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L’uso dei dispositivi supplementari di allarme nella legislazione del mondo occidentale

di Lorenzo Borselli
Foto di repertorio dalla rete

Nel mondo le sirene accompagnano, da sempre, grandi e piccoli tragedie. Sono state la colonna sonora dei bombardamenti in Europa durante la seconda guerra mondiale, preannunciano uragano e tornado fin dagli anni ’30, hanno aperto la strada alle ambulanze dopo gli scoppi di piazza Fontana, dell’Italicus o della Sicilia negli anni ’90, hanno preceduto i bisonti rossi del NYFD l’11 settembre 2001: ansie paure del nostro tempo corrono sulle strade del pianeta insieme ai soccorsi. Vediamone alcune.

Stati Uniti d’America

Negli USA la circolazione stradale è regolata da leggi dei singoli stati, ognuno dei quali ha un proprio codice della strada. In molti degli stati si va in sirena quando la centrale operativa autorizza il conducente di polizia, che ne fa richiesta, al codice tre: l’ok a superare il limite di velocità, a non arrestarsi al semaforo rosso o a segnali di stop oppure a percorrere brevi tratti contromano. È una risposta di polizia alle high-priority calls, le chiamate ad alta priorità, come rapine in corso o allarmi bomba, nelle quali la collettività risulti fortemente minacciata. Più in generale quando dall’analisi della chiamata di emergenza – e qui diviene evidente come la professionalità di un centralinista del 9-1-1 non possa essere lasciata al caso – si possa presupporre che vi sia una situazione dalla quale si possa ipotizzare un pericolo di vita.

 

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da Il Centauro n. 160

 


 

Mercoledì, 07 Novembre 2012
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