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Rassegna stampa alcol e guida del 20 marzo 2005

RASSEGNA STAMPA "ALCOL E GUIDA"

Note a cura di Alessandro Sbarbada
Servitore-insegnante in un Club degli Alcolisti in trattamento a Mantova.


La rassegna stampa di oggi si apre con l’ultimo episodio del “caso Montegranaro”.
Riassumo in estrema sintesi la questione.
In data 2 ottobre 2003 il CORRIERE ADRIATICO riportava le dichiarazioni dell’assessore ai servizi sociali del comune di Montegranaro, Gastone Gismondi, che aveva affermato non esserci nessun problema di alcolismo tra i giovani del suo paese.
Cinque giorni dopo, il giornale marchigiano riportava in un articolo alcuni estratti di una mia lettera, che si concludeva con un invito all’assessore a tirarsi su le maniche, e iniziare a lavorare per imparare a riconoscere questo tipo di problemi sul suo territorio, per cominciare finalmente ad affrontarli.
Oggi, circa un anno e mezzo dopo, l’assessore Gismondi dichiara allo stesso giornale la sua intenzione di pensare ad un’opera di sensibilizzazione nelle scuole, a campagne contro l’alcol mirate ai ragazzi.
Saluto con soddisfazione questo nuovo atteggiamento dell’assessore Gismondi verso i problemi alcolcorrelati, che purtroppo sono presenti nei giovani di Montegranaro come in quelli di tutti gli altri comuni d’Italia.
Alessandro Sbarbada
 a.sbarbada1@tin.it!

CORRIERE ADRIATICO del 20 marzo 2005
Il disagio che emerge dal mondo giovanile
Abuso di alcol e droga Le azioni del Comune

MONTEGRANARO - Non si tratta di fare generalizzazioni. Non si tratta nemmeno, semplificando, di fare di tutta un’erba un fascio. Ma indubbiamente la cronaca racconta anche di episodi in città legati al mondo della droga o a quello dell’alcol. Da ultimo quello dei due giovani che, dopo aver alzato il gomito, mentre, come hanno raccontato alle forze dell’ordine "scherzavano", hanno distrutto una vetrina della sede di An. Meno recenti, alcuni arresti per spaccio di cocaina.
Gli amministratori allora si rimboccano le maniche. Il primo a intervenire, anche perché la sede di An interessata dalla bravata dei due giovani è la stessa del suo ufficio elettorale, è stato Mauro Lucentini. Ma sulla questione arriva anche l’opinione dell’assessore ai servizi sociali Gastone Gismondi. "Credo sia necessario - aveva infatti detto Mauro Lucentini, assessore al commercio - sensibilizzare i gestori degli esercizi commerciali, quelli in particolare che hanno la licenza per la somministrazione di alimenti e bevande, affinché dopo un certo orario evitino di vendere alcolici.
Soprattutto se si ha davanti chi già è in stato di ebrezza. Perché i pericoli poi vanno al di là di una vetrina sfondata.".
Un invito forte al quale seguì anche una proposta. "Sarà necessario convocare i titolari di questi esercizi, mettersi a tavolino e ragionare - aveva concluso Lucentini - intorno a questo problema e alle iniziative da intraprendere".
Oltre all’appello dell’assessore Lucentini queste le proposte di Gismondi. "Accanto a realtà che tutti ci invidiano - spiega l’assessore ai servizi sociali - come quelle dell’associazionismo, sia di volontariato che sportivo, che raccolgono la maggioranza dei nostri giovani , ecco che purtroppo episodi, seppur sporadici, di cronaca ci fanno riflettere. Pertanto credo sia importante pensare ad un’opera di sensibilizzazione all’interno delle scuole, campagne sia contro l’alcol che contro la droga, mirata ai ragazzi.
E poi è necessaria la nascita di un vero centro di aggregazione giovanile, nel quale possono trovare spazio quanti non stanno né nel volontariato né nello sport. Per questo mi sto già attivando, ho già avuto anche diversi incontri, così da poter vedere questo progetto presto diventare più che un’idea".
CORRIERE ADRIATICO del 2 ottobre 2003
Nel mio ufficio non esistono casi segnalati e certi di giovani che abbiano a che fare con questo problema"
E’ quanto sostiene l’assessore ai servizi sociali, Gastone Gismondi
"Non abbiamo alcolizzati"

MONTEGRANARO - "Siamo abituati ad essere quotidianamente attaccati dalla stampa locale e questo ci dispiace". Con queste parole l’assessore ai servizi sociali, Gastone Gismondi, nell’intervenire nel corso del Consiglio comunale di martedì sera, ha introdotto il suo discorso.
"Non si può dipingere i nostri giovani come una massa di alcolisti", ha osservato, sdegnato, l’assessore ai servizi sociali, riferendosi ad un recente articolo con il quale una psicologa del comprensorio, per nulla riferendosi - peraltro - al caso specifico di Montegranaro, lanciava un allarme sull’aumento dei casi di giovani dediti all’uso di alcolici nel territorio calzaturiero. Un articolo, quindi, nel quale una psicologa dava il suo contributo professionale nell’analizzare i problemi che appaiono sempre più comuni tra i giovani al punto che la Asl 11 ha avviato, investendovi anche fondi, una apposita campagna di prevenzione presentandosi nei locali più frequentati e spiegando ai giovani le controindicazioni degli alcolici.
"Ho già avuto modo di sostenere che al nostro ufficio non risultano casi segnalati di giovani come quelli ai quali si è fatto riferimento sul giornale". Secondo l’assessore ai servizi sociali non ci sono problemi di alcolismo fra i giovani.
"Nel pezzo - continua ancora - si sosteneva che è bene fare informazione che possa essere utile alle famiglie - ha continuato ancora la sua arringa Gismondi - nonché si faceva riferimento alla necessità di una presa di coscienza dei ragazzi stessi. Mi auguro che ci sia un ripensamento in merito al modo in cui si è trattato l’argomento".

CORRIERE ADRIATICO del 7 ottobre 2003
L’esperto: "Evidenziare il problema non significa dipingere i giovani come una massa in preda a birra, vino e liquori Il servizio pubblico deve saper riconoscere il fenomeno"
Replica al Comune: "Forse certi casi non si sanno leggere”
Alcol, segnali da capire
MONTEGRANARO - "Il problema alcol non esiste o forse sono i servizi come quello del Comune di Montegranaro che non lo sanno riconoscere ed affrontare?"
A porsi tale interrogativo è il signor Alessandro Sbarbada, di Mantova, che si occupa da vicino dei problemi legati all’alcolismo in tutta Italia. Dopo aver letto un recente articolo in cui l’assessore ai servizi sociali, Gastone Gismondi, dichiarava che nel suo territorio non c’erano problemi di alcolismo visto che al suo ufficio non risultavano segnalati ragazzi con problemi di alcol, ha affidato ad una e-mail indirizzata alla nostra redazione alcune riflessioni piuttosto significative.
"A mio parere segnalare l’urgenza e la gravità del problema alcol non significa dipingere i giovani come una massa di alcolisti - scrive Alessandro Sbarbada - Da tempo sto monitorando i quotidiani nazionali presenti in Internet, riguardo tutto quanto viene pubblicato su alcol e problemi ad esso correlati".
E prima di passare alle osservazioni, fornisce un lungo elenco di articoli di cronaca, raccolti nei mesi compresi tra il 4 giugno e il 1 settembre 2003 in tutte le Marche, fermano compreso. La nutrita rassegna stampa fa un triste resoconto dei tanti casi di giovani finiti nei guai perché sotto l’effetto dei fumi dell’alcol. Incidenti stradali, liti, patenti ritirate, aggressioni, atti vandalici, malori fino a tentativi di suicidio…
Un dato per tutti. In un articolo dell’11 agosto scorso viene diffuso un dato allarmante: in sei ore di lavoro durante un week-end, la stradale di Fermo ha ritirato 13 patenti per guida in stato di ebbrezza. "La realtà marchigiana, così come quella nazionale, vive in maniera pesantissima i drammatici problemi causati dal consumo di bevande alcoliche - prosegue Sbarbada - Io ho quotidianamente sott’occhio la realtà ’alcolica’ di tutta l’Italia, e vi posso dire che la mia sensazione è che le Marche siano proprio una delle regioni più colpite da questo flagello, che certamente riguarda i giovani, ma non solo i giovani. Dal mio lavoro, purtroppo, ho anche dovuto constatare come la regione Marche sia una di quelle in cui sono meno presenti sulla stampa articoli che segnalino attività per la prevenzione e per il trattamento dei problemi correlati all’alcol, e questo mi fa temere che nella vostra realtà questi problema siano molto sottovalutati. Di fronte ad un fenomeno evidentemente tanto drammatico e diffuso, il fatto che un servizio pubblico non sappia riconoscere i giovani della propria comunità con problemi di alcol mi pare si possa interpretare più come il segnale di una importante difficoltà da parte di quel servizio, piuttosto che l’espressione dell’esistenza di quell’isola felice che vorrebbe dipingere Gismondi. Piuttosto che offendersi e inalberarsi contro chi segnala l’esistenza di un problema, forse sarebbe più utile tirarsi su le maniche e cominciare a lavorare per imparare a riconoscerlo e ad affrontarlo. Se può interessare, sono lieto di offrire gratuitamente la mia collaborazione, forte dell’esperienza di quindici anni di lavoro e di ricerca in questo settore".    STEFANIA CETERONI.

IL MESSAGGERO
Scontro tra due auto, infermiera muore sul colpo: l’investitore è passato col semaforo rosso

Travolta e uccisa da un’auto che aveva attraversato l’incrocio col rosso, e a velocità elevata, un incrocio della Cristoforo Colombo all’altezza della Montagnola. La vittima, V. A., 29 anni, infermiera presso il “Bambino Gesù” stava andando al lavoro al volante della propria Ford Ka.
Erano circa le 6.20 di ieri mattina: l’investitore, conducente di una Rover che ha preso in pieno la giovane sbalzandola nell’urto fuori del suo abitacolo, guidava in stato di ebbrezza come è risultato dall’analisi del sangue. Si tratta di uno straniero 28enne con passaporto francese che si trovava insieme con due cittadini moldavi, tutti privi di documenti, feriti in modo lieve e, dopo le cure prestate al pronto soccorso del Sant’Eugenio, condotti all’ufficio immigrazione della Questura per essere fotosegnalati. E’ successo tutto tra via Vedana e via Oropa: una tragedia che è l’esatta replica di quella che un mese e mezzo fa, nell’identico punto, era costata la vita ad una signora di 49 anni investita, mentre con la sua Smart attraversava la Colombo, da una pattuglia dell’Arma che correva verso un intervento.
Adesso, con ogni probabilità, i vigili urbani di zona chiederanno una modifica della segnaletica sull’incrocio già teatro in passato di altri gravi incidenti. V. A., seconda di due figli, una laurea in Pedagogia e una in Scienze infermieristiche presa lo scorso novembre, aveva da poco salutato i genitori nella sua casa al Laurentino per andare a prendere servizio in ospedale. Da via Vedana stava attraversando per imboccare via Oropa nell’istante in cui sulla corsia centrale della Colombo è sopraggiunta la Rover con i tre immigrati a bordo.
Quest’ultima non si sarebbe fermata al semaforo travolgendo l’infermiera, secondo il racconto di un paio di testimoni ai vigili dell’XI che sull’accaduto hanno subito informato il pm Assunta Cocomello. Giu.Mar.

IL SECOLO XIX
Coppia "vola" dalla ringhiera
LA STORIA I due, colombiani, avevano rifiutato poco prima le cure del 118.
Gravi all’ospedale
Ubriachi, sono caduti per 5 metri da via Milano nella sottostante zona portuale

Dramma a Di Negro. Una coppia di coniugi colombiani che ieri mattina, in preda ai fumi dell’alcool, si è seduta sulla ringhiera di via Milano, all’altezza di piazza Dinegro, è caduta nella zona portuale sottostante dopo un volo di circa cinque metri. I due sono stati soccorsi da alcuni portuali e da un esercente che ha telefonato al "118".
Le loro condizioni sono apparse subito gravi al sanitario dell’automedica del "118" intervenuto sul posto e che ha disposto l’immediato trasferimento, con l’ambulanza, dei due feriti all’ospedale. Il giovane, Carlo Osvaldo Yulian Valverde, 32 anni, è stato ricoverato con prognosi riservata all’ospedale Galliera. La moglie, anche lei in gravi condizioni, è stata ricoverata invece all’ospedale San Martino.
La loro storia è cominciata verso le 5,30 di ieri mattina, quando qualcuno telefona a una pubblica assistenza di Sampierdarena e richiede un’ambulanza in piazza Vittorio Veneto, perché ci sono due persone che hanno bisogno delle cure mediche. Il mezzo di soccorso giunge sul posto e i militi si trovano di fronte ai due colombiani che avevano alzato il gomito più del dovuto, durante il giro di alcuni locali. Ma Osvaldo e sua moglie, benchè distesi a terra, non avevano nessuna intenzione di essere trasportati all’ospedale. L’uomo spiega ai militi che probabilmente avevano bevuto un po’ di più, ma che non avevano nessuna intenzione di salire sull’ambulanza e che una buona passeggiata li avrebbe rimessi in sesto.
Così i due colombiani si rialzano, dirigendosi a piedi verso la stazione Principe. Dopo una passeggiata di un paio di ore, arrivano a piazza Dinegro e decidono di sedersi sulla ringhiera dietro alla fermata dei bus dell’Amt. Forse è loro intenzione attendere il mezzo per rientrare a casa. Non si esclude, stando ad una ricostruzione compiuta dalla polizia, che i due abbiano perso l’equilibrio e siano caduti nel vuoto, finendo nella sottostante zona portuale, dopo un volo di circa cinque metri.
I due colombiani sono stati soccorsi da alcuni portuali che li hanno affidati alle cure del dottore dell’automedica del "118" che, a sua volta, ha incaricato i militi della pubblica assistenza di trasportarli all’ospedale. L’uomo, che ha riportato il trauma cranico ed altre gravi ferite, è stato trasportato al Galliera, dove i medici ne hanno disposto il ricovero con prognosi riservata. La moglie, anche lei grave in seguito alla caduta, è stata ricoverata invece al pronto soccorso di San Martino.
In piazza Dinegro sono intervenuti gli agenti della volante che hanno compiuto un sopralluogo e raccolto la testimonianza di alcune persone che hanno assistito al drammatico episodio.

ANSA.IT
Ubriaco si accende sigaretta e prende fuoco, in fin di vita
Incidente a Tempio Pausania. Vittima un operaio sassarese

ANSAweb) - SASSARI, 20 MAR - Un operaio trentenne di Tempio, Fabio Ruggiu, e’ in fin di vita nel reparto rianimazione dell’ospedale di Sassari, con ustioni sull’80 per cento del corpo. Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, il giovane sarebbe rimasto vittima di una tragica fatalita’: probabilmente ubriaco, si sarebbe dato fuoco da solo, mentre si accendeva una sigaretta. Il fatto e’ accaduto stamattina, davanti ai cancelli del campo sportivo Nino Manconi, a Tempio Pausania. Il ragazzo, forse reduce da una ’serata brava’ trascorsa nei locali della zona, si sarebbe acceso una sigaretta e una scintilla avrebbe investito il suo giubbotto di nailon, risultato impregnato di un liquido infiammabile, trasformando l’operaio in una torcia umana. Esclusa, al momento, l’ipotesi di un tentativo di suicidio.

IL GAZZETTINO (Treviso)
Un controllo della Polizia Stradale sulla Statale Pontebbana evidenzia un problema sempre più diffuso
Giovani ubriachi al volante nella rete
In poche ore nella notte tra venerdì e ieri ben cinque under 25 fermati per guida in stato di ebbrezza

Vittorio Veneto
Cinque patenti ritirate, con la relativa sottrazione di dieci punti, e una decina di verbali per eccesso di velocità: è il risultato ottenuto dalla Polstrada di Vittorio Veneto in un normale servizio notturno di prevenzione e attività di controllo sulla Statale Pontebbana, nella zona tra San Fior e San Vendemiano, con un appostamento durato solo alcune ore nella notte tra venerdì e sabato.
Un servizio che ha comunque portato allo scoperto un fenomeno che non si può più sottovalutare, e cioè quello dell’eccessivo consumo di bevande alcoliche tra i giovani. Spesso si tratta di ragazzi che poi, uscendo da locali e discoteche nel cuore della notte, si mettono tranquillamente alla guida incuranti del pericolo potenziale per loro stessi e per gli altri automobilisti che circolano per le strade.
L’età media dei fermati dalla Polizia Stradale vittoriese, tutti residenti nella zona del vittoriese, infatti non raggiunge i 25 anni. Persone di diversa estrazione sociale, studenti, operai e impiegati, con il comune denominatore: giovani.
«E’ stata solo il normale e quotidiano svolgimento del nostro lavoro - si schermiscono al comando della Polstrada - e questo non rappresenta più una novità per noi: i valori di tasso alcolemico che riscontriamo normalmente in questi casi, a fronte del massimo di 0,50 consentito dal codice, ai aggira su valori che vanno da 1 a 2. Anche gli ultimi non si sono discostati da questi numeri».Non è possibile quantificare da questi rilievi la quantità effetitva di liquidi alcolici che una persona ingerisce, perchè ci sono anche altre componenti da mettere nel conto, come sonno e stanchezza, quantità di cibo, che sono tutte soggettive. La cosa certa è che si nota ancora nell’utenza stradale, e appunto tra i giovani, una scarsa propensione a seguire la normativa del codice. E sono sempre di più quelli che poi cadono nella rete, o in controlli o in seguito incidenti, anche lievi e senza feriti, che vengono puntualmente sottoposti al test che risulta positivo.  Fulvio Fioretti.

CORRIERE DELLA SERA (Cronaca di Roma)
TAVERNA FLAVIA
Solidarietà per i malati oncologici con cioccolato, vino e pasta.

Domani sera la Taverna Flavia, lo storico locale dell’«avvocato gourmet» Mimmo Cavicchia, propone una serata all’insegna del gusto e della solidarietà. La cioccolateria torinese Peyrano, l’azienda vinicola veneta Montagner, Pasta Di Nola, l’azienda vinicola laziale Tenuta di Pietra Pinta , si uniscono per un cocktail a favore di Amso (*), l’ Associazione di volontariato Onlus presieduta dal Professor Antonio Riccio per l’ assistenza morale e sociale negli istituti oncologici. Nata nel 1968 e membro fondatore dell’ AVE (Association pour le Volontariat a l’Act Gratuit en Europe), Amso negli anni ha saputo realizzare in maniera esemplare e innovativa una intensa attività di sostegno e informazione ai malati ricoverati presso il Polo Oncologico Istituto Regina Elena di Roma.
TAVERNA FLAVIA Via Flavia,9
AMSO numero verde 800-015341 www.associazione-amso.it
(*) Nota: un pensiero va a tutti i malati oncologici, e sono tanti, che hanno contratto il cancro anche in conseguenza del vino bevuto. Per loro oltre al danno la beffa.

IL MESSAGGERO (Umbria)
Ubriaco contromano, arrestato

CITTA’ DI CASTELLO. Non si ferma all’alt dei Carabinieri e quando viene bloccato e condotto in caserma non vuole saperne di sottoporsi all’alcool test ed fa a botte con un carabiniere: viene arrestato.
E’ stata una notte a dir poco movimentata quella trascorsa da un 29enne tifernate che in stato di ebbrezza, al volante della propria auto, contromano, sulla Tiberina Tre Bis, ha evitato di fermarsi quando i carabinieri si sono accorti della pericolosa infrazione. Quando e’ stato trasportato in caserma l’uomo si è opposto con forza ai controlli di rito. È stato rinchiuso nella camera di sicurezza della caserma.

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
il fatto
L’invito a non scippare anziani scatena una megarissa conclusasi con l’intervento della polizia
Botte da orbi, cinque in carcere.

Padre, figli e generi avrebbero aggredito i membri di un’altra famiglia
Botte da orbi contro chi tentava di redimerli e condurli sulla «retta via». Cinque persone, appartenenti ad uno stesso nucleo familiare tranese, sono stati arrestati ieri mattina dai poliziotti del commissariato con le pesanti accuse di violenza privata, violazione di domicilio e lesioni personali aggravate. Dietro le sbarre sono finiti il 50enne Gennaro Garro, i figli Giulio e Nicola di 20 e 25 anni ed i suoi due generi, Giovanni Colangelo di 24 anni e Roberto Patruno di 32. Nei loro confronti i poliziotti (coordinati dal dirigente Giuseppe Di Vittorio e dalla vice Ida Tammaccaro) hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Michele Nardi su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Maralfa del Tribunale di Trani. Il provvedimento restrittivo, in realtà, è scattato dopo una lunga attività investigativa avviata, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, a seguito di un’aggressione patita nei mesi scorsi (ad ottobre) dai componenti di un’altra famiglia tranese. Questi ultimi, secondo quanto denunciato dagli stessi, avrebbero cercato di impedire ai membri della famiglia Garro di portare a termine alcuni scippi ai danni di persone anziane. Questo gesto di civiltà ed altruismo, forse per dimostrare il desiderio di riscatto e la volontà di reinserirsi nella società da parte della famiglia «antagonista», avrebbe provocato la violenta reazione dei componenti della nucleo familiare capeggiato da Gennaro Garro. Quest’ultimo, insieme ai figli ed ai generi, in una circostanza, armati di coltelli, bastoni e sotto l’effetto dell’alcol, organizzarono una vera «missione punitiva» presso le abitazioni e gli esercizi commerciali dell’altra famiglia. Anzi, con fare minaccioso, aggredirono non solo i loro rivali ma tutti coloro che trovarono sulla loro strada, arrecando danni anche ai locali ed alle auto in sosta. Le vittime dell’aggressione, però, per timore di subire ritorsioni, denunciarono l’accaduto, rifiutandosi comunque di formalizzare un atto ufficiale scritto. Ma i poliziotti tranesi, sulla base delle indicazioni raccolte, sono riusciti comunque ad individuare i responsabili. Non solo. Utilizzando anche intercettazioni ambientali, gli investigatori hanno raccolto a loro carico una serie di elementi di colpevolezza, determinanti per l’emissione dei provvedimenti restrittivi. Che puntulamente sono scattati ed eseguiti all’aba di ieri. Gianpaolo Balsamo.

CORRIERE DI COMO
Raddoppiano gli affidi sul Lario.

Le luci e le ombre di un’avventura che coinvolge sempre più comaschi.
 Le grandi, piccole storie raccontate dai protagonisti
Convegno in biblioteca: sono novanta i bimbi in carico a nuovi genitori
Franco è un bambino di dieci anni, affetto da problemi mentali. La madre, alcolista, separata da un padre al terzo matrimonio e mai presente, un giorno decide di chiuderlo fuori casa. Lanciandogli addosso una bottiglia di vetro. Franco rimane lì, fuori dalla porta, spaventato e smarrito. E viene affidato a una nuova famiglia, che si impegna per accoglierlo come un figlio.
Storie di ordinaria tristezza e straordinario volontariato. Storie che, quest’anno, sono arrivate a quota novanta: tanti sono, infatti, i bambini attualmente in carico ai Servizi sociali di Como. Quasi il doppio rispetto ai 50 del 1995. Numeri che sono emersi ieri mattina, alla biblioteca comunale, in occasione del dibattito «Papà, aggiungi un posto alla nostra tavola». Un incontro sul tema dell’affido organizzato dall’azienda ospedaliera Sant’Anna e dai Servizi sociali del Comune.
Sono intervenuti Renato Maggi (direttore dell’unità operativa Ostetricia e Ginecologia del S.Anna), Paolo Mascetti (vicesindaco di Como), Rocco Belmonte (dirigente dei Servizi Sociali), Mirella Quattrone (avvocato) e Daniela Zappaterra (psicologa e referente del servizio minori dei Servizi sociali dell’Asl lariana).
Un tema delicato, l’affido: perché alla base vi è sempre una situazione familiare critica o disastrata, perché spesso chi non è in grado di crescere un figlio non se ne rende conto se non - ma a volte nemmeno in questi casi - quando si trova davanti l’ordinanza del Tribunale.
Perché non sempre l’affido riesce nel suo intento principale, consentire al bambino di tornare dopo 24 mesi alla famiglia d’origine. O, semplicemente, perché in mezzo alla questione ci sono bambini, spesso troppo piccoli per rendersi conto di quanto accade.
Come Laura, 11 anni e genitori psichiatrici. Quando la situazione è precipitata, i Servizi sociali l’hanno affidata a una famiglia in cui si trova benissimo. Ma i suoi genitori naturali non hanno mai accettato l’affido, rivolgendo pressioni, insulti e minacce agli affidatari, alla bambina, ai servizi sociali.
«È un classico esempio di affido non consensuale - spiega Daniela Zappaterra - i genitori naturali sono arrivati addirittura a dirle che gli affidatari l’avevano accolta solo per pagare il mutuo con i soldi dei servizi sociali. Laura sta bene dov’è, ma a causa di queste pressioni ha paura ad ammetterlo perché pensa di tradire la famiglia d’origine. Ora è riuscita a dire che vorrebbe vederla di meno, ed è una conquista».
Gli affidi consensuali comunque esistono. Sono rari, ma esistono. Una donna, separata, con gravi disturbi affettivi e in preda ad una forte depressione, ha chiesto spontaneamente che i servizi si occupassero della figlia di 6 anni, arrivando addirittura a dire che non voleva più vederla. La bambina è andata in affidamento per un lungo periodo ad una signora, single, poi è tornata dalla madre. L’affido è riuscito perfettamente.
«La madre originale - spiega infatti Daniela Zappaterra - ha ritrovato la stabilità, grazie anche ad un compagno adeguato ha ricostruito un nucleo familiare ritrovando le risorse materne. Ora ha anche un altro bellissimo figlio e, la signora a cui era stata affidata la piccola, è diventata la ’zia’ di entrambi i bambini».
Il bambino, comunque, è uno - il più importante - ma sempre e solo uno dei tre vettori lungo cui corrono e si intersecano le dinamiche dell’affido. Vanno infatti considerati gli affidatari, volontari non professionisti che si mettono a disposizione, e i genitori naturali che, come conferma Daniela Zappaterra, «molto spesso percepiscono un’inadeguatezza di fondo nel provvedimento di affido». Scaricano la propria rabbia, la propria frustrazione sui servizi sociali, sugli affidatari o sui bambini. E se i loro nomi sono inventati, le storie raccontate, purtroppo, no. Andrea Bambace.

L’UNIONE SARDA
«L’Heysel mi ha rubato la famiglia»
I ricordi della cagliaritana che nel crollo perse marito e figlio.

di Paolo Carta «Allo stadio Heysel per vedere la finale di Coppa dei Campioni Juventus-Liverpool dovevamo andarci tutti insieme: io, mio marito Cicci e i nostri due figli, Andrea ed Emanuela. Il nostro programma era quello di abbinare la passione per lo sport con una vacanza, e proseguire dal Belgio sino a Parigi per festeggiare il 6 giugno il nostro anniversario di matrimonio. Due giorni prima della partenza decisi di no, che saremo rimaste a casa, io e la bambina: Emanuela doveva sostenere l’esame di licenza media, preferii rimanere a Cagliari per aiutarla a studiare ed evitare distrazioni. Alla fine partirono solo gli uomini di famiglia. Questo pensiero mi accompagna da vent’anni: se avessi preso prima la decisione di non partire con loro, forse Cicci e Andrea avrebbero potuto prenotare prima il viaggio e trovare posti migliori in quello stadio. Invece no, finirono nel settore Z. Insieme agli hooligans inglesi. In quella sera del 29 maggio 1985 la nostra famiglia fu spezzata». Trentanove morti per il crollo della tribuna che non ha retto all’avanzata dei tifosi inglesi contro quelli italiani. Tra le vittime anche due cagliaritani, Giovanni Cicci Casula, dirigente della Cosmin, appassionato di calcio e tennista per hobby, e suo figlio di undici anni, Andrea. Anna Passino oggi ha 55 anni, è un’elegante signora che abita nella stessa casa, a Monte Urpinu. Vent’anni dopo «il tempo ha attutito il dolore, perché la vita va comunque avanti e ho dovuto trovare dentro di me la forza per allevare l’altra mia figlia, che ora è laureata e vive a Roma. Dentro di me, soprattutto quando ripenso a mio figlio, il dolore è sempre lo stesso, straziante. Andrea è presente ancora in ogni istante della mia giornata. Immagino cosa farebbe adesso. Avrebbe 30 anni, magari sarebbe laureato, gli piacevano tantissimo le materie scientifiche. Da bambino aveva realizzato un campanello elettrico alimentato dalla pila, per poter entrare nella sua stanza chiunque doveva suonarlo. E sapeva usare benissimo il suo computer, un Vic 20: se fosse stato promosso agli esami di quinta elementare, se la Juve avesse vinto la Coppa e se il Cagliari si fosse salvato dalla retrocessione in serie B, il padre gli avrebbe regalato il Commodore 64». Quel bambino è rimasto bambino, un angelo volato via da quel prato con la mano stretta a suo padre nel tentativo di scappare dalla furia della violenza. Quella giornata è diventata una delle pagine più tristi della storia del calcio italiano, forse più della tragedia di Superga, l’incidente aereo in cui morì il Grande Torino di Valentino Mazzola nel 1949. Perchè era una evitabile se fosse stato scelto uno stadio più sicuro; se la polizia belga fosse stata più preparata; se l’Uefa avesse saputo prevenire i più annunciati degli incidenti; se non fossero stati sistemati insieme nelle tribune, fianco a fianco, i tifosi inglesi ubriachi e i padri di famiglia italiani con i loro bambini. «Certo, venerdì quando in tv ho visto che la Juventus dovrà incontrare di nuovo il Liverpool in Coppa dei Campioni, il pensiero è tornato indietro a quei giorni, a come sarebbe stata la mia vita se non avessi perso mio marito e il mio bambino. Probabilmente sarebbero andati insieme a vedere anche la prossima partita. Padre e figlio. Forse con me ed Emanuela La famiglia intera. Unita e felice». Anna Passino ricorda ogni istante di quella serata. «Di pomeriggio uscii per qualche commissione, rientrai verso le 20 e mi misi a preparare la cena per me ed Emanuela. In sottofondo la televisione era accesa e dava notizie sugli scontri tra tifosi. Immediatamente mi preoccupai tantissimo, ma sino a un certo punto: non sapevo con esattezza in quale settore dello stadio i miei avevano trovato il biglietto. E poi, quando vidi che la partita era iniziata ugualmente, pensai che forse la situazione non doveva essere così grave. Le notizie erano poco approfondite e molto vaghe. Soltanto alla fine della partita ci rendemmo tutti conto di quel che era successo. Vennero a casa i miei cognati, ci mettemmo in contatto con il Ministero degli Esteri. In un primo momento ci dissero che il bambino era soltanto ferito, poi la verità. Un ragazzo torinese, Roberto Lorentini, cercò di rianimare mio figlio e anche lui perse la vita: adesso il padre, Otello Lorentini, è il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. Non rivendichiamo niente, soltanto la verità». I processi a 13 hooligans, al capitano della gendarmeria belga, al presidente della Federcalcio belga, al segretario generale dell’Uefa si conclusero con condanne-burla: un massimo di cinque anni, rigorosamente con la condizionale. L’Heysel venne demolito, rifatto e dedicato al Re Baldovino. Ci ha giocato anche l’Italia, negli europei del 2000. «Ma io - dice Anna Passino - il calcio non lo seguo più da quel giorno maledetto. Eravamo abituati ad andare all’Amsicora prima e al Sant’Elia poi tutti insieme. Era una festa. Forse Cicci e Andrea erano abituati al Sant’Elia, non erano preparati a quel che trovarono all’Heysel». Quella sera di maggio di vent’anni fa ci fu anche una partita, un rigore regalato ai bianconeri, una coppa sollevata, un giro di campo in festa. Tra le barelle, i feriti, praticamente tra i corpi senza vita. «La Juventus - dichiara Anna Fassino - ha fatto poco per le vittime di quella sera, ma non è che ci aspettassimo qualcosa. Se è vero che per questioni di ordine pubblico le squadre furono obbligate a scendere in campo, è altrettanto vero che sportivamente non sarebbe stato giusto assegnare il titolo europeo dopo quella tragedia: la società bianconera avrebbe dovuto restituire quella Coppa dei Campioni, per rispetto dei suoi tifosi morti». In quei momenti, quando si perdono le persone care, si entra quasi in trance. «Volevo soprattutto l’impossibile: dimenticare. Giorno dopo giorno mi sono resa conto che è impossibile, e che la vita va comunque avanti. Nei primi tempi avevo trasformato la stanza di mio figlio in una sorta di museo: fu mia figlia a rimproverarmi, a farmi capire che non era giusto farla vivere in tutto quel dolore. Emanuela probabilmente ha realizzato quel che è successo soltanto dopo. E ha sofferto tremendamente da adolescente. Per anni non abbiamo apparecchiato il tavolo da pranzo: sarebbe stato troppo difficile mangiare davanti a quei due posti vuoti. Prendevamo qualcosa e la mettevamo su un vassoio, poi sedute sul divano davanti alla televisione. Fortunatamente non abbiamo avuto problemi economici, abbiamo continuato a vivere tra Monte Urpinu e la casa al mare a Costa Rei. La casa delle vacanze ci ha aiutato psicologicamente: tra parenti e amici di Emanuele e di Andrea non siamo mai rimaste sole. Ma lo strazio ci accompagnerà per sempre». Anche adesso che Anna Passino ha un nuovo compagno conosciuto sulla spiaggia di Monte Nai («un affetto importante»). Ogni trentenne che incontra per strada potrebbe essere suo figlio. Quello che gli è stato portato via per una partita di calcio. «Liverpool e Juventus forse giocheranno tra quindici giorni con il lutto al braccio? Sarebbe un bel gesto, certo, ma nessuno mi potrà restituire Cicci, mio figlio Andrea, la mia vita».

IL GIORNALE DI VICENZA
L’episodio è accaduto a Marano in una zona già teatro di risse e ferimenti I carabinieri di Thiene stanno indagando per capire se non si tratti di un regolamento di conti. Il ferito è stato scaricato al pronto soccorso
Pestato a sangue e rapinato
Due marocchini fermati per aver aggredito un connazionale

Di Denis Dellai
È stato massacrato di botte e abbandonato, in stato di incoscienza, davanti al pronto soccorso dell’ospedale di Thiene. Un marocchino di 32 anni, A.B., domiciliato a Torrebelvicino, ha rischiato di morire dopo essere stato pestato a Marano, centro che ormai vanta una serie continua di episodi criminosi con protagonisti degli extracomunitari.
I carabinieri hanno già fermato in città, per quest’ultima selvaggia aggressione, due connazionali del ferito, con l’accusa di lesioni personali gravissime in concorso e rapina. I due, infatti, avrebbero sottratto il portafogli con 350 euro e un cellulare alla vittima del pestaggio. Gli arrestati sono Ismail Benabdelkrim, 29 anni, senza fissa dimora, con un passato burrascoso, e Idrissi Rachid, anch’egli ventinovenne, domiciliato a Torrebelvicino, in località Ponte Capre. L’episodio si è verificato nella notte di giovedì, in una zona di Marano, compresa fra via Fabio Filzi e via Venezia, diventata tristemente famosa negli ultimi tempi proprio per risse e pestaggi. Lo testimoniano le macchie di sangue lasciate dai feriti nei vari episodi, l’ultimo dei quali ha avuto il suo epilogo in via Venezia. Qui, A. B., è stato aggredito brutalmente, gettato a terra e colpito a calci in faccia. Colpi duri che gli hanno provocato un trauma cranico facciale e fratture multiple al volto.
Gli aggressori, resisi conto di aver esagerato e temendo per la vita del connazionale, lo hanno caricato a forza in un’auto e si sono diretti all’ospedale di Thiene. Giunti davanti al pronto soccorso, hanno scaricato il ferito e sono fuggiti. Quando i sanitari si sono resi conto dell’uomo a terra, l’auto era già lontana ed è stato impossibile rilevare il numero di targa. Il marocchino, ridotto ad una maschera di sangue e in stato di incoscienza, è stato sottoposto a terapie intensive e solo il giorno dopo si è ripreso ed è riuscito, seppur a fatica, a raccontare l’accaduto ai carabinieri. E’ stato lui a fare i nomi dei due presunti aggressori. Ai militari, A.B. ha raccontato che alla base del pestaggio ci sarebbe stato l’alcol; ma i carabinieri non escludono che possa esserci anche un regolamento di conti.
Dopo aver raccolto la testimonianza del ferito, gli uomini del tenente Giovanni Scarpellini hanno iniziato le ricerche, rese difficili dal fatto che Benabdelkrim e Rachid sono di fatto senza fissa dimora. Alla fine, tuttavia, i due immigrati sono stati arrestati a Thiene e portati in carcere a Vicenza.
Ora le indagini proseguono per capire che cosa c’è esattamente dietro al pestaggio. Nel mirino degli inquirenti vi sono i molti extracomunitari che frequentano il centro di Marano. Da tempo il paese confinante con Thiene è "sorvegliato speciale", da parte delle forze dell’ordine, per l’alta incidenza di episodi criminosi.

LA PROVINCIA DI CREMONA
E’ lo ‘Zibaldone’ il vino di Leopardi.

Ancona — Due vini rossi e un bianco sono il risultato di un’alleanza tra i conti Leopardi, discendenti del poeta, e la Moncaro. I tre vini saranno presentati al Vinitaly. L’accordo tra il casato di Recanati (Macerata) e l’azienda di Montecarotto (Ancona) ha prodotto lo ‘Zibaldone’. (*)
 
(*) Nota: povero Leopardi!
Già immagino lo slogan pubblicitario, per lanciare il prodotto: “il naufragar m’è dolce in questo vino”.

IL GAZZETTINO (Udine)
Ubriaco tocca la banconiera
Ubriaco al bar, è andato dietro il bancone e ha cominciato a toccare il fondoschiena della banconiera. Erano le dieci dell’altro ieri sera, quando da un locale di viale Trieste una ragazza di origine rumena ha chiesto aiuto alla centrale operativa del 113 per potersi liberare dal cliente molesto. L’uomo, 36 anni, di Bari, quando è arrivata la Squadra Volante era ancora all’intero del bar. Ha tentato di giustificarsi con i poliziotti dicendo che aveva già avuto una storia con la ragazza e che voleva soltanto invitarla a uscire con lui. È stato denunciato a piede libero per violenza sessuale e contravvenzionato per ubriachezza molesta e manifesta.
CORRIERE ROMAGNA (Imola)
Minorenne nei guai per spaccio Due donne al volante ubriache
IMOLA - Un’altra notte di controllo da parte dei carabinieri ha portato a una denuncia per spaccio di sostanze di stupefacenti, più altre due per guida in stato di ebbrezza. A finire nei guai con l’accusa di detenzione a scopo di spaccio di sostanze stupefacenti è stato addirittura un minorenne, uno studente imolese di 17 anni che fino a l’altra notte non aveva mai avuto problemi con la giustizia. A casa del ragazzo, dove i militari sono arrivati per una perquisizione nella nottata di venerdì, sono stati trovati 10 grammi di hashish, che secondo gli stessi inquirenti erano destinati non al consumo personale del ragazzo bensì allo spaccio. Da qui la denuncia. Sulle strade, e in particolare a un posto di blocco al Piratello, sono invece state fermate e denunciate, intorno alle due di notte, due donne alla guida dopo aver bevuto decisamente troppo. Si tratta in particolare di una dozzese e di una imolese, fra i 30 e i 40 anni, che rientravano a casa dopo una serata con amici e rispettivi fidanzati.
GIORNALE DI BRESCIA
Ordine pubblico, la discoteca non chiude
IL QUESTORE SOSPENDE LA LICENZA ALL’ART CLUB DI DESENZANO, MA IL TAR DICE NO
DESENZANO - Il Tar (in veste monocratica) boccia e sospende, per ora, il provvedimento del questore di Brescia che ordina la chiusura per quindici giorni della discoteca "Art club" di Desenzano. Gli uffici di San Polo hanno contestato al responsabile della società di gestione del locale, la "Gite sas di Tessari Carlo & C", alcune violazioni amministrative e la frequentazione della discoteca da parte di clienti che figurano nella banca dati della Polizia. Inoltre «il rilevante superamento della capienza massima del locale, l’identificazione di persone in stato di ebbrezza alcolica, l’omessa richiesta della prevista assistenza di due agenti della Forza pubblica». In poche parole il sopralluogo della Questura avrebbe evidenziato un oggettivo stato di pericolo per l’ordine pubblico. Tutte le censure sono state però controbattute dai difensori di "Art club", avvocati Nicola Grani, Stefano Caloi e Gianni Morabito, che hanno ricorso al Tar ottenendo la sospensione del provvedimento firmato dal questore di Brescia. Nel decreto di accoglimento della domanda cautelare si legge che «non è stata individuata la sussistenza di puntuali e concrete esigenze di ordine pubblico e di sicurezza (la discoteca è sorvegliata da guardie private, n.d.r.), tali da giustificare» la chiusura per due settimane del locale, su cui, tuttavia, resta la spada di Damocle di una possibile diversa decisione, nei prossimi giorni, della camera di consiglio collegiale del Tar. Quanto alla contestata violazione della capienza massima della discoteca, l’ordinanza osserva che il rilievo, seppur fondato, è attenuato dalla circostanza che sta per essere rilasciata l’autorizzazione di una maggiore capienza (fino a 500 persone). Riguardo, infine, agli avventori trovati in stato di ebbrezza, l’illecito, dice il giudice, deve essere direttamente contestato, per le eventuali sanzioni di legge, agli interessati individuati nel corso del sopralluogo. (esseci).
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO
Rotaract contro l’abuso di alcol
SAN FERDINANDO Serata «No Drugs», stasera dalle 21 presso la sala Fontana, per dire no a droga, alcool e stragi sulle strade. Testimonial d’eccezione sarà Gianpiero Fiacchini, fratello di Renato Zero, presidente dell’associazione culturale Fonopoli, che ha patrocinato la manifestazione insieme al Comune. L’iniziativa realizzata nell’ambito delle attività dell’area servizi agli studenti dell’istituto tecnico industriale Silone, coordinata da Cosimo Lattanzio, vuole essere una risposta al dilagare del fenomeno dell’uso di sostanze stupefacenti, di alcool e delle stragi sulle strade che colpisce i giovane, attraverso il linguaggio della musica. «E’ di queste ultime settimane - ricorda Lattanzio - la notizia del sequestro di duemila pasticche di ecstasy a Barletta, destinate ai giovani del nostro territorio. E da altrettanti giovani verrà il «No, anzi tre no per un sì alla vita». L’organizzazione della serata è stata affidata agli stessi studenti che animeranno la serata con musica dal vivo, balli e disco music, mentre nell’istituto sono stati realizzati cartelloni e slogan a tema.  G.S.
IL MESSAGGERO (Frosinone)
Frosinone/Il diabete si previene a tavola: consigli e visite gratuita
Gianpaolo Russo
Il diabete? Più che curarlo va prevenuto. E così la Fand, associazione nazionale diabetici ha organizzato a Frosinone uno stand per offrire informazioni e visitare i cittadini sul loro stato di salute. Ieri nello stand predisposto di fronte alla villa comunale del capoluogo oltre 50 persone si sono sottoposte alle visite con gli specialisti. Attraverso le domande del medico, la misurazione del peso e della pressione i cittadini hanno potuto constatare il loro stato di salute e, in alcuni casi, scoprire che sono prossimi al conseguimento della malattia. Lo stand sarà aperto anche oggi dalle 10 alle 19. Le visite sono del tutto gratuite.
«Plaudiamo ad iniziative come queste – ha dichiarato Fausto Palleschi presidente medici di base e della cooperativa Euro Sanità Frosinone 2000 – in quanto l’informazione è basilare per prevenire una malattia sempre più diffusa anche nella nostra provincia. In Ciociaria molte persone si ammalano non tanto per la qualità dei cibi quanto per la quantità. Insomma tendiamo ad eccedere. Prima dei pasti dalle nostre parti, un tempo, si usava della stracciatella per preparare il fegato ad una migliore ricezione dell’alcol. Oggi queste tradizioni si sono perse e non c’è una presa di coscienza del problema alimentazione. Le unità di cure primarie istituite dalla Regione che prevedono un’apertura degli ambulatori dalle 12 alle 15 hanno un inquadramento troppo romano-centrico. In Ciociaria, specie nei paesi dove la realtà agricola è ancora molto radicata, in quelle ore si lavora e forse gli Ucp dovrebbero essere aperti a tarda sera. Sono i medici di base che dovrebbero gestire in maniera autonoma in base alle esigenze della popolazione». Intervenuto anche il primario di medicina interna dell’ospedale “Umberto I” di Frosinone, Maurizio Cassol: «Girando le scuole della provincia - ha dichiarato – ho notato come molti bambini siano affetti già in età pediatrica da problemi di obesità. Occorre porre attenzione perché in futuro potrebbero essere soggetti interessati alla patologia del diabete e dell’ipertensione».
LA NAZIONE (La Spezia)
Maltrattò moglie e figli Problemi di alcolismo
LA NAZIONE (Umbria)
Ubriaco, si addormenta sul ponte Precipita giù e finisce nel torrente
Ubriaco alla guida aggredisce carabiniere e finisce in manette

IL TIRRENO
ubriachi alla guida ritirate sette patenti
LA TRIBUNA DI TREVISO
ubriaca al volante di primo mattino passa il semaforo con il rosso
LA NAZIONE (Umbria)
TERNI - E’ andata bene a un colombiano di 32 anni che, ubriaco, si era addormentato sul po...
LA GAZZETTA DI MANTOVA
cocktail di droga e alcol: si schianta in scooter
GIORNALE DI SICILIA
Minacce ad agente Aveva bevuto birra
LA PROVINCIA PAVESE
arrestato clandestino ubriaco sconterà sette mesi di carcere
IL RESTO DEL CARLINO (Forlì)
Forlimpopoli Bloccato ubriaco
LIBERTA’
incidente Cade in scooter: denunciato per guida in stato di ebbrezza
IL RESTO DEL CARLINO (Cesena)
Ubriaco investe una donna e fugge: subito preso



Lunedì, 21 Marzo 2005
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