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Poi uno dice Mama li turchi. Ma li turchi  hanno le idee chiare...

Turchia, giro di vite sugli alcolici
“Vietata la vendita dalle 22 alle 6”

Il provvedimento approvato nella notte, molte licenze potrebbero essere cancellate. Opposizione in rivolta: «Non c’è stato sufficiente dibattito in parlamento»

ISTANBUL - Giro di vite in Turchia sulla vendita di alcolici. Il Parlamento di Ankara ha approvato questa notte a tempo di record una nuova normativa sulla vendita di bevande alcoliche. Adesso non sarà più possibile vendere birra e compagnia nei negozi dalle 10 di sera alle 6 del mattino dopo. Il provvedimento non vale per bar e ristoranti, ma colpisce in modo grave i Tekel Bayii, ossia i negozi autorizzati dal governo a vendere alcolici, superalcolici e tabacco.

 

Il provvedimento approvato nella notte prevede anche nuove regole più restrittive per quanto riguarda la pubblicità di bevande a tasso alcolico e la loro presenza in film e telenovele. Non solo. Il pacchetto amplia la lista dei luoghi vicino ai quali non sarà più possibile vendere alcolici. Se prima il divieto di vendere birra e soci era in vigore solo entro 100 di distanza dalle moschee, adesso è stato esteso anche a scuole e altri centri educativi, il che, secondo i quotidiani di opposizione, potrebbe portare alla cancellazione di molte licenze.

 

Per finire, la nuova legge dimezza la quantità di alcol nel sangue consentita per guidare, che passa da 1 a 0.50 promilin, una delle percentuali più basse d’Europa. L’opposizione è furiosa, anche perché il dibattito parlamentare è stato condotto in modo da lasciare pochissimo spazio per il dibattito e gli emendamenti.

Nel Paese la polemica è alle stelle. Lütfü Elvan, parlamentare dell’Akp, il Partito islamico-moderato per la Giustizia e lo Sviluppo al potere in Turchia, ha detto che si tratta di provvedimenti simili a quelli adottati in molti Paesi europei. Ma il dito di tutti è puntato sempre sul solito: il premier Recep Tayyip Erdogan.

 

Dal 2002, anno del suo avvento al potere, Erdogan ha spaccato in due l’opinione pubblica interna e gli osservatori internazionali. Da una parte chi lo osanna, ritenendolo un genuino pioniere di un Islam realmente moderato. Ma dall’altra parte c’è chi diffida del suo programma politico e del suo passato, accusandolo, sotto la patina di modernità, di voler islamizzare l’unico esempio di Paese musulmano ma laico, sorto dalle ceneri dell’Impero Ottomano nel 1923 grazie all’opera riformatrice di Mustafa Kemal Ataturk, che sognava una Turchia vicina all’Occidente.

 

Nei giorni scorsi il premier, che mira a diventare presidente della Repubblica nel 2014 con poteri rafforzati, aveva annunciato il giro di vite sull’alcol, spiegando che si trattava di provvedimenti per salvaguardare i giovani. Questo in un Paese dove il consumo di alcol è uno dei più bassi d’Europa. Il premier Erdogan è celebre anche per la sua “crociata” per la liberalizzazione del turban, il velo islamico della tradizione turca, nei luoghi pubblici e la riforma scolastica, entrata in vigore due anni fa e che consente ai genitori di mandare i loro figli alle scuole vocazionali islamiche da quando hanno appena 10 anni.

 

Orgoglioso del suo operato, Erdogan ha più volte espresso il desiderio di allevare “generazioni di giovani devoti”. Per questo è attivissimo nel promuovere la costruzione di nuove moschee, soprattutto a Istanbul, delle quali non manca nemmeno un’inaugurazione. La più importante sarà quella sulla collina di Camlica, che avrà un’estensione record di 15mila metri quadrati, minareti alti almeno 100 metri e sarà visibile da tutti i punti della megalopoli sul Bosforo.

 

Il suo Akp alle scorse elezioni ha conquistato quasi il 50% dei consensi, anche a causa di un’opposizione che non riesce a elaborare un programma politico e una strategia di comunicazione che possano tenere testa al carisma e al partito del Premier. Ma è un fatto che dal 2002, anno in cui si sentiva ancora forte la presenza dei militari, tradizionali custodi della laicità dello Stato, a oggi, Recep Tayyip Erdogan ha mostrato atteggiamenti autoritari e propensione al mondo islamico sempre più marcati, che a volte cominciano a fare sorgere qualche dubbio anche negli alleati occidentali della Turchia.


di Marta Ottaviani


da lastampa.it

Mercoledì, 29 Maggio 2013
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