(ASAPS)
BOLOGNA – La centrale operativa dell’organizzazione
era a Napoli ed era specializzata in rapine particolari: gli
aderenti sequestravano autotrasportatori, in larga parte del
nordeuropa – in transito sulle nostre autostrade –
e poi con i camion e gli ostaggi arrivavano fino nel capoluogo
campano, dove il carico spariva per finire sui mercati ittici.
Infatti il bottino preferito dai delinquenti era proprio pesce,
trafugato non solo durante il trasporto ma anche durante lo
stoccaggio in depositi commerciali, utilizzando nelle azioni
tecniche da militari guastatori. Gli investigatori del Compartimento
Polizia Stradale di Bologna, però, che vantano una
lunga tradizione nel contrasto alle rapine, sono riusciti
a selezionare gli obiettivi, sistemando attorno ad alcuni
depositi microcamere d’osservazione. Proprio grazie ad
un’intercettazione di questo tipo, era stato interamente
filmato un assalto ad una ditta di prodotti ittici nei pressi
di Modena, portato a termine dal sodalizio criminoso lo scorso
novembre. In quell’occasione i criminali sequestrarono
un camionista danese, selvaggiamente picchiato prima di essere
rilasciato. Sono così cominciate lunghe e pazienti
indagini, che gli uomini della specialità di Bologna
hanno incrociato con la loro banca dati. Con l’aiuto
della Stradale di Napoli e Roma, ed al commissariato di Ponticelli,
sono entrati in azione all’alba di martedì
(13 dicembre), dando esecuzione a 26 ordinanze di custodia
cautelare emesse dal Gip presso il tribunale di Modena a seguito
di un dettagliato rapporto fatto arrivare sul tavolo della
Procura. In cella sono finiti perlopiù pregiudicati
campani e laziali, i primi esecutori materiale dei colpi ed
i secondi ricettatori abituali. Per molti di loro grava anche
il sospetto dell’affiliazione al clan camorristico Veneruso,
ma quel che è più importante è che a
loro sono attribuite – grazie a solide fonti di prova
– 5 sequestri di persona in scopo di rapina, un assalto
con sequestro di numerosi ostaggi e la rapina di 2 autoarticolati,
oltre ad una lunga serie di altri reati, tutti contro persona
e patrimonio, con un danno complessivo all’indotto commerciale
ittico di oltre 5 milioni di euro. Viene da chiedersi, allora,
perché dare ad un’operazione così il nome
di “kimbo”? La risposta la forniscono gli stessi
investigatori nel corso di una conferenza stampa a Napoli.
Il gruppo aveva maturato una così forte esperienza,
da dedicarsi anche ad altri obiettivi: negli ultimi tempi
avevano effettuato un colpo gobbo al deposito di stoccaggio
del caffé Kimbo di Marcianise (Caserta), nel corso
della quale vennero trafugati 30 autoarticolati carichi. Secondo
quanto accertato, il vertice dell’associazione
era in grado di coordinare, esattamente come una centrale
operativa, le varie operazioni della manovalanza, in azione
puntualmente armata e con inusitata violenza, sfociata spesso
in pestaggi e percosse. Durante le perquisizioni sono stati
recuperati tre autoarticolati carichi di caffé appena
sottratti, parte della merce rubata nel corso di un
assalto al deposito napoletano della Artoni Trasporti e parte
della merce sottratta in altre tre occasioni. Certo che da
alcuni anni a questa parte, la Polizia Stradale – lasciatecelo
dire – ha sviluppato un settore investigativo eccezionale:
un dato inconfutabile, reso ancora più formidabile
dalla capacità di coordinamento esercitata dal centro
– la Terza Divisione del Servizio – e dalla specializzazione
raggiunta nel contrasto a criminalità organizzata dedita
a reati di questo genere ed a quelli legati al traffico di
veicoli. Si pensi che appena una settimana prima era stata
la Polizia Stradale di Firenze a sferrare un’offensiva
al crimine, arrestando 27 persone e smantellando una struttura
dedita al furto e riciclaggio internazionale di veicoli industriali.
Un impegno che è valso alla specialità il riconoscimento
di Europol ed Interpol, che hanno individuato proprio nella
Polizia Stradale la forza italiana con cui confrontarsi per
queste fattispecie. (ASAPS)