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Notizie brevi 27/05/2013

Gli effetti del caro assicurazione
Impunità per i motociclisti senza polizza
A Napoli sequestri impossibili: manca anche il deposito giudiziario autorizzato

NAPOLI — Un motociclo su tre a Napoli non è assicurato o viaggia con la polizza scaduta. La circostanza non fa quasi più notizia perché ormai lo sanno tutti e pure le forze dell’ordine. Non suoni come una giustificazione di chi infrange la legge, ma con le tariffe delle polizze Rc alle stelle e la povertà che incalza non tutti possono permettersi di pagare dai mille ai tremila euro l’anno. Ma ciò che veramente allarma è il seguito: a Napoli i tanti motociclisti che girano senza assicurazione hanno la quasi matematica certezza dell’impunità. In pratica, rischiano poco o nulla. È infatti assai difficile che si vedano sequestrare il mezzo a due ruote dalla polizia municipale o dalla Polstrada, pur se sprovvisti di assicurazione. Stiamo esagerando? Nient’affatto.

Da circa un anno l’impunità è la conseguenza di una complessa situazione burocratico-amministrativa che finisce per mortificare la stessa professionalità degli agenti di polizia municipale e di tutti gli operatori delle forze dell’ordine che lavorano sulle strade di Napoli. La verità, drammaticamente banale, è questa: nel capoluogo della principale città del Sud non si sa dove custodire i motocicli e le motociclette sequestrate, dal momento che all’unica ditta abilitata come deposito giudiziario («custode acquirente» è l’esatto termine burocratico) è stato revocato l’appalto per mancanza dei requisiti antimafia. Così, se fino a due anni fa i motocicli sequestrati dai vigili urbani di Napoli si aggiravano intorno ai 30-40 al giorno, oggi i sequestri non superano in media uno o due al giorno quando va bene. «Ormai si procede quasi solo in caso di incidente grave» spiegano alcuni agenti della Municipale impegnati in un controllo, i quali per ovvie ragioni preferiscono l’anonimato. «Abbiamo le mani legate, siamo un esercito senza armi» ripetono in coro i vigili urbani, mentre guardano con un pizzico di rabbia un nugolo di motocicli che si allontanano senza che alcuno venga fermato per controllare l’assicurazione.

Perché, in caso si trovasse scaduta, o peggio inesistente, si dovrebbe obbligatoriamente procedere al sequestro del mezzo e sarebbero dolori, non tanto per il motociclista ma per il vigile che non saprebbe come fare. Conferma autorevole dell’assurda situazione arriva anche dai piani alti del Comando della Polizia Municipale di Napoli. «Ma — viene assicurato — appena saranno state individuate le ditte con i requisiti la situazione migliorerà». In realtà fino a quando si tratta di un motociclo o due da sequestrare si riesce a mettere una «pezza». In casi di assoluta emergenza intervengono imprese più piccole (anche se alcune di loro avanzano consistenti crediti dalle pubbliche amministrazioni). Ma se si tratta di organizzare i tradizionali «pattuglioni», cioé i controlli di massa dei ciclomotori che fino a un passato non troppo lontano si concludevano con il sequestro di decine e decine di mezzi a due ruote nel giro di poche ore, allora bisogna arrendersi. A quel punto l’attenzione dei vigili e della Stradale per forza di cose si deve accentrare sulle auto. Inafatti il Codice della Strada prevede la possibilità che l’automobilista trovato senza assicurazione, o con l’assicurazione scaduta, possa ottenere egli stesso in custodia il veicolo. Tale possibilità è esclusa categoricamente per i motocicli e le motociclette.

Questi ultimi una volta sequestrati «devono essere affidati in custodia a depositeria convenzionata» per almeno trenta giorni.
E a Napoli a parte un deposito piccolo del Comune, già ampiamente intasato, il deposito autorizzato convenzionato non c’è più. L’ultimo al quale si appoggiavano gli agenti municipali di Napoli si trova in un’altra provincia, ma la prefettura ha comminato un provvedimento di interdittiva antimafia. E allora non resta che attendere l’individuazione di altre imprese idonee. Un lavoro lungo e meticoloso che la Prefettura di Napoli sta svolgendo tra mille difficoltà, ma che appare complicato proprio dalla delicatezza del compito da affidare e dai problemi che i depositi giudiziari privati hanno causato da sempre al Comune di Napoli. Richiederà mesi o anni questo lavoro? E intanto, come si farà a garantire che in giro non circolino motocicli senza assicurazione? La storia dei depositi giudiziari è ricca di inchieste sulla gestione: alte autorità dello Stato sono finite sotto inchiesta, compreso un ex prefetto. E il problema di dove custodire i motocicli sequestrati è a sua volta antico. Nel lontano 2007 su questo stesso giornale la collega Monica Scozzafava scriveva: «Per risolvere l’annoso problema della custodia dei motorini sequestrati il Comune di Napoli destinerà 4.000 metri quadrati dell’ex Arsenale. Inizio dei lavori entro novembre 2006. Servizio attivo dal 30 gennaio 2007.

E’ quanto recita la pagina 11 del Patto per la sicurezza per Napoli con tanto di logo del ministero dell’Interno. Un impegno firmato, sottoscritto, ma la scadenza non è stata rispettata». Sei anni dopo siamo punto e a capo. Nemmeno i solenni impegni sanciti da ministri, sottosegretari, prefetti e questori con il Patto per la sicurezza a Napoli si sono trasformati in realtà. Ma ciò che più allarma le forze dell’ordine è la consapevolezza che allentare il controllo sui motocicli — ripetiamolo a scanso di equivoci, non per cattiva volontà degli agenti ma per un impedimento oggettivo — può avere effetti collaterali temibili sulla sicurezza. I mezzi a due ruote, come tutti sanno, sono infatti i più utilizzati da scippatori, spacciatori, giovani leve dei clan anche per commettere azioni di sangue. Veloci, rapidi ed efficienti i motocicli s’infilano nel traffico e nei vicoli. Quanti di quelli che ogni giorno vediamo passare nelle strade di Napoli sono sprovvisti di assicurazione? E soprattutto: come si fa a controllarli se poi non si dispone di un deposito giudiziario e ogni sequestro diventa un problema drammatico per l’agente che lo effettua?

 


di Roberto Russo
da corrieredelmezzogiorno.corriere.it

Lunedì, 27 Maggio 2013
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