MOTOR RACING IS DANGEROUS
40 anni fa al curvone di Monza morivano Renzo Pasolini e Jarno Saarinen. Un incidente che mi ha toccato per una serie di ragioni. "Paso" era riminese come me, andavo a vedere le sue gare e mi colpiva il fatto che corresse con gli occhiali (ma ci vede bene?). Facevo il tifo per lui che lottava sempre con Agostini (Ago) che aveva una moto decisamente superiore. Jarno lo conoscevo poco invece ma gli dedicai il mio casco quando iniziai a correre in auto qualche anno dopo. Lo stesso giorno poi nacque mio nipote. Oggi a 40 anni di distanza li vedo ricordati giustamente sui giornali per ricordare anche "come correvamo un tempo", fra lame di guard rail.
Due considerazioni.
La prima.
Ancora oggi i nostri motociclisti guidano fra lame di guard rail messi lì a protezione delle auto ma che diventano lame terribili per il motociclista che cade e ci si infila sotto o picchia contro i paletti. Manca, non ovunque, una piccola protezione bassa per impedire questo scempio di vite e di arti.
La seconda.
Jarno, pilota e ingegnere, aveva vinto al suo debutto nella classe 500, la classe regina. Eppure si era rifiutato di andare a correre al Tourist Trophy all'isola di Man perché troppo pericoloso. Un bell'esempio di classe ma anche consapevolezza: un pilota non deve essere per forza uno scavezzacollo. L'incidente di Monza ce lo ha portato via in una modalità per la quale non avrebbe potuto far nulla: motor racing is dangerous dicono giustamente in Inghilterra.