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Rassegna stampa alcol e guida del 3 aprile 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


L GAZZETTINO (Nordest)
Macchina sotto sequestro a chi guida ubriaco

Treviso
Ha ragione il Procuratore della Repubblica di Treviso, Antonio Fojadelli: chi viene trovato più volte a guidare in stato di ebbrezza o chi commetta omicidi colposi o altri reati gravi dopo aver bevuto troppo avrà l’auto sequestrata. A dar ragione a Fojadelli è stata la Corte di Cassazione (IV sezione, presidente Giovanni Silvio Coco, consiglieri Tuccio, Marini, Chiliberti, Picciolli; Pg Iannelli) che ha cancellato la posizione del Gip e anche quella dell’Appello, costituito dai giudici del Tribunale di Treviso. La vicenda vedeva opposti due modi di interpretare la norma sul sequestro di un mezzo, ma ha ancora più rilevanza perchè il provvedimento venne adottato dalla Procura per intervenire con forza nel disastro di incidenti che nella Marca (ma in tutta Italia), fanno ogni anno più vittime di una guerra.
Nell’agosto dello scorso anno una donna ubriaca aveva ucciso una persona di 48 anni a Mogliano Veneto: l’urto era stato violentissimo e l’uomo era finito contro un muretto, disarcionato dalla bici e sbattuto in un fosso dove era morto sul colpo. Per la prima volta era stato applicato alla lettera l’articolo 321 del codice di procedura penale: «Quando vi è pericolo che la libera disponibilità di una cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le sue conseguenze, o agevolare la commissione di altri reati, a richiesta del pubblico ministero il gip dispone il sequestro con decreto motivato». Era stata il gip Elena Rossi a motivare il sequestro parlando chiaramente dei precedenti casi in cui la 34enne era stata trovata alla guida ubriaca, soffermandosi sulla gravità dell’episodio. Poi c’era stata la diatriba sulla vicenda tra diversi uffici del Tribunale e diverse interpretazioni della norma.
La Cassazione ha cancellato la pronuncia secondo cui il sequestro dell’auto non sarebbe stata una cautela utile perchè la persona ubriaca non ripetesse il reato; e nemmeno ha considerato valido il fatto che il mezzo di proprietà dell’ubriaco non sia stato il corpo del reato. È sufficiente, dice la Cassazione, l’esistenza di un nesso strumentale tra la responsabilità della persona e la possibilità che questa perpetui il reato attraverso l’auto. «Dobbiamo trovare il modo - aveva detto in agosto Fojadelli, annunciando la decisione di sequestrare i mezzi in questi casi - di limitare la strage: migliaia di morti l’anno in incidenti stradali, migliaia di persone coinvolte in incidenti causati da gente ubriaca». Non importa, insomma, se è possibile che una persona ubriaca - una volta rimasta senza auto per via del sequestro - possa disporre di un’altra vettura, magari di un parente o presa a noleggio: comunque la sua capacità di nuocere sulle strade è stata molto limitata.
Antonella Federici.
IL GAZZETTINO (Treviso)
Stava probabilmente ritornando …

Stava probabilmente ritornando a casa nella zona di Ponzano a bordo della sua automobile, una lussuosa Lexus. Ma si era messo alla guida ubriaco ed è stato fermato dagli agenti della polizia municipale che gli hanno ritirato la patente. Protagonista dell’episodio un professionista di circa 50 anni. All’uomo era stata già ritirata tre volte la patente. Due volte per guida in stato di ebbrezza ed una per aver violato i limiti di velocità. Ieri mattina gli agenti della polizia municipale lo hanno intercettato all’altezza di Porta Santi Quaranta. A quanto pare zigzagava al centro della carreggiata, poi si è immesso con la sua vettura nello spiazzo dell’ex area di servizio, rimanendo bloccato, senza più riuscire a manovrare, vista la sua scarsa lucidità. I vigili urbani lo hanno fermato, intorno alle 8, facendolo scendere dalla vettura. Gli agenti si sono immediatamente accorti che il 50enne aveva qualche problema, barcollava vistosamente ed aveva l’alito vinoso. Hanno quindi deciso di sottoporlo al test con l’etilometro, scoprendo in questo modo che aveva un tasso di alcol nel sangue pari a 2,66. Un tasso altissimo, quattro volte superiore a quanto previsto dalla normativa. Gli è stata quindi contestata la guida in stato di ebbrezza. Il 50enne è stato multato e gli è stata ritirata la patente. Dagli accertamenti effettuati dalla polizia municipale è poi emerso che al professionista già tre volte era stata ritirata la patente di guida, ben due volte perché era ubriaco.

L’ADIGE
Dorothy promosso. Con qualche neo
Cavalese, molti ragazzi hanno consumato alcolici
discobus
Di Emma Zorzi
CAVALESE - Dorothy, il discobus del sabato sera che nei mesi scorsi ha fatto la spola fra i locali notturni di Fiemme e Fassa, offre un servizio apprezzato. Garantisce serenità ai giovani e ai loro genitori. È un´esperienza da continuare e potenziare, ma con qualche ritocco organizzativo.
Questo, in sintesi, è emerso l´altra sera nell´incontro organizzato dal Comune di Cavalese al pub Polansky, a cui hanno preso parte rappresentanti delle amministrazioni, operatrici del progetto «Liberi di essere liberi», volontari, ragazzi, genitori, gestori e forze dell´ordine. Dopo la presentazione del sindaco, Walter Cappelletto, il dottor Claudio Zorzi (moderatore del dibattito) e le due operatrici del progetto hanno tracciato un quadro dell´esperienza. Operatrici che, avendo viaggiato per dieci sabati su Dorothy, ne hanno vissuto pro e contro. Fra gli aspetti positivi, la disponibilità dei ragazzi ad interagire con operatrici e volontari, la sicurezza che Dorothy garantisce a giovani e genitori e il coinvolgimento di un ampio numero di persone. Non sono mancati, però, anche lati negativi: giovanissimi che hanno fatto le ore piccole facendosi scudo degli orari del discobus, un aumento della mobilità (esodo dei ragazzi in val di Fassa), qualche atteggiamento arrogante dei passeggeri (soprattutto ultraventenni) e tassi alcolemici anche molto alti rilevati a bordo. Ed è preoccupante quanto emerge dai 359 questionari compilati: solo un terzo delle ragazze (49 su 150) e un quarto dei maschi (53 su 209) non hanno consumato alcolici. L´obiettivo iniziale di Dorothy, limitare l´uso della macchina al sabato sera, non è stato centrato. Sul bus, infatti, sono saliti soprattutto minorenni che hanno apprezzato la possibilità di spostarsi e la sicurezza garantita. Hanno tuttavia proposto di migliorare il servizio facendo terminare l´ultima corsa a Cavalese e non più a Predazzo, mentre Ernesto Monsorno, sindaco di Daiano, ha chiesto di estendere il servizio ai comuni esclusi.
E i genitori? Auspicano che l´iniziativa riprenda, non più limitata a poche settimane. Chiedono quindi un potenziamento, con una maggiore collaborazione delle famiglie. E pensano che, se un ragazzo assume alcolici con Dorothy, lo farebbe comunque. D´altro canto, Bozena Wala del pub Polansky ha fatto notare che chi non può ordinare alcolici nei locali si organizza diversamente. O li acquista nei negozi, o incarica un amico più grande. Inutile, quindi, criminalizzare i gestori, come ha sottolineato anche la gestrice del bar Bivio di Carano. E sono proprio i giovanissimi, fra i 14 e i 16 anni - ha detto Wala - a bere di più, mentre per frenare l´esodo verso Fassa ha proposto di ampliare l´offerta dei locali di Fiemme.
«Certo Dorothy ha avuto anche l´effetto positivo di evitare l´autostop - ha sottolineato la vigilessa Sandy Giacomuzzi - però occorrono più controlli, magari stabilendo un limite minimo di età per salire sul bus». Ma in realtà, è emerso, non si tratta di giostrare fra proibizionismo e permissivismo. Se da più parti si è detto che è la famiglia a dover trasmettere regole di comportamento, il dottor Zorzi ha sottolineato la necessità di una corresponsabilità. «Il disagio giovanile -ha spiegato - riflette i comportamenti degli adulti». E allora si stanno progettando percorsi educativi di prevenzione del disagio per le scuole, fin dalla materna.
Nel frattempo, è stato chiesto di potenziare i controlli nei locali al sabato sera. Cosa che, nel limite del possibile, ha trovato il consenso del maresciallo dei carabinieri Flavio Canale e dell´ispettore della Stradale, Tallandini.
Il 9 marzo si è concluso il progetto «Liberi di essere liberi», che proseguirà fino a fine anno con «Se guido non bevo». In aprile sono in calendario altri incontri nelle scuole di Fiemme e Fassa per valutare l´esperienza Dorothy, in attesa che il dottor Bagnardi dell´Università di Milano elabori i questionari da dare ai ragazzi. Solo allora si capirà se Dorothy abbia incrementato il consumo di alcolici. E poi, si deciderà se e come riproporre il discobus.

GIORNAL.IT
Basta che paghino ed il bicchiere è sempre pieno

Il problema è anche dei gestori di locali pubblici che danno da bere anche agli ubriachi". Nel commentare l’articolo di ieri sulla relazione tra alcol e giovanissimi, il Comandante della Compagnia Carabinieri di Novi Ligure, Tenente Roberto Capriolo, evidenza un altro preoccupante fattore in drammatico aumento: la guida in stato di ebbrezza.
Come confermato anche dalla Polizia Stradale, nella nostra Provincia sono in continuo aumento gli automobilisti sorpresi alla guida in stato di alterazione da alcol o da droghe. Ancora nei giorni scorsi i Carabinieri, proprio in un controllo nel novese, hanno segnalato ben due persone poco "lucide" alla guida.
L’allarme alcol è rivolto non più ai ragazzini under 16 a cui è vietata la somministrazione di bevande la cui gradazione alcolica supera 1,2, ma indirizzato a maggiorenni e vaccinati che si mettono alla guida dopo aver bevuto troppo.
Il problema è che molti baristi, per paura di ritorsioni o di infastidire l’avventore già su di giri, continuano a riempire il bicchiere per non avere grane nel locale. Basta che paghino.
L’ultimo accoltellamento mortale avvenuto nel novese era nato proprio per questo motivo: molti bicchieri di troppo, un gestore che non sapeva più come sbarazzarsi della cricca di marocchini che continuavano a bere. Dalla lite per decidere chi avrebbe dovuto pagare il conto alle coltellate c’è voluto veramente poco.
E così per evitare guai con i clienti e con la legge è troppo frequente che si assecondi spesso e volentieri ("basta che paghi") il bevitore, fino a superare gli evidenti limiti fisici.
Novi Ligure come Capriata d’Orba, come Castellazzo Bormida o come alla periferia di Alessandria. Esempi "famosi" di compagnie, spesso di extracomunitari, che fanno il pieno di alcol sono ormai triste realtà . "Non hanno il coraggio di dire di no". I proprietari di pub e bar non se la sentono di allontanare avventori suscettibili.
Ma anche nelle discoteche dell’alessandrino la musica non cambia. Al banco si parla scherza con la barista carina, si chiede qualcosa di forte e via in pista. Per poi mettersi in auto stremati, fatti (magari non solo di alcol) ed assonnati. Andatelo poi a raccontare all’automobilista astemio che rispetta i limiti (tutti i limiti), nel tornare a casa dai figli, si scontra frontalmente con quello che baccagliava la barista.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
asl 3 Nell’anno scorso sono stati 259 gli utenti che si sono rivolti al Sert
Area Sud, in crescita gli alcolisti
I bevitori sono passati da 44 a 59, i tossicodipendenti in cura sono 91

Lauria 259 gli utenti che si sono rivolti al Ser.T (servizio per le tossicodipendenze) dell’azienda sanitaria locale numero 3 di Lagonegro. L’azienda conta al suo interno due distretti sanitari uno a Lauria l’altro a Senise e abbraccia un territorio di 1622 Kmq che vanno dalla Costa Tirrenica di Maratea ai comuni della valle del Noce, la dorsale Sinnica, la Valle del Mercure il comprensorio del Pollino e la Valle del Serrapotamo. In entrambi i distretti è attivo il servizio, la frequenza maggiore è stata registrata nella struttura di Lauria con circa l’80 per cento dell’utenza. Dei 259 fruitori del Ser.t 91 sono tossicodipendenti di cui 70 già in carico e 21 nuovi, 59 alcolisti, questi sono aumentati di 15, 45 invece risultano non esser stati presi in carico ossia sono coloro che hanno avuto con il servizio un breve rapporto tanto da non convergere in un trattamento psico-sociale e sanitario, 64 persone provenienti da altri Ser.t, invece, hanno usufruito delle terapie farmacologiche. Il 5 per cento dell’utenza, infine, è stata inserita presso comunità terapeutiche.«Anche per il 2004 l’attività svolta dal Sert è stata importante, ha detto Massimo De Fino, dirigente del distretto sanitario di 2° livello di Lauria, se pur con mille criticità, prima fra tutte, la difficoltà a reperire un dirigente medico, in quanto il titolo preferenziale è la specializzazione in farmaco-tossicologia». Una specializzazione troppo specifica per cui il personale medico non si trova facilmente. «Tra le attività collaterali all’assistenza ai dipendenti da droghe e alcool, continua De Fino, è stata l’attivazione di un progetto denominato «Alcool e Guida» che, prevede un iter formativo presso le scuole guide ricadenti sul territorio dell’Asl n 3, al fine di informare i giovani neopatentati sui rischi procurati dall’assunzione di alcool durante la guida. È stata, inoltre, implementata la collaborazione sia con reparti ospedalieri che con enti quali i Comuni ed inoltre con le Prefetture e i Tribunali dei Minori». Diverse le aree di cui si occupa il Sert, tra queste ricordiamo i trattamenti terapeutici che iniziano con accoglienza-osservazione e diagnosi rivolta a soggetti alcolisti, tossicodipendenti, tabagismi e giocatori d’azzardo, e poi prevenzione alle infezioni da Hiv e patologie correlate alla tossico-alcol dipendenza, all’implementazione-somministrazione dei farmaci, a ciò si aggiunge l’importante capitolo della prevenzione. «Occuparsi di prevenzione vuol dire promuovere strategie volte a mantenere e favorire la salute e il benessere, tali strategie consistono sia nell’informare la popolazione sui fattori di rischio legati a determinati comportamenti sia nel prevenire le situazioni di disagio psicologico individuale e dei giovani».   Antonietta Zaccara.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
E l’abuso di alcol è in aumento anche nel gentil sesso

Lauria Questa la radiografia completa dell’utenza del Sert: 259 utenti di cui 91 tossicodipendenti, 59 alcolisti, 45 non presi in carico e 64 appoggiati per terapie farmacologiche provenienti da altri ser.t. Per quanto riguarda il sesso per le tossicodipendenze ogni 11 maschi c’è una donna mentre per l’alcolismo il rapporto e una donna ogni 4 maschi tuttavia nel gentil sesso cresce l’abuso di alcol tant’è che il 24 per cento dei nuovi arrivi al sert sono femmine. Per quanto riguarda l’età per i tossicodipendenti il 2,1 per cento sono di età compresa tra 15 e 19 anni, il 16,4 tra 20 e 24, il 22 per cento tra 25 e 29 anni, il 28,5 tra 30 e 34 il 16,5 tra 35 e 39 e il rimanente 14,5 per cento supera i 39 anni; per l’alcolismo invece l’1,6 per cento dell’utenza ha età compresa tra 15 e 19 anni, 6, 7 per cento tra 20 e 30 anni, 23,7 per cento tra 30 e 39 anni mentre il 68 per cento supera i 40 anni. Per quanto riguarda la condizione lavorativa il 69,5 per cento dei tossicodipendenti e il 52,5 per cento degli alcolisti sono occupati stabilmente; mentre il 25,2 dei primi e il 32,2 per cento dei secondi sono disoccupati, la rimanente parte di entrambi i settori (2,1 e 15,3) sono inattivi. Il 3,2 per cento dei tossicodipendenti, poi, sono studenti. Le sostanze di abuso maggiore sono eroina, cocaina e i cannabinoidi per l’alcol invece il vino seguito dalla birra e dai superalcolici. a. zac.

ANTENNATRE
MILANO: GUARDIA GIURATA ARRESTATO PER DUPLICE TENTATO OMICIDIO, UBRIACO SBAGLIA LA MIRA

L’uomo, 27 anni, ha sparato con la pistola di servizio. Un primo colpo verso il padrone di un chiosco, il secondo contro un avventore. In entrambi i casi sbaglia la mira perché completamente ubriaco.
Milano - Completamente ubriaco spara per due volte con la pistola di servizio: una prima contro il padrone di un chiosco, la seconda contro un avventore, e in entrambi i casi sbaglia la mira (*). A.C., 27 anni, guardia giurata dipendente di un istituto di Milano, è stato poi arrestato dai carabinieri all’angolo tra il viale Corsica e la via Lomellina per duplice tentato omicidio.
Tutto è accaduto la notte scorsa poco prima delle 2. L’uomo, in borghese, ha litigato con un dipendente del chiosco aperto la notte per la vendita di bibite e panini. Prima parole grosse, poi ha aperto la porta del chiosco ed è salito dietro al banco dove ha preso a schiaffi il commesso. Il padrone, G.S., è intervenuto per separare i contendenti e lo sconosciuto ha estratto una ’Taurus’ calibro 38 e ha esploso un colpo mancando per fortuna il bersaglio.
Pochi secondi dopo un giovane si è avvicinato alla rivendita e ha ordinato venti panini. Lo sparatore si è offerto di offrirgli la consumazione, ma poi ci ha ripensato e ha chiesto la restituzione dei denari. Alla sorpresa dell’avventore, ha di nuovo estratto l’arma e ha esploso un altro colpo contro di lui, anche questo andato a vuoto. A questo punto il cliente ha abbandonato i panini ed è fuggito con la propria auto. Quando sono arrivati i carabinieri, la guardia giurata aveva messo in tasca la pistola ed era fermo nei pressi del chiosco. E’ stato disarmato e non ha opposto resistenza.
 
(*) Nota: ha sbagliato mira perché era ubriaco.
Ma se non fosse stato ubriaco non avrebbe sparato.

IL MESSAGGERO (Rieti)
MONTI PRENESTINI
Casape, il paese ostaggio di un prepotente
Anche una serrata dei negozi contro l’uomo che aggredisce e minaccia tutti quanti.

Un "forestiero" che aggredisce e minaccia un intero paese. Succede a Casape, piccolissimo centro dei Monti Prenestini con ottocento anime in tutto. L’ultimo episodio è dell’altra sera. L’uomo, 31 anni, originario di Roma, con diversi problemi di dipendenze, qualche precedente penale e una raffica di denunce, ha letteralmente terrorizzato gli anziani riuniti in un circolo. Chiedeva da bere, glielo hanno negato ben sapendo che l’alcol lo avrebbe fatto diventare ancora più aggressivo, e puntualmente subito dopo ha cominciato a dare in escandescenze scagliandosi contro alcuni pensionati. Sul posto sono arrivati subito i carabinieri. Il sindaco ha firmato la richiesta di trattamento sanitario obbligatorio che, però non è stato convalidato da uno dei due medici dell’ospedale di Tivoli chiamati a notificare il provvedimento. E così il 31ennne, dopo poche ore è tornato in piazza.
Due giorni fa i commercianti del paese avevano organizzato una serrata di protesta. Uno sciopero della spesa in piena regola, per denunciare il continuo pericolo rappresentato dall’uomo, che da anni minaccia i negozianti, entra nei locali, si scaglia contro la gente e prende a parolacce i clienti dell’unico ristorante di Casape. A far decidere per l’astensione dal lavoro collettivo era stata la sua ennesima bravata. Lunedì scorso per "convincere" la farmacista a cedergli un medicinale, per il quale era necessaria la ricetta, ha spianato contro il farmacista un coltello. Un incubo, oltre che per l’ intero paese anche per i carabinieri, che non lo perdono mai di vista.
«Come amministrazione - dice il vicesindaco Sergio Bianchi - tra segnalazioni alla Procura ed esposti abbiamo tentato tutte le strade per porre fine ad un problema. Qualcuno minaccia le ronde. Quell’uomo ha bisogno di aiuto, dovrebbe essere assistito da una struttura adeguata che riesca a riabilitarlo».

CORRIERE ADRIATICO
Ecco le notti maceratesi. Con l’etilometro
Grande successo per il progetto “Stammibene” in collaborazione con il Tartaruga

MACERATA – Una serata all’insegna del sano divertimento quella andata in scena giovedì scorso al Tartaruga. La nota disco maceratese ha infatti ospitato il progetto “Stammibene”, a cura dell’Unità Operativa Dipendenze Patologiche dell’Asur per la prevenzione di comportamenti a rischio tra i giovani.
Per “Stammibene” è stata la prima uscita assoluta nel famoso locale del centro storico – punto di ritrovo prediletto da parte degli universitari e non solo – che ha partecipato all’organizzazione dell’intervento dedicato alla prevenzione riportando sui flyer pubblicitari l’invito al benessere su cui è incentrato il progetto.
E’ stato, quindi, un giovedì caratterizzato da un’iniziativa davvero speciale: le consumazioni analcoliche sono state messe in vendita a prezzo ridotto.
Un chiaro invito ad un uso responsabile delle bevande alcoliche soprattutto in ottica del rientro in auto. Presso lo stand "Stammibene", presente per tutta la serata, i ragazzi interessati hanno potuto ricevere utili informazioni, opuscoli e gadgets sui temi delle malattie sessualmente trasmissibili, sull’alcool e sulle sostanze stupefacenti usufruendo della possibilità di verificare lo stato dei loro riflessi con il reflex-test ed il loro tasso alcoolemico con il test dell’etilometro prima di mettersi alla guida. Davvero molti sono stati i giovani che hanno chiesto informazioni ai responsabili dell’iniziativa.
Al Tartaruga erano presenti il responsabile della comunicazione, Paolo Nanni, la psicologa Alessandra Morbidelli e l’operatore Alberto Croci.
“Volendo stilare una media approssimativa – hanno detto – di norma circa il 60 per cento dei ragazzi risulta positivo all’alcoltest che effettuiamo nei vari locali. Questo è il quarto anno di vita dell’iniziativa e i risultati conseguiti sono senz’altro positivi”. Dopo la presenza alla mensa universitaria e al concerto dei Tiromancino tenutosi al Fontescodella il progetto “Stammibene” ha rafforzato dunque ancor di più il suo legame con la città di Macerata, soprattutto con i suoi luoghi simbolo.
Oltre alla sua attività istituzionale per il recupero dei soggetti affetti da dipendenze patologiche (eroina, alcol) la sanità pubblica maceratese si sta dunque impegnando in modo continuativo in attività di prevenzione con una campagna di informazione sulle droghe, sull’aids, per evitare i comportamenti a rischio, soprattutto tra i più giovani. Tornando alla serata di giovedì al Tartaruga, c’è da dire che quello sfornato dalla direzione della disco è stato un party davvero irresistibile. Buona musica, animazione mozzafiato e tanta bella gente.
Insomma, chi era presente ha avuto di che divertirsi. La serata del giovedì è ormai divenuta uno dei punti di riferimento per gli amanti della vita notturna. Il martedì invece le luce dei riflettori sono tutte puntate sul Number One, l’altra discoteca maceratese.
DANIEL FERMANELLI.

CORRIERE ADRIATICO
Fermato dalle Volanti
L’incidente dopo la rissa in centro.

ANCONA - Prima è entrato in un negozio “Internet point e computer” di via Marsala, ha preso a schiaffi senza motivo un dipendente e ha tirato pugni contro una vetrina, rompendola. Con la mano insanguinata, è uscito dal negozio lasciandosi il terrore alle spalle ed è salito sul suo furgone. Il fatto è accaduto ieri intorno alle 19. L’uomo, alla guida del mezzo, ha poi imboccato via Vittorio Veneto però, una volta di fronte al Bar Veneto, si è scontrato con un’ altra auto. Invece che la constatazione amichevole, tra i due automobilisti c’è mancato poco che si passasse alle mani. L’energumeno, sempre più furibondo, si è rimesso alla guida del furgone e si è allontanato. Avvisate le Volanti, è scattata immediatamente la ricerca. L’uomo, ubriaco, è stato poi trovato in via Montebello mentre era intento a parcheggiare il suo mezzo. Fermato, è stato accompagnato in Questura.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Il pm Rizzo ha concluso le indagini sulla tragedia del 14 aprile 2002 a San Giorgio: morirono Vinny e Mary
Colpa doppia per l’incidente
L’auto degli albanesi correva a 115 l’ora, quella dei baresi a 105.

Indagini concluse sulla tragedia di Vinny e Mary. Con una novità forse inattesa. Il pm Carmelo Rizzo ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini, per il reato di duplice omicidio colposo, sia al giovane albanese che guidava la «Alfa 164», sia all’amico dei due ragazzi baresi che conduceva la «Ford Ka» a bordo della quale Vincenzo Moretti, 20 anni, e sua cugina Mariaesther Martino, 19, trovarono la morte il 14 aprile 2002. Per il magistrato, insomma, la tragedia dipese da un concorso di responsabilità dei conducenti delle due auto che si scontrarono frontalmente alle cinque di una domenica mattina di primavera sul litorale di San Giorgio. In più, l’automobilista albanese era ubriaco. Alla tesi della responsabilità «doppia» la Procura è arrivata anche sulla base di due considerazioni. La prima è la velocità: sia l’auto degli albanesi sia la «Ka» procedevano a velocità elevatissima. Il tachimetro della «164», proveniente da Bari, segnava 115 km l’ora, quello della «Ka», proveniente da San Giorgio, 105 km l’ora. Il limite, ben segnalato con due paletti su ciascun lato della strada, era di 30 km l’ora. In effetti la tragedia accadde su una curva molto stretta. La seconda considerazione è che - sempre secondo il pm - la «Ka» invase la corsia opposta, procedendo contromano per alcune decine di metri. Fra le consulenze tecniche poste a base dell’ipotesi accusatoria, anche una simulazione al computer. Dopo la notifica della «fine indagini», gli indagati, cioè il cittadino albanese (24 anni, originario di Durazzo e residente a Brindisi) e l’amico di Vinny e Mary, oggi ventunenne, potranno chiarire le loro posizioni al pm sia in un interrogatorio sia con memorie scritte. E il magistrato, almeno in teoria, potrebbe modificare la sua ipotesi. Quindi il pm deciderà se e per chi chiedere, eventualmente, il rinvio a giudizio. Indagini concluse, quindi, e ricostruzione sufficientemente chiara della tragedia del 14 aprile 2002. Secondo quanto hanno accertato le indagini della Polizia municipale, pochi minuti prima delle cinque del mattino il gruppo di Vinny e Mary lascia una nota discoteca di San Giorgio e si mette in marcia verso casa. Nella «Ka» prendono posto Vincenzo Moretti, sua cugina Esther Martino e altri due amici (un ragazzo, il conducente appunto, e una ragazza). La vettura percorre probabilmente meno di un chilometro, quando avviene il tremendo impatto. Secondo la ipotetica dinamica, il conducente dell’auto dei ragazzi baresi accelera fino a 105 chilometri l’ora e «taglia» la curva, invadendo la corsia opposta. In quel momento sta sopraggiungendo la «164» nella quale si trovano i tre albanesi e un loro amico italiano, un militare della Finanza. Il conducente dell’«Alfa Romeo», che ha premuto l’acceleratore fino a 115 chilometri l’ora, vede arrivare improvvisamente l’altra auto sulla propria corsia di marcia. Istintivamente, si butta a sinistra, per evitare lo scontro. Ma intanto l’auto con Vincenzo e Mariaesther è rientrata sulla propria corsia e l’impatto è purtroppo inevitabile. Vincenzo Moretti e Mariaesther Martino muoiono sul colpo. Le altre sei persone coinvolte nell’incidente se la cavano con ferite e fratture più o meno gravi. Interviene la Polizia municipale. Oggi una fondazione intitolata a «Vinny e Mary», voluta dai loro familiari e amici, opera per la diffusione del «verbo» della prudenza alla guida e per la prevenzione degli incidenti, non solo di quelli «del sabato sera».  Carlo Stragapede.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Emergono dalla ricerca del «Lotti»
Studenti e alcool dati preoccupanti.

Continua l’impegno dell’Istituto professionale statale per i servizi commerciali e turistici «Lotti» sul fronte anti-consumo dell’alcool. Il prof. Vincenzo Minenna, docente-referente del progetto, da anni si occupa del problema e ha reso noto il risultato di un’analisi-sondaggio compiuto in classi-tipo, dalla prima alla quinta, composte da venti studenti. Il sondaggio è stato effettuato nel periodo 1-20 marzo scorso. La domanda posta è semplice: «Consumi prodotti alcoolici?». Cosa è emerso? E’ venuto fuori che nella classe prima (età degli alunni: 14 anni), otto studenti hanno dichiarato di consumare prodotti alcoolici e dodici no. Percentuale di chi ha risposto positivamente: il 40%. E si tratta di un dato già allarmante, visto che ragazzini di quattordici anni consumano alcool. «Ma l’elemento più drammatico - ha dichiarato il prof. Minenna - viena dal resto dell’analisi. Ad eccezione del secondo anno, studenti di 15 anni, dove la percentuale di chi consuma prodotti alcoolici scende al 30%, vale a dire 6 consumatori su 20, si ha un’impennata graduale e sconcertante». La tabella fornita dal docente dell’Itssct «Lotti» è, infatti, chiara: 11 studenti su 20, cioè il 55%, della classe terza (sedici anni) ha dichiarato di far uso di prodotti alcoolici; la percetuale sale nella classe quarta (diciassette anni), dove il «sì» viene da 12 ragazzi su 20, cioè il 60%. Infine, si raggiunge il 75% di risposte positive nella classe quinta (diciotto anni), con 15 ragazzi su 5. «Si tratta di dati chiaramente allarmanti - ha commentato Minenna - che meritano un intervento radicale nella nostra città. Io penso che molto possano fare l’autorità scolastica, anche a livello provinciale, e le istituzioni, anche locali, puntando ad un progetto mirato. Un progetto che deve riguardare anche altre situazioni. Ad esempio, il fatto che moltissimi ragazzi andriesi non usino il casco quando guidano lo scooter. E, altro elemento drammatico, l’uso di sostanze stupefacenti. Mi è giunta una lettera di due ragazzi: anche l’uso delle droghe tra i ragazzi raggiunge percentuali molto alte (*)». m. pal.
 
(*) Nota: anche l’alcol è una droga.

IL GIORNALE DI VICENZA
Confagricoltura Vicenza lancia un appello in vista del Vinitaly. S’impongono più meccanizzazione e meno frammentazione dei produttori
La burocrazia spinge in su il prezzo del vino
E invoglia i produttori a cercare l’Igt invece della più prestigiosa Doc. «Serve maggior flessibilità».

Di Gianmaria Pitton
Troppi vincoli burocratici fanno sì che i produttori vitivinicoli, attenti al rapporto qualità-prezzo per restare competitivi nel mercato, scelgano in misura crescente l’Igt (Indicazione geografica tipica) rispetto alla Doc (Denominazione d’origine controllata). L’Igt infatti ha una normativa più flessibile, ma consente al tempo stesso di assicurare una discreta qualità del prodotto. Nel 2004 il 51,4 per cento dell’intera produzione vicentina di vino (1.453.660 ettolitri in totale) rientrava nella tipologia Igt; il 24,9 per cento erano vini da tavola, il rimanente 23,7 per cento Doc.
Da questi dati la sezione vicentina di Confagricoltura prende spunto per lanciare un appello in occasione del prossimo Vinitaly: bisogna snellire il complesso di norme e procedure che gravano sulle aziende vitivinicole e che si traducono in costi ulteriori per le aziende stesse, quindi in prezzi più alti del vino per il consumatore. L’occasione è propizia, ha spiegato ieri a Sovizzo, nel corso della conferenza stampa in villa Curti, il direttore di Confagricoltura di Vicenza Paolo Sordo: la Commissione europea sta infatti discutendo la riforma del regolamento comunitario del 1999 che ha istituito l’Organizzazione comune di mercato del vino.
«Tra i vari punti della riforma - ha spiegato Sordo - c’è anche la possibile revisione delle norme di produzione dei vini di qualità, che sembrano generare vincoli di mercato più che una protezione tecnica». Maggiore flessibilità non significa però rinuncia alla specificità territoriale, che è anzi una delle risorse più importanti a disposizione dei produttori vitivinicoli per restare nel mercato: «Un altro fattore di grande importanza - ha aggiunto Linda Spina, presidente di Confagricoltura Vicenza - è la meccanizzazione delle aziende con più di 20 ettari di vigneto. Attualmente, si calcola che nei nostri vigneti servano in media 400 ore di lavoro l’anno per ogni ettaro. Anche queste sono spese in più, che diventano zavorra quando nel mercato internazionale troviamo competitori, come alcuni produttori australiani, che fanno lo stesso lavoro con 50 ore l’anno».
Altro punto debole del settore vitivinicolo vicentino è la frammentazione. I produttori coltivano in media un ettaro di vigneto ciascuno; i 10 mila ettari complessivi di vigneti in provincia di Vicenza sono suddivisi fra 13.455 produttori, la maggior parte dei quali (57 per cento) è in collina. «Per opporsi alla frammentazione - ha commentato Roberto Muraro, presidente della Cantina sociale "Colli Berici" - è necessario fare sistema, trovare il modo di innescare sinergie tra le aziende. Ma non è un processo semplice, dato che usi e abitudini vanno spesso in senso contrario».
I produttori Michela Fortunato, Giancarlo Cavazza e Tommaso Piovene Porto Godi (vicepresidente di Confagricoltura Veneto) hanno concordato sulla necessità di insistere, anche a livello associativo, per trovare la combinazione qualità-prezzo più favorevole al consumatore, le cui scelte sono sempre più ponderate. La Confagricoltura presenterà a Vinitaly uno studio sulle aspettative del consumatore in base al prezzo del vino. Sono state individuate 7 fasce diverse, che possono diventare la base per l’individuazione di future strategie del settore.

IL GAZZETTINO (Padova)
Sia chiaro, l’automobilista che ….

Sia chiaro, l’automobilista che ha sparato contro il vigile urbano in corso Kennedy ha sbagliato, va identificato e duramente punito. C’è un però (*).
La polizia municipale di Padova si sta comportando in maniera indecorosa nei confronti di chi viaggia sulla tangenziale, tangenziale sulla quale, se la memoria non mi inganna, non mi pare ci siano stati tanti incidenti stradali. Corso Kennedy e corso Argentina hanno le stesse caratteristiche di un’autostrada eppure il limite è di 80 chilometri orari. Già questo è assurdo, ma l’assurdo arriva quando i vigili urbani, che solitamente sono nella direttrice Padova Est-Padova Sud, non multano le auto che vengono loro incontro ma quelle che si stanno allontanando sull’altra carreggiata. Ciò significa che l’obiettivo non è quello di aumentare la sicurezza ma di gonfiare le casse del Comune. Il tutto con l’evidente permesso della Prefettura. Io spero per questi vigili urbani e per il loro comandante che un giorno un automobilista ubriaco o tossicodipendente non passi tranquillamente davanti al telelaser a 150 all’ora senza essere fermato e che poi provochi un incidente mortale. Se uno così uccidesse mia moglie o mia figlia sarei ben poco felice di sapere che il pirata era stato multato cinque minuti prima di aver causato la tragedia!
Quel che è accaduto denota la mancanza di rispetto nei confronti delle istituzioni, certo, ma anche le istituzioni devono meritarsi il rispetto dei cittadini. Queste imboscate, invece, a colpi di telelaser a solo scopo di lucro, istigano alla indignata protesta, se si è civili, alla vendetta se si è incivili (**). Il sindaco, il comandante dei vigili e il prefetto dovrebbero meditare su questo.   M.P.  Padova
 
(*) Nota: “C’è un però”? “C’è un però”??? Ma stiamo scherzando???
(**) Nota: chi rispetta il codice della strada non teme telelaser, né etilometro, ed è grato e riconoscente alle forze dell’ordine, che lavorano per tutelare la sua sicurezza, cui esprimo la mia affettuosa solidarietà.
Chi scrive lettere ignobili come questa abbia almeno il buon gusto di non parlare di civiltà.

GIORNALE DI BRESCIA
Desenzano, il Tar riapre la discoteca: «Sproporzionato l’ordine di chiuderla»
IL CASO DELL’ART CLUB
DESENZANO - Definitiva «assoluzione» della discoteca «Art club» di Desenzano sulla quale incombeva l’ordine di chiusura, per quindici giorni, del questore di Brescia per ragioni di ordine pubblico. Ieri, infatti, il Tribunale amministrativo ha convalidato il decreto presidenziale d’urgenza che lo scorso 9 marzo aveva sospeso l’ingiunzione (25 febbraio scorso) degli uffici di San Polo. Il questore contestava al gestore della discoteca (Gite Sas di Tessari Carlo & C) l’andirivieni nel locale di soggetti registrati nella banca dati della Polizia, il rilevante superamento della capienza massima della discoteca, la presenza di alcune persone in stato di ebbrezza alcolica, l’omessa richiesta dell’assistenza (prevista) di due agenti della Forza pubblica. Un quadro d’insieme che tuttavia il Tar non ha ritenuto del tutto reale per come è stato presentato, e comunque non tale da imporre la grave sanzione della chiusura. L’ordine del questore è stato perciò bocciato dalla camera di consiglio collegiale del Tar con la conclusiva affermazione che «le esigenze di sicurezza, seppur sufficienti a giustificare un provvedimento repressivo, devono essere raffrontate e soppesate con tutti gli elementi di fatto emersi in concreto, alla luce del principio di proporzionalità». La discoteca, dunque, non chiude, e annuncia di avere chiesto l’autorizzazione per ottenere una maggiore capienza, portandola fino a 500 persone. Circostanza questa che, essendo ufficialmente nota al Tar, ha contribuito sensibilmente a far pendere l’ago della bilancia a favore di «Art club». L’istanza di «Art club» è stata assistita dagli avvocati Gianni Morabito, Nicola Grani e Stefano Caloi; le ragioni di Questura e Ministero dell’interno sono state difese dall’Avvocatura distrettuale dello Stato.  (esseci).
IL GAZZETTINO (Padova)
Finisce fuori strada ubriaco: condannato per ricettazione
Cittadella.
(M.C.) Un incidente stradale come tanti, una autonoma uscita di strada di un’auto, ma i carabinieri dell’Aliquota radiomobile intervenuti per rilevare il sinistro hanno trovato dentro alla vettura semicapovolta documenti e carte di credito risultate rubate alcuni mesi prima. Ieri il giudice del Tribunale di Cittadella Paola Cameran ha condannato per ricettazione C.T., 34 anni, residente a Rosà, ad un anno e 4 mesi di reclusione, al pagamento di 400 euro di multa più le spese processuali, disponendo l’arresto e la sospensione della patente per 1 mese per guida in stato di ebbrezza. Il fatto risale al 17 settembre 2000. Sono le 6,30 del mattino quando una Autobianchi Y 10 finisce fuori strada a Facca davanti alla Villa di Bolzonella. Alla guida un ragazzo soccorso dal 118. Quando i militari controllano il mezzo trovano nel bagagliaio un portafoglio con tre carte di credito, un tesserino del ministero dell’interno, una patente di guida e una tessera Aci che risultano rubati il 6 aprile dello stesso anno ad un poliziotto residente a Carmignano di Brenta. Con una delle tessere, ha confermato l’agente presente in aula, era stato effettuato un prelevamento di 500 mila lire. C.T., non presente in aula e con precedenti per reati contro il patrimonio, era uscito di strada a causa dell’alcool. L’esame ha accertato un tasso di 163 milligrammi per decilitro. Nell’impatto aveva riportato un trauma cranico, la frattura del femore e dell’avambraccio sinistro e varie ferite. Colpevole della ricettazione ma nessuna prova del furto e dell’abusivo prelevamento.
IL MESSAGGERO (Abruzzo)
CARABINIERI A ROSCIANO
In ospedale per autolesionismo: un giallo
Gravi lesioni per una donna polacca ritrovata dopo una notte trascorsa in aperta campagna
All’inizio gli investigatori avevano ipotizzato che la ragazza fosse rimasta vittima di una violenza sessuale, crudele, ripetuta, lunga, commessa da più uomini. Con il trascorrere delle ore si è capito, però, che si trattava di tutt’altro: la donna aveva fatto tutto da sè, colpita da ripetute crisi di autolesionismo, fino a prodursi lesioni gravi all’apparato genitale.La verità, al momento, è questa anche se le indagini non possono considerarsi chiuse.
La protagonista di questa storia, terribile, è una polacca, ha 30 anni, da quattro vive in Italia, la descrivono come una devotissima della Chiesa. Fa la bracciante a Rosciano e convive con un ragazzo, più o meno della stessa età, anche lui bracciante.
Qualche giorno fa la ragazza ha manifestato i primi, espliciti, disagi: vedeva il demonio e quel demonio, diceva, doveva toglierselo da dentro perchè non la faceva vivere.
La crisi è esplosa la notte tra giovedì e venerdì, complice, probabilmente, una certa quantità di alcool.
E’ a letto, si sveglia, urla perchè vede ancora il demonio, comincia a picchiarsi, si accanisce soprattutto contro l’addome e gli organi genitali, è lì che ”intuisce” la presenza del male. Il compagno che le è a fianco cerca di calmarla ma non ci riesce, anzi la crisi diventa ancora più grave, tanto che a un certo punto la ragazza con le unghia si ferisce le gambe, fino a farsi uscire il sangue e poi svestita com’è esce di casa.
Lui e lei vivono nella periferia di Rosciano, due passi fuori dalla porta e già è piena campagna. E così accade che la giovane polacca quasi si perda tra alberi e orti. A un certo punto, sempre secondo la ricostruzione dei carabinieri, sale su un albero e così, priva di protezione com’è, si ferisce in maniera grave. Le lesioni si allargano quando dall’albero cade.
Il compagno la segue per un lungo tratto, poi la perde. Chiama un amico perchè cerchi con lui, poi chiama il 118 e il 112.
La ragazza viene soccorsa intorno alle 6 e mezza, da quando era uscita di casa sono trascorse almeno tre ore. La giovane è trasportata all’ospedale ”Santo Spirito”, dove riceve le prime cure dei ginecologi. Entra in sala operatoria, ne uscirà alle 15,30, la prognosi al momento è di venti giorni, salvo complicazioni.Il tenente Eugenio Stangarone, comandante della Compagnia di Penne, ascolta in caserma il convivente della ragazza e l’amico che lo aveva aiutato nelle ricerche. La ragazza polacca è stata già sentita ma sarà ascoltata anche stamane nella speranza che la fase delirante sia passata e che abbia smaltito gli inevitabili veleni dell’anestetico.  R.Cian.
IL MESSAGGERO
Fidene
Rissa a bastonate per dormire nel vagone
Il degrado e probabilmente anche l’alcol alla base di un episodio di violenza tra connazionali romeni che trovano riparo nei luoghi ad altri inaccessibili.
Per impossessarsi, infatti, di un vagone abbandonato dove all’interno vivevano due cittadini romeni di 25 e 33 anni, entrambi clandestini, l’altra sera quattro connazionali hanno fatto irruzione nel vagone aggredendoli all’improvviso con bastoni e ferendo uno di loro con un coltello.
È accaduto nello scalo ferroviario di “Villa Spada”, nel quartiere Fidene, dove circa 300–400 extracomunitari, tutti clandestini, abitualmente trovano rifugio grazie alla presenza di numerosi vagoni abbandonati.
I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Montesacro, intervenuti a seguito di una telefonata anonima al 112, hanno arrestato i responsabili con le accuse di sequestro di persona e lesioni personali.
I quattro romeni dopo aver aggredito i due connazionali e aver ferito con un fendente uno di loro sono stati circondati dagli altri connazionali presenti nello scalo ferroviario accorsi in aiuto dei due malcapitati. Per non essere quindi linciati hanno preso in ostaggio il più giovane dei due, mentre l’altro è riuscito a scappare, e si sono chiusi all’interno del vagone con lui.
Solo con l’arrivo dei carabinieri che hanno fatto irruzione nel vagone liberando l’ostaggio la situazione è tornata alla normalità e per i malviventi sono scattate le manette ai polsi. L’extracomunitario ferito, trasportato all’ospedale “Sandro Pertini”, è stato medicato e giudicato guaribile in pochi giorni.
IL MESSAGGERO
Compiono aggressioni e scippo in meno di un’ora: arrestato.
Si sono scatenati probabilmente anche in preda all’alcol finchè non sono stati ammanettati dalla polizia. Due aggressioni e uno scippo in meno di un’ora. È la notte brava di due 20enni, Marco C. di 23 anni e Andrea D. di 25 anni, arrestati dalla polizia per rapina in concorso e lesioni gravi. I due sono stati intercettati su una Lancia Y in via di Tor di Quinto poco dopo le 3 di notte, in seguito alla richiesta di aiuto al 113 fatta da un 57enne. L’uomo si era appartato con i giovani ed era stato preso a pugni, riportando la frattura della mandibola.
Raggiunto dai soccorsi è stato ricoverato con 30 giorni di prognosi. L’auto su cui viaggiavano i due ragazzi è risultata la stessa utilizzata un’ora prima in via Monte Gennaro a Montesacro per rapinare un 20enne del suo cellulare, aggredito a calci e pugni e dimesso dal pronto soccorso del Pertini con 10 giorni di prognosi.
IL MESSAGGERO (Pesaro)
Club alcolisti Nuova sede
Nuovo spazio per il Club alcolisti in trattamento (Cat). L’Apcat, associazione provinciale club alcolisti in trattamento, sulla base della esperienza maturata nella sede di Talamello, in via Marecchiese 15, sarà presente a partire da lunedì anche a Pesaro, in via Confalonieri 11. Tutti gli incontri avranno luogo il lunedì alle ore 20.30. Info: 0721/411772.
CALCIOMERCATO.COM
Birminghan: Pandiani ’Escludo tornare al Deportivo’
L’attaccante del Birminghan Walter Pandiani esclude di tornare al Deportivo la Coruna. Il giocatore in prestito dal club spagnolo ha dichiarato: "Alcuni giocatori si presentavano all’allenamento ancora ubriachi e non venivano puniti da Irureta. Non penso di ritornare al Depor. Ho due anni ancora di contratto ma non voglio tornare. Sarebbe un sogno andare al Barcellona. Ma i sogni non diventano realtà".
IL GIORNALE DI VICENZA
Un marosticense
Risultò positivo alla prova dell’alcoltest
(d. m.) Processo per due guide in stato di ebbrezza finite entrambe con un incidente, ieri, in tribunale. Ad Eugenio Geremia, 66 anni, di Marostica, il giudice Gastone Andreazza ha inflitto un’ammenda di milleduecento euro e la sospensione della patente per un mese e quindici giorni.
L’imputato, il 22 giugno di due anni fa, venne sorpreso dai carabinieri di Marostica appena dopo una fuoriuscita di strada autonoma lungo la provinciale Rameston.
Uscito da solo dalla sua auto, l’uomo appariva tutt’altro che sobrio ed è quindi stato portato nella sede della polizia stradale, dov’è risultato positivo all’alcoltest. Per lui è quindi scattata la denuncia.
Piergiorgio Nicolli, 49 anni, di Marostica, è invece finito davanti al giudice perché, il 2 marzo dell’anno scorso, ebbe un incidente mentre era in sella ad una Vespa 50.
Denunciato per aver guidato in stato di alterazione, è stato assolto dal giudice perché il fatto non sussiste.
Lunedì, 04 Aprile 2005
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