Rubiera
è un grosso centro posto sulla via Emilia al confine tra le province
di Reggio Emilia e Modena. Dista soltanto pochi chilometri da Carpi,
altrettanto nota località emiliana dove ebbe i suoi natali Dorando
Pietri, il podista che alle olimpiadi del 1908 commosse la regina d’Inghilterra
ed il mondo intero per aver tagliato il traguardo tra gli stenti, pur
vittorioso ed osannato dal pubblico per quella sua gara che mostrò
il volto più genuino dello sport e della competizione. Ebbene,
a Rubiera ha trovato la sua patria d’adozione Stefano Baldini (il paese
di origine è comunque a pochi chilometri sempre nel reggiano),
medaglia di bronzo sui quarantadue chilometri al mondiale canadese di
Edmont, già medaglia d’oro agli Europei di Budapest, che ha fatto
tenere col cuore in gola i tanti che sono rimasti in piedi durante la
notte per assistere alla sua gara. Baldini è stato poi recentemente
vincitore incontrastato della Maratona di Madrid, dove ha messo in fila
i favoriti africani, proiettando la sua candidatura verso le prossime
olimpiadi.
Il bronzo di Baldini è fatto di un metallo pesante: la gara è
stata straziante per chi la guardava, figuriamoci per chi la faceva.
Stefano, fino al quarantesimo chilometro, è stato l’unico bipede
di pelle bianca a dare l’impressione di poter reggere le accelerazioni
degli africani che lo accompagnavano nella corsa. Alla fine è
stato battuto da un etiope (già vincitore di un oro a Sidney)
e da un keniano, due uomini considerati fra i più resistenti
del pianeta. Mica poco per Stefano Baldini.
Dunque un bronzo conquistato con immensa fatica e sacrificio...
"Certamente, quando si corre per decine di chilometri e gli
avversari che hai attorno sono africani ti rendi conto della loro potenza
e dello scarso senso di fatica che mostrano all’esterno. Basti pensare
che io stesso sono stato colpito più volte dai crampi alle gambe,
mentre a loro non ho scorto una sola smorfia di dolore sul volto."
Sconforto, dolore, sacrificio, tutte parole che richiamano
a valori andati perduti e che forse non si amalgamano con la vita moderna
fatta di tante comodità. Eppure i giovani avrebbero bisogno di
riscoprire questi valori anche attraverso lo sport.
"A differenza di tante altre attività lo sport, almeno
inizialmente, non ha bisogno di grossi investimenti o di particolari
strumenti: io ho cominciato a correre lungo i campi coltivati da mio
padre che si estendevano per diverse decine di ettari. Poi sono passato
alle piste di atletica comunali e soltanto dopo ho cominciato a correre
sul serio nelle competizioni nazionali. Credo pertanto che i giovani
possano utilizzare lo sport per recuperare tanti valori andati perduti,
primo fra tutti quello della competizione sportiva che non garantisce
alcun particolare guadagno in caso di vittoria."
E proprio sui valori noi stessi de "Il Centauro" cerchiamo
di fare leva sulle nuove generazioni: troppe stragi sulle strade, troppe
morti inutili, cosa ne pensi?
"Non sarebbe male che i giovani corressero meno sulla strada
e magari di più sulla pista, se poi d’atletica tanto di guadagnato...!
A parte questo vorrei invitare davvero tutti i ragazzi a controllarsi
evitando di esagerare nel bere e di fare uso di quelle sostanze psicotrope
che rendono il cervello e il corpo soltanto più debole."
Quali, ora, le tue aspirazioni e i tuoi progetti?
"Gli appuntamenti non mancano a cominciare dalle corse classiche
quali la New-York e la Boston ed i prossimi europei dove dovrò
difendere l’oro conquistato a Budepest. In ogni caso il mio sogno è
poter arrivare alle Olimpiadi di Sidney, un traguardo che spero di raggiungere
anche se allora avrò quasi trent’anni."
Abbiamo parlato di futuro, ma c’è qualcosa nel tuo passato
che ti ha lasciato un buon ricordo sia a livello agonistico che umano?
"Qualcosa c’è e pochi lo conoscono per la verità:
ho fatto il servizio di leva nella Polizia di Stato, un’esperienza davvero
unica, di cui nutro bei ricordi e che mi ha lasciato un’ammirazione
incredibile nei confronti di chi indossa una divisa."
Stefano a chi dedichi la tua ultima vittoria?
"A mia moglie e a nostra figlia nata da poche settimane, a loro
il mio ricordo più bello."
Anche questo è sport!