti vedere l’articolo che apre la rassegna di oggi, con “il giornalino delle cose buone” nelle scuole elementari). |
LA
SICILIA (Agrigento)
E’ stata scaricata in gravi condizioni davanti al portone di casa dai suoi «amici» Trovata in overdose a soli tredici anni. |
Licata.
Come un sacco di patate è stata scaricata davanti all’ingresso
della propria abitazione, continuando a porre a rischio la vita della
sfortunata ragazzina finita giovanissima nel giro della tossico dipendenza.
Una delle tante giovane vittime della droga, anche se questa conta soltanto
tredici primavere. Ma anche lei in preda agli effetti deliranti prodotti
dall’assunzione di stupefacenti domenica notte è finita in ospedale.
Una drammatica vicenda che emerge in una città dove il mercato della droga è certamente fiorente. Secondo quanto accertato dai carabinieri nell’ambito della recente operazione antidroga denominata «Cane di paglia» ogni mese ben sette chilogrammi di droga tra leggera e pesante verrebbero venduti e consumati. Ma l’età degli assuntori si sta abbassando considerevolmente e questa volta ha coinvolto anche una studentessa di terza media, che domenica sera insieme ai suoi amici ha trascorso la serata all’interno di uno dei tanti pub che si trovano in città assumendo come tanti altri, droga e magari abusando di alcolici e super alcolici. La studentessa sarebbe andata in delirio tanto da far preoccupare gli amici che a bordo di un’auto l’hanno riportato nella propria abitazione o meglio, l’hanno «scaricata» davanti casa. Le drammatiche condizioni in cui versava la ragazza ha indotto i propri genitori a trasportarla al pronto soccorso del vicino ospedale dove i medici hanno provveduto a prestarle le cure del caso. Fortunatamente le sue condizioni non sono riusltate gravi e la ragazzina ha già fatto ritorno a casa. Me nel frattempo sono scattate le indagini dei carabinieri del locale comando stazione che hanno individuato il giovane che è uscito con la ragazzina. Si tratta di un licatese 22 anni, già noto agli atti dei carabinieri quale detentore ai fini di spaccio di stupefacenti. Antonio Cacciatore. |
LA
SICILIA (Trapani)
Si è conclusa La kermesse dedicata al vino siciliano È tutta del «Marsala» la scena finale di Wine Sicily. |
Si
è chiusa domenica, con un «salotto» dedicato al Marsala,
la seconda edizione di Wine Sicily che ha messo alla ribalta 80 prestigiose
aziende siciliane. Migliaia le persone intervenute e grande euforia tra
gli espositori che hanno chiuso contratti con i buyers invitati dall’Ice.
Il più importante, quello della Cantina della Rinascita per una
fornitura di 300 mila bottiglie negli Usa.
Paolo Massobrio, giornalista e autore de Il Golosario ha chiuso le degustazioni di Wine Sicily centrando l’attenzione sul Marsala. «Il vero, grande vino da conversazione italiano». Perfetto, fra l’altro, l’abbinamento con il cioccolato di Modica, prodotto De.Co. (denominazione Comunale) in grande ascesa, e con il pecorino stagionato. Il presidente del Consorzio del Marsala Marco Rabino, ha detto che il Marsala Vergine merita la denominazione d’origine controllata e garantita. «Mi hanno sorpreso due cose di Wine Sicily – ha commentato Paolo Massobrio, che è anche presidente di un movimento di consumatori, Papillon, assai radicato in Sicilia – la determinazione del presidente della Provincia Giulia Adamo che è stata capace di fare una manifestazione tenendo conto di tutti i fattori in gioco nel mondo del vino: dalla qualità alla comunicazione del vino come benessere, ma anche alla denuncia della situazione produttiva italiana che rischia di rimanere una mosca cocchiera nello scenario internazionale. Il secondo aspetto è che Trapani ha rappresentato un “sistema”, che è quello che ha più entusiasmato gli operatori: un sistema di piccole e grandi cantine, di imprese affermate e di cantine sociali, tutte accomunate da un’oggettiva qualità. Quello che si è svolto a Trapani - conclude Massobrio - è comunque un modello per l’Italia intera». Jana Cardinale. |
LA
SICILIA (Siracusa)
Rissa, polacchi protagonisti Villini Necessario l’intervento della polizia che ha proceduto all’arresto di cinque persone. |
Cinque
arresti per una furibonda rissa. In manette sono finiti quattro cittadino
polacchi ed il giovane siracusano. Non si è trattato di uno scontro
etnico (italiano contro cittadini dell’Est, o viceversa), ma di una feroce
litigata, a base di pugni e calci, dalle serie.... botte da orbi per tutti.
Infatti i tutti e cinque i rissanti lottavano fra di loro. Come dire:tutti
contro tutti.
E per tutti e cinque sono scattate le manette da parte degli agenti di due pattuglie delle Volanti intervenuti ai villini del Foro Siracusano, per sedare la rissa e calmare i bollenti spiriti dei protagonisti degli scontri che sono avvenuti attorno alle 20,30 dell’altra sera.Gli agenti delle Volanti hanno proceduto all’arresto di Giuseppe Galioto di 28 anni di Siracusa e dei polacchi Lukas Marian Cieplewki di 20 anni, Sebastian Pawelkievievz di 25 anni, Kirzytof Siwiek di 24 anni e Leszwek Mizerski di 22 anni, residenti a Siracusa. Tutti e cinque sono accusati di rissa aggravata, lesioni e resistenza a pubblico ufficiale. Gli agenti di polizia, infatti, appena intervenuti, hanno intimato più volte ai cinque rissanti si fermarsi: Nonostante gli inviti i cinque hanno continuato a picchiarsi fra di loro, ignorando i tutori dell’ordine. Anzi due rissanti si sono scagliati contro i poliziotti ingaggiando con loro una colluttazione. Tant’è che anche gli agenti sono stati costretti a farsi medicare al posto di pronto soccorso dell’ospedale Umberto I°. Gli agenti sono stati giudicati guaribili in pochi giorni. Dopo le medicazioni, difatti, sono stati dimessi. Ma anche i cinque rissanti che ai villini del Foro Italico se le sono date di santa ragione sono stati condotti al pronto soccorso del nosocomio siracusano.I referti dei medici riferiscono di lesioni con ecchimosi e contunsioni, guaribili in termini varianti da un giorno a 8 giorni. Ad un rissante è stato riscontrato un trauma cranico minore. In un primo tempo era stato disposto il suo ricovero in corsia, successivamente, dopo un definitivo controllo attraverso la Tac è stato dimesso. I rissanti, pertanto, dopo i controlli ospedalieri, sono stati condotti alla questura per gli adempimenti di legge, quindi sono stati trasferiti in celle del carcere di Cavadonna, a disposizione della magistratura. Causa scatenante della megarissa? Non è stata accertata. Non è da escludere che i motivi alla base degli scontri corpo a corpo, a base di pugni e pedate, sono da definirsi futili: ma comunque da ricercare, verosimilmente, in qualche bicchiere di birra o di liquore in più. Saretto Leotta. |
LA
PROVINCIA DI CREMONA
Appuntamenti. Da giovedì della prossima settimana: organizza lo Sraffa, Consulta dei Giovani e OpenCoop Studenti, una sfida a colpi di rock. |
Terzo
festival della canzone studentesca ventidue i gruppi sul palco del Palabertoni
di Antonio Guerini e Angelo Lorenzetti Musica ‘scolastica’ al PalaBertoni da giovedì a sabato sera. Viene infatti riproposto il festival della canzone studentesca, giunto alla terza edizione. Sul palco ben ventidue gruppi in rappresentanza di tutte le scuole superiori di Crema e dell’Università. L’organizzazione anche stavolta è curata da OpenCoop e dall’istituto professionale ‘Sraffa’, che potranno contare sulla fattiva collaborazione di Consulta Giovani ed Orientagiovani del Comune, oltre che dall’Asl. La grande kermesse, che rientra anche nel progetto ‘Altrove’, è stata presentata ieri nel tardo pomeriggio nella sala della presidenza dello ‘Sraffa’ con l’assessore Giovanna Barra,il vicesindaco Gianni Risari, Massimo Benelli di OpenCoop e Maurizio Dell’Olio dell’Orientagiovani. «Stavolta — hanno sottolineato i due amministratori pubblici — l’amministrazione comunale non si limita a dare il patrocinio, ma entra nell’iniziativa in modo più ampio». Oltre ad evidenziare che viene messo insieme il lavoro delle scuole e che si tratta di «un’iniziativa non estranea al momento formativo degli studenti». Le prime due serate saranno dedicate alle semifinali, sabato ci sarà il gran finale con in gara dodici concorrenti scelti da una eterogenea giuria. Tra gli ospiti Miky and the Mouse, gruppo estemporaneo composto da Michela Grossi, voce; Maurizio Dell’Olio, basso; Sergio Dell’Olio, batteria e percussioni; Giancarlo Dossena, batteria; Davide Pariscenti, tastiere; Bruno Comanduli, chitarra; Carlo Dossena, saxofono. Firmeranno il registro di presenza anche il gruppo dei ’Fade’, vincitori della seconda edizione del festival; una formazione di danza moderna, e un gruppo di giocolieri ani Mercoledì, 25 Maggio 2005
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