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Notizie brevi 29/03/2013

Travolto da un furgone pirata, muore dopo otto anni di coma

Como - Un furgone pirata lo aveva investito mentre stava lavorando, il 4 ottobre 2005, su una corsia dell’autostrada in provincia di Cosenza. Dopo otto anni di coma, Diego Lucia, 31 anni di Fino Mornasco, è morto nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Cosenza, dal quale non era mai stato dimesso. Il ragazzo, che all’epoca dell’incidente aveva 23 anni, quella mattina era chinato su una corsia dell’autostrada A3, all’altezza di Belsito. Piegato sulle ginocchia, in posizione accovacciata, stava tracciando la linea di mezzeria di una nuova corsia. Alle sue spalle era arrivato un furgone, che viaggiava ad una velocità di almeno 60 chilometri all’ora: il conducente ha speronato Lucia, gettandolo a terra sull’asfalto.

La testa del giovane è stata colpita in pieno dallo spigolo della cella frigorifero montata sul furgone, che gli ha provocato un trauma irreversibile. Ma quel furgone non si è fermato, e non è mai stato rintracciato dagli inquirenti di Cosenza. Nessuno è stato in grado, nell’immediatezza della tragedia, di guardare la targa di quel mezzo, e fornire un’indicazione. I colleghi di lavoro della ditta catanzarese Faragò, avevano cercato di soccorrerlo nei pochi minuti in cui erano rimasti in attesa dell’arrivo del 118.

L’elisoccorso lo aveva portato all’ospedale di Cosenza, dove i medici avevano tentato un intervento disperato, per bloccare i danni di quel trauma cranico devastante. Ma dalle condizioni di coma in cui era finito dopo l’intervento, Diego Lucia non si era mai ripreso. Nel frattempo le ricerche di quel furgone bianco, con montata una cella frigorifero sporgente e quasi certamente guidato da un uomo, erano state attivate fin da subito, ma senza esito.

Ora, a otto anni di distanza, quelle indagini per lesioni gravissime e omissione di soccorso, si sono trasformate in omicidio colposo, ma con sempre più labili speranze di essere chiuse. Diego Lucia, a soli 23 anni, si era trasferito da poco in Calabria, per stare vicino alla fidanzata, e aveva trovato impiego nella ditta di manutenzione stradale, che in quei giorni aveva ottenuto l’appalto per ridisegnare la segnaletica a terra. Lavorava in squadra con i colleghi, convinto di essere protetto dalle segnalazioni del cantiere, dall’obbligo di ridurre la velocità per i mezzi in transito. Ma nessuno aveva previsto quello spigolo sporgente che lo ha colpito alle spalle, mentre era chinato a fare il suo lavoro.

 

da ilgiorno.it

 

 

Venerdì, 29 Marzo 2013
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