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Notizie brevi 20/03/2013

E' morto il capo della polizia Manganelli
fu anche al fianco di Giovanni Falcone

Il prefetto aveva 62 anni. Dallo scorso 24 febbraio era ricoverato al San Giovanni di Roma in seguito ad un edema. La sua carriera costellata da molti successi nella lotta alla criminalità organizzata. Il cordoglio di Napolitano, delle forze politiche e dei sindacati
Il capo della Polizia Antonio Manganelli

ROMA - Il capo della Polizia Antonio Manganelli è morto questa mattina. Avellinese, classe 1950, era stato nominato capo della polizia nel 2007 dal governo Prodi. Lo scorso 24 febbraio il prefetto era stato ricoverato d'urgenza nell'ospedale San Giovanni di Roma dove era stato sottoposto a un'operazione chirurgica per la rimozione di un edema, conseguenza di un'emorragia cerebrale. Manganelli aveva avuto un tumore e si era curato negli Stati Uniti, ma prima del ricovero la sua situazione clinica era di nuovo peggiorata.

Laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli studi di Napoli, Manganelli si era specializzato in Criminologia Clinica presso la facoltà di Medicina e Chirurgia dell'università di Modena. Dagli anni '70 ha operato costantemente nel campo delle investigazioni, acquisendo particolare esperienza e preparazione tecnica nel settore dei sequestri di persona a scopo di estorsione prima ed in quello antimafia poi.

Nella sua lunga carriera ha lavorato al fianco dei più valorosi magistrati e di organi giudiziari investigativi europei ed extraeuropei, a cominciare da Giovanni Falcone, dei quali è diventato negli anni un punto di riferimento, legando il suo nome anche alla cattura di alcuni dei latitanti di maggior spicco delle organizzazioni mafiose.

Manganelli ha anche diretto il Servizio Centrale di Protezione dei collaboratori di giustizia ed è stato questore di Palermo e di Napoli. Nel 2000 è stato nominato dal Consiglio dei Ministri prefetto di 1° classe, con l'incarico di direttore centrale della Polizia Criminale e vice direttore generale della Pubblica Sicurezza. Dal 3 dicembre 2001 è stato vice direttore generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie. Il 25 giugno 2007 il Consiglio dei ministri lo aveva nominato Capo della Polizia.

Appreso della morte di Manganelli, il capo dello Stato Giorgio Napolitano ha fatto immediamente pervenire le sue condoglianze al ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri, chiedendole di rappresentare prontamente alla famiglia del prefetto "i suoi sentimenti di solidarietà e all'intera amministrazione della Pubblica Sicurezza il suo partecipe cordoglio". Dal canto suo, la reponsabile del Viminale ha ricordato che il capo della polizia "era un numero uno come poliziotto e per le sue qualità morali".

Tra le prime condoglianze, anche quella dell'ex ministro Roberto Maroni. "Ciao Antonio, maestro di vita e amico vero. Rimarrai per sempre nel mio cuore", ha scritto in un tweet il neo presidente della Lombardia, che proprio a Manganelli aveva dedicato il suo successo elettorale.

La valanga di messaggi di cordoglio è bipartisan e arriva tanto dalle istituzioni che dalle forze politiche e dai sindacati. "Piango un grande servitore dello Stato, un esempio di dedizione al dovere come Antonio Manganelli. Mi unisco all'immenso dolore della sua famiglia e abbraccio idealmente tutti i poliziotti italiani che hanno avuto, in questi anni, una guida forte e sicura", dichiara Pier Ferdinando Casini.

"A nome mio personale e del Popolo della Libertà - dichiara Silvio Berlusconi - esprimo cordoglio per l'immatura scomparsa del Capo della Polizia, Antonio Manganelli. Con lui l'Italia perde un servitore dello Stato di grande valore. Con il suo innato equilibrio e con la sua azione sempre efficace, Manganelli ha assicurato al corpo della Polizia di Stato una guida intelligente e ha garantito al governo del Paese una difesa costante della sicurezza dei cittadini".

 "E' scomparso un servitore dello Stato, un democratico fedele allo Stato di diritto", afferma il neo presidente dei senatori del Pd Luigi Zanda. "Manganelli è stato un vero servitore dello Stato, un sincero democratico, un protagonista intelligente e determinato della lotta contro le mafie. Lo ricordo per la sua limpidezza e umanità. Gli dico addio con sincera commozione", aggiunge il leader di Sel Nichi Vendola. Lo scrittore Roberto Saviano definisce quello di oggi un "giorno doloroso".

 

da repubblica.it

 

 

Mercoledì, 20 Marzo 2013
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