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Posta 11/10/2012

La lettera
Un grazie ai nostri eroi quotidiani

Sottopagati. Sacrificati. Messi nell’ombra. Usati come parafulmine. O, come bersaglio. Parliamo degli agenti di polizia, dei carabinieri e delle forze dell’ordine, in generale.  Uomini e donne, spesso solo ragazzi e ragazze, che, per due lire, fanno un mestiere scomodo e pericoloso. E dei quali si parla poco, anche quando muoiono ammazzati. Oggi noi vogliamo rendere loro onore. Lo facciamo con il racconto di quanto accaduto alla nostra collaboratrice, Daniela Giuffrida, che dice:  In un mondo in cui si tende ad andar contro questi “ragazzi” solo perchè rappresentano uno Stato che non ci piace più, credo sia giusto dare testimonianza della loro professionalità e della loro grande umanità”. Questo il suo racconto

Cronaca di un pomeriggio di luglio


Adesso so cosa significhi sentirsi soli, assolutamente soli e abbandonati a sé stessi mentre decine di auto ti scivolano accanto senza vederti…. Il sole ti abbaglia e il caldo scioglie fino all’ultima fibra del tuo essere. Adesso so cosa prova un cane abbandonato, in una piazzola di sosta… lungo un’autostrada… alle 2 del pomeriggio di un giorno afoso. Sola in macchina, di ritorno da una manifestazione di protesta contro le 41 antenne bastarde di una base americana, antenne che stanno “ammorbando” l’aria di tutta la Sicilia, con le loro maledette onde elettromagnetiche…. C’erano personaggi importanti della politica italo-europea, non si poteva mancare. Sono mesi che stavo manifestando contro di loro… Tutto il giorno al sole e poi il ritorno dentro la tua macchina infuocata… Quanti gradi? L’inferno!
Poi l’autostrada.

Un dolore improvviso, strano e sconosciuto in pieno petto, non mi dà possibilità di scelta: devi fermarmi, capire cosa sta succedendo, ricordare se ho già provato una cosa così… ma non trovi risposta, ed è il buio più assoluto…
Riapro gli occhi un istante, spettatrice di un dramma che sto vivendo in prima persona. Non so quanto tempo sia trascorso, chiusa dentro l’abitacolo della tua auto, inchiodata su quel sedile, mentre il sole infuoca le lamiere e l’aria diventa irrespirabile…


Sul sedile vicino, il tuo cellulare. Lo prendo, il pollice preme un tasto e parte l’ultima chiamata in memoria… Una voce lontana, familiare, chiede cosa stia succedendo, capisce che stai male e grida per farsi sentire il suo “dimmi dove sei, ti raggiungo…” ma riesco solo a farfugliare frasi sconnesse.
Piango e le lacrime si mischiano al sudore che scende a fiumi dalla tua fronte… i tuoi vestiti sono fradici. Senti il tuo sudore gocciolare dall’orecchio destro sulla spalla nuda… In lontananza quella voce lontana è fredda e calma… chiama decisa il tuo nome e ti dice di stare calma… ma è buio… buio totale…


Riapro gli occhi, un camion si è fermato, scendono gli autisti. Li vedo guardare verso di me. Si girano, forse fanno pipì… ma se si sono girati vuol dire che mi hanno vista, ma allora perché non vengono ad aiutarmi... batto contro il vetro, sul clacson... (credo di batterci contro, in realtà, li stavo solo accarezzando)... Sono stremata, disperata...
Ma, loro  si stiracchiano, si versano addosso dell’acqua, risalgono a bordo, ripartono.
Comincio a gridare  ma io non sento più nulla... ancora il buio, profondo, totale...

 

Gli angeli
All’improvvisso, in quel buio qualcosa sta accadendo… qualcuno, qualcosa mi sta soffiando sul viso… una mano mi solleva la nuca, una voce, stavolta vicina mi chiede il mio nome… apro gli occhi e lo vedo: ha la divisa azzurra di un poliziotto, gli occhi chiari mi guardano preoccupati, la voce però e ferma e mi fà due milioni di domande ma io non capisco le sue domande e, ancora meno, le mie risposte… Sento le parole “polizia stradale”...“bivio di San Demetrio”…, “la signora sta male”…
Poi, non sento più niente... la mano gentile, scuote la mia testa adagio ed è acqua fresca che accarezza la mia fronte.

 

Chiedo scusa alla mano gentile dagli occhi chiarissimi, mi rendo conto di essere in condizioni indecenti, il poliziotto sorride, si rende conto che ho ripreso coscienza. Parlano fra loro e continua a farmi domande, io comincio a rispondere, faccio un sorriso... Svengo ancora… mi risveglio ancora… il poliziotto sorride e mi parla e mi chiede e cerca di tenermi sveglia…
Non so quanto tempo abbia trascorso piegato così... lascia la mia testa e finisce di bagnare la mia fronte solo quando arriva l’ambulanza del 118 che mi condurrà in ospedale. Le prime cure, sedativi, analgesici, non so cosa mi abbiano propinato, il dolore al petto è pressante, temono un infarto ma non lo è…
Socchiudo gli occhi... ancora la voce della mano gentile, apro gli occhi ed è il sorriso del “mio amico” poliziotto, io farfuglio un “grazie per ciò che avete fatto”, lui mi risponde “è il nostro lavoro” io annuisco e rispondo che “c’è modo e modo di fare il proprio lavoro...” .  E tanta umanità è cosa rara da trovare. Lui si mostra un pò imbarazzato e mi chiede il mio nome: “Allora Marcella o Daniela?” Io gli sorrido.

Vi devo la vita……

Ass/te Capo  Giuseppe S.

Ass/te Giuseppe M.

Ass/te Aurelio M.

del distaccamento di Lentini, della Polizia Stradale…

GRAZIE.

Daniela

 

 

di Daniela Giuffrida
da linksicilia.it

 



 

Giovedì, 11 Ottobre 2012
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