ASCOLI
PICENO: DONNA TELEFONA AL 113 E ANNUNCIA IL SUICIDIO. L’AGENTE
LA INTRATTIENE E LA CONVINCE A DESISTERE. POCO DOPO UNA VOLANTE
ARRIVA
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La sala operativa della Questura |
(ASAPS) ASCOLI PICENO – Arriva una telefonata sul 113 della Questura di Ascoli: “La voglio fare finita – dice la voce femminile, rotta dal pianto – non ce la faccio più”. Negli Stati Uniti, dove la gestione delle sale operative del 9.1.1. (il numero unico di emergenza americano) è affidata ad ufficiali di polizia o dei vigili del fuoco preparati con specifici master universitari, dove si impara la cosiddetta “gestione delle chiamate isteriche”. Il poliziotto di Ascoli, quando ha sentito la voce disperata, ha tirato fuori tutta la propria esperienza ed il proprio coraggio. Sì, perché ci vuole coraggio ad affrontare un nemico subdolo come la depressione, soprattutto se affrontato dall’altro capo di un telefono cellulare, difficile da individuare. Immaginate lo stato d’animo di chi sente riattaccare la comunicazione e dopo pochi istanti assiste, non vedendo e non sentendo niente, alla morte del proprio interlocutore. Non c’è pistola in grado di fermare questo killer, non c’è giubbotto che ripari dal suo fuoco. Invece l’operatore della Questura di Ascoli ha resistito ed ha trovato la sintonia con la voce che cercava un ultimo conforto, che chiedeva aiuto e che l’ha trovato in un camice bianco con le mostrine, indossato a turni, senza lauree in psicologia o master pedagogici. 35 minuti, poi l’indirizzo vergato su un appunto e la volante che a tutta velocità si fa strada nel traffico della città. Quando si avvicina spegne le sirene, i lampeggianti. Gli agenti fanno piano perfino a chiudere le portiere e poi lo squillo del campanello, l’abbraccio, le lacrime. È finita. Con un filo disperanza, stavolta. (ASAPS) |