Il 20 agosto
di quest’anno è stata una data importante nella vicina Croazia.
Il governo, con un colpo di mano, è riuscito a far passare un
pacchetto di norme che hanno scatenato il panico nell’utenza e
il dissenso di una nutrita schiera di commercianti e imprenditori, terrorizzati
dalle potenziali conseguenze che la tolleranza zero potrebbe riverberare
sull’economia dello stato istriano.
Un dissenso che però non ha influito minimamente sulle intenzioni
dell’esecutivo croato, che è andato avanti per la sua strada
senza concedere un metro di terreno agli antagonisti politici, compresa
la Dieta Democratica Istriana, che ha parlato senza mezzi termini di
“imposizione contro le tradizioni istriane”. La novità
più contestata è stata l’introduzione del divieto
assoluto di consumare alcolici per chi debba condurre veicoli, abbattendo
il limite alcolimetrico precedentemente valido, lo stesso in vigore
qui in Italia, da 0,5 g/l a 0, esattamente come in Russia o in alcuni
paesi della penisola scandinava.
Una sorta di puritanesimo della strada, che ha mietuto vittime anche
in seno alla stessa maggioranza di governo, presieduta dal premier Sanader,
che aveva commesso una gaffe eleggendo in seno alla commissione per
la sicurezza stradale Ivan Peko, un uomo politico che nel 1997 aveva
investito e ucciso – dandosi poi alla fuga – una ragazzina
che attraversava sulle strisce e che si consegnò alla polizia
solo 24 ore dopo.
Chi ha chiesto la sua testa, indignato anche dal fatto che il consigliere
non ha scontato un solo giorno della condanna ad un anno di carcere
inflittagli, è stato prontamente accontentato.
Ma vediamo in cosa consiste la rivoluzione croata delle leggi stradali,
dove la popolazione locale ottiene una patente di guida con 7 punti
disponibili, che una volta esauriti mettono il titolare della licenza
nella condizione di dover ripetere gli esami da capo, senza possibilità
di recuperi automatici con la buona condotta.
Già questo particolare basterebbe a far annoverare lo stato mediterraneo
tra quelli più severi in Europa, dove le patenti a punti sono
già tante. Abbiamo già visto, in altri articoli, come
la Francia abbia limitato i punti a disposizione dei suoi conducenti
a 12, 6 nei primi tre anni dal conseguimento.
Lo stato di ebbrezza, in Croazia, è una sanzione amministrativa,
disciplinata in maniera del tutto diversa dall’Italia, dove la
medesima fattispecie rappresenta una contravvenzione penale e dove la
quantità di alcol ingerita e constatata può ripercuotersi
solo in un diverso periodo di sospensione da parte del Prefetto, soprattutto
se trattasi di neopatentato.
Nel nuovo codice della strada croato, invece, il tasso di alcol nel
sangue è stato suddiviso in tre fasce: da 0 a 0,5 (limite consentito
nel resto di gran parte d’Europa) il conducente ebbro dovrà
pagare 200 euro e subire la decurtazione di un punto dalla patente;
da 0,5 a 1,5 la multa arriva a 260 euro, alla quale si aggiunge la decurtazione
di 3 punti e l’applicazione di una sanzione accessoria di sospensione
della patente per almeno 3 mesi. Oltre 1,5, invece, l’utente dovrà
sborsare 400 euro, accettare l’abbassamento del punteggio personale
di 5 unità e restare lontano da un volante per almeno 6 mesi
. Sanzioni salatissime, soprattutto se rapportate al costo della vita.
Quest’ultima sanzione viene applicata anche in caso di rifiuto,
da parte dell’utente, di sottoporsi all’esame dell’etilometro.
Analogo approccio anche al contrasto della velocità, con fattispecie
di precetti e sanzioni che fanno impallidire altri partner europei tradizionalmente
severi nel settore: solo nei centri urbani violare il limite imposto
può costare dai 40 ai 400 euro (!), prevedendo due fasce di trasgressione:
dai 10 ai 50 km in più ed oltre 50 km/h oltre il limite.
Nella seconda ipotesi, quella che per intenderci che in Italia è
prevista e punita dall’articolo 142/9°, il trasgressore –
oltre che lasciare all’erario i 400 euro – dovrà consegnare
la patente alle forze di polizia per una sospensione di almeno 3 mesi
e subire una decurtazione di 5 dei 7 punti disponibili.
Guidare senza cinture di sicurezza o parlare al telefono costerà
invece 66 euro, mentre prima del 20 agosto analoghe violazioni erano
sanzionate con soli 13 euro. Più salato è invece l’aumento
previsto per i motociclisti che non faranno uso del casco, soggetti
ora ad una multa che costerà loro 100 euro tondi tondi.
L’approvazione del pacchetto ha ovviamente gettato nel panico sia
gli utenti, che ora non potranno nemmeno bere una birra per rendere
più fluida una pizza, e i gestori di ristoranti, di locali, i
produttori di vino e persino i preti, usi in funzione del loro Istituto
a bersi un bicchiere di vino dopo l’ostensione del Corpo e del
Sangue di Cristo.
Ciò nonostante, come abbiamo visto, la legge è entrata
regolarmente in vigore. All’indomani del D-Day istriano, quando
sulle coste adriatiche è sbarcata la tolleranza zero, le categorie
più colpite hanno reagito in maniere e modi diversi: i ristoratori
sono arrivati persino a prevedere servizi navetta e taxi dedicati, con
ovvi aggravi – però – sui conti degli avventori e sulle
tasche dei gestori. Non potranno invece ricorrere al medesimo escamotage
i produttori di vino, che in Croazia vantano marche e vitigni di grande
pregio e di crescente diffusione, praticamente in piazza ormai da settimane
per reclamare “un diritto” di bere vino senza esagerare.
La protesta dei vignaioli ha prodotto una prima richiesta di moratoria
fino al 15 settembre, data della ripresa ufficiale della vita politica
nello stato adriatico, che preveda poi il ripristino del limite di 0,8
grammi di alcol per litro di sangue. Il divieto – secondo i produttori
– costerebbe all’erario qualcosa come 350 milioni di euro,
ipotizzando un bicchiere di vino per ognuno dei conducenti delle 600mila
automobili circolanti in Croazia, 100mila delle quali di turisti.
In effetti il turismo rappresenta una delle maggiori fonti di reddito
del neopartner europeo, che attraversa – più o meno come
tutta l’area mitteleuropea – una grave crisi economica.