Mercoledì 17 Luglio 2024
area riservata
ASAPS.it su
Articoli 30/08/2004

Quella volta che il Centauro intervistò la medaglia d’oro Olimpica Stefano Baldini sulla Sicurezza Stradale Riproponiamo l’articolo

Il maratoneta a colloquio col Centauro
Stefano Baldini, il campione di atletica, invita i giovani al rispetto delle regole della strada


Il maratoneta Stefano Baldini intervistato da Roberto Rocchi

Rubiera è un grosso centro posto sulla via Emilia al confine tra le province di Reggio Emilia e Modena. Dista soltanto pochi chilometri da Carpi, altrettanto nota località emiliana dove ebbe i suoi natali Dorando Pietri, il podista che alle olimpiadi del 1908 commosse la regina d’Inghilterra ed il mondo intero per aver tagliato il traguardo tra gli stenti, pur vittorioso ed osannato dal pubblico per quella sua gara che mostrò il volto più genuino dello sport e della competizione. Ebbene, a Rubiera ha trovato la sua patria d’adozione Stefano Baldini (il paese di origine è comunque a pochi chilometri sempre nel reggiano), medaglia di bronzo sui quarantadue chilometri al mondiale canadese di Edmont, già medaglia d’oro agli Europei di Budapest, che ha fatto tenere col cuore in gola i tanti che sono rimasti in piedi durante la notte per assistere alla sua gara. Baldini è stato poi recentemente vincitore incontrastato della Maratona di Madrid, dove ha messo in fila i favoriti africani, proiettando la sua candidatura verso le prossime olimpiadi.
Il bronzo di Baldini è fatto di un metallo pesante: la gara è stata straziante per chi la guardava, figuriamoci per chi la faceva. Stefano, fino al quarantesimo chilometro, è stato l’unico bipede di pelle bianca a dare l’impressione di poter reggere le accelerazioni degli africani che lo accompagnavano nella corsa. Alla fine è stato battuto da un etiope (già vincitore di un oro a Sidney) e da un keniano, due uomini considerati fra i più resistenti del pianeta. Mica poco per Stefano Baldini.
Dunque un bronzo conquistato con immensa fatica e sacrificio...
"Certamente, quando si corre per decine di chilometri e gli avversari che hai attorno sono africani ti rendi conto della loro potenza e dello scarso senso di fatica che mostrano all’esterno. Basti pensare che io stesso sono stato colpito più volte dai crampi alle gambe, mentre a loro non ho scorto una sola smorfia di dolore sul volto."
Sconforto, dolore, sacrificio, tutte parole che richiamano
a valori andati perduti e che forse non si amalgamano con la vita moderna fatta di tante comodità. Eppure i giovani avrebbero bisogno di riscoprire questi valori anche attraverso lo sport.

"A differenza di tante altre attività lo sport, almeno inizialmente, non ha bisogno di grossi investimenti o di particolari strumenti: io ho cominciato a correre lungo i campi coltivati da mio padre che si estendevano per diverse decine di ettari. Poi sono passato alle piste di atletica comunali e soltanto dopo ho cominciato a correre sul serio nelle competizioni nazionali. Credo pertanto che i giovani possano utilizzare lo sport per recuperare tanti valori andati perduti, primo fra tutti quello della competizione sportiva che non garantisce alcun particolare guadagno in caso di vittoria."
E proprio sui valori noi stessi de "Il Centauro" cerchiamo di fare leva sulle nuove generazioni: troppe stragi sulle strade, troppe morti inutili, cosa ne pensi?
"Non sarebbe male che i giovani corressero meno sulla strada e magari di più sulla pista, se poi d’atletica tanto di guadagnato...!
A parte questo vorrei invitare davvero tutti i ragazzi a controllarsi evitando di esagerare nel bere e di fare uso di quelle sostanze psicotrope che rendono il cervello e il corpo soltanto più debole."

Quali, ora, le tue aspirazioni e i tuoi progetti?
"Gli appuntamenti non mancano a cominciare dalle corse classiche quali la New-York e la Boston ed i prossimi europei dove dovrò difendere l’oro conquistato a Budepest. In ogni caso il mio sogno è poter arrivare alle Olimpiadi di Sidney, un traguardo che spero di raggiungere anche se allora avrò quasi trent’anni."
Abbiamo parlato di futuro, ma c’è qualcosa nel tuo passato che ti ha lasciato un buon ricordo sia a livello agonistico che umano?
"Qualcosa c’è e pochi lo conoscono per la verità: ho fatto il servizio di leva nella Polizia di Stato, un’esperienza davvero unica, di cui nutro bei ricordi e che mi ha lasciato un’ammirazione incredibile nei confronti di chi indossa una divisa."
Stefano a chi dedichi la tua ultima vittoria?
"A mia moglie e a nostra figlia nata da poche settimane, a loro il mio ricordo più bello."
Anche questo è sport!



Lunedì, 30 Agosto 2004
stampa
Condividi


Area Riservata


Attenzione!
Stai per cancellarti dalla newsletter. Vuoi proseguire?

Iscriviti alla Newsletter
SOCIAL NETWORK