RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA" Note
a cura di Alessandro Sbarbada |
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LETTERA
DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI ALCOLOGIA IN RISPOSTA AL MINISTRO ALEMANNO
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Oggetto:
Censura dell’informazione e dell’evidenza scientifica in relazione alla
prevenzione dei Il
Presidente |
ASAPS |
È
stato un pomeriggio di terrore puro quello di lunedì, nel tratto
dell’Autosole compreso tra il Melarancio e Firenze Certosa. Un pomeriggio
di terrore e di sangue, con un 23enne morto ed una ventenne in fin di
vita. Una violenza stradale senza ormai alcun limite, innescata da un
tremendo cocktail di illeciti, su cui gli uomini della Sottosezione Autostradale
di Firenze Nord stanno lavorando senza sosta.
Un trattore stradale, di quelli che per intendersi trainano i semirimorchi fino a 4,62 tonnellate, stava percorrendo la carreggiata sud della A1, ad oltre 120 km orari. Una velocità folle e criminale, che ha sparato il veicolo commerciale fuori della galleria, in un tratto in cui anche i veicoli devono andare più piano, per la conformazione curvilinea dell’arteria e per il traffico sempre intenso di un’autostrada che funge anche da tangenziale cittadina. Tutti abbiamo ormai nelle orecchie il tormentone di Isoradio, che segnala code tra Certosa e Firenze Sud. Quando la motrice è uscita dalla galleria, si è trovata davanti il traffico bloccato, peraltro segnalato sui pannelli. La frenata ha fatto incuneare il bisonte della strada, che ha caricato con la sua furia assassina le inermi auto in coda. Ha sbattuto, e poi di traverso è finito sul guardrail centrale, saltando sulla carreggiata opposta. Due auto si sono trovate sulla sua rotta, senza che i due rispettivi conducenti potessero fare alcunché. Una Lancia Lybra resta completamente schiacciata: a bordo una giovane coppia di Castiglione del Lago. Lui, 23 anni, muore dopo l’arrivo in ospedale, mentre la donna, 20 anni da compiere, è ridotta in fin di vita. I primi bollettini parlano si lesioni irreversibili, tra cui l’amputazione di una mano. Quando gli agenti, i vigili del fuoco e i sanitari arrivano, si trovano davanti il cratere di una bomba, con rottami e sangue dappertutto. Il conducente del veicolo commerciale, sul quale era stato evidentemente manomesso il dispositivo obbligatorio di limitazione della velocità – che il Codice della Strada esige fissato a 80 orari – ha innescato l’incidente a 125 km/h. Si tratta presumibilmente di un giovane albanese, colpito da ordine d’espulsione. Per la sua identificazione si attende una comparazione con la Polizia Scientifica, in attesa che le sue condizioni sanitarie – ora si trova in prognosi riservata – lo consentano. Fosse lui davvero, oltre che clandestino, non avrebbe nemmeno la patente di guida per guidare un veicolo più grande di un furgone. In più, il suo tasso alcolemico è stato accertato a 1.70: oltre 3 volte il consentito, e questo fa di lui un ubriaco. È questa l’ennesimo attentato, mortale, che sulle strade del nostro paese viene compiuto da conducenti assunti senza scrupolo, in un settore – quello dell’autotrasporto – in cui è stata scatenata da alcuni (ma non da tutti), un’offensiva senza quartiere alla legalità ed alla concorrenza. In sostanza, gli onesti sono messi a dura prova da chi lavora in nero, da chi assume in nero, da chi decide il destino degli altri affidando un tir ad un ubriaco. Non si può più permettere che un ubriaco a velocità folle, emetta sentenze di condanna a morte inappellabili e Immediatamente eseguite. E’ ormai emergenza.(ASAPS) Giordano Biserni Presidente Asaps. |
CORRIERE
DI COMO |
Doppio
allarme alcol a Como. Se da un lato cresce il fenomeno della dipendenza
da bevande alcoliche, infatti, dall’altro preoccupa l’aumento dell’abuso
tra i giovani, che spesso ignorano i rischi legati all’eccessivo consumo
di vino, birra e superalcolici, soprattutto prima di mettersi al volante.
«Il fenomeno è in crescita - conferma il direttore generale dell’Asl di Como, Simona Mariani - e preoccupa il fatto che, soprattutto i ragazzi, sottovalutino i rischi legati all’abuso di alcol. Un problema che richiede un’importante lavoro di informazione e prevenzione». Nel 2004, i cittadini lariani con una grave assuefazione dall’alcol seguiti dal servizio dipendenze dell’Asl ha raggiunto quota 315, confermando un trend crescente che prosegue ormai da molti anni. «I soggetti in cura sono in aumento - conferma la responsabile, Raffaella Olandese - e sempre più spesso il ritratto dell’alcoldipendente è quello dell’uomo medio, tra i 30 e i 50 anni, sposato e con un buon lavoro. Accanto a questo però, preoccupa molto la diffusione tra i giovani di comportamenti legati all’abuso di alcol. Una piaga ancora in gran parte sommersa, aggravata dal frequente abbinamento tra il consumo di queste bevande e l’abuso di sostanze stupefacenti». «E’ fondamentale lavorare in profondità, per incidere sugli stili di vita dei giovani e non solo dei giovani - aggiunge il direttore sociale di via Pessina, Luigi Davide Clerici - Occorrono quindi seri progetti di prevenzione e di formazione delle famiglie e di tutti gli educatori incaricati». Proprio in questa direzione, nei prossimi giorni partirà a Como la seconda fase della campagna che va sotto il titolo ’Se vuoi bere fallo con la testa’. Quasi cento insegnanti di 19 scuole medie e 13 superiori e una quarantina di agenti della polizia locale di 21 Comuni e consorzi del territorio lariano parteciperanno nelle prossime settimane a corsi di formazione, tenuti da medici e psicologi, sulle conseguenze dell’abuso di alcol e soprattutto sul legame tra il consumo di alcolici e la guida. «I rischi provocati dalla guida in stato di ebbrezza sono ancora sottovalutati - dice Simona Mariani - E’ necessario insistere su questo versante, per far capire quanto sia pericoloso per se stessi e gli altri mettersi al volante dopo aver bevuto. La famiglia, la scuola e le istituzioni possono e devono fare molto su questo versante che vede l’Asl impegnata direttamente». «Senza demonizzare il vino o altre bevande alcoliche - conclude Raffaella Olandese - è importante far capire, soprattutto ai ragazzi, quali siano i rischi che corrono abusando di queste sostanze, pur senza colpevolizzarli. In questo senso, gli adulti possono fare davvero molto per prevenire». (*) (*) Nota: una campagna di prevenzione che non ponga l’accento sui rischi del bere moderato alla guida avrà un successo di pubblico, ma non produrrà nessun cambiamento se non fa altro che confermare quella che è la convinzione della maggior parte delle persone. Chi usa la testa se guida non beve. |
L’ADIGE |
PERGINE
- «Guida la tua salute» manda in gita i ragazzi della Valsugana.
Anche quest´anno il Coordinamento alcool e guida e il Comprensorio
C4 hanno proposto ai giovani della valle un concorso. Ai migliori lavori
realizzati dai ragazzi di elementari, medie e superiori - uno slogan,
un logo, un ricerca o un film sulla relazione alcool e guida - andrà
un premio speciale: una gita di un giorno per tutta la classe.
Molte scuole di valle hanno partecipato e il 19 aprile alle ore 9 avverrà la premiazione al teatro monsignor Caproni di Levico Terme. Lo scorso anno ha vinto l´istituto Marie Curie, che aveva realizzato un videoclip e uno slogan diventato il logo dell´iniziativa: «No Sobrio? No Parti!». Il concorso ha coinvolto circa 400 ragazzi, le parrocchie di Levico e Pergine, la Polizia municipale, alcune autoscuole del territorio e i due Comuni di Pergine e Levico. Alla premiazione sarà presente un testimonial sportivo e seguirà il concerto del gruppo Roxeen (composto da ragazzi del Telemaco). Il lavori saranno poi esposti al centro commerciale «Tamarisi» il 21 22 e 23 aprile e si sta studiando una mostra itinerante da portare in tutte le scuole. (*) (*) Nota: Pergine batte Como 1 a 0. |
IL
GAZZETTINO (Udine) |
Si
dimostra sempre più capillare l’intervento Acu di Udine. Ieri,
nell’aula magna dell’Istituto Malignani, l’Automobile Club di Udine ha
organizzato un’affollata conferenza per l’educazione stradale nelle scuole.
Presenti all’incontro alcune delle classi terze, quarte e quinte dell’Istituto
Professionale di Stato per i servizi commerciali, turistici, alberghieri
e della ristorazione "Bolnaldo Stringher". Per un totale di
oltre duecento ragazzi.
È inutile dire che è stata guardata in faccia la cruda realtà dei fatti. Il commissario capo dottor Gianluca Romiti, dirigente del Centro operativo autostradale della Polstrada di Udine, che è stato coinvolto nell’iniziativa, non ha risparmiato ai ragazzi la descrizione delle scene più strazianti derivanti dagli incidenti stradali. «La persona deceduta in un sinistro ha uno sguardo sorpreso. Non se l’aspettava. - ha commentato Romiti -. Voi, invece, ve lo dovete aspettare! Queste lezioni servono per farvi riflettere. Siete messi a conoscenza dei pericoli della strada sta a voi una guida sicura che eviti i drammi». Nel corso del meeting, agli studenti sono state presentate le due cause di incidentalità che in modo particolare si accostano al mondo dei giovani: guida in stato di ebbrezza ed eccesso di velocità. «Ebbro non significa ubriaco. - ha fatto notare Romiti - Tante volte si sottovaluta il proprio stato psico-fisico dopo l’assunzione di alcolici. La persona in stato di ebbrezza parla, sta in piedi ma non sa guidare». Dopo l’assunzione di bevande alcoliche si va incontro alla vasodilatazione, che influisce sulla vista provocandone una diminuzione pari al 50\%, l’ebbro diventa miope! E lateralmente il quadro visivo si riduce del 35\%. Altra conseguenza è l’incapacità di percepire gli ostacoli e di coordinare di movimenti. Per quanto riguarda la velocità, poi, nella conferenza è stata ricordata dal dottor Roberto Peresutti - del Reparto anestesia e riabilitazione 2 dell’Ospedale civile di Udine - l’importante funzione delle misure di sicurezza previste per la guida. Le cinture di sicurezza, ad esempio, proteggono il passeggero dal rischio di eiezione che statisticamente nel 600\% dei casi prevede la morte sicura della persona espulsa dal veicolo. Anche il ruolo delle forze dell’ordine e delle sanzioni previste per la violazione delle norme del Codice della Strada sono state presentate entro un’ottica diversa dal mero atteggiamento vessatorio. |
IL
GAZZETTINO (Pordenone) |
Gratis
ai concerti i giovani responsabili che non bevono. È l’iniziativa
più forte e immediata voluta dal "patron" del Deposito
Giordani Attilio Perissinotti in collaborazione con il Comune, i pionieri
della Cri e il servizio di Alcologia dell’Ass 6. In pratica da venerdì
15 aprile in occasione del concerto molto atteso dei "Marlene Kuntz"
e così per tutti i concerti in programma fino al termine della
stagione, scatterà una campagna di prevenzione indirizzata ai giovani.
Ad ogni concerto, all’uscita dal locale, utilizzando l’etilometro messo
a disposizione dall’Ass 6, personale del Servizio di Alcologia dell’Azienda,
dell’Acat e della Croce rossa, inviterà i giovani a sottoporsi
all’alcol-test. E chi presenterà il valore dell’alcolemia pari
a 0.0 grammi per litro (il limite massimo consentito è di 0.5)
dimostrando dunque di non aver bevuto alcolici, sarà premiato con
un biglietto omaggio per il concerto successivo.
«Più precisamente - ha sottolineato Ado Scaini, consulente su questo ed altri settori del Comune di Pordenone - l’iniziativa è rivolta ai gruppi di amici che lasceranno il Deposito Giordani utilizzando la stessa automobile (con almeno tre persone a bordo) e precisamente a chi guida l’auto, così da premiare due comportamenti virtuosi: quello di chi utilizza un unico mezzo e di quanti, a turno, si sacrificano per riportare a casa gli altri amici. Con la speranza - è questo l’obiettivo - che il comportamento entri a far parte delle abitudini dei gruppi, come già accade in altri Paesi». (*) (*) Nota: meglio ancora sarebbe se il non bere e tutelare la salute non fosse presentato come un sacrificio. |
VIRGILIO
NOTIZIE |
(ANSA)-ROMA
- Sono almeno 300 mila gli etilisti di eta’ tra 15 e 28 anni e 2 mln i
bevitori abituali a forte rischio dipendenza, dice Mariella Burani. Il
presidente della Commissione parlamentare per l’Infanzia ricorda che le
malattie connaturate all’alcolismo, oltre a quelle epatiche, sono quelle
psichiatriche organiche (come la sindrome allucinatoria) e il rapporto
diretto tra morti per incidenti stradali e consumo di alcol tra i giovani
con una media di 8mila l’anno.
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IL
GAZZETTINO (Nordest) |
(ldf)
Il dato emerge da una ricerca realizzata a cavallo tra Veneto e Friuli
Occidentale: il primo contatto con l’alcol arriva a 11 anni. E non si
tratta di casi sporadici o di bambini con alle spalle situazioni familiari
disagiate. È questa l’immagine più violenta della fotografia
che il dottor Paolo Cimarosi, responsabile del Servizio di Alcologia dell’Ass
6 ha dato ieri nel corso della presentazione delle iniziative legate al
mese della prevenzione dall’alcol. Una dipendenza ben marcata nel territorio
della Destra Tagliamento che non riguarda solo gli adulti, ma anche e
soprattutto i giovani. Non solo. In provincia di Pordenone oramai le ragazze
bevono esattamente come i maschi. Anzi, in alcuni casi la percentuale
è anche superiore, cambia solo il tipo di alcolico. «Sino
ai 25 - 27 anni la birra per i ragazzi è la bevanda per eccellenza
- spiega il dottor Cimarosti - Poi con l’aumento dell’età si passa
al vino e via via a tutto il resto come superalcolici e cocktail».
«Passaggio diverso, invece, per le ragazzine più attratte
dalle bevande alcoliche dolci - ha spiegato il dottor Vincenzo Beacco
dell’Ass 6 che sta partecipando anche alla stesura del progetto obiettivo
delle dipendenze - ma ugualmente dannose. Il gentil sesso è attratto
dalla vodka colorata e profumata, dall’Avana Cola e da altri preparati
che vanno per la maggiore». Eppure i rischi sono enormi. «Più
del 50 per cento degli incidenti stradali - ha ricordato il dottor Paolo
Cimarosti - secondo una statistica fatta insieme al comando della polizia
stradale di Pordenone, sono correlati all’abuso di alcol».Anche
per questi motivi Comune, Azienda sanitaria, Cri e altre associazioni
di volontariato hanno dato il via a una iniziativa tangibile: biglietti
gratis per i concerti ai giovani che si sottoporranno volontariamente
all’alcoltest e non gli verrà riscontrata neppure una traccia di
alcolici nel sangue. L’iniziativa si concretizzerà all’uscita del
Deposito Giordani, un locale a Pordenone dove si tengono eventi musicali
per i giovani.
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IL
MESSAGGERO (Umbria) |
Prima
il datore di lavoro lo ha portato a casa ubriaco. Poi alla sera lui ha
picchiato con il tubo metallico di un aspirapolvere moglie e suocera:
per questo è stato denunciato dagli agenti della Volante per lesioni
aggravate.
Poi visto, che era in stato di evidente alterazione, è stato anche ricoverato in un centro psichiatrico. Il denunciato è un operaio perugino trentenne. La suocera ha riportato un trauma cranico, mentre la moglie la frattura di una mano. Entrambe sono state giudicate guaribili in un mese. La rissa in famiglia è avvenuta in un appartamento della zona di via Sicilia. Forse le due donne lo avevano rimproverato per essersi ubriacato, oppure avevano cercato di impedire che bevesse ancora. E’ scoppiata una lite e l’uomo, con il tubo dell’aspirapolvere, ha cominciato a colpire moglie e suocera. Poi è caduto per terra ed anche lui si è ferito. Quando sono arrivati i poliziotti hanno trovato i protagonisti della lite insanguinati e macchie di sangue sparse per la casa. L’appartamento mostrava i segni della furia dell’uomo, con mobili e oggetti sfasciati. L’operaio, ubriaco ed in stato di evidente alterazione psichica, dopo le prime cure in ospedale, è stato trasferito in un centro psichiatrico. |
IL
MESSAGGERO (Umbria) |
Nottata
particolarmente movimentata per gli abitanti a Ferro di Cavallo. Agenti
della squadra Mobile della questura sono intervenuti durante la notte.
Un giovane albanese, in regola con il permesso di soggiorno, aveva chiesto
aiuto perchè rimasto vittima di una aggressione.
Alla Polizia, che lo ha trovato con i segni addosso di lievi ferite, subito medicate sul posto, avrebbe dichiarato di essere stato bloccato in strada e aggredito dagli occupanti di due auto. Ma questi, dopo averlo minacciato e picchiato, se ne sarebbero andati via. C’è l’ipotesi di uno scambio di persona per un regolamento di conti. Ma sono in corso indagini più approfondite per chiarire meglio la vicenda. E un perugino di 49 anni è stato denunciato dagli agenti della Volante per resistenza aggravata a pubblico ufficiale: in un bar di Ferro di Cavallo si era scagliato contro i poliziotti chiamati perchè disturbava i clienti. |
IL
GIORNALE DI VICENZA |
Galeotto
fu il (tentato) bacio. Tre indiani sono stati denunciati dai carabinieri
per molestie e per ubriachezza, mentre è tutta da valutare la loro
situazione in merito alla regolare presenza in Italia.
L’altra sera, verso le 19.40, il terzetto era ubriaco fradicio e si era fermato in piazza Castello per prendere l’autobus. Con loro c’erano anche altre persone, fra cui alcune donne, e loro, con l’alito pesantemente vinoso, hanno chiesto a tutte quale gesto d’amore un bacio, ricevendo degli ovvi dinieghi. Uno di loro allora ha cercato di fare delle avance ad una ragazza di passaggio, ma per tutta risposta la giovane gli ha sferrato un’ombrellata in testa ed ha chiamato il 112. I carabinieri del radiomobile sono accorsi in piazza Castello ed hanno fermato i tre giovani immigrati, che erano talmente ubriachi da non riuscire nemmeno a scappare. Poiché erano senza documenti sono stati accompagnati in caserma e durante il tragitto nella vettura dell’Arma uno di loro si è placidamente addormentato. I militari del tenente Francesco Dotto li hanno fatti sedere sui gradini all’esterno della caserma di via Muggia per far prendere loro un po’ d’aria e qui gli indiani si sono addormentati. Dopo qualche ora, quando sono stati in grado di parlare, sono stati sentiti ma nessuno di loro sarebbe in regola, ragion per cui si profila anche un decreto di espulsione. Per le molestie è scattata un’altra denuncia, e così pure per l’ubriachezza. |
IL
GAZZETTINO (Treviso) |
Finiscono
in carcere dopo una zuffa nata per una banale discussione sulla distanza
di sicurezza tra autovetture. I carabinieri del nucleo operativo della
compagnia di San Donà di Piave hanno arrestato tre persone: Alessandro
Zanetti, mestrino di 35 anni, Emanuele Vio, 34 anni di Quarto d’Altino
e Walter Pavan, 50 anni di San Biagio di Callalta. I fatti risalgono alle
17 dell’altro ieri.
I tre si trovavano a bordo di due autovetture, nei pressi del cantiere stradale avviato sulla via Altino, nel comune di Quarto d’Altino, nelle vicinanze del museo. La discussione è nata per una questione di distanza di sicurezza. Dalle parole sono passati alle mani ed hanno ingaggiato una zuffa, anzi se le sono date di santa ragione, tanto è vero che hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari dell’ospedale di San Donà. Ma il nosocomio cittadino sandonatese è stato per loro solo una sosta temporanea, visto che poi sono finiti nel carcere di Venezia, a seguito dell’arresto operato dai carabinieri che erano intervenuti per sedare la rissa. Ai tre il pubblico ministero titolare delle indagini ha contestato i reati di rissa aggravata dalle lesioni; Zanetti dovrà inoltre rispondere anche di guida in stato di ebbrezza. I tre hanno riportato lesioni per contusioni facciali multiple ed ecchimosi biorbitali (i classici occhi neri) guaribili in venti giorni. Il tempestivo intervento dei carabinieri ha comunque scongiurato che la zuffa potesse degenerare e che i danni potessero essere anche peggiori. |
IL
GIORNALE DI VICENZA |
Se
ne parlerà domani sera in un incontro al centro socio-sanitario
(s.v.) "Alcol e dintorni. Il nostro territorio e le prospettive future"; di questi temi si discuterà nel corso dell’incontro pubblico che si terrà domani sera alle 20 nell’aula Magna del Centro socio sanitario in via Panica a Marostica. Il convegno, organizzato dall’Unione dei comuni del Marosticense, verrà aperto dai saluti del presidente dell’unione Alcide Bertazzo, dall’assessore ai servizi sociali dell’unione Emanuele Bozzetto e dal direttore dei servizi sociali dell’Uls di Bassano Alessandro Pigatto. Alle 20.30 comincerà la discussione su "Il nostro territorio", coordinata dal responsabile dell’associazione "Blu Ranner", Enzo Bacchion. Interverranno Paola Michelazzo del Sert di Bassano e Federico Donadello di Blu Ranner. Alle 21.30 è prevista la relazione del vicepresidente della "Società italiana di alcologia" Giovanni Greco sul tema "Alcologia, quale futuro?". Seguirà il dibattito con il pubblico. |
CORRIERE
ADRIATICO |
FABRIANO
- E’ stata scippata in una via del centro storico, anche se a quell’ora,
nel tardo pomeriggio, nessuno ha assistito al furto. Ora sullo scippo
indagano gli agenti del locale commissariato, ma finora non sono emersi
elementi utili a risalire all’uomo che in pieno centro storico ha
sfilato dal braccio della donna una borsa con all’interno documenti
e denaro contante per quasi 200 euro. Il furto nel tardo pomeriggio di
qualche giorno fa lungo via Gioberti, praticamente a pochi centinaia di
metri da corso della Repubblica. Una via stretta, poco frequentata e nemmeno
tanta illuminata. La donna era appena uscita da un negozio e si stava
incamminando verso il centro quando il ladro le ha sfilato la borsa per
poi dileguarsi in tutta fretta e senza lasciare tracce. Viene descritto
come un giovane sui 25 anni di età, di carnagione scura e dall’altezza
media, probabilmente un extracomunitario. Il tutto è avvenuto in
pochi secondi, il tempo di sfilare la borsa dal braccio e fuggire in una
delle tante viuzze del centro storico. A nulla è servito il tempestivo
intervento degli agenti del locale commissariato, visto che il giovane
ladro aveva già avuto il tempo di fuggire. Quello degli scippi
è un fenomeno del tutto insolito per una città come Fabriano
e difatti le forze dell’ordine non avevano raccolto denunce e segnalazioni
di analoghi episodi dall’inizio dell’anno. Per il resto sembra
funzionare la lotta contro l’abuso dell’alcol nei fine settimana.
Appartengono al passato le liti sfociate in vere e proprie risse a causa
dell’alcol. Un fenomeno che aveva allarmato non poco le forze dell’ordine
per i ripetuti casi di ubriachezza.
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IL
GAZZETTINO (Udine) |
(f.d.p.)
- Olimpio Biasoni confermato alla guida dell’associazione Club Alcolisti
in trattamento di Maniago. Ricoprirà la carica di presidente per
il triennio 2005-07. Eletto anche il nuovo consiglio direttivo. Obiettivo
principale del sodalizio maniaghese proseguire con rinnovato impegno il
recupero ’sociale’ delle persone alcoldipendenti.
Il 21 marzo scorso si è riunito il nuovo consiglio direttivo dell’Acat di Maniago, a sua volta nominato nel corso della precedente assemblea dei Club degli alcolisti in trattamento svoltasi presso il centro sociale "La Pira" di Malnisio di Montereale Valcellina il 19 marzo. Nel corso della riunione del consiglio direttivo, sono state elette le nuove cariche per il triennio 2005-2007: presidente Olimpio Biasoni, vice presidenti Remo Cossutta e Luciano Rovedo, segretario Mirco Boschian, tesoriere Roberto Marus. Consiglieri Silvana Polo Grillo, Amorina Borghese, Bertina Rosso, Dino Tomé, Lorenzo Canzian, Guido Cimarosti, Wilma Pascotto. Revisori dei conti Elena Titolo ed Emilia Vuerich. Fondata nel 1983, l’Acat presieduta da Biasoni è un’associazione socioassistenziale che si occupa del recupero delle persone con problemi di alcoldipendenza e promuove altresì attività informative volte alla prevenzione delle problematiche alcol-correlate. Il sodalizio maniaghese prevede inoltre incontri settimanali di auto mutuo-aiuto presso la sede di via Roma 11 a Maniago, volti al reinserimento delle persone all’interno della comunità. Info: tel e fax 0427.733290 oppure 338.2405155. |
IL
GIORNALE DI BRESCIA |
Vorrei
tornare sul tema della relazione tra dosi moderate di alcool e salute,
affrontato nella lettera di Giovanni Puliero, presidente dell’Onlus
No Alcool di Brescia (GdB del 29 marzo). L’approccio al problema,
dal punto di vista strettamente scientifico, è in realtà
piuttosto semplice: come afferma l’articolo uscito sul bollettino
del nostro Ospedale Civile, vigorosamente contestato dal sig. Puliero,
esiste una letteratura molto ampia sugli effetti protettivi delle dosi
moderate di alcool. Il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari
come l’infarto e l’ictus (i principali killer, nelle società
industrializzate come la nostra) si riduce infatti, tra i consumatori
moderati, del 30% circa; inoltre (e la cosa è concettualmente molto
importante) sono ben noti i meccanismi attraverso i quali tale effetto
protettivo si esplica (aumento del colesterolo «buono» HDL,
effetto anti-trombotico, azione antinfiammatoria, ecc). Sono per contro
virtualmente assenti, nella letteratura scientifica nazionale internazionale,
articoli che neghino tale effetto protettivo. Naturalmente, le dosi di
consumo vanno precisate in modo assolutamente chiaro: viene definito «moderato»
il consumo di non più di tre «drinks» al giorno per
gli uomini e non più di due per le donne: dove un drink corrisponde
ad un bicchiere di vino, oppure ad una lattina di birra, o ancora ad un
bicchierino di liquore (dose standard da bar). Ciascuna di queste tre
differenti unità di consumo contiene infatti, approssimativamente,
la stessa quantità di alcool (in media 10-13 grammi). Il limite
dei consumi moderati si fissa quindi a non più di 40 grammi di
alcool al giorno nell’uomo, e di circa 25 grammi nella donna. Va
sottolineato, a questo proposito, come gli effetti protettivi ricordati
non siano in realtà appannaggio del vino: ma di tutte le bevande
alcoliche, sempre se consumate nelle dosi indicate. È l’alcool,
infatti, la sostanza responsabile della loro comparsa: gli effetti favorevoli
dei componenti minori non alcoolici del vino (come i polifenoli antiossidanti,
o il resveratrolo, di cui molti hanno probabilmente sentito parlare),
sono in realtà, sul piano scientifico, molto meno solidamente documentati.
Alle dosi effettivamente presenti nei vini rossi (ben più basse
di quelle impiegate nelle provette di molti degli esperimenti «in
vitro» di cui hanno parlato i giornali), in particolare, questi
effetti sono probabilmente del tutto trascurabili. Ma il vantaggio del
consumo moderato di alcool sul rischio di infarto di ictus è forse
compensato da un aumento della mortalità per altre cause? Una risposta
documentata a questo legittimo dubbio viene da uno studio molto ampio,
che ha riguardato circa 500.000 soggetti seguiti per 15 anni, patrocinato
da una Società Scientifica rigorosa come l’American Cancer
Society. In questo studio si è osservato che anche la mortalità
per qualunque causa (includendo quindi la mortalità per tumori,
per malattie epatiche, per cause violente ecc.) è minore tra i
consumatori moderati che tra gli astemi: ed è minima; in particolare,
per consumi attorno ad 1 drink al giorno per le donne ed a 1-2 drink per
gli uomini. (*) D’altra parte, i danni da abuso di alcool sono ben
noti a tutti i medici. Gli effetti lesivi dell’alcool sul fegato,
la riduzione della capacità di attenzione e di guida, gli effetti
tossici sul feto dell’alcool stesso (solo per citare i principali)
sono conosciuti da tempo. Anche il tragico problema della dipendenza da
alcool, poi, è ben presente a tutti i medici. La relazione tra
alcool e salute è quindi complessa ed articolata. Un contesto nel
quale possono essere adottate due strategie. La prima è di negare,
o svalorizzare, gli studi ed i dati sugli effetti protettivi delle dosi
moderate di alcool. Si tratta di una posizione rispettabile, condivisa
tra l’altro da alcune frange dell’Organizzazione Mondiale della
Sanità e del Ministero della Salute: ma a mio modo di vedere del
tutto sbagliata. Immaginare una sorta di «proibizionismo culturale»
(per cui si diffondono solo alcune informazioni su un tema ed altre no,
anche se le si ritiene veritiere), oltre che probabilmente impossibile
nell’era di internet, è un precedente pericoloso: oltre che
un’offesa all’interlocutore, di cui si nega, implicitamente,
la capacità di comprensione («non te lo dico perché
non potresti capirlo correttamente»). La seconda strategia è
di cercare di essere rigorosi e, soprattutto, «quantitativi»:
il concetto del «semaforo» (questo fa bene, quest’altro
fa male) è ormai inadeguato in moltissime situazioni, e va sostituito
con informazioni più precise (a questa dose fa bene, a quest’altra
fa male). Sono fermamente convinto che la seconda sia l’unica strada
giusta: anche perché ritengo che un rigurgito di proibizionismo
porterebbe, con ogni probabilità, molti consumatori moderati ad
interrompere o a limitare fortemente il proprio uso dell’alcool (privando
così se stessi e la società degli effetti protettivi che
tale uso comporta), mentre nell’alcoolista, probabilmente non si
otterrebbe alcun effetto: e gli effetti negativi, a livello individuale
e sociale, del consumo eccessivo di alcool rimarrebbero quindi più
o meno inalterati. Per queste persone è invece di estrema importanza
il supporto di associazioni come quella presieduta dal sig. Puliero: ed
il mondo medico (che in quest’area ha purtroppo un’elevatissima
percentuale di fallimenti) sa bene che il loro contributo è spesso
insostituibile. Un confronto più sereno tra questi due approcci
al mondo dell’alcool (non sempre facile, devo dire: in taluni casi
tra i «no alcool» prevale un intransigente integralismo) potrebbe
forse essere di utilità per tutti, e contribuire ad una comprensione
migliore e più equilibrata, soprattutto da parte dei «non
addetti ai lavori», di questo tema complesso ma, nella nostra tradizione
alimentare e sociale, probabilmente non eludibile. Dr. ANDREA POLI
(*) Nota: questa risposta del Dr. Poli sulla questione del rapporto tra bere moderato e salute è ben articolata e meriterebbe una riflessione molto approfondita, non sintetizzabile in una nota di rassegna stampa. Peraltro il Dr. Poli, nelle discussioni periodicamente intraprese su questo tema, si è sempre dimostrato interlocutore educato e rispettoso, caratteristiche non sempre riscontrate tra quei professionisti che decantano sui mass media effetti positivi per la salute legati al consumo di alcol. Ho però almeno due piccole riflessioni che vorrei condividere con chi legge questa nota. 1) Queste ricerche sui bevitori moderati ci dicono dei rischi e dei vantaggi di questo comportamento, ma non su cosa succede se uno beve di più. Ma il bere di più è uno dei rischi che corrono e bevitori moderati. Una ricerca che escluda quanti sono passati ad un bere più problematico non valuta il rischio specifico delle sostanza psicotrope: il passare ad un consumo più rischioso. Un campione casuale di 500.000 bevitori moderati determinerà inevitabilmente il passaggio ad un bere più problematico di una parte di essi. Se i 500.000 sono stati selezionati proprio per il fatto di essere rimasti bevitori moderati non sono rappresentativi della realtà. Qualche tempo fa ho conosciuto una persona che è stato astemio fino a trent’anni, il suo medico gli ha consigliato di bere moderatamente del vino; dopo circa dieci anni ha avuto dei problemi e il suo medico lo ha sgridato perché lui gli aveva detto di bere poco! 2) E’ curioso vedere come, anche tra i sostenitori del bere dosi di alcol per motivi di salute, si possano riscontrare posizioni tra loro chiaramente contrastanti. Ci sono quelli della “scuola del resveratrolo” (ma anche tirosolo, catechina, quercetina, piceatannolo, etilcaffeato, cumarine…), capitanati sui mass media dal notissimo Professor Giorgio Calabrese, che legano sempre questi effetti “miracolosi” a sostanze contenute nel vino, vino che a determinate dosi farebbe bene nonostante l’alcol; ci sono quelli della “scuola del colesterolo buono”, di cui il dottor Poli rappresenta un esponente molto attivo, che negano la validità scientifica dei discorsi su polifenoli e antiossidanti, presenti solo in tracce nel vino, sostenendo che l’effetto protettivo sarebbe legato all’alcol (qualunque bevanda lcolica si assuma). C’è poi la scuola “Less is better”, ovvero il punto di vista degli organismi scientifici ufficialmente più rappresentativi in materia, quali, per esempio, Organizzazione Mondiale della Sanità, in Italia l’Istituto Superiore di Sanità e la Società Italiana di Alcologia. In estrema sintesi: bere è comportamento a rischio, anche in ragione della complessità del rapporto tra la persona e la sostanza alla luce delle molteplici variabili che entrano in gioco, l’alcol è sostanza tossica e potenzialmente cancerogena, classificata come droga: meno si beve e meglio è per la salute. Da questo punto di vista il titolo dato dal GIORNALE DI BRESCIA alla lettera del dottor Poli (“Vino: tre bicchieri al giorno fanno bene”) è semplificazione non solo di scarso valore scientifico, ma estremamente pericolosa per il messaggio che può passare al lettore, che magari si ferma al titolo (Tre bicchieri anche al lettore malato di fegato? In cura con psicofarmaci? Autista di autobus? Bambino? Alcolista? Donna in Gravidanza? …). La cosa che fa pensare è che le prime due scuole pro bere moderato (soprattutto la prima, per la verità) trovano, tra gli organi di informazione, molto più spazio, molta più visibilità rispetto, ad esem Venerdì, 15 Aprile 2005
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