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Articoli 20/08/2004

UN PIRATA SULLA MOTO: ECCO COME TI TAROCCO LA TARGA.

UN NOSTRO SOCIO SEGNALA L’INGEGNOSO DISPOSITIVO IN GRADO DI BEFFARE L’AUTOVELOX, MA NON SOLO...

UN PIRATA SULLA MOTO: ECCO COME TI TAROCCO LA TARGA.

UN NOSTRO SOCIO SEGNALA L’INGEGNOSO DISPOSITIVO IN GRADO DI BEFFARE L’AUTOVELOX, MA NON SOLO...

di Lorenzo Borselli


L’alterazione attuata sulla cifra 9 che appare 8

Vista d’insieme della struttura
del porta targa

Foto 1

Foto 2

Alcuni tipi di porta targa posti in commercio


Foto 3

Foto 4

(ASAPS) - Il numero "9" trasformato in 8 e tutto il porta targa che si ribalta agendo su un elastico. Il nostro Luigi ha colto in flagrante un pirata della strada, stavolta in sella ad una moto, che ha pensato bene di saltare il fosso della legalità, scegliendo deliberatamente di travisare la sua targa e di dotarla – con un’intuizione degna di Ian Flemings – di un dispositivo rudimentale ma al tempo stesso efficace, in grado di sollevarla e sottrarla così all’obiettivo dell’autovelox o allo sguardo di una divisa. Il trucco, in verità, non è una cosa nuova: da molto tempo, ormai, abbiamo avuto modo di accertare di persona una certa diffusione di sistemi analoghi. L’occasione è comunque buona per spiegare, a chi ancora non lo sa, di cosa stiamo parlando. Prima di proseguire oltre chiariamo, per non dare adito a fin troppo scontate polemiche, che chi ha deciso di montarlo sulla propria moto è parte di una minoranza esigua, contestata apertamente dalla gran parte dei centauri che vivono la moto in maniera più civile o che, semplicemente, si assumono le proprie responsabilità in caso di trasgressione. È evidente che il proliferare dell’utilizzo, non sempre opportuno, di dispositivi per la rilevazione automatica della velocità, ha messo in seria difficoltà coloro che fanno della strada una pista dove sfogare la propria passione per la velocità. I radar hanno dimostrato la propria affidabilità, sfatando leggende circa l’utilizzo di spray riflettenti (?), di contromisure elettroniche in grado di segnalare con anticipo (?) la presenza di un autovelox o di inibirne (?) le funzioni. Non fosse per alcune sentenze ammazzaver-bale, dunque, l’unico rimedio per i rilevatori di velocità è andare piano. Gli integralisti della velocità a tutti i costi, però, non si sono arresi, e forti della propria irriducibile volontà di farla in barba a chi gli imponeva di mollare la manetta, hanno cominciato a sostituire gli interi portatarga allestiti di serie sulle loro moto dalle rispettive case costruttrici con accessori di diversa fattura, spesso in materiali compositi o in leghe leggere, meno ingombranti. Con la scusa di migliorare l’estetica o di alleggerire il telaio, hanno potuto utilizzare dunque accessori con lamine pieghevoli, mediante l’esercizio di una lieve pressione. Prima di far salire la coppia del motore, con questo stratagemma,  per ottenere l’impunità è dunque sufficiente sollevare la targa rivolgendola al cielo. Fateci caso, vi capiterà senz’altro di vederli, in giro. Il sistema ha però alcuni difetti: i prodotti più scadenti cedono presto, sollecitati eccessivamente dalle vibrazioni del retrotreno o sfibrati dalle continue alzate e levate della targa con tutto il suo supporto. È arrivata allora, portata nel passaparola come un tamtam, la disponibilità di un dispositivo che – sulla celluloide di 007 – poteva essere inventato solo dal mitico "Q", in grado di sollevare all’istante la targa durante la marcia e di rimetterla, a comando, nella sua posizione originale, perpendicolare al suolo. Questi dispositivi circolano in due versioni: una, manuale ed una tecnologica. La prima è facilmente visibile, e l’occhio esperto dello stradalino la può smascherare anche durante la marcia. Si tratta di un telaio portatarga che resta fisso alla struttura del parafango e del gruppo ottico posteriore, dentro il quale trova alloggiamento un telaio più piccolo, incastonato, dove è realmente fissata la targa. Un sistema piuttosto rudimentale di filo metallico del tipo che spinge gas o frizione, fissato in una guaina in cui scorre, può spingere la targa verso l’esterno (in alto) o richiamarla nell’alloggiamento (verso il basso). Il pirata agisce sulla parte opposta del filo, in prossimità di un occhiello ancorato all’inizio della sella, dove ci sono inguine e cosce, o in un altro luogo, comunque abbastanza nascosto. La versione moderna è invece più difficile da individuare: un pistoncino elettrico alza o abbassa la targa impedendone, al bisogno,  la visione. Molti di questi dispositivi sono venduti più o meno alla luce del sole, e spesso sono acquistati da motociclisti ignari delle conseguenze alle quali possono andare incontro. Altri smanettoni pirata preferiscono invece sistemi più vecchi e semplici, ma altrettanto collaudati: si va dal foulard o dalla bandana annodata ai lati della targa, che sventolando nella turbolenza della scia provoca un effetto elica che nasconde la targa ad una visione di sbieco (quella dell’autovelox, appunto), all’elasticone nero piazzato tra le cifre di sopra e quelle di sotto della targa, giustificandone la presenza agli eventuali agenti con la paura di perderla per strada. Infine, la vecchia spruzzata d’olio motore, seguita da una bella passeggiata su una strada sterrata. Tutti sistemi per i quali la legge prevede severe contromisure, anche se molti non lo sanno. Francamente, autovelox a parte, a noi preoccupa il fatto che alcuni possano mettere in conto di doversi nascondere alla Legge, magari dopo aver commesso anche qualcosa di più grave. (ASAPS)


di Lorenzo Borselli

Venerdì, 20 Agosto 2004
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