“Siamo nati per camminare”
40 Comuni amici dei pedoni
La vita del pedone, in città sempre più invase da mezzi a due e quattro ruote, è dura, perché purtroppo sono tanti gli automobilisti che non rispettano neppure l’elementare diritto alla precedenza sulle strisce. Secondo lo studio internazionale “Pedoni: sicurezza, spazio urbano e sanità”, realizzato da un gruppo di esperti di 19 Paesi e dall'Organizzazione mondiale della Sanità, sotto l'egida del Forum internazionale dei trasporti dell'Ocse, sono state 400mila, nel 2012, le persone uccise nel mondo mentre camminavano a piedi in città, circa un terzo delle vittime degli incidenti sulla strada. In Italia, il 30% dei pedoni morti sulle strade perde la vita proprio attraversando e, sull’onda dell’indignazione e per porre rimedio a quello che diventa un problema sempre più grave, è stato stilato il “Manifesto per città amiche dei pedoni”, già sottoscritto da nord a sud da grandi e piccoli centri.
40 le città aderenti: Ancona, Arezzo, Bari, Barletta, Bologna, Bolzano, Brescia, Cosenza, Enna, Fermo, Ferrara, Grosseto, La Spezia, Latina, Lecce, Lodi, Macerata, Mantova, Matera, Milano, Modena, Monza, Napoli, Novara, Padova, Parma, Pavia, Piacenza, Pistoia, Reggio Emilia, Rieti, Rimini, Rovigo, Taranto, Torino, Trapani, Trento, Udine, Verbania, Verona.
L’invito a firmare è stato promosso dai sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, poiché gli anziani rappresentano la categoria più a rischio, avendo
capacità deambulatorie rallentate. Gli altri promotori dell’iniziativa sono l’osservatorio per l'educazione stradale e la sicurezza della Regione Emilia-Romagna e il Centro Antartide di Bologna.
Ma in che consiste esattamente il progetto? Il Manifesto ricorda anzitutto che “siamo nati per camminare” e che questo riguarda anche gli autisti che diventano, momentaneamente, dei non-pedoni, e prosegue con un elogio della passeggiata a piedi in quanto “amica del corpo, della salute, dell’ambiente”, nonché fonte di consumo di energia rinnovabile.
Diventare una città amica dei pedoni significa dunque avvicinarsi alle esigenze di chi va a piedi, rendendo “piacevole e sicuro il camminare, educando al rispetto e alla coscienza dei diritti e dei doveri sulla strada”. In quest’ottica, è di primaria importanza reprimere i comportamenti aggressivi di chi guida, adoperandosi per moderare la velocità dei veicoli. In altre parole: “ripensare le strade con gli occhi di chi cammina”.
Lo studio internazionale sopra citato rileva infatti che "l'attività del camminare rappresenta il 50% dei tragitti in città e che la vitalità di un centro è strettamente legata alla presenza dei pedoni e alla loro attività". Per i ricercatori "il rischio di incidenti mortali potrebbe diminuire dell'80% riducendo la velocità delle vetture da 50 a 30 chilometri all'ora" ed emerge, inoltre, che le ferite ai pedoni sono più spesso causate dal cadere male per strada che da una collisione con i veicoli: "il 75% dei pedoni si fa male per una cattiva manutenzione o concezione dello spazio pubblico
L'obiettivo del progetto, certo ambizioso ma affascinante, si basa sul ribaltamento del senso comune di ciò che rappresenta la strada, mettendo al centro il pedone e lavorando alla creazione di spazi condivisi e fruibili per chi cammina. Rispondere ai bisogni di chi va a piedi significa anche costruire isole di traffico per facilitarne l’attraversamento, abbattere le barriere architettoniche per favorire i disabili. consentire ai bambini di recarsi a scuola a piedi e guardare con simpatia a chi utilizza il trasporto pubblico e la bicicletta.
Il Manifesto delle città amiche dei pedoni è parte della campagna “Siamo tutti pedoni” che tornerà la prossima primavera proprio per mantenere alta l’attenzione sulle problematiche di chi si muove a piedi.
di Sara Ficocelli
da repubblica.it/motori