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Londra
"Sulle strade britanniche ciclisti a rischio"
Polemica dopo incidenti a Wiggins e Sutton

In sole 24 ore investiti in due diverse località inglesi il vincitore del Tour de France e il suo allenatore. Riparte la campagna per la sicurezza di coloro che si spostano in bici. L'anno scorso 119 vittime
Il luogo dell'incidente di cui è rimasto vittima Wiggins (afp)

LONDRA - Due ciclisti investiti da un'auto nelle strade dell'Inghilterra nello spazio di 24 ore non sono una notizia: ci sono più di 3 mila incidenti del genere all'anno in questo Paese, contando solo quelli gravi. Ma se i due ciclisti in questione sono Bradley Wiggins, primo inglese a vincere il Tour de France (l'estate scorsa), e Shane Sutton, il suo allenatore, entrambi finiti a terra in due strade diverse, il primo nella contea di Lancaster dove voleva allenarsi con una bella pedalata, il secondo in un via di Manchester dove stava semplicemente facendo un giretto, allora la notizia c'è, eccome. E infatti stamane è a caratteri cubitali su tutti i giornali del regno. Non solo per la curiosa coincidenza di due persone così famose, entrambi professionisti delle due ruote, legati l'uno all'altro da un rapporto di lavoro e di sport; ma anche e soprattutto perché le due disgrazie, fortunatamente senza conseguenze nefaste, sembrano segnalare che andare in bici sulle strade inglesi è un'esperienza ad alto rischio. A finire sotto le ruote di un autoveicolo, infatti, non sono stati un pensionato miope o un ragazzino indisciplinato, bensì due professionisti che sulla bici sanno starci piuttosto bene e che, si può immaginare, sono piuttosto prudenti quando si muovono nel traffico, fuori da una pista o da una corsa.

 

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Che pedalare in Gran Bretagna fosse pericolo, si sapeva già.
Un anno fa fece scalpore il caso di una giovane giornalista del Times di Londra, uccisa mentre andava al lavoro in bici, travolta da un camion, in una strada della capitale. Da allora il quotidiano ha preso a cuore la questione e ha lanciato una campagna nazionale, diventata ben presto internazionale, per sensibilizzare l'opinione pubblica e i governi al problema della sicurezza stradale per i ciclisti, chiedendo norme ad essi più favorevoli, un maggior numero di piste ciclabili e pene più severe per i trasgressori. Ma il duplice incidente a Wiggins, frattura alle costole e contusioni a una mano, e al suo coach Sutton, frattura alla testa (secondo i medici si è salvato la vita solo perché indossava il casco), indicano che c'è ancora - è il caso di dire - molta strada da fare per compiere progressi in questo campo. Secondo cifre pubblicate dalla stampa inglese, 119 persone sono morte nel 2011 in tutto il Regno Unito perché investite mentre andavano in bicicletta (le vittime sono state 1484 negli ultimi dieci anni). Il numero totale degli incidenti gravi di questo genere è aumentato da 2962 nel 2010 a 3411 lo scorso anno.

"Andare in bicicletta come mezzo di trasporto, per svago o per sport, da dilettanti o da professionisti, fa bene alla salute e all'ambiente", scrive sul Times stamane Alastair Campbell, l'ex-direttore delle comunicazioni e portavoce di Tony Blair a Downing Street, anche lui un accanito ciclista, "ma le leggi e l'atteggiamento degli automobilisti non sono cambiati. Non c'è volta che io esca di casa in bici in cui non ci rientri dopo avere corso qualche rischio, e non certo a causa di una mia guida spericolata".

Vari organizzazioni di cicloamatori affermano che la situazione è peggiore in Gran Bretagna che nel resto d'Europa. Chissà se due incidenti in 24 ore, a un campionissimo e al suo allenatore, aiuteranno il popolo delle due ruote inglese (e non solo inglese) a ottenere una maggiore salvaguardia dei suoi diritti.

 

di Enrico Franceschini
da repubblica.it

 

 


 

Lunedì, 12 Novembre 2012
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