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Notizie brevi 20/12/2005

Venezia - ANTONIO FOJADELLI, MAGISTRATO IN DIFESA DELLA SICUREZZA STRADALE "BISOGNA RIVEDERE LA LEGGE SULL’OMICIDIO COLPOSO".

Venezia
ANTONIO FOJADELLI, MAGISTRATO IN DIFESA DELLA SICUREZZA STRADALE "BISOGNA RIVEDERE LA LEGGE SULL’OMICIDIO COLPOSO".

La polizia stradale in azione: si cerca un medico in attesa del 118:
il raccordo tra i vari attori che devono operare nell’evento è una priorità.

(ASAPS) VENEZIA – Antonio Fojadelli, procuratore capo di Treviso, non ha bisogno di presentazioni: è lui il padre del sequestro preventivo del veicolo nei confronti di conducenti ebbri recidivi. Un uomo coraggioso, che ha letteralmente conquistato il rispetto di chi, con ogni mezzo, vuole maggior sicurezza stradale e che è oggi presidente del Comitato permanente ristretto dell’Osservatorio sulla sicurezza stradale in veneto. Ora, il magistrato torna alla carica. Sembra stanco, disgustato dalla quotidiana dose di violenza stradale che lui, un po’ come noi, è costretto a digerire. "La strada – ha detto il magistrato all’agenzia AGI – uccide in Italia 6 mila persone l’anno, come a dire tre Vajont, e questo avviene nell’’indifferenza della nostra società. La vita umana è il bene più prezioso e quella che si perde per un incidente sulla strada non può essere ricondotta ad una semplice questione assicurativa". Ci va giù duro, Fojadelli, mentre illustra il lavoro dell’organismo, completato con una serie di proposte che lo rendono – purtroppo va detto a demerito di molti altri enti simili – atipico nella realtà italiana. C’è dunque una presa di posizione politica, per così dire, che potrebbe anche costare qualche simpatia in meno, ma che di contro riscuote tutta la nostra ammirazione. Bisogna considerare infatti che si è ai primi tre mesi di vita del comitato, istituito dalla giunta regionale e che proprio in seno al governo del Veneto ha raccolto la prima importante adesione. L’assessore alla mobilità Renato Chisso ha infatti fatto sapere che è intendimento dell’esecutivo portare a Roma la questione con una proposta di legge che consenta di rivedere la normativa riguardante l’istituto dell’omicidio colposo. Ma non è tutto: si è parlato anche del coordinamento – questione sulla quale anche noi da tempo puntiamo il dito – tra le varie forze di polizia e tra queste e tutti gli attori interessati. Su questo, nei prossimi mesi, sarà prodotto un lavoro comprensivo. "Quello che serve ora – ha aggiunto il procuratore capo di Treviso – è un forte messaggio a livello culturale per modificare anzitutto i comportamenti di chi si mette alla guida di un veicolo: guidare è una responsabilità. Non si tratta solo di salvare vite, ma anche di evitare lesioni spesso irrecuperabili: per ogni morto ci sono tre invalidi permanenti, oltre ai feriti, ai costi materiali, a quelli sociali e ad insopportabili costi familiari e personali". Non sfugge infatti al comitato (e come potrebbe?) che sulla strada muoiono innanzitutto i giovani, tanto che per quelli tra i 18 ed i 35 anni l’asfalto è la prima causa di decesso. E poi ci sono le utenze deboli: bambini, pedoni, ciclisti e motociclisti, che in veneto – lo ricordiamo – sono inglobati proprio in questa categoria, grazie anche all’impegno dell’associazione Motociclisti Incolumi, che in Veneto conta su una forza consistente e molto preparata. Tornando sulla questione della necessità di rivedere la norma, Fojadelli ha aggiunto che "Oggi un omicidio colposo si patteggia a sei mesi con la condizionale: è un fatto che attenua il senso del valore della vita e che banalizza i comportamenti a rischio. Tutto questo viene spesso rispecchiato dalle cronache, dove si parla ad esempio di curva della morte, trasferendo la responsabilità dalla condotta personale alla cosa inanimata. C’è persino scarsa sensibilità nel porre in essere misure di sicurezza come la cintura o i seggiolini per bambini. Di certo è necessario migliorare la qualità del rilascio dei certificati di idoneità alla guida". Un bel richiamo, che di questi tempi non è comune da parte di un magistrato (anche se in veste di presidente del comitato) ma che riscuote tutta la nostra condivisione. "Investire in sicurezza significa anche tendere ad un risparmio - ha concluso il procuratore – ma non è questo che ci spinge ad operare, bensì la coscienza della sacralità della vita". Intanto il Veneto comincia a distinguersi per la quantità e la qualità degli investimenti in materia di sicurezza stradale: 20 milioni ogni anno vengono infatti erogati per eliminare i punti neri della viabilità minore. (ASAPS).




 

Martedì, 20 Dicembre 2005
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