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Notizie brevi 06/12/2012

Un processo che merita di essere seguito per vedere le conclusioni
Tragedia via Rovigo, chiesti undici anni

Il Suv distrutto contro le auto parcheggiate in via Rovigo dopo il terribile incidente (Foto Digital Life)

BOLZANO - Un anno dopo la tragedia di via Rovigo (costata la vita al pensionato bolzanino Guglielmo Andriolo) le posizioni di pubblica accusa e collegio di difesa non sono cambiate e sono state confermate ieri in aula in occasione dell’udienza che probabilmente risulterà decisiva. Il pubblico ministero Axel Bisignano ha chiesto la condanna ad oltre dieci anni di reclusione per omicidio doloso mentre gli avvocati di difesa hanno sostenuto la tesi della natura colposa del reato inquadrabile in un semplice incidente stradale, seppur determinato da una condotta scriteriata dell’automobilista investitore (riconducibile alla colpa cosciente) che era alla guida di un potente Suv Mercedes completamente ubriaco.

 

Hafid El Maharzi, che ha seguito in aula tutta l’udienza, rischia grosso in quanto il pubblico ministero, alla luce dei risultati della perizia psichiatrica, ha chiesto al giudice Walter Pelino anche l’applicazione delle misure di sicurezza previste per chi viene giudicato infermo di mente (anche parzialmente) e socialmente pericoloso. Come nel caso dell’imputato marocchino che dal giorno dell’investimento mortale è in stato di detenzione a titolo cautelare e che ora rischia concretamente di vedersi condannare per omicidio volontario per dolo eventuale. In effetti secondo la Procura (anche sulla base di due sentenze specifiche della Corte di Cassazione ) la condotta dell’imputato integrerebbe l’ipotesi dolosa perchè avrebbe percorso via Roviga ad una velocità eccessiva (oltre 70 chilometri orari a fronte di un limite di 40) accettando di correre il rischio anche di provocare incidenti mortali. Ieri pomeriggio a conclusione della requisitoria in aula il pubblico ministero (che ha riconosciuto la riduzione per la semi infermità e per il rito abbreviato) ha chiesto la condanna dell’imputato a dieci anni di reclusione per omicidio doloso con altri dieci mesi di arresto (ed euro 2000 di ammenda) per guida in stato di ebbrezza alcolica (l’alcol test rivelò un tasso alcolemico nel sangue di 2,12 grammi per litro), revoca della patente di guida e cinque anni di internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario a pena scontata o, in alternativa, l’espulsione dallo Stato italiano.

 

L’udienza di ieri è stata interamente seguita in aula da Alessandro e Valentino (figli della vittima). «Non c’è spazio per la rabbia, c’è spazio solo per il dolore» hanno fatto presente tramite l’avvocato di parte civile Marco Mayr il quale ha però aggiunto che c’è anche ansia per un processo dal quale si attende giustizia. «La famiglia Andriolo - ha ricordato in aula l’avvocato Mayr - si attende una sentenza giusta che faccia giustizia sul valore della vita». Gli avvocati difensori Nicola Nettis e Alberto Valenti hanno chiesto la derubricazione dell’imputazione in omicidio colposo ed il minimo della pena. «Il dolo non è stato provato e non può essere provato» hanno ribadito in aula sottolineando che l’investitore avrebbe avuto solo due o tre secondi a disposizione come tempo di reazione («due battiti di ciglia») a fronte di un attraversamento stradale definito «incauto». Sentenza venerdì.

 

di Mario Bertoldi
da altoadige.gelocal.it

Giovedì, 06 Dicembre 2012
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