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Notizie brevi , News 11/12/2012

Cosenza
"NON FARAI IL CARABINIERE", PADRE SFREGIA LA FIGLIA
Nota ASAPS: di fronte a certi fatti è  abbastanza difficile parlare di legalità, addirittura pensare di essere un Paese europeo

Da una parte, un padre geloso e ossessivo. Dall'altra, una figlia costretta a subire angherie di ogni tipo fin dall'età di 11 anni. In tribunale si avvia alla conclusione il processo contro C.L. un cinquantenne cosentino accusato di maltrattamenti in famiglia, reato per il quale, nel 2009, era stato anche arrestato.
Da diversi anni ormai, quel papà manesco la angustiava ad ogni occasione utile, picchiandola a più non posso, spesso davanti a gli occhi della madre. Per lei, anche una banale frequentazione con gli amici era diventata proibitiva, a patto che non mettesse in conto di incontro alle ire paterne. Figuriamoci un amore virtuale con un ragazzo più grande di lei conosciuto su un social network. Quando il papà lo venne a sapere, apriti cielo. E giù le botte, come se piovessero. Ai magistrati, in seguito, la ragazzina diventata ormai adulta spiegherà di non aver mai sporto denuncia contro il papà, nella speranza che prima o poi, egli mutasse atteggiamento. Speranza vana, naufragata definitivamente il 9 Aprile 2009.

 

A quel tempo la ragazza informò i genitori sui suoi progetti futuri: il sogno era quello di diventare un carabiniere. Invece che congratularsi con lei, però, il padre andò su tutte le furie. E dopo la consueta reazione di botte si spinse oltre. Portò la figlia in auto, davanti alla caserma dell'Arma, tenendola per tutto il tragitto con la testa pigiata contro il cruscotto. E una volta giunto davanti all'oggetto dei desideri della ragazza, le scoprì la schiena e con un taglierino incise la scritta: 'E' MIA'. Poi rivolgendosi a lei, le disse: ora vammi a denunciare ;. Cosa che, in effetti, poi avvenne, anche se lui, forse, non se lo aspettava. La ragazza, infatti, si mise nelle mani del maresciallo Domenico Lio che, tra le altre cose, approntò un album fotografico per immortalare lividi e ferite ricevute nel tempo, compreso quel "graffito" sulla sua schiena. Dopo l'arresto, poi, una volta tornato in libertà, all'uomo fu imposto il divieto di avvicinarsi alla figlia, mentre contestualmente aveva inizio il processo che si concluderà il prossimo 4 febbraio con la richiesta della pena avanzata dai pm e le discussioni dei legali: C.Furlano per l'imputato e F.Stancati per la parte civile. L'ultima parola toccherà ai giudici.



da Calabria Ora

Martedì, 11 Dicembre 2012
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