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Notizie brevi 04/02/2013

Aosta, coinvolti nell'incidente anche un'altra mamma e il suo neonato
La mamma del piccolo travolto sul marciapiede: «Voglio giustizia»

Ha preso istintivamente il bambino da terra e lo ha allattato
«L'investitore fuori di testa, non doveva essere in giro»

Il luogo in cui sono stati travolti i bambini - Foto da Aostasera.it

AOSTA - L'istinto di una madre. Con il cuore che quasi non batteva più dall'ansia Elisabetta ha preso da terra il suo bambino e lì, in mezzo alla strada e al freddo, ha cominciato ad allattarlo. Il piccolo si è attaccato al seno, segno che aveva voglia di vivere. Un minuto prima dormiva tranquillo nella carrozzina, poi lo schianto, il volo, e quel fagottino sull'asfalto che non si muoveva né piangeva più. «La macchina è arrivata a velocità folle e ci ha preso in pieno» racconta sua madre davanti alla porta della divisione di Neurochirurgia dell'ospedale Regina Margherita di Torino. Il bimbetto è ricoverato lì: ha un ematoma alla testa che aveva fatto temere il peggio, un braccino e il femore rotti. Ma i medici dicono che se la caverà e se la caverà la bambina di Caterina che è l'altra mamma investita dalla vecchia Audi A3 di Marius Pohrib, romeno, 21 anni, un lavoro da metalmeccanico all'acciaieria Cogne.

FUORI DI TESTA - Giovedì pomeriggio, nel centro di Aosta, Marius li ha centrati tutti e quattro come fossero birilli, ha tranciato di netto la parte d'acciaio delle due carrozzine, ha fatto volare per qualche metro i piccoli e le loro mamme e si è schiantato contro un muretto. «L'ho visto scendere e ho capito subito che non era un tipo a posto - ricorda Elisabetta -, aveva gli occhi da uno fuori di testa e se ci penso... è mancato poco che ci ammazzasse tutti e quattro. Io voglio che sia fatta giustizia per il mio bambino perché non trovo giusto che a persone come queste venga consentito di andare in giro ad ammazzare la gente». Dice tutto d'un fiato, Elisabetta, stretta nella sua felpa rosa dalla quale spunta un collare ortopedico. 27 anni, maestra elementare, se ne sta accanto al marito che non dice una parola e prova a tornare alla scena dell'incidente. «Io mi sono precipitata verso il mio bambino, questo lo ricordo bene. E ricordo il rumore del botto e la gente vicino a me venuta ad aiutarmi».

 

LA RAPINA - Lei e Caterina sono amiche recenti. Si sono conosciute in ospedale e i loro figli sono nati a un giorno di distanza l'una dall'altro, due mesi fa. Giovedì erano state assieme alla Fiera di Sant'Orso, artigiani di ogni genere e grado in esposizione per la mille-e-tredicesima volta in città. Quel ragazzo, Marius, dice di aver perduto il controllo della sua Audi per recuperare un pacchetto di sigarette cadute vicine ai pedali. E dice che ogni tanto fuma hashish. Ma non è né per l'incidente né per gli spinelli che da due giorni è in carcere. E venerdì c'è voluta tutta la pazienza del procuratore capo Marilinda Mineccia per spiegare a una selva di telecamere e blocchetti d'appunti come mai Marius è stato fermato per rapina soltanto dopo l'incidente. Dopo e non quattro giorni prima, quando si è presentato in Procura per confessare di aver partecipato a una rapina in tabaccheria. Incensurato, con un lavoro fisso e dei genitori in grado (erano convinti) di farlo rigare dritto. Aveva ammesso tutto, si era detto pentito, aveva collaborato per rintracciare i complici e non c'era pericolo di fuga: davanti a tutto questo la Procura aveva deciso di escludere il carcere.

 

PERICOLO DI FUGA - E pazienza se era chiaro a tutti che fosse andato a costituirsi perché il giorno prima la squadra mobile (che lo aveva identificato per la rapina) aveva perquisito casa sua trovando una pistola giocattolo senza il tappino rosso. Probabilmente ha giocato d'anticipo proprio per evitare l'arresto ma la faccenda della rapina non poteva non riemergere adesso, dopo lo schianto. Perché ora sì, è diventato un «pericolo sociale», date «le concrete attuali modalità del suo comportamento» e «la grave condotta tenuta a breve distanza dalla commissione dell'altrettanto grave fatto». E adesso c'è anche il pericolo di fuga visto il «tentativo di linciaggio di alcune persone presenti al momento dell'incidente» (l'ha salvato la polizia, ndr). «Io sono scioccato» dice di tutto questo Maurizio, il marito di Caterina e papà della bimba investita (dimessa venerdì sera). «Se è vera questa vicenda della rapina allora c'è qualcosa che non va». Fra i disperati di questa storia c'è il padre di Marius. «È un brav'uomo - lo descrive il capo della Mobile Nicola Donadio. Quando venne qui per la rapina era arrabbiato con il figlio. Adesso invece è a terra, rassegnato».

 

di Giusi Fasano
da corriere.it

Lunedì, 04 Febbraio 2013
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