Grazia a Vallanzasca. La vedova del maresciallo D'Andrea: "Nessun buonismo, sarebbe vergognoso"
Renato Vallanzasca ci riprova. I parenti del pluriomicida sono tornati a chiedere la grazia al Capo dello Stato dopo che nel 2007 era stata negata.
Vallanzasca , condannato a 4 ergastoli e quasi 300 anni di carcere, ha usufruito in questi anni di diversi periodi di semilibertà per lavorare all'esterno del carcere.
Tra gli omicidi compiuti dal capo della banda della Comasina ricordiamo quello dell'Appuntato della
Polizia Stradale Bruno Lucchesi a Montecatini il 23 ottobre 1976 e quello del Maresciallo Luigi D'Andrea e dall'Agente Renato Barborini, entrambi della Polstrada di Seriate, il 6 Febbraio 1977 al casello di Dalmine.
Nell'iter dell'eventuale concessione della grazia e' previsto il parere dei familiari delle vittime ed a tal proposito abbiamo ricevuto, dalla vedova del Maresciallo D'Andrea, Gabriella Vitali, la risposta inviata al Presidente della Repubblica che riportiamo integralmente.
Gabriella Vitali, vedova del Maresciallo D'Andrea |
Intanto, lunedì 19 novembre alle ore 11.30 a Milano nella sede del Consiglio regionale in Sala Capigruppo al primo piano sotterraneo (Palazzo Pirelli – via Fabio Filzi 22), si terra' una conferenza stampa ove verra' presentata l’Associazione “Maresciallo Luigi D’Andrea”. L’associazione, di cui è presidente Gabriella Vitali, è stata costituita ufficialmente quest’anno in occasione della ricorrenza del 35° anniversario dalla strage di Dalmine, e si propone la promozione del ricordo delle vittime e la promozione della legalità soprattutto nelle scuole, il sostegno alle Forze dell’Ordine e l’organizzazione di iniziative su temi quali la giustizia e la certezza della pena.
LA RISPOSTA DEI FAMILIARI DEL MARESCIALLO D'ANDREA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
A S.E. Il capo dello Stato
On. Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 Roma
Con riferimento alla richiesta qui pervenuta dalle Massime Istituzioni Italiane, di esprimere il parere in merito alla concessione della grazia al pluriergastolano Vallanzasca, macchiatosi di una serie incredibile di crimini di sangue e di delitti contro lo Stato – e, che assassinò nel 1977, a Dalmine, i Poliziotti M.llo Luigi d’Andrea, mio marito, e il suo collega Renato Barborini - esprimo chiaramente e senza possibilità di ripensamento, in qualità di vedova di un Servitore dello Stato barbaramente trucidato nell’esercizio del proprio Dovere, il parere fortemente contrario alla concessione della grazia medesima.
La nostra posizione non comporta in alcun modo implicazioni emotive, o volontà di vendetta,
ma vuole essere un monito forte e inequivocabile, perché nel nostro Paese la certezza della pena sia baluardo fondamentale e imprescindibile, capace di arginare la criminalità e di tutelare la legalità e la democrazia, promovendo il senso civico da parte di tutti i cittadini
La forte responsabilità che portiamo nei confronti delle giovani generazioni, che dovranno avere modelli credibili di legalità ed autorevolezza, rende inammissibile e inimmaginabile ogni atto di gratuita clemenza nei confronti di un bandito incapace di mostrare il minimo segno di pentimento e costantemente implicato ancor oggi in episodi di arroganza.
La concessione del perdono, che può se mai attingere la sfera strettamente personale delle persone offese e dei familiari delle Vittime, non è di pertinenza di uno Stato, il cui compito primo è tutelare la legalità e garantire il rispetto dei valori morali e civili sui quali si fonda ogni comunità nazionale.
Qualsiasi atteggiamento caratterizzato pertanto da “buonismo accomodante” è
inconcepibile e vergognoso e non attiene certo alla sfera della Giustizia, risvegliando unicamente la sofferenza e la rabbia di chi vede anche così vilipeso il proprio Paese, per il quale i nostri Familiari hanno donato il sangue, nel sacrificio estremo della vita.
Con deferenza.
Famiglia D’Andrea
da amicipolstrada.blogspot.it